Curator operum publicorum
Curator aquarum et Miniciae
Praeses Syriae Coele
Iudex sacrarum cognitionum totius Orientis
Pontifex Dei Solis
Proconsul provinciae Africae
Praefectus Urbi
1 Cfr. PLRE I, s.v. P. Aelius Dionysius signo Palladius 9, p. 259 dove si ricorda anche la possibile discendenza da un P. Aelius Dionysius, patronomus a Sparta.
la prima sulla quale ritengo opportuno soffermarmi è quella inscritta sulla base di una statua in marmo, rinvenuta nella bottega di uno scalpellino presso la basilica di S. Lorenzo in Lucina a Roma, oggi persa, ma della quale possediamo la trascrizione. Essa riassume l’intero cursus honorum di L. Aelius Helvius Dionysius: L(ucio) Aelio Helvio | Dionysio, c(larissimo) v(iro), | iudici sacrarum cog|nitionum totius Orient(is),| praesidi Syria Coele[s], | correctori utriusque | Italiae, curatori aq(uarum) | et Miniciae, curat(ori)| operum publicoru[m], | pontifici dei Sol(is), | collegium | fabrorum tignuar(iorum) | multis in se patrociniis con[latis] (VI, 1673 (= ILS I, 1211)).
Si tratta di un’iscrizione onoraria che il collegio dei fabri tignarii (carpentieri) dedica a L. Aelius Helvius Dionysius, databile tra il 292 e il 296, che ricorda subito l’attribuzione del clarissimato, ovvero l’inclusione nella classe inferiore della gerarchia senatoria, conseguente alla sua elezione a console prima del 291.
Segue la menzione dell’incarico di iudex sacrarum cognitionum totius Orientis, ovvero la delega imperiale per esprimere giudizio di appello nei processi in tutte le province orientali1; con buona probabilità la dignità è ricoperta in contemporanea al ruolo di praeses Syriae Coele, che implica la funzione di governatore della Syria Coele, detentore soprattutto dello ius gladii quindi del comando di forze armate con facoltà di concedere la vita o la morte a soldati cittadini romani2. Il periodo di esercizio di tali incarichi risale al triennio tra il 293 e il 295.
Al centro dell’epigrafe risalta il titolo di corrector utriusque Italiae. Si tratta di un funzionario addetto in particolare al controllo finanziario, una carica esistente nella penisola sicuramente prima del 293, anno nel quale Diocleziano stabilisce la suddivisione in province dell’Impero e l’Italia è equiparata alle altre province, quindi si assiste a progressiva sostituzione della titolatura di corrector Italiae con quella di governatore.
Peraltro l’espressione utriusque Italiae rimanda all’esercizio di due mandati, ma con riferimento a una ripartizione geografica, non tanto o soltanto a un’iterazione della carica, che nelle testimonianze epigrafiche è espressa dall’avverbio latino bis. L’uso di utrius inoltre implica l’esistenza soltanto di due realtà, infatti le due Italiae cui si allude in un periodo anteriore alla provincializzazione e posteriore al regno dell’imperatore Probo (278-282) sono le due aree rispettivamente al di là e al di qua del fiume Po3.
Aelius Helvius Dionysius esercita dunque la correttura due volte, una nell’Italia trans-padana e l’altra nell’Italia cis-padana, in due periodi consecutivi o comunque in un breve lasso di tempo4. Per comprendere a cosa corrispondesse il distretto al di là del Po si deve risalire all’articolazione del territorio successiva alla guerra sociale, ripresa alla fine del secolo III, quando con regio Transpadana o territorio trans Padum si intendeva l’intera zona tra il Po e le Alpi, comprensiva delle regioni X e XI augustee5. Del resto le testimonianze epigrafiche relative al periodo attestano la presenza dei funzionari sia in Verona sia in Mediolanum 6, l’affermazione di quest’ultima città come sedes regia nel 286 rende molto probabile la presenza in essa, anche solo temporaneamente, di L. Aelius Helvius Dionysius.
Questo senatore, dall’ascesa sociale così marcata, è anche curator aquarum et Miniciae tra il 287 e il 292, gli è quindi affidata anche la sorveglianza e manutenzione degli acquedotti e di ogni altro sistema idrico nell’area corrispondente alla nona regione di Roma, dove era sita la porta detta appunto Minicia 7. Una delle altre iscrizioni rinvenute a Roma conferma tale incarico, infatti oggi su una tavola marmorea deposta nell’atrio della chiesa di S. Silvestro in Capite si può leggere:
Impp.(:Imperatores duo) Diocletianus et Maximianus Augg.(:Augusti duo),| perpurgatis fontium rivis et itineribus |eorum ad perennem usum refectis,|Tiberino patri aquarum omnium et| repertoribus admirabilium fabricarum| priscis viris honori dederunt,| curante aquas L(ucio) Aelio D[i]on [y]sio, c(larissimo) v(iro) (CIL VI, 773 (= ILS I, 626)).
Sono gli stessi imperatori Diocleziano e Massimiano a dedicare l’epigrafe, per elogiare Dionysius di aver riportato all’antico splendore e aver reso nuovamente funzionali le fontane e gli acquedotti, forse danneggiate da un incendio.
I fabri tignarii ci ricordano anche il suo titolo di curator operum publicorum, che è più spesso indicato come curator aedium sacrarum et operum locorumque publicorum populi Romani 8, affidato al funzionario preposto alla vigilanza sui templi e gli altri edifici pubblici di Roma. Ancora una volta la dignità è comprovata dalle restanti due iscrizioni romane: Genio Iovii Aug(usti) | Iovia porticu eius a fundamentis |absoluta excultaque | Aelius Dionysius v(ir) c(larissimus) operi faciundo (CIL VI, 255, (= ILS I, 621)) e Genio Herculei Aug(usti) | Herculea porticu eius | a fundamentis absoluta | excultaque | Aelius Dionysius v(ir) c(larissimus) operi faciundo (CIL VI, 256 (= ILS I, 622)).
Entrambe sono dediche sacre al Genio imperiale che Dionysius compie per ricordare la ricostruzione degli atrii di ingresso al teatro di Pompeo Magno a Roma rispettivamente dedicati a Giove ed Ercole, immagine in un caso di Diocleziano e nell’altro di Massimiano9. L’intervento è stato svolto probabilmente nel 286, per riparare ai danni dovuti a un incendio occorso durante i ludi Romani nel settembre 284.
Da ultimo l’iscrizione onoraria che riassume il cursus di Dionysius ricorda la sua carica sacerdotale: Pontifex Dei Solis, si tratta del grado più alto di un collegio sacerdotale istituito dall’imperatore Aureliano (270-275), preposto alla venerazione del Sol invictus. I pontifices erano scelti tra i senatori e, oltre ad espletare importanti funzioni militari e amministrative, svolgevano un ruolo rilevante nei rituali dei maggiori culti pagani.
Aelius Helvius Dionysius interviene nella vita religiosa, e parimenti contribuisce a veicolare una precisa immagine imperiale con costruzioni o restauri monumentali, anche in Africa, dove adempie alla carica di proconsole tra il 296 e il 300. La datazione e il possesso della carica sono attestate da un’iscrizione rinvenuta nell’antica città di Maxula (od. Radès, in Tunisia), nella quale si rende onore a un proconsole dal nome eraso, che i più recenti studi ritengono di identificare in L. Aelius Helvius Dionysius 10 (VIII, 12459 (= Eph. V, 340): [[L(ucio) [Ael(io) Di]onys[io, v(iro) c(larissimo), pr]o]] | co(n)s(uli) p(rovinciae) A(fricae) IIII, amatori or | dinis aequ(a)e Maxulae, | ob multa erga se merita | universus obsequens | gratus ordo Maxul(ensis).)
L’epigrafe è confrontabile con quanto rinvenuto in località poco distante, nell’antica Thugga (od. Dougga), dove un’epigrafe frammentata ricorda la conclusione dei lavori e la dedicazione alla Dei Mater di un tempio porticato. L’opera è stata finanziata dalla res publica coloniae Thuggensium, ovvero dalla comunità locale, sotto il proconsolato di Dionysius, il cui nome ha subìto rasura pari a quanto osservato nell’epigrafe precedentemente riportata (CIL VIII, 26562 (=ILAfr. 531; HD021480): Pro salute [d(ominorum) n(ostrorum)] | Imp(eratoris) Caes(aris) C(ai) Aur[eli Valeri] Diocletiani Pii Fel(icis) Aug(usti) p(ontificis) m(aximi) [trib(unicia) pot(estate) XV co(n)s(ulis) VI des(ignati) VII et] | Imp(eratoris) Caes(aris) M(arci) Aur[eli Valeri] Maximiani Pii Fel(icis) Aug(usti) [p(ontificis) m(aximi) trib(unicia) pot(estate) XIIII] co(n)s(ulis) V [et] | Flavi Vale[ri Const]anti nob[iliss]imi Caes(aris) [trib(unicia) pot(estate) VI] co(n)s(ulis) I[I et] | Galeri Valeri Maximini [n]obilissimi Caes(aris) [trib(unicia) pot(estate) VI] co(n)[s(ulis) II] | porticuus(!) templi Deum Matris res p(ublica) col(oniae) Thugg(ensis) s[ua pecunia] | perfecit et dedicavit [[pro[co]nsulatu Ael[i Helvi Dionysi]]].)
Nella stessa Africa proconsularis, presso l’antica Vaga (od. Béja), durante il proconsolato di Dionysius è eretto un arco onorario per gli imperatori Diocleziano e Massimiano (CIL VIII, 14401 (= ILAfr. 441; HD027343): [—] dominorum nostrorum Diocletiani et M[axi]miani perpetuoru[m Augustorum et Constanti et Maximiani nobilissimorum Caesarum —] | [Ae[[lio Helvio Diony]sio c(larissimo) v(iro) proco(n)s(ule)] —]| [—— // ——] / [—]VIC[—]I[—](?) GI[—]NTE(?) EIII(?) [——).
Un’ultima e ulteriore attestazione di vitalità del culto imperiale nella provincia africana è l’epigrafe relativa alla dedicazione e consacrazione di un tempio alla Gens Valeria presso Thibaris (od. Henchir Thibar), databile a periodo tra il 294 e il 300; tutti i tetrarchi alla fine del secolo III portano il gentilizio Valerius, ereditato in seguito anche dall’imperatore Costantino I.
L’opera è già avviata quando è nominato il nuovo proconsole, di nuovo riconosciuto in Dionysius, sotto di lui risulta completata, dedicata e consacrata alla comunità locale (AfrRom-15-01-123 (AÉ 2010, 01805; HD045349): Genti Valeriae aete[r]nae d(ominorum) n(ostrorum) | [Imp(eratoris) Caes(aris) C(ai)] Va[ler]i Diocletiani Pii Felicis Invicti Aug(usti) et Imp(eratoris) Caes(aris) | [[[M(arci) Aureli Valeri M]aximiani]] Pii Felicis Invicti Aug(usti) et Flavi Valeri Constanti | [et Galeri Valeri M]aximini fortissimorum felicissimorumque Caesarum templum | [cum omni cultu? pleb]s municipii Mariani Thibaritani devota numini maiestatique ipsorum et | [—]s eorum cumulata participantibus secum civibus suis votiv(a)e devotionis | [magno exemplo? in]cohatum perfecit et perfectum ac dedicatum consecravit [[[ex auctoritate?]]]| [[[L(uci) Aeli Helvi Dionysi ——).
Il rapporto di L. Aelius Helvius Dionysius con gli imperatori Diocleziano e Massimiano può sembrare positivo da quanto appena esaminato, un rescritto riguardante il diritto di usufrutto emesso a Cartagine/Carthago (sito nell’od. Tunisia), datato all’otto marzo del 298, rappresenta un’ulteriore conferma a ciò.
In esso i due regnanti si riferiscono a Dionysius come a un amicus noster, ovvero come a un consigliere o meglio funzionario fidato11, amicus è infatti un termine che si trova spesso nella documentazione imperiale e in genere riferito ad alti funzionari, detentori delle tre più importanti prefetture in Roma oppure giuristi. Così si legge nel rescritto: Diocletianus et Maximus Constantius Tannoniae Iuliae. Usum fructum locari et venumdari posse afructuario nulli dubium est. Proinde si, vendente filio tuo possessionem, etiam tu certo pretio usu fructu proprio cessisti, quem testamento mariti tui tibi relictum esse proponis, quando quidem emptorem contractus fidem commemores minime custodire, aditus Aelius Dionysius uir clarissimus amicus noster id tibi faciet repraesentari, quod te constiterit iure deposcere. Proposita VI id. Mart. Carthagini Fausto II et Gallo conss. (Frgg. Vat. 41).
La fortuna del personaggio non termina dopo il proconsolato in Africa, all’apice della carriera consegue la prefettura della città di Roma, come è testimoniato nel Chronographus a. 301: Aelius Dionysius è praefectus Urbi (Chron. 354 (MGH AA IX, 66)). Egli mantiene l’incarico di certo fino al 19 febbraio 302, quando subentra il successore Nummius Tuscus 12.
Tuttavia dal 302 non possediamo più nessuna testimonianza relativa a Dionysius e appare lecito interrogarsi sulle motivazioni che hanno condotto alla rasura del nominativo in tutte e soltanto le epigrafi africane, l’ipotesi più accreditata è che la damnatio memoriae sia opera dell’Augustus usurpatore in Africa, Lucius Domitius Alexander 13, intenzionato ad affermare forse un potere molto più indipendente rispetto alle dinastie imperiali così magnificate dalle opere di L. Aelius Helvius Dionysius.
1 Cfr. De Ruggiero IV.1, s.v. Iudex, p. 166.
2 Per il titolo di praeses in sostituzione a quello di legatus Augusti pro praetore nella provincia di Syria Coele vedasi A. Chastagnol, La carriere senatoriale du Bas-Empire, in EOS I, p. 169. In merito agli specifici incarichi del praeses si veda D. Faoro, Praefectus, procurator, praeses, Milano 2011, p. 176.
3 Cfr. A. Giardina, L’Italia romana. Storie di un’identità incompiuta, Roma-Bari 1997, pp. 266 s.
4 Cfr. P. Porena, Sulla genesi degli spazi amministrativi dell’Italia tardoantica, in M.P. Baccari, C. Cascione, Tradizione romanistica e Costituzione, I.2, Napoli 2006, pp. 1314-38; Id., La scelta tra iterazione e durata delle in cariche nei cursus honorum epigrafici dei senatori, in M.L. Caldelli, G.L. Gregori, Epigrafia e ordine senatorio. 30 anni dopo, Roma 2014, p. 200.
5 Cfr. G. Clemente, La regio Transpadana e il corrector Italiae alla fine del III secolo, “Helikon” 6 (1966), pp. 534-47; R. Syme, Transpadana Italia, “Athenaeum” 63 (1985), pp. 28-36.
6 A titolo di esempio cfr. CIL V, 3351; XIII, 6763.
7 Cfr. De Ruggiero II.2, s.v. Curator aquarum et Miniciae, p. 1326.
8 Ivi, s.v. Curator aedium sacrarum et operum locorumque publicorum populi Romani, p. 1327.
9 Cfr. ThesCRA IV, s.v. porticus Pompei, p. 303: Situato a Roma nel Campo Marzio centrale, il porticus Pompei consiste in un quadriportico a doppia navata sui lati lunghi, con passeggiate coperte, giardini, fontane e sculture nell’area centrale; la costruzione originaria risalirebbe al 61-55 a.C. Per i porticus Iovia e Herculia e l’associazione di Giove ed Ercole rispettivamente a Dicoleziano e Massimiano vedasi anche D.S. Potter (a c. di), A Companion to the Roman Empire, Blackwell 2006, p. 198.
10 Cfr. M. Khanoussi, Il culto imperiale a Thibaris ed a Thugga. Diocleziano a Thibaris durante il proconsolato di L. Aelius Helvius Dionysius, in M.G. Angeli Bertinelli, A. Donati (a c. di), Serta antiqua et mediaevalia. VI. Usi e abusi epigrafici. Atti del Colloquio Internazionale di Epigrafia Latina (Genova 20-22 settembre 2001), Roma 2003, pp. 411-23.
11 Cfr. Ch. Bruun, Adlectus amicus consiliarius and a freedman proc. Metallorum et praediorum: news on Roman imperial administration, “Phoenix” LV (2001), pp. 346 s.
12 PLRE I, s.v. Nummius Tuscus 1, pp. 926 s.
13 Ivi, s.v. L. Domitius Alexander 17, p. 43. Per un rapido esame della vicenda di Domitius Alexander vedasi V. Aiello, Costantino, Lucio Domizio Alessandro e Cirta: un caso di rielaborazione storiografica, in A. Mastino (a c. di), L’Africa Romana. VI. Sassari, 16-18 dicembre, Sassari 1989, pp. 179 s.; P. Ruggeri, Costantino conditor urbis: la distruzione di Cirta da parte di Massenzio e la nuova Costantina, in AA. VV., Africa ipsa parens illa Sardiniae. Studi di storia antica e di epigrafia, Sassari 1999, p. 62, n. 1.
Index nominum – Index numinum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Lucius Aelius Helvius Dionysius | CIL VI, 255; 256; 773; 1673; Frgg. Vat. 41; |
(Aelius Dionysius) | Chron. 354 |
Diocletianus (Imp. Aug.) | CIL VI, 773; VIII, 14401; Frag. Vat. 41; |
(onom. compl.: Caius Aurelius Valerius Diocletianus) | CIL VIII, 26562; AfrRom-15-01-123; |
Faustus (cos.) | Frgg. Vat. 41; |
Gallus (cos.) | Ivi; |
Maximianus (Imp. Aug.) | CIL VI, 773; VIII, 14401; |
(onom. compl.: Marcus Aurelius Valerius Maximianus) | CIL VIII, 26562; AfrRom-15-01-123; |
Nummius Tuscus (Praef. Urbi) | Chron. 354 |
Valeria (Gens) | AfrRom-15-01-123; |
Flavius Valerius Constantius (Caes.) | CIL VIII, 26562; AfrRom-15-01-123; |
Galerius Valerius Maximinus (Caes.) | Ivi; |
Tannonia Iulia | Frgg. Vat. 41. |
Dei Solis | CIL VI, 1673; |
Genius Herculei Augusti | CIL VI, 256; |
Genius Iovii Augusti | CIL VI, 255; |
Mater Dei | CIL VIII, 26562; |
Tiberinus | CIL VI, 773. |
Africa (prov.) | CIL VIII, 12459; |
Carthago | Frgg. Vat. 41; |
Italiae | CIL VI, 1673; |
Marianum Thibaritanum (munic.) | AfrRom-15-01-123; |
Maxula | CIL VIII, 12459; |
(Maxulensis ordo) | Ivi; |
Minicia (romana regio) | CIL VI, 1673; |
Oriens | Ivi; |
Syria Coele | Ivi; |
Thuggensis (colonia) | CIL VIII, 26562. |
collegium fabrorum tignuariorum | CIL VI, 1673; |
votiva devotio | AfrRom-15-01-123; |
fontes et itinera | CIL VI, 773; |
ius | Frgg. Vat. 41; |
patrocinium | CIL VI, 1673; |
pecunia | CIL VIII, 26562; |
porticus Herculea | CIL VI, 256; |
porticus Iovia | CIL VI, 255; |
porticus templi Deum Matris | CIL VIII, 26562; |
templum Caesarum | AfrRom-15-01-123. |
Bruun 2001 = Christer Bruun, “Adlectus amicus consiliarius“ and a freedman “proc. Metallorum et praediorum“: news on Roman imperial administration, in “Phoenix” LV (2001), pp. 343-68.
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Christol 1986 ꞊ Michel Christol, Essai sur l’évolution des carrières sénatoriales dans la 2ͤ moitié du III s. ap. J.-C., Parigi 1986, pp. 57, 123, 139.
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