La parte settentrionale della Syria fu da sempre dominata dal fiume Orontes (od. Asi), che sfociava e sfocia nel mare nei pressi dell’antica Seleucia Pieria, porto di Antiochia (od. Antakya, in Turchia). I confini amministrativi nella prima età imperiale furono delimitati dalla piana della provincia di Cilicia a nord, nord-est, e dal territorio denominato Iudaea a sud.
Prima che giungesse la conquista romana della Syria, dominò la dinastia seleucide che nel 301 a.C. stabilì Antiochia come nuova capitale del regno e perdurò fino al 65 a.C., quando Pompeus sconfisse Antiochus XIII Asiaticus e la Syria divenne ufficialmente provincia romana. Allora il territorio controllato dai Romani denominato Syria si estendeva sull’area compresa fra il golfo di Issus (attualmente collocabile sul confine turco-siriaco, a quell’altezza cronologica limite tra le province di Cilicia e Syria) e il fiume Euphrates a nord, fino ai deserti arabici e all’Aegyptus a sud (Appian. Syr. 50, Myth. 106).
Soltanto a partire dall’impero di Traiano (98-117) la Syria e più in generale l’intero territorio che oggi definiamo “Vicino Oriente” furono pienamente integrati nell’Impero Romano, se si considerano fattori culturali, politici e militari. Nel 106 anche l’ultimo importante regno indipendente, il regno Nabateo, fu annesso all’Impero e andò a costituire la provincia romana di Arabia, disgiunta dalla provincia di Syria.
Durante le campagne partiche e persiane, entro le quali i Romani fronteggiarono più volte le popolazioni più a est del limes consolidato, gli imperatori, prima Traiano, ma in seguito e soprattutto Adriano (117-131), furono più volte presenti nella provincia di Syria.
Proprio all’epoca dell’imperatore Adriano la provincia raggiunse la sua massima estensione territoriale e fu suddivisa in dieci distretti, fra i quali i due principali furono la Commagene a nord e la Iudaea a sud. Quest’ultimo territorio fra l’impero di Traiano e Adriano ricevette inoltre una seconda legione, quindi fu riconosciuto come provincia equiparabile alla Syria, ovvero di rango consolare, governata da un ex-console; tuttavia lo scoppio di una rivolta popolare tra il 132 e il 135, nella campagna immediatamente a sud della nuova colonia adrianea, Aelia Capitolina (od. Gerusalemme, in Israele) (Dio Cass. 69, 12; Eus. hist. eccl. IV VI), episodio noto come “guerra di Bar-Kokhba” perché fomentata dal giudeo Shim’on ben Kosibah, nel 139 comportò la trasformazione del coronimo da Iudaea a Syria Palaestina.
Scoppiarono numerose rivolte nelle città della Syria e quando Settimio Severo fu proclamato imperatore (193-211) fra le prime sue decisioni vi fu quella di dividere la provincia di Syria in due parti: Syria Coele nella metà settentrionale e Syria Phoenice nell’altra. Complessivamente l’area risultò così tripartita in Syria Coele, Syria Phoenice e Syria Palaestina.
Questa manovra politica permise di limitare il potere del governatore in carica in quell’area, duplicando le figure destinate al governo e riducendo il numero delle legioni a disposizione degli stessi.
Il periodo severiano permise anche una crescita urbanistica; Antiochia divenne la maggiore polis dell’Oriente mediterraneo, oltre che principale residenza del governatore provinciale.
Nell’entroterra si sviluppò ulteriormente la colonia di Apamea (oggi presso Qalaat al-Madiq, in Siria), che fin dalla dinastia seleucide fu un grande arsenale e centro di addestramento militare. Sulla strada di collegamento tra Apamea e la Phoenicia fiorirono i siti di Epiphanea (od. Hama) e ancor più a sud Emesa (od. Homs, in Siria), che furono riconosciute come poleis rispettivamente dal secolo I a.C. e dalla seconda metà del secolo I d.C.
Dopo essere entrati nel territorio della Syria Phoenicie attraverso Emesa si può ritrovare di nuovo una tripartizione, dovuta alla presenza di tre città metropolitiche, attorno alle quali si svilupparono una fitta rete di comunicazioni e numerosi centri minori, in un ordine da nord a sud: Palmyra (presso l’odierna Tadmur, in Siria), Damascus (od. Dimašq, in Siria) e Tyrus (od. es-Ṣūr, in Libano). Specialmente durante l’impero di Gallieno (253-268) Palmyra visse un particolare momento di rilevanza storica, un nobile del luogo, Odenathus, fu proclamato Augustus dall’imperatore stesso che lo elesse a suo collega. In seguito all’omicidio di quest’ultimo, la moglie Zenobia ascese al trono e governò per cinque anni nel suo regno indipendente, periodo nel quale la città raggiunse il culmine della propria magnificenza.
Damascus, che divenne metropolis dall’epoca adrianea, fu elevata al rango di colonia romana grazie all’imperatore Alessandro Severo (222-235); da sempre fu un sito molto popolato e caratterizzato dalla fitta presenza di risorse idriche al suo interno. In quanto metropoli esercitò la propria giurisdizione su almeno altre cinque località circostanti.
A seguito della divisione della Syria operata da Settimio Severo, Tyrus divenne la capitale della Syria Phoenice, un primato conservato anche nella tarda antichità, quando fu la capitale della Phoenicia I.
Ottenne il rango metropolitico già sotto Adriano; la posizione costiera facilitò stretti rapporti con gli altri centri portuali immediatamente a nord, Sidon (od. Saida, in Libano) e Berytus (od. Beirut, in Libano), che svilupparono con la maggiore città provinciale legami politici, religiosi ed economici.
Tyrus era a un giorno di viaggio via terra da Sidon e a due giorni da Berytus.
Berytus, prima fra le colonie romane istituite da Augusto in Syria, dal terzo al sesto secolo fu il luogo di formazione par excellence dei maggiori giuristi dell’Impero, attirando numerose autorità dei settori amministrativo, legale e religioso. Anche per questa notevole capacità di attrazione fu ricordata come la “città più romana” dell’Oriente.
Gli inizi del secolo VII registrarono la progressiva avanzata araba attraverso le province di Syria, Phoenicia e Palaestina, con la conquista di tutte le più grandi città, nel 634 fu presa Damascus e nel 637 Jerusalem.