La provincia romana di Thracia preservò gli originali limiti orientali, settentrionali e meridionali, fissati rispettivamente dal Pontus Euxinus (od. Mar Nero) e dalla Propontis (od. Mar di Marmara) a est, dal flumen Danubius a nord e dal Mare Aegeum a sud, verso occidente si estese soltanto fino al flumen Nestos, circa un centinaio di chilometri antecedente rispetto al flumen Axios (Vardar), precedente linea di demarcazione tra Macedonia e Thracia (un territorio corrispondente alle odierne Bulgaria meridionale e la prima parte europea della Turchia, inclusiva della penisola di Gallipoli).
Nel 197 a.C. i Romani assegnarono il controllo della Thracia al regno ellenistico di Pergamum, ma l’intera fascia costiera la sottoposero al governo macedone. Durante il secolo I a.C. i locali governatori traci cominciarono a sollevarsi e i Romani progressivamente dovettero intervenire per sedare numerose insurrezioni.
Quando la criticità nel governo del territorio raggiunse un livello tale da richiedere la costante presenza di milizie romane, l’imperatore Claudio (41-54) stabilì di annettere la Thracia all’Impero come provincia senatoria sottoposta al governo di un procurator di rango equestre, nell’anno 46.
Tuttavia, in considerazione della decrescente importanza militare della provincia, il governatore della Thracia fu da subito sottomesso all’autorità del legatus Augusti pro praetore Moesiae; nel periodo neroniano è possibile che fossero presenti soltanto duemila militi sull’intero territorio trace (Flav. Ioseph. bell. Iud. II 368), probabilmente membri della legio VIII Augusta, che per prima fu chiamata a dirimere le lotte interne in Thracia, che furono acquartierati in Colonia Flavia Pacis Deulteensium (od. Debelt, in Bulgaria), una colonia dedotta da Vespasiano (69-79)1.
A conclusione della prima guerra dacica, verosimilmente entro l’anno 107, l’imperatore Traiano (98-117) promosse una serie di riforme amministrative, ma anche politiche e urbanistiche, in Thracia, che si completarono nella successiva epoca adrianea. Il procurator Thraciae fu scelto tra membri di rango pretorio e l’amministrazione locale originaria (στρατηγία) fu progressivamente sostituita da nuovi corpi civici (κοινον τῶν Θραικῶν), alimentati anche da una consistente onda migratoria dall’Asia Minor.
Sotto Traiano molti villaggi traci assursero al rango di municipia: Ulpia Serdica (od. Sofia), Ulpia Pautalia, Augusta Traiana/Beroe e Philippopolis; l’imperatore fondò ex-novo le colonie di Plotinopolis, in onore della moglie Plotina, e Traianopolis. Adriano (118-137) completò fondando la colonia, purtroppo celebre per la disfatta romana del 378, di Hadrianopolis.
Fino alla prima metà del secolo III la Thracia visse un periodo di pace che favorì l’attività urbanistica e edilizia; in particolare le testimonianze epigrafiche attestarono l’esistenza di numerosi villaggi ed emporî commerciali lungo le arterie principali di comunicazione, in primis la via Egnatia, che attraversava interamente la provincia. Le popolazioni locali, inoltre, costituirono anche da subito un’importante risorsa per l’esercito romano, che attinse proprio dalla Thracia le sue migliori reclute.
L’inizio di una migrazione gota di ampissima portata a partire dal 238 comportò l’avvio anche di notevoli cambiamenti nella composizione etnica delle popolazioni basso danubiane2. Seguì un trentennio di devastazioni di svariate popolazioni straniere, che causò anche la devastazione della cittadina di Philippopolis.
L’imperatore Aureliano (270-275), che intervenne soprattutto in Dacia contro i Goti, si preoccupò comunque anche di fortificare il limes in Moesia e in Thracia (SHA Vita Aureliani XXXV 4, XLI 8).
Aureliano e il successore Probo (275-282) stanziarono molti gruppi sarmatici sconfitti nelle campagne belliche balcaniche, Carpi e Bastarni, in Thracia (SHA Vita Probi XVIII 1-2; Zos. 71,1).
Tra il 286 e il 293 l’imperatore Diocleziano (284-305) compì svariati viaggi nella provincia tracica3, di nuovo nell’intenzione di rafforzare con nuove fortificazioni il limes.
Diocleziano decise di dividere la Thracia in quattro nuove province: Thracia, Rhodopae, Haemimontus e Europa; egli istituì anche la diocesi di Thracia appartenente alla praefectura per Orientem (Not. dign. orient. I 112-116, II 6).
L’amministrazione civile ed ecclesiastica della dioecesis Thraciae fu affidata a vices agentes praefectorum praetorio oppure, più frequentemente, a un vicarius Thraciarum, che stabilì comunque il proprio quartiere generale presso Constantinopolis, a partire dalla seconda metà del secolo IV.
La città di Serdica, dove Galerio (305-311) formulò il noto editto di tolleranza del cristianesimo nel 311, in quel periodo era già inclusa nella provincia di Dacia Mediterranea; l’intero territorio basso danubiano rimase comunque sotto l’autorità di Galerio proprio fino a quell’anno 311, quando egli morì. Le successive battaglie tra Licinio e Massimiano Daia per l’ascesa al potere si svolsero nei dintorni di Hadrianopolis, fino alla definitiva affermazione di Licinio come co-regnante insieme a Costantino I (306-337) (Lact. de mort. pers. 45-49).
Anche Costantino I e Licinio poco dopo si scontrarono in una battaglia a Ardiensis, di nuovo a pochi chilometri da Hadrianopolis; seguì presto un accordo tra i due che comportò che il governo dell’Illyricum fosse nelle mani di Costantino I, mentre Licinio mantenne soltanto il controllo della dioecesis Thraciae fino al 324 (Aur. Vict. 41,8-9)4.
Nella primavera del 323 i Goti minacciarono ancora l’area basso danubiana, Costantino I in persona guidò l’esercito contro di loro e li respinse oltre la Moesia Inferior, al di là del Danubius (Exc. Vales. 5,21).
Costantino I e Licinio si affrontarono di nuovo in un’ultima imponente battaglia nell’estate del 324 sulle rive del flumen Hebros, non lontano da Hadrianopolis; Licinio subì una dura sconfitta e dopo aver tentato la fuga, catturato, fu ucciso.
L’imperio di Valente (364-378) fu caratterizzato da importanti cambiamenti economici e politici in Thracia, poco dopo la sua ascesa al trono imperiale scoppiò la rivolta voluta dall’usurpatore Procopio, che trovò molti sostenitori proprio in Thracia; Philippopolis, la più grande città della provincia in quel periodo, si dichiarò contro Valente e fu soltanto dopo un lungo assedio che la città fu ripresa e i rivoltosi puniti (Amm. XXVI 6,11). Valente non ebbe comunque fortuna nel territorio basso danubiano e nella battaglia decisiva contro i Goti, nel 378 presso Hadrianopolis morì.
L’esito della battaglia ebbe pesanti ripercussioni anche sull’esistenza e sull’organizzazione nella e della provincia, sorsero nuove cittadelle fortificate, ma cominciò un lungo periodo di decrescita economica e urbanistica; per tutto il corso dei secoli V e VI la Thracia continuò a subire le pressioni delle popolazioni avanzanti lungo la penisola balcanica, prima i Goti, poi gli Unni e gli Slavi; questi ultimi, insieme ai Bulgari, si insediarono stabilmente dagli inizi del secolo VII (Prisc. frg. 5).
A differenza di quanto avvenne nelle altre diocesi orientali, l’autorità dei vicarii Thraciarum non fu mai messa in discussione e non si ritenne necessaria l’introduzione di comites provinciarum in epoca giustinianea; soltanto durante l’imperio di Anastasio (491-517) furono introdotte due figure particolari di vicarii, l’una con autorità solo amministrativa e l’altra solo militare. Il governo civile delle province fu invece affidato a praesides o iudices.
1 Cfr. B. Gerov, Landownership in Roman Thracia and Moesia, 1st-3rd century, Amsterdam 1988, p. 33. In questo primo periodo della storia romana della provincia si attestano anche pochi insediamenti rilevanti, per lo più fondazioni di epoca ellenistica: Philippopolis, Pautalia, Serdica, Beroe e sulla costa pontica Mesambria (od. Nessebar, in Bulgaria) e Apollonia Pontica, sulla costa del Mar di Marmara Perinthus (od. Marmara Ereğlisi, in Turchia), che divenne il principale centro politico-amministrativo della provincia. Claudio ordinò la deduzione della colonia di Colonia Claudia Aprensis / Ad Duodecimum (od. İnece, in Turchia).
2 Cfr. V. Velkov, Cities in Thrace and Dacia in Late Antiquity (Studies and Materials), Amsterdam 1977, p. 21.
3 RE VIIA, col. 2438: Diocleziano, soltanto nel 293, visitò le città di Melantiasa, Perinthus che ridenominò Heraclea, Hadrianopolis e Beroe.
4 Le fonti tardo antiche concordano nel ricordare che, nel suo periodo di governo della diocesi, Licinio perseguitò i cristiani in Thracia, impose all’intera popolazione una severa disciplina militare, altresì proteggendo i contadini da forme di oppressione e favorendo un periodo di fiorente urbanizzazione. Tuttavia ordinò confische terriere a danno dei ricchi proprietari e non supportò le attività culturali, divenendo di conseguenza molto impopolare.