Consularis Macedoniae (378?)
Magister memoriae (379)
Comes rerum privatarum (380)
Praefectus praetorio Galliarum (382?)
Praefectus praetorio Illyrici, Italiae et Africae (397-399)
Consul (399)
Nel momento in cui M. Th. si affacciò sullo scenario della vita attiva nessuno fra i suoi familiari poteva vantare una carriera politica o amministrativa di alto livello; la testimonianza che si mostrò più esaustiva in merito ai suoi dati biografici fu l’opera del senatore, poeta e letterato coevo, Claudius Claudianus, che gli dedicò un panegirico in occasione del consolato, giunto a suggello della carriera nel 3993.
Il suddetto poeta, alessandrino, compose lo scritto encomiastico nel 399 e offrì con esso uno squarcio significativo sui rapporti intercorsi tra i funzionari imperiali e la corte, con particolare enfasi posta sul bagaglio culturale necessario a quest’élite. Il panegirico venne sviluppato secondo i topoi del genere letterario di appartenenza: la ricostruzione del cursus honorum, la formazione, la predizione del glorioso futuro della famiglia da lui discesa e il conseguente augurio conclusivo4.
Gli elementi che convinsero gli studiosi in merito a una sua origine all’interno di una famiglia che mai prima di lui assurse alla dignità consolare furono l’assenza di una sezione iniziale nel panegirico riservata all’illustrazione del γένος 5, ovvero la menzione delle virtù e onori degli antenati, e la rapida indicazione, quasi a conclusione dell’encomio, della prima acquisizione della dignità consolare (coepti fasces) a partire soltanto da M. Th., con auspicio del poeta che l’onore fosse trasmesso agli eredi: accipiat patris exemplum tribuatque nepoti filius et coeptis ne desit fascibus heres (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, vv. 336 s.).
Quanto augurato da Claudianus in realtà era già in corso di svolgimento, giacché altri membri della famiglia di Th., dal fratello Lampadius 6 (Symm ep. V, 16: sancto Lampadio germano tuo et ad spem processus et ad bonam viam morum causidicinam credidi profuturam. Unde factum est ut domino et fratre meo praefecto ante consulto ad castra forensia mitteretur eo praesertim tempore quo tuo adminiculo possit institui) a colui che si ritiene che fosse il figlio, il Theodorus 7 cui M. Th. dedicò un proprio trattato sulla metrica (Mall. Theod. Liber de metris. Praef.: dubitare neminem arbitror, Theodore fili, quin ratio metrica suavitatis causa reperta sit, videlicet ut ea quae excellentibus sententiis ac verbis dicerentur carminis etiam certa modulatio dulciora auribus redderet)8, acquisirono importanti posizioni a corte; l’uno operò al servizio del praefectus praetorio come avvocato e poi conseguì egli stesso l’onore della prefettura urbana, a Roma nel 398, e l’altro divenne praefectus praetorio Italiae nel 4089.
Una donna rispondente al nome di Manlia Daedalia 10 fu molto probabilmente sorella o figlia di M. Th., e stabilì una salda amicizia con il potente vescovo Ambrosius di Mediolanum (374-397), il quale prima di ottenere la massima carica ecclesiastica cittadina esercitò come avvocato del tribunale prefettizio, analogamente all’esordio di carriera di M. Th.
Alla donna, M. Th. dedicò un epitaffio in versi preservato su una lapide databile tra i secoli IV e V, la cui copia è ancora esistente presso la basilica di S. Ambrogio in Milano, e un’altra iscrizione incisa su un vaso argenteo incluso nel reliquiario di S. Nazaro che sembra confermare gli onori che le furono tributati anche dal vescovo11 (CIL VI, 6211: Dedalia vivas / in Christo). Il testo dell’epitaffio fornì, oltre al consueto formulario dell’epigrafia cristiana, minime informazioni logistiche e biografiche riguardo a Manlia e alla sua parentela:
Martyris ad frontem recubent quae membra sepulchro, / Ut, lector, noscas est operae pretium. / Clara genus, censu pollens et mater egentum, / Virgo sacrata Deo Manlia Daedalia, / Quae, mortale nihil mortali in pectore volvens, / Quo peteret caelum semper amavit iter. / Sexaginta annos vicino limite tangens, / Rettulit ad Christum celsa per astra gradum. / Haec, germana, tibi, Theodorus, frater et heres, / quae relegant olim saecla futura dedi (CIL V/2, 686).
Manlia Daedalia fu cristiana, come si riesce a cogliere sia dalla posizione delle sue spoglie, di fronte al sepolcro del martire, sia dalla chiara definizione di virgo sacrata, ovvero vergine consacrata a Dio; dedicò la propria vita alla misericordia nei confronti dei bisognosi (mater egentum) e predilesse la via per la quale si giunge al paradiso (caelum semper amavit iter). Ella visse quasi sessant’anni (sexaginta annos vicino limite tangens), sorella di Theodorus (germana) che ne divenne erede (heres) e che si prodigò per assicurarne la memoria ai posteri.
Anche M. Th. fu probabilmente cristiano, diversi riferimenti nell’opera di Augustinus confermano l’adesione del funzionario a una forma di cristianesimo influenzato comunque dai principi del neoplatonismo, cui aderirono molti intellettuali del suo tempo; basti citare il giudizio all’apparenza negativo che si può leggere in Aug. retract. I,2: Displicet autem illic quod Manlio Theodoro ad quem librum ipsum scripsi, quamvis docto et christiano viro, plus tribui quam deberem […]. Il Padre della Chiesa si rammaricò di aver dedicato la sua opera intitolata De beata vita a M. Th., giacché agli inizi del proprio percorso di avvicinamento alla fede gli parse di cogliere nell’alto funzionario anche un uomo capace di coniugare gli ideali religiosi con la virtù civica12, tuttavia, quasi al termine della propria esistenza, nel 426-427 quando compose le Retractationes, riuscì a valutare con serenità l’incompiutezza del percorso spirituale di un uomo, comunque definito dotto e cristiano, quanto M. Th. 13.
Augustinus stesso in un altro brano tratto dal De beata vita sostenne infatti anche l’estrema padronanza di M. Th. nei confronti della filosofia platonica e neoplatonica: Lectis autem Platonis paucissimis libris, cuius te (Theodorum) esse studiosissimum accepi, collataque cum eis, quantum potui, etiam illorum auctoritate qui divina mysteria tradiderunt […] Ergo vides in qua philosophia quasi in portu navigem (Aug. de beata vita 1,4.5)14.
La paideia filosofica di M. Th. si ritrova ovviamente anche nel debito spazio riservatogli nel panegirico claudianeo:
Graiorum obscuras Romanis floribus artes / inradias, vicibus gratis formare loquentes / suetus et alterno verum contexere nodo. / quidquid Socratico manavit ab ordine, quidquid docta Cleantheae sonuerunt atria turbae, / inventum quodcumque tuo, Chrysippe, recessu, quidquid Democritus risit dixitque tacendo / Pythagoras, uno se pectore cuncta vetustas / condidit et maior collectis viribus exit. / ornantur veteres et nobiliore magistro / in Latium spretis Academia migrat Athenis […] (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, vv. 84-94).
Dai versi riportati traspare subito la capacità di M. Th. di fare propria l’intera esperienza culturale classica (uno se pectore cuncta vetustas), rielaborandola e diffondendola secondo le forme dell’eloquenza romana (Graiorum obscuras Romanis floribus artes inradias)15.
Secondo il canone tardo antico, Claudianus enumerò le diverse scuole filosofiche, a cominciare da quella socratica (Cleanthes, Chrysippus, Democritus, Pythagoras). Il poeta menzionò poi l’Academia per riferirsi alla discendenza da Plato.
Th., come descritto ancora nell’encomio, acquisì nozioni anche di fisica (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, vv. 100-112) e di astronomia (vv. 113-134)16.
F. M. Th. trascorse buona parte della sua vita a Mediolanum, durante sia il periodo di vita attiva, impegnato nella carriera politica alla corte dell’imperatore Onorio, sia in una fase in cui si dedicò maggiormente all’attività speculativa e si dedicò quindi agli studi di cui si è scritto sopra, nell’ultimo quindicennio del secolo IV, prima dell’assunzione della carica di praefectus praetorio nel 397.
Tracce della sua operosità nell’antica sede imperiale, dove non mancò appunto di divenire anche uno dei maggiori esponenti del gruppo di neoplatonici locali, con un atteggiamento moderato nella politica e tollerante nei confronti della religione17, si riscontrano oltre che in alcuni cenni nell’opera encomiastica claudianea (Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 124: Illa per occultum Ligurum se moenibus infert – con riferimento metaforico all’ingresso, segretamente, della Giustizia in Mediolanum, grazie all’apporto di Th.), anche nella fitta corrispondenza che probabilmente scambiò con l’ambiente senatorio romano, su tutti Quintus Aurelius Symmachus.
Entro l’epistolario simmachiano si possono leggere anche alcuni rari cenni deplorevoli del senatore romano riguardanti la condotta di Th., troppo favorevole nei confronti della propria città nativa a discapito di Roma (Symm. ep. VI 52: […] Theodorus enim vir inlustris Mediolanensium legatione suscepta eniti dicitur, ut senatus petitionibus provinciale desiderium praeferatur […]); all’assunzione del consolato M. Th. invitò Symmachus a raggiungerlo per la cerimonia d’inaugurazione al consolato18 in Mediolanum, ma egli non lo raggiunse, benché si espresse con grate parole di circostanza e giustificò la sua assenza adducendo i doveri paterni di educazione del figlio: Spectata est, ut arbitror, tibi amicitiae meae veritas. Hinc factum est ut me in consortium festorum tuorum consul accires […] / Filium meum Flavianum consulatus tuus revocat in lucem […] (Symm. ep. V 5,6)19.
1 Il formulario onomastico è stato tramandato in numerose varianti nella tradizione letteraria ed epigrafica; si predilige la sopra riportata giacché la più frequente nella trasmissione manoscritta delle testimonianze scritte (cfr. P. Ravalico, Claudiano, Panegirico per il consolato di Manlio Teodoro. Introduzione, traduzione e commento, PhD Thes. Università di Trieste, a.a. 2015/2016, 24, n. 2). Tuttavia si riscontra l’uso esclusivo di Theodorus/Flavius Theodorus in alcuni mss. di Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, carm. 21 e di Symm. epp. V 4,5,7-8,12-14,16, VI 52 (anche nella corrispondente variante in lingua greca in Socr. VI 5,7; Ioh. Ant. frgg. 189), oltre che nella tradizione giuridica (CTh. XI, 16,12) ed epigrafica (CIL V/2, 6240, IX, 1363; ILCV II 2956, 4337B). Soltanto Mallius Theodorus in Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; Aug. retract. I,2, de civ. Dei XVIII, 54; Beda metr. I XXI.
2 Fra i numerosi contributi si veda in particolare A. Chastagnol, La carriera senatoriale nel Basso Impero (dopo Diocleziano), in S. Roda (ed.), La parte migliore del genere umano, 49. L’origine di Manlius Theodorus da Mediolanum si fonda su almeno due cenni inclusi nel De beata vita di Augustinus e nell’epistolario del senatore romano Symmachus; oltre che da riscontri epigrafici che saranno esaminati nello specifico. Cfr. Aug. de beata vita 1,4: Quae cum ita sint, accipe, mi Theodore […] Animadverti enim et saepe in sacerdotis nostri, et aliquando in sermonibus tuis, cum de Deo cogitaretur, nihil omnino corporis esse cogitandum, neque cum de anima: nam id est unum in rebus proximum Deo. Il riferimento a sacerdotes nostri riguardava Ambrosius, episcopus Mediolanensis nel momento di stesura del trattato agostiniano (384), dedicato a Theodorus (cfr. G. Casati, Note sull’ambiente e sulle persone di Cassiciaco, Augustinianum, 7 (1967), 511 s.), come si evince anche dall’invocazione mi Theodore; dunque l’aggettivo possessivo noster è parso come indicativo di una comunanza su base territoriale mediolanense. Symm. ep. VI 52: Symmachus Nicomachis filiis. Adventus dominis et principis nostri denuo postulandus est. Theodorus enim vir inlustris Mediolanensium legatione suscepta eniti dicitur, ut senatus petitionibus provinciale desiderium praeferatur. Theodorus, secondo le parole dell’amico aristocratico Symmachus, che scrisse questa lettera nel giugno del 397, avrebbe condotto una delegazione di mediolanensi per cercare di ottenere che l’adventus dell’imperatore Onorio (395-423) avvenisse in Mediolanum, anteponendo il desiderio dei provinciali alle petizioni del Senato. Per commento e indicazioni bibliografiche in merito cfr. A. Marcone, Commento storico al libro VI di Quinto Aurelio Simmaco. Introduzione, commento storico, testo, traduzione, indici, Pisa 1983, 129-131.
3 Per il consolato nell’anno 399 cfr. T.D. Barnes, Late Roman Prosopography: between Theodosius and Justinian, rec., Phoenix, 37.3 (1983), 255. Per le modeste origini familiari di Theodorus cfr. L. Cracco Ruggini, La fisionomia sociale del clero e il consolidarsi delle istituzioni ecclesiastiche nel norditalia (IV-VI secolo), in AA. VV., Morfologie sociali e culturali in Europa fra tarda antichità e alto Medioevo. 3-9 aprile 1997, Spoleto 1998, II, 886 s., n. 63. Menzione del consolato anche in Aug. de civ. Dei XVIII, 54: Porro sequenti anno, consule Manlio Theodoro […]. In Socrates Scholasticus è ricordato come detentore unico del consolato dal momento che il collega orientale, Eutropius, fu a un tratto decapitato per ordine dell’imperatore: Εὐτροπίου μὲν οὖν τότε τὴν ὕπατον ἀξίαν χειρίζοντος διά τινα πταίσματα ὁ βασιλεὺς τὴν κεφαλὴν ἀποτμηθῆναι ἐκέλευσεν, ἐκ δὲ τοῦ καταλόγου τῶν ὑπάτων περιῃρέθη τὸ ὄνομα αὐτοῦ, καὶ μόνου τοῦ συνυπατεύσαντος Θεοδώρου ἐγγέγραπται (Socr. VI 5,7) – cfr. anche Ioh. Ant. frgg. 283: οὕτω μὲν οὖν Εὐτρόπιος δίκας τῆς ἁμαρτάδος ὑποστὰς καὶ ἐξ αὐτοῦ τοῦ καταλόγου τῶν ὑπάτων ἠμείφθη, μόνου τοῦ συνυπατεύσαντος Θεοδώρου γεγραμμένου. Anche la quasi totalità dei documenti epigrafici relativi a Manlius Theodorus si limitarono ad attestare la consueta indicazione consolare, in qualche caso con l’aggiunta anche della precisazione dell’acquisizione del rango senatorio, il clarissimato: Theodoro/ Fl(avio) Mallio Theodoro v(iro) c(larissimo) co(n)s(ule) (CIL VI, 1715, X, 4493, IX, 1363; ICUR I 471, 475-7, 479-483; ILCV II 2956, 4337B). In quattro casi peraltro troviamo l’estesa indicazione Fl(avio) Mallio Theodoro v(iro) c(larissimo) con(sule) in pace (ILCV II 4337B; ICUR I 477, 479; CIL VI, 8405).
4 Di nuovo la bibliografia relativa al panegirico claudianeo risulta estremamente vasta, ci si limita dunque a indicare i contributi validi più recenti: J.-L. Charlet, Juppiter, les aigles, l’empereur et le poète: signification de la préface de Claudien au ‘Panégyrique pour le consulat de Manlius Theodorus’; I. Gualandri, Tra Agostino e Claudiano: riflessioni su Manlio Teodoro, in A. Di Pilla, A. Isola, E. Menestò (eds), ‘Curiositas’. Studi di cultura classica e medievale in onore di Ubaldo Pizzani, Napoli 2002, 303-309; 329-345; F. Garambois-Vasquez, Claudien, Carm. 21. Le ‘Panégyrique en l’honneur de Mallius Théodorus’ et la ‘Deprecatio ad Hadrianum’ ou l’irrivérénce en miroir, in B. Delignon, Y. Roman (eds), Le poète irrévérencieux: modèles hellénistiques et réalités romaines, Parigi 2009, 315-325; L. Cristante, La ‘praefatio’ (carm. 16) del panegirico di Claudiano per il consolato di Mallio Teodoro tra retorica e ideologia, Quad. Urb. Cult. Class., 95/2 (2010), 85-98; V. Zarini, ‘Graiorum obscuras Romanis floribus artes / irradias’: culture grecque et politique romaine dans les éloges de Claudien, in F. Garambois-Vasquez (ed.), Claudien: mythe, histoire et science, Journée d’étude du jeudi 6 novembre 2008 Saint-Étienne, Saint-Étienne 2011, 27-43; Á. Sánchez-Ostiz, Lucretius, Cicero, Theodorus: Greek philosophy and Latin eloquence in Claudian’s encomiastic imagination, Ταλάντα, 45 (2013), 97-114.
5 Cfr. R. Delmaire, Les Responsables des finances impériales au Bas-Empire romain: (4.-6. s.): études prosopographiques, Bruxelles 1989, 79.
6 PLRE I, s.v. Lampadius 3, p. 493, II, s.v. Lampadius 1,2, pp. 654 s.
7 Ivi II, s.v. Theodorus 9, coll. 1086 s.
8 Il trattato De metris rappresenta l’unico scritto pervenutoci a opera di Flavius Manlius Theodorus e l’unica informazione biografica contenuta in esso riguarda questa iniziale invocazione al figlio – cfr. Malli Theodori De metris, F. Romanini (ed.), Hildesheim-Zurigo-New York 2007, IL s. Il trattato ebbe comunque immediata fortuna a partire dall’epoca alto medievale, giacché fu menzionato anche dallo storiografo ecclesiastico anglosassone, vissuto tra i secoli VII-VIII, Beda: De Metro Iambico Tetrametro. […] Recipit hoc metrum aliquoties, ut scribit Mallius Theodorus, etiam tribachin locis omnibus praeter novissimum, dactylum et anapestum locis tantum inparibus […] (Beda metr. I XI).
9 Cfr. A. Chastagnol, Les fastes de la préfecture de Rome au Bas-Empire, Parigi 1962, 249 s. Per un esame delle dinamiche di promozione dei membri della famiglia di Manlius Theodorus cfr. J. Matthews, Western Aristocracies and Imperial Court A.D. 364-425, Oxford 1975, 262; C.A. Ribeiro Machado, The Roman Aristocracy and the Imperial Court, before and after the Sack, in J. Lipps, C.A. Ribeiro Machado, Ph. Von Rummel (eds), The Sack of Rome in 410 AD, Wiesbaden 2013, 52-7.
10 PLRE II, s.v. Manlia Daedalia, p. 340; PCBE II/1, s.v. Manlia Daedalia, p. 528.
11 Manlia Daedalia fu sepolta in S. Vittore in Corpo a Mediolanum, di fronte alle spoglie del martire, a conferma dell’onore che Ambrosius sempre le tributò, probabilmente come riconoscimento delle sue virtù caritatevoli – cfr. F.E. Consolino, Modelli di comportamento e modi di santificazione per l’aristocrazia femminile d’Occidente, in A. Giardina (ed.), Società romana e impero tardoantico, I, Istituzioni, ceti, economie, Roma -Bari 1986, 273-306, 684-698 (in part. nn. 290 s.), 693 (in part. nn. 152-164); E. Gagetti, La teca di Manlia Daedalia. La devozione di una nobildonna mediolanense, in G. Sena Chiesa (ed.), Il tesoro di S. Nazaro: antichi argenti liturgici dalla basilica di San Nazaro al Museo diocesano di Milano, Milano 2009, 73-96.
12 Aug. de ord. 1,11,31: Et his temporibus, ut omittam caeteros, vir et ingenio et eloquentia, et ipsis insignibus muneribusque fortunae, et quod ante omnia est, mente praestantissimus Theodorus, quem bene ipsa nosti, id agit, ut et nunc et apud posteros nullum genus hominum de litteris nostrarum temporum iure conqueratur. Tra i secoli IV e VI rivestirono le più alte dignità, come la prefettura al pretorio, figure riconosciute come intellettuali: poeti, studiosi di antichità, oratori e teologi; Flavius Manlius Theodorus fu certo uno fra questi – cfr. D. Nellen, Viri litterati. Gebildetes Beamtentum und spätrömisches Reich im Westen zwischen 284 und 395, Bochum 1981, 70-72; P. Porena, Le origini della prefettura del pretorio tardoantica, Roma 2003, 319, n. 302.
13 Cfr. R.A. Markus, The end of ancient christianity, Cambridge 1990, 29 s.; Gualandri, Tra Agostino e Claudiano, 343-345; C. Conybeare, The irrational Augustine, Oxford 2009, 23-25. Peraltro il giudizio severo di Augustinus sembra riaffiorare in conf. VII 9,13: […] procurasti mihi per quendam hominem immanissimo typho turgidum quosdam platonicorum libros ex graeca lingua in latinam versos […] Buona parte degli studiosi ha voluto riconoscere nel riferimento indiretto all’uomo gonfio di boria sconfinata (homo immanissimo typho turgidus), che ebbe comunque il merito di fornire a Augustinus libri di filosofia platonica tradotti in lingua latina dal greco, proprio Manlius Theodorus – cfr. P. Courcelle, Les lettres grecques en Occident: de Macrobe à Cassiodore, Parigi 1948, 126-128, Id., Recherches sur les Confessions de saint Augustin, Parigi 1950, 154, 184; fra gli altri non è convinta però di questa tesi Gualandri, Tra Agostino e Claudiano, 344, n. 77. Comunque dall’analisi delle opere di Augustinus, ma anche di Ambrosius, è indubbio che qualsiasi studioso riesca oggi a individuare l’esistenza di un gruppo di intellettuali in area mediolanense, cui appartennero gli stessi due vescovi agli inizi del proprio percorso religioso, che furono per un certo periodo di tempo, tra la fine del secolo IV e gli inizi del V, fedeli discepoli della dottrina neoplatonica formulata da Plotinus, della quale fu intermediario il discepolo Porphyrius; Flavius Manlius Theodorus appartenne a tale circolo. Anche Claudianus in altra occasione, in un epigramma, rimproverò l’indole troppo oziosa di Manlius Theodorus, inadatta a contenere quella dell’insonne alessandrino Hadrianus, successore di Manlius Theodorus nella carica di praefectus praetorio Italiae (PLRE I, s.v. Hadrianus 2, p. 406): Manlius indulget somno noctesque diesque; / insomnis Pharius sacra profana rapit. / omnibus hoc, Italae gentes, exposcite votis, / Manlius ut vigilet, dormiat ut Pharius (Claud. carm. 21).
14 Casati, Note sull’ambiente, 513 menzionò anche un’epistola che Augustinus avrebbe inviato a Manlius Theodorus nel 401 (Aug. ep. 52), nella quale definì l’amico ‘amatissimo e venerabile fratello’, ma in realtà questa lettera risulta destinata a Severinus, consanguineus suus donatista (PL XXXIII, col. 194). L’immagine della vita come navigazione, che si legge a conclusione del brano riportato, è ben esaminata in Gualandri, Tra Agostino e Claudiano, 329-345 (in part. 343 s.) in una comparazione tra Claudianus e il suo ritratto encomiastico di Theodorus e Augustinus sempre in rapporto a Theodorus. Il primo vide in Theodorus il personaggio pubblico e quindi sviluppò soprattutto la metafora della nave come stato, che subordina il funzionario a sé; il secondo interpretò se stesso come navigante e nel De beata vita cercò di individuare Theodorus come modello di uomo che conducesse al porto sicuro della filosofia. Interessante anche l’argomentazione in Conybeare, The irrational Augustine, 164 s. secondo la quale, concentrandosi soltanto sull’opera di Augustinus, la metafora della navigazione fu strumento del Padre della Chiesa per dimostrare, attraverso l’esempio esistenziale di Manlius Theodorus, che la capacità retorica-argomentativa (ratio) è un’abilità che permette di raggiungere facilmente un approdo, tuttavia risulta essere una forza insufficiente al conseguimento della verità spirituale.
15 La capacità di rielaborare i concetti filosofici greci per applicarli al pragmatismo latino fu propria già di Cicero de off. I,1, Tusc. I,1; così anche i circoli neoplatonici occidentali riformularono la tradizione classica in lingua latina rinnovandola – cfr. Gualandri, Tra Agostino e Claudiano, 338; Sánchez-Ostiz, Lucretius, Cicero, Theodorus, 98 s.
16 Per un’analisi di questa sezione del testo claudianeo rimando ancora alla tesi dottorale di Ravalico, Claudiano, Panegirico, XXIX-XXXI.
17 Cfr. Mazzarino, Stilicone, 340-342; Courcelle, Les lettres grecques en Occident, 128, n. 1; Marcone, Commento storico al libro VI, 130.
18 Per una sintetica descrizione delle fasi della cerimonia (solenne vestizione privata, processus consularis in presenza delle delegazioni cittadine e provinciali, sacrificio di buoi sul Campidoglio – qualora avvenisse a Roma, quindi non in questo caso, festeggiamenti popolari con banchetti e ludi spettacolari) e per indicazione di bibliografia di approfondimento si veda P. Rivolta Tiberga, Commento storico al libro V dell’Epistolario di Q. Aurelio Simmaco. Introduzione, commento storico, testo, traduzione, indici, Pisa 1992, 97.
19 Altre due epistole che gli inviò Symmachus fecero riferimento al consolato: […] Consulatus hic tuus talis est ut meum geminasse videatur […], […] Nostra erga te diligentia, quidquid instructus consularis flagitat, providebit. Vale (Symm. epp. V 10,11). Il resto della corrispondenza tra i due è perfettamente inseribile nel canone dello scambio epistolare tra alti funzionari del periodo tardo antico, inizialmente Symmachus espresse il desiderio di instaurare un’amicizia (Symm. ep. V 4: Bonorum frequens adstipulatio de sanctis moribus tuis in hoc me desiderium provocavit, ut amicitias tuuas inpatienter exoptem […]). Ci furono circostanze pratiche, per le quali ringraziare (ep. V 7: Ipse mihi recripti huius baiulum praestitisti […]), scambi di informazioni e di scritti (ep. V 8: Gaudeo mihi sermonis tui primitias contigisse […], ep. V 9: Vereor eloquentiae tuae scripta nostra committere sed non minus caveo amori tuo meorum quidquam negare. Duas igitur oratiunculas nuper editas a nobis misi. […], ep. V 12: […] Restat ut tuae litterae medicinam mihi faciant, quas ita libenter accipio ut nulla mihi adsiduitas satisfactura videatur. […]).
M. Th. iniziò la carriera esercitando la professione forense (advocatus) (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, v. 21: Mox undare foro victrix opulentia linguae / tutarique reos); negli anni 37-/377 fu trasferita a Mediolanum la sede operativa della praefectura Italiae, che garantì a una delle personalità più in vista della città, ovvero il vescovo Ambrosius, di intervenire sul reclutamento e sulle promozioni del funzionariato locale. Il presule strinse uno stretto rapporto di collaborazione con Sextus Claudius Petronius Probus, influente praefectus praetorio Italiae nell’anno 3831, il quale si impegnò ulteriormente nella promozione di quell’aristocrazia mediolanense gravitante alla corte dell’imperatore Graziano (367-383).
M. Th. si fece riconoscere per la propria eloquenza proprio in questo contesto, appartenne sicuramente all’entourage prefettizia, per la quale fu l’avvocato di riferimento intorno al 3762; in seguito a ciò fu nominato praeses di una provincia africana, quasi certamente nell’anno 377 (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, v. 24: Hinc te pars Libyae moderantem iura probavit)3.
Dopo aver amministrato in Africa fu designato al governo della provincia di Macedonia, in qualità di consularis Macedoniae; come si potè cogliere dal preciso riferimento, con accostamento anche a Filippo il Macedone, operato da Claudianus: Indi tibi Macetum tellus et credita Pellae / Moenia, quae famulus quondam ditavit Hydaspes. / Tantaque commissae revocasti gaudia genti / Mitibus arbitriis, quantum bellante Philippo / Floruit aut nigri cecidit cum regia Pori (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, vv. 28-32).
Quella provincia, legata alla gestione della prefettura illiriciana, nel 377-378, anno in cui probabilmente M. Th. la governò, era dunque sotto la giurisdizione del praefectus praetorio Illyrici, Iulius Ausonius 4, padre del poeta Decimus Magnus Ausonius.
Il buon governo durante quell’anno in Macedonia e i conseguenti rapporti favorevoli che M. Th. stabilì con le personalità della gens Ausonia gli permisero di ricoprire meno di un quinquennio dopo la prefettura delle province galliche, nel 382. L’avanzamento di carriera è magnificato da Claudianus attraverso l’immagine epica del timoniere che conduce la nave in porto, nella quale il governatore rappresenta il timoniere e il vascello l’Impero (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, vv. 42-50: Ac velut expertus lentandis navita tonsis / praeficitur lateri custos; hinc ardua prorae […] imperium cunctaque dedit tellure regendos / rectores)5.
All’apice della carriera, prima che gli fosse riconosciuto il consolato, M. Th. divenne praefectus praetorio Illyrici, Italiae et Africae, carica che ricoprì nel biennio 397-3996, in un periodo di gravi difficoltà politiche, mentre il generale Stilicho 7 si trovò ad affrontare la rivolta gildonica e fu decretato hostis publicus dalla corte costantinopolitana.
L’esercizio della prefettura italica di M. Th. è documentato soprattutto dalle numerose disposizioni legislative che lo indicarono in quanto detentore di quella carica e quindi destinatario esecutore delle normative imperiali8; in una di esse riferentesi all’anno 399 fu ricordata anche la dignità consolare di Th.: Idem Augusti Theodoro p(raefecto) p(raetorio). […] Datata VIII Kalendae Novembris Med(iolano) Theodoro v(iro) c(larissimo) cons(ule) (CTh. VI, 27,12).
1 PLRE I, s.v. Sex. Claudius Petronius Probus, pp. 736-740.
2 Cfr. Matthews, Western Aristocracies, 74 associò l’operato forense di Manlius Theodorus alla prefettura gallica, ma non fu sostenuto successivamente dagli altri studiosi. G. De Bonfils, C. Th. 12.1.157-158 e il prefetto Flavio Mallio Teodoro. Appunti per un corso di lezioni, Bari 1994, 65, n. 50 e tutti i contributi successivi, fondati sui dati forniti dalle fonti legislative, sostennero invece che egli esercitò all’interno della prefettura italica.
3 Cfr. A. Chastagnol, Les gouverneurs de Byzacène et de Tripolitaine, AntAfr, 1 (1967), 122 s. che sostenne validamente la tesi che Manlius Theodorus governò la Byzacena.
4 PLRE I, s.v. Iulius Ausonius 5, p. 139.
5 Prima del 382 e prima del conseguimento della dignità della prefettura, Manlius Theodorus rientrò peraltro a corte, dove esercitò l’incarico di magister memoriae, ossia il più elevato incarico burocratico (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, vv. 33-6: Sed non ulterius te praebuit urbibus aula / Maluit esse suum; terris edicta daturus, / Supplicibus responsa venis. Oracula regis / Eloquio crevere tuo […]) e, a seguire, ricoprì il ruolo di massima dignità con funzione fiscale, ovvero quello di comes rei privatae, come risulta attestato da una normativa del Codex Theodosianus: Imperatori Gr(ati)anus, Val(entini)anus et Theod(osius) Augusti ad Theodorum c(omitem) r(erum) p(rivatarum) […] (CTh. XI, 16,12). Non tutti gli studiosi concordarono su quest’attribuzione, giacché il panegirico sembrò alludere alla carica di comes sacrarum largitionum (Claud. Pan. dicto Manlio Theodoro, vv. 38 s.: hinc sacrae mandantur opes orbisque tributa / possessi, quidquid fluviis evolvitur auri, […]). S. Mazzarino, La prefettura del pretorio sotto il governo di Stilicone, Atene e Roma, 40 (1938), 10 s.; ripreso anche da S. Roda, Simmaco nel gioco politico del suo tempo, SDHI, 39 (1973), 67 s. ipotizzarono che Manlius Theodorus ricoprì un incarico con doppia valenza, di agens vices comes rei privatae e comes sacrarum largitionum. I contributi più recenti tuttavia hanno rifiutato tale ipotesi e hanno decisamente optato per la dignità espressa nella legislazione, quindi quella di comes rei privatae – cfr. Matthews, Western Aristocracies, 74; Delmaire, Les Responsables des finances impériales, 78-84; De Bonfils, C. Th. 12.1.157-158, 65 s.
6 L’assunzione della dignità anche nell’anno 408-409 non è dimostrabile, più probabilmente fu conferita in quegli anni al figlio di Manlius Theodorus, il Theodorus già nominato – cfr. J.-R. Palanque, Essai sur la préfecture du prétoire du bas-empire, Parigi 1933, 79; Roda, Simmaco nel gioco politico, 104.
7 PLRE I, s.v. Flavius Stilicho, pp. 853-8.
8 CTh. VII, 13,13; XI, 16,12,21,22, 30,58; XII, 1,157,158; XIV, 3,20, XV,4 19,1 (in questa sono citati direttamente i nomi degli Augusti – Imperatori Arcad(ius) et Honor(ius) Augusti Theodoro p(raefecto) p(raetorio)); XV, 1,37.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Arcadius (Imp. Aug.) | CTh. XV, I,37; |
Chrysippus | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 90; |
Cleanthes | Id., v. 89; |
Democritus | Id., v. 90; |
Εὐτρόπιος | Socr. VI 5,7; Ioh. Ant. frg. 283; |
Flavianus | Symm. epp. V, 6; |
Gratianus (Imp. Aug.) | CTh. XI, XVI,12; |
Honorius (Imp. Aug.) | Id. XV, I,37; |
Lampadius | Symm. epp. V, 16; |
Manlia Daedalia (Dedalia) | CIL V/2, 686 (CIL VI, 6211); |
Flavius Manlius/Mallius Theodorus, Mallius Theodorus, Flavius Theodorus, Theodorus, Θεόδωρος (cons.) | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; Symm. epp. V 4-16, VI 52; Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, carm. 21; Aug. de beata vita 1,1.4.5, retract. I,2, de ord. 1,11,31, conf. VII,IX,13, de civ. Dei XVIII, 54; Socr. VI 5,7; Ioh. Ant. frg. 283; Beda metr. I XXI; CTh. VI, XXVII,12; VII, XIII,13; XI, XVI,12,21,22, XXX,58; XII, I,157,158; XIV, III,20, XV,4 XIX,1; XV, I,37; CIL V/2, 686, VI, 1715, VI, 8405, IX, 1363; ILCV II 2956, 4337B; |
Nicomachus | Symm. epp. VI, 52; |
Pharius | Claud. carm. 21; |
Philippus | Id. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 31; |
Plato | Aug. de beata vita 1,4; |
Porus | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 32; |
Pythagoras | Id., v. 91; |
Socraticus (ordo) (<Socrates) | Id., v. 87; |
Symmachus | Symm. epp. V 4-16, VI 52; |
Theodorus (filius Fl. Manlii Theodori) | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; |
Theodosius (Imp. Aug.) | CTh. XI, XVI,12; |
Valentinianus (Imp. Aug.) | Ivi. |
Index rerum sacrarum
caelum | CIL V/2, 686; |
Christus | CIL V/2, 686 (CIL VI, 6211); |
Deus | Aug. de beata vita 1,4; CIL V/2, 686; |
ἁμαρτάς | Ioh. Ant. frg. 283; |
martyr | CIL V/2, 686; |
divinum mysterium | Aug. de beata vita 1,4; |
oraculum | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 35; |
pax | ILCV II 4337B; ICUR I 477, 479; CIL VI, 8405; |
responsum | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 35; |
sacerdos | Aug. de beata vita 1,4; |
sacra | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 38, carm. 21; |
sepulchrum | CIL V/2, 686; |
virgo sacrata | Ivi. |
Index geographicus
Athenae | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 94; |
Graius (<Graecia) | Id., v. 84; |
Italae (<Italia) (gentes) | Id. carm. 21; |
Latium | Id., Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 94; |
Libya | Id., v. 24; |
Liguri (<Liguria) | Id., v. 124; |
Macetum (tellus) (<Macedonia) | Id., v. 28; |
Mediolanum, Mediolanensis | Symm. ep. VI, 52; CTh. VI, XXVII,12; VII, XIII,13; XI, XVI,12,21,22, XXX,58; XII, I,157,158; XIV, III,20, XV,4 XIX,1; XV, I,37; |
Pella | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 28; |
Romanus (<Roma) | Id., v. 84. |
Index rerum notabilium
Academia | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 94; |
adminiculum | Symm ep. V, 16; |
adventus | Id. ep. VI, 52; |
amicitia | Id. epp. V, 4,5; |
anima | Aug. de beata vita 1,4; |
arbitrium | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 31; |
ars | Id., v. 84; |
astrum | CIL V/2, 686; |
auctoritas | Aug. de beata vita 1,4; |
aula | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 33; |
auris | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 39; |
baiulus | Symm ep. V, 7; |
carmen | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; |
castrum forense | Symm ep. V, 16; |
κατάλογος | Socr. VI 5,7; Ioh. Ant. frg. 283; |
causidicina | Symm ep. V, 16; |
κεφαλή | Socr. VI 5,7; |
comes rei privatae | CTh. XI, XVI,12; |
consul, consulatus | Symm. epp. V, 5,6,10; Aug. de civ. Dei XVIII, 54; CIL VI, 1715, X, 4493, IX, 1363; ICUR I 471, 475-7, 479-483; ILCV II 2956, 4337B; |
consortium | Symm. ep. V, 5 |
consultum | Id. ep. V, 16; |
corpus | Aug. de beata vita 1,4; |
custos | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 42; |
desiderium provinciale | Symm ep. V, 16; |
δίκη | Ioh. Ant. frg. 283; |
dies | Claud. carm. 21; |
diligentia | Symm. epp. V, 10; |
dominus, princeps, βασιλεύς | Symm ep. V, 16, VI, 52; Socr. VI 5,7; |
egens | CIL V/2, 686; |
eloquentia, eloquium | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 33; Symm ep. V, 16; Aug. de ord. 1,11,31; |
exemplum | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 336; |
famulus | Id., v. 29; |
fasces coepti | Id., v. 337; |
festum | Symm. epp. V, 5; |
filius | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; Symm. epp. V 6, VI 52; Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 336; |
flos | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 84; |
forum | Id., v. 21; |
frater, germanus | Symm ep. V, 16; CIL V/2, 686; |
gaudium | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 30; |
gens | Id. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 30, carm. 21; |
genus | Aug. de ord. 1,11,31; CIL V/2, 686; |
germana | CIL V/2, 686; |
heres | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 337; CIL V/2, 686; |
homo | Aug. de ord. 1,11,31, conf. VII,IX, 13; |
ὕπατος | Socr. VI 5,7; Ioh. Ant. frg. 283; |
imperium | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 50; |
ingenium | Aug. de ord. 1,11,31; |
iter | CIL V/2, 686; |
ius | Aug. de ord. 1,11,31; Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 24; |
lector | CIL V/2, 686; |
legatio | Symm ep. VI, 52; |
liber (platonicus) | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; Aug. de beata vita 1,4, retract. I,2, conf. VII,IX, 13; |
lingua (graeca, latina) | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 21; Aug. conf. VII,IX, 13; |
litterae | Aug. de ord. 1,11,31; Symm ep. V, 12; |
locus | Beda metr. I XXI; |
magister | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 93; |
mater | CIL V/2, 686; |
medicina | Symm ep. V, 12; |
membrum | CIL V/2, 686; |
mens | Aug. de ord. 1,11,31; |
metrum
<anapaestus, dactylus, iambicus tetrametrus, tribrachys |
Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; Beda metr. I XXI; |
modulatio | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; |
moenia | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, vv. 29, 124; |
mos | Symm ep. V, 4,16; |
munus | Aug. de ord. 1,11,31; |
nepos | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 336; |
nox | Id. carm. 21; |
ὄνομα | Socr. VI 5,7; |
opes | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 38; |
opulentia | Id., v. 21; |
opus | CIL V/2, 686; |
oratiuncula | Symm ep. V, 12; |
pater | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 336; |
pectus | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 91; CIL V/2, 686; |
petitio | Symm ep. VI, 52; |
philosophia | Aug. de beata vita 1,5; |
portus | Ivi; |
praefectus praetorio | Symm ep. V, 16; CTh. VI, XXVII,12; VII, XIII,13; XI, XVI,12,21,22, XXX,58; XII, I,157,158; XIV, III,20, XV,4 XIX,1; XV, I,37; |
pretium | CIL V/2, 686; |
primitiae | Symm ep. V, 8; |
profanum | Claud. carm. 21; |
prora | Id. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 50; |
πταῖσμα | Socr. VI 5,7; |
ratio metrica | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; |
rector | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 50; |
reus | Id., v. 21; |
rex, regia | Id., vv. 32,35; |
senatus | Symm. ep. VI, 52; |
sententia | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; |
sermo | Symm. ep. V, 9; Aug. de beata vita 1,4; |
spes | Symm. ep. V, 16; |
somnus | Claud. carm. 21; |
suavitas | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; |
tellus, terra | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, vv. 28,34,50; |
typhus | Aug. conf. VII,IX, 13; |
verbum | Mall. Theod. Liber de metris. Praef.; |
veritas | Symm. epp. V, 5; |
vetustas | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 91; |
via | Symm ep. V, 16; |
victrix | Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 21; |
vir, vir inlustris, vir clarissimus, vir christianus | Symm. ep. VI 52; Claud. Pan. dict. Manlio Theodoro, v. 92; Aug. retract. I,2, de ord. 1,11,31; Socr. VI 5,7; CTh. VI, XXVII,12; CIL V/2, 686, VI, 1715, VI, 8405, IX, 1363; ILCV II 2956, 4337B. |
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