Il suddetto territorio fin dall’antichità fu abitato da diverse popolazioni indoeuropee, Sciti, Gepidi, Geti, tutti identificati nel grande gruppo di gentes geto-daciche; nel secolo I, durante l’impero di Domiziano (81-96), scoppiò un conflitto con i Romani per il governo dell’area, alimentato ulteriormente dall’invasione dacica della limitare Moesia, in cui morì Oppius Sabinus1, un governatore romano. I Romani reagirono e respinsero i Geto-Daci entro i confini, da questo momento prese comunque avvio un quindicennio di continue battaglie tra le due parti contendenti, fino a quando, nel 105, l’imperatore Traiano (98-117) non dichiarò l’inizio di un’effettiva campagna di conquista della Dacia. Le ultime forme di resistenza locale si arresero nel corso dell’anno seguente e infine fu istituita la provincia romana di Dacia (Dio Cass. LXVII-LXVIII 14)2.
Tuttavia le milizie romane non conquistarono mai l’intero territorio abitato dai Geto-Daci, la parte estrema settentrionale, corrispondente agli attuali distretti rumeni di Maramures, Crisana e il nord della Moldavia, rimasero popolate dai cosiddetti Daci liberi.
Si stabilì che la Dacia fosse una provincia imperiale ovvero che fosse subordinata al controllo dell’imperatore attraverso un governatore di rango senatorio (legatus Augusti pro praetore), dove furono quindi stazionate due o tre legioni3 e numerose truppe ausiliarie.
L’imperatore conquistatore lasciò traccia anche nella toponomastica, giacché come capitale della provincia fu scelta la città denominata Ulpia Traiana (od. Sarmizegetusa, in Romania), fondata nel 108/110.
Alla morte di Traiano tuttavia emerse in modo evidente l’instabilità della condizione politica in Dacia, vi fu un’immediata insurrezione della popolazione autoctona, supportata dai Daci liberi e dai Sarmati Iazygi e Roxolani, tutte gentes confinanti.
All’aggravarsi della situazione intervenne direttamente l’imperatore Adriano (117-138), che, dopo aver predisposto le prime misure d’emergenza, lasciò nella provincia il generale Quintus Marcius Turbo4, che sedò la rivolta e, nel 118/119, guidò la riorganizzazione del territorio fino alla suddivisione della provincia in due parti: la Dacia Inferior e la Dacia Superior.
Nella Dacia Superior risiedette il governatore di rango pretorio, in considerazione del minor numero di milizie presenti, ovvero una sola legione con truppe ausiliarie; questo legato imperiale, al contempo comandante della Legio XIII Gemina, ebbe la propria residenza nella colonia di Apulum (od. Alba Iulia, in Romania), coadiuvato nell’amministrazione della provincia da un procuratore con compiti di controllo finanziario, residente a Ulpia Traiana.
La Dacia Inferior, presidiata invece soltanto da milizie ausiliarie, venne controllata da un procuratore di ordine equestre, con sede a Drobeta.
Pochi anni dopo si assistette a una nuova riorganizzazione territoriale, nel 124, al fine di rafforzare le difese della parte più a nord del territorio, l’estremo lembo settentrionale della provincia di Dacia Superior andò a costituire la neonata provincia di Dacia Porolissensis, dal nome della città più prossima al confine con le popolazioni libere dell’interno balcanico: Porolissum. La capitale di questa sezione di nuova istituzione fu Napoca (od. Cluj-Napoca, in Romania).
Del resto, Adriano in Dacia, come negli altri territori orientali, instaurò una politica di consolidamento delle frontiere, in particolare quelle dell’area nord-ovest; oltre a una continua azione di romanizzazione della popolazione autoctona. In coerenza con la volontà di integrazione fu proprio nel periodo adrianeo che alla denominazione di Ulpia Traiana si aggiunse la specificazione di Sarmizegetusa, divenendo così il toponimo completo Ulpia Traiana Sarmizegetusa, e furono elevati al rango di municipio i siti di Drobeta e Napoca.
Seguì un periodo di pace e prosperità che fu però presto interrotto dai conflitti scoppiati tra i Romani e la popolazione germanica dei Marcomanni lungo le frontiere dell’alto e medio Danubio, nell’anno 166; i Marcomanni attaccarono anche la Dacia e devastarono il campo fortificato di Porolissum. Sarmizegetusa fu assediata e le popolazioni locali approfittarono per ribellarsi contro il governo romano; l’imperatore Marco Aurelio (161-180) fu costretto a intervenire con la forza e decise che nel territorio si insediasse stabilmente la Legio V Macedonica, acquartierata nel 167/168 a Potaissa (od. Turda, in Romania).
Nel 168, la gravità della situazione richiese un’ulteriore riorganizzazione amministrativa del territorio: la Dacia Inferior fu unita alla Dacia Superior sotto la denominazione di Dacia Apulensis, quest’ultima provincia l’anno seguente fu a sua volta privata della sua parte meridionale, denominata Dacia Malvensis5. Le tre province così costituitesi furono sottoposte all’autorità di un governatore di ordine senatorio, di estrazione consolare (consularis Daciarum trium6), capitale unica divenne Ulpia Traiana Sarmizegetusa, alla quale fu riconosciuto dall’imperatore Alessandro Severo (222-235) il rango di metropoli.
Se già Settimio Severo (193-211) dedicò molte attenzioni al decoro della provincia ed elevò numerosi luoghi allo statuto di civitates, l’impero di Alessandro Severo fu un periodo di massima valorizzazione politico-amministrativa della provincia, giacché fu creata un’assemblea rappresentativa di tutti i cittadini della tripartizione (concilium Daciarum trium), entro cui si poterono discutere le principali problematiche giuridiche e finanziarie e formulare le modalità di omaggio all’autorità imperiale. Nel 246 le tres Daciae acquisirono anche il diritto di coniare monete in bronzo.
Durante il governo dell’imperatore Gallieno (253-268) tuttavia la situazione complessiva si aggravò, in particolare per quanto concerne la condizione economica; poco dopo le incursioni balcaniche delle popolazioni germaniche accrebbero la criticità e l’imperatore Aureliano (270-275), negli anni 271/272, si vide costretto a ritirare l’esercito dalle province daciche, altrettanto avvenne per l’amministrazione romana, tutti i funzionari abbandonarono il territorio. Negli stessi anni probabilmente l’imperatore definì comunque che sulla riva meridionale del Danubio, in una porzione di terra interposta tra le province di Moesia I e Moesia II, fosse istituita la provincia della Dacia Ripensis, con principali centri urbani le città di Ratiaria (od. Arčer, in Bulgaria) e Oescus (Prisc. Pan. frg. 1). Si può ritenere verosimile che in breve intervallo di tempo fu creata ancora più a sud anche la provincia di Dacia Mediterranea, con capitale Serdica (od. Sofia, in Bulgaria), come attestato nelle fonti storiografiche tardo antiche (Eutr. IX 15,1; Iord. Rom. 2177).
Dopo la riforma amministrativa di epoca dioclezianea, agli inizi del secolo IV, la dioecesis Moesiarum venne divisa in due diocesi: una con fulcro nella provincia di Macedonia e l’altra per il governo della Dacia. La dioecesis Daciarum incluse al suo interno cinque province: Dacia Ripensis e Mediterranea, Moesia prima, Dardania e Praevalitana (Not. dign. orient. III 14-19)8.
Soprattutto la Dacia Ripensis si sviluppò notevolmente nel secolo IV, peraltro molti furono gli interventi di fortificazione dell’intera provincia. Il controllo politico-amministrativo fu affidato a un governatore, mentre gli affari finanziarî divennero di competenza prima di un rationalis dioeceseos in epoca dioclezianea, poi di un comes sacrarum largitionum.
La Legio XIII Gemina e la maggior parte delle truppe navali danubiane stazionarono in Ratiaria, nella Dacia Ripensis; le difese militari furono rafforzate, ciò nonostante alcune incursioni di popolazioni unne alla metà del secolo V provocarono una decrescita, l’effettiva reazione si ebbe soltanto un secolo dopo con una nuova fase di fortificazioni voluta dall’imperatore Giustiniano I (527-565).
Ratiaria fu anche un’importante sede episcopale nei secoli IV/V, in essa visse e operò Palladius, uno dei maggiori propugnatori dell’arianesimo.
Simultaneamente Serdica, nella Dacia Mediterranea, fiorì per tutto il secolo IV, fino agli inizi del secolo successivo; fu dotata di zecca e in essa soggiornò più volte l’imperatore Costantino I (311-337)9, come comprovato dai numerosi decreti emanati nella città. Nonostante subisse consistenti danni dopo il transito degli Unni a metà del secolo V, fu prontamente ricostruita e ancora nel secolo VI l’attività di riqualificazione edilizia si mostrò particolarmente vivace (Proc. Aed. IV 4).
1 PIR² V O 122, pp. 453 s.
2 Prima e tangibile fonte della conquista traianea della provincia di Dacia è il fregio a spirale realizzato sulla Colonna Traiana, agli inizi dell’odierna via dei Fori Imperiali in Roma, che raccontò proprio le fasi salienti della campagna di Traiano contro i Daci.
3 Sicuramente la Legio XIII Gemina, la Legio IV Flavia Felix e probabilmente la Legio I Adiutrix.
4 PIR² V M 249, pp. 188-190.
5 Le nuove denominazioni derivarono dai centri urbani principali delle stesse, ovvero Apulum e Romula Malva.
6 Nella prosopografia si ritrovano due esempi di governatori delle Tres Daciae, rispettivamente nella seconda metà del secolo II e nella prima metà del secolo III: Lucius Vespronius Candidus Sallustius Sabinianus e Decimus Simonius Proculus Iulianus.
7 Per l’importanza rivestita dalla provincia di Dacia Mediterranea in particolare nella tarda antichità e per quanto concerne la società ecclesiastica, con riflessi correlati a Serdica e al concilio ecclesiastico ivi tenutosi nel 343 (evidenti anche in questa prosopografia), si riporta l’intera citazione in Iord. Rom. 217: Aurelianus imperator evocatus exinde legionibus in Mysia conlocavit ibique aliquam partem Daciam mediterraneam Daciamque ripensem constituit. Eutropius precisò più che altro la destinazione della popolazione dacica inizialmente, nella neonata Dacia Ripensis, Eutr. IX 15,1: […] abductosque Romanos ex urbibus et agris Daciae in media Moesia collocavit.
8 I centri urbani principali delle cinque province furono rispettivamente: Ratiaria, Serdica, Viminacium, Scupi, Skodra.
9 Peraltro l’imperatore Costantino I nacque nella seconda città più importante per la Dacia Mediterranea tardo antica: Naissus (od. Niš, in Serbia).