Il lapicida non parve essere un buon conoscitore della lingua greca, poiché nel testo dell’iscrizione incise sempre la lettera “Δ” in sostituzione dell’“Α” tranne in un solo caso a chiusura del rigo terzo, vi furono diversi emendamenti degli studiosi nel corso degli anni, fino a fornire la trascrizione seguente: Βαλερία Σω[φρο]|σύνη καὶ Ἐμιλ[ιά]|νη Βαλερία | Ἐλιανῷ τῷ | πατρὶ μνήμη | ‹χ› άριτος (IG XIV, 2303)2.
Le figlie Valeria Sophrosyne e Valeria Aemiliana dedicarono l’epigrafe funeraria in ricordo del padre Aelianus, null’altro è possibile dedurre dalla breve memoria, soltanto la diffusione dei nomi delle due donne potrebbe forse offrire qualche ulteriore elemento.
1 Cfr. L. Cracco Ruggini, Ebrei e orientali. Op. cit. La studiosa mostrò tuttavia perplessità sull’onomastica delle persone menzionate nell’iscrizione, fidandosi della lettura del Kaibel riportò infatti i seguenti nominativi: Βαλέριος Ἐλιανός, Βαλερία Σωφροσύνη e Ἐμιλιανή, il primo sarebbe stato il padre defunto, ricordato dalle due figlie.
2 Testo corretto secondo la lettura di G. Migliorati (EDR091259), secondo il quale cambia l’onomastica: Ἐλιανός, Βαλερία Σωφροσύνη e Βαλερία Ἐμιλιανή.
In età imperiale e primo periodo tardo antico l’onomastica femminile era in genere costituita da due elementi: nome gentilizio e cognomen, il primo derivato dal padre al femminile e il secondo identico al padre oppure un derivato.
Il gentilizio nel caso dell’epigrafe considerata (IG XIV, 2303) è Valeria, le due donne appartennero alla gens dei Valerii, che dal tardo secolo III in poi era diffusa in tutto l’Impero, anche a séguito della rilevanza acquisita da illustri membri della famiglia, che nel ruolo di funzionari operarono entro l’intero territorio imperiale.
Il lapicida dell’iscrizione riguardante la famiglia quasi certamente fu occidentale, con scarsissima conoscenza della lingua greca, visti i grossolani errori compiuti nella scrittura del testo epigrafico; anche soltanto il fatto che avesse comunque scelto di utilizzare come medium comunicativo l’idioma greco sostiene con quasi totale certezza l’origine greco-orientale dei membri della famiglia.
Il nomen Βαλερία sulla base di ricognizioni onomastico-epigrafiche risulterebbe attestato almeno in tre occorrenze, sempre nel territorio dell’antica Graecia (Thessalia, Macedonia, Thracia), e un’unica altra volta in Sicilia1.
Σωφροσύνη è un grecanico, di certo diffuso e attestato fino alla seconda metà del secolo IV2, nel complesso riscontrabile con certezza in almeno sei iscrizioni soltanto di età tardo imperiale, cinque delle quali trovate fra le isole dell’Aegaeum e l’Asia Minor, una in Sicilia3.
Nei casi di Ἐμιλιανή e del padre Ἐλιανός si devono considerare anche le frequenti forme varianti, Αἰμιλιανή e Αἰλιανός, nel primo caso si trova almeno un’attestazione in Thracia 4, Αἰλιανός risulta invece diffusissimo: tre attestazioni nel sud Italia, sei in area greca e ben sessantanove tra il territorio pontico e l’Asia Minor5.
1 Cfr. P.M. Fraser, E. Matthews, A Lexicon of Greek personal Names, vol. IIIB, IV, pp. 85/65.
2 Cfr. H. Solin, Die griechischen Personennamen in Rom, III, Berlino 2003, p. 1346.
3 Cfr. P.M. Fraser, E. Matthews, A Lexicon. Op. cit., vol. I, VA, pp. 428/422.
4 Id., vol. IV, p. 11.
5 Id., voll. IV,VA/B, pp. 11/12/13.
Index nominum – Index rerum notabilium
Index nominum
Ἐλιανός | IG XIV, 2303; |
Βαλερία Ἐμιλιανή | Ivi; |
Βαλερία Σωφροσύνη | Ivi. |
χάρις | IG XIV, 2303; |
μνήμη | Ivi; |
πατήρ | Ivi. |
Cracco Ruggini 1959 = Lellia Cracco Ruggini, Ebrei e Orientali nell’Italia Settentrionale fra il IV e il VI secolo d.C., Roma 1959, p. 257, n. 212.
Solin 2003 = Heikki Solin, Die griechischen Personennamen in Rom, III, Berlino-New York 2003, pp. 1346, 1445.