Libanius in esordio a questa lettera fece riferimento allo zio (ὁ θεῖος) senza nominarlo esplicitamente, ricollegandosi comunque a una missiva in cui alluse alla morte di Phasganius (Lib. ep. 96: […] ἡ τελευτὴ τοῦ θείου. Τέθνηκεν, ὦ θεοί, τέθνηκεν ὁ πάντα ἄριστος Φασγάνιος […]); risultò diretto invece nell’indicazione della condizione di coeredi (τῶν κληρονόμων ποιεῖ τιμᾶν…)4.
Altri legami di parentela si riescono a cogliere dalla lettura dell’epistolario di Libanius: S. fu figlio di Bassiana (Lib. ep. 1409), moglie del governatore Panolbius 5; benché non ci siano mai menzioni dirette dei due nominativi nella sua corrispondenza con il cugino, Libanius insistè specialmente nelle allusioni alla madre (Lib. ep. 365: […] νομίσας δὲ καὶ ἐμὲ πατέρα τινὰ τοῦ μαθητοῦ καὶ ταῦτα βούλεσθαι μὲν τὴν σὴν μητέρα, βούλεσθαι δὲ καὶ τὸν ἡμέτερον θεῖον [… ] 6).
In quest’altra lettera destinata a S., il retore lo implorò di intercedere presso la corte in favore del proprio allievo Honoratus ed enfatizzò la supplica ricordando che anche la madre di S. e il loro zio sarebbero stati favorevoli a ciò. S. fu anche fratello di Theodora, moglie di un noto funzionario della cancelleria imperiale orientale, Thalassius 7.
Tutti gli elementi parentali8 inducono a sostenere l’origine antiochena di S., oltre ai numerosi riferimenti inseriti nell’opera di Libanius sempre allusivi alla conoscenza e alla condivisione originaria dei medesimi spazi9; benché il sofista non menzioni mai direttamente il toponimo designante la comune patria nello scambio epistolare riguardante S. 10.
Quando l’imperatore Costanzo II morì, nel 361, S. fu destituito del suo incarico e rientrò in territorio orientale, prima a Constantinopolis, come è attestato sempre dalla corrispondenza libaniana, nello specifico destinata al potente filosofo di corte e funzionario, Themistius 11, cui S. consegnò una missiva del cugino (Lib. ep. 793: Θεμιστίῳ. Οὔτε Σπεκτάτον ὡς ἠδικηκότα με εἶδον, οὐδεν γὰρ ἂν περὶ σοῦ γράψαιμι τοιοῦτον […]), poi nella città natale, Antiochia, luogo da cui provenne l’ultima epistola in cui Libanius lo menzionò, a metà dell’anno 363 (Lib. ep. 140812).
1 Come contributo specificamente dedicato a questo si veda Sandwell, Libanius’ Social Networks, 129-143.
2 Spectatus fu uno dei contatti più influenti per Libanius, giacché ricoprì incarichi importanti a corte, come infatti sarà argomentato nella scheda, egli divenne tribunus et notarius e lavorò da subito, agli inizi del decennio tra il 350 e il 360, presso la corte dell’imperatore Costanzo II (337-361). Libanius per questo gli indirizzò molte lettere, avanzando innumerevoli richieste di favori per se stesso e per conoscenti, parenti e allievi – cfr. ancora Sandwell, Libanius’ Social Networks, 131.
3 PLRE I, s.v. Phasganius (?), p. 692; PW XIX/2, s.v. Phasganios, coll. 1884 s. (Ensslin). Per i rapporti Phasganius, Spectatus e Libanius si veda anche M. Cassia, Una città da ‘curare’: Antiochia nell’epistolario di Libanio, Historika, VI (2016), 252. A Phasganius fu peraltro indirizzata un’epistola di Libanius, scritta tra il 355 e il 356, in cui il sofista fece allusione alle buone notizie che Spectatus avrebbe recato, ovvero il ritorno di Libanius nella capitale, dopo il periodo d’insegnamento in Constantinopolis: Φασγανίῳ […] γράμμα οὐδὲν ἥκει μοι φοβερόν, Σπεκτάτος δὲ καὶ χρηστὸν ἐπαγγέλεται (Lib. ep. 454).
4 Alla morte di Phasganius i due cugini furono coeredi, entrambi immuni dai doveri curiali, Spectatus giacché funzionario imperiale e Libanius in quanto sofista di corte – cfr. Petit, Libanius et la vie municipale, 330.
5 PLRE I, s.v. Panolbius 1, p. 665; RE III/1, s.v. Bassiana 3, col. 105 (Seeck) – ancora viva nel 359-360, come dimostra un’ulteriore menzione in altra epistola di Libanius con destinatario Spectatus: […] καὶ παρὰ τὴν μητέρα τὴν σὴν εἴσεισιν οὐχ ἧττον ἢ σὺ θαρρούντως [… ] (Lib. ep. 116,1).
6 Tanto in Lib. ep. 365, quanto in Lib. ep. 358 il retore cercò di spronare Spectatus in un intervento a corte per facilitare la carriera del suo allievo Honoratus.
7 PLRE I, s.v. Theodora 2, p. 895; Id., s.v. Thalassius 1, p. 886. Libanius inviò una lettera anche a un altro Thalassius (PLRE I, s.v. Thalassius 2, p. 887), il figlio del Thalassius, cognato di Spectatus, e gli indicò come modello di comportamento a corte proprio l’atteggiamento di Spectatus, che peraltro molto criticò quando in altre occasioni il tribunus si rifiutò di intercedere in suo favore, non per nulla la missiva termina con un invito al giovane Thalassius a coltivare i propri interessi nella vita privata: Θαλασσίῳ. […] σὲ μέντοι καὶ οἱ σοὶ καὶ αὐτὸς αἰτιῶμαι, ὅτι δὴ τοῦ συνεῖναι καὶ τοῖς οἰκείοις καὶ τοῖς φίλοις πρότερον ἔθου δυνάμεώς τινος ἐλπίδα […]καὶ παράδειγμα ποιεῖσθαι τὸν Σπεκτάτου βίον (Lib. ep. 377,2). Cfr. anche Lib. ep. 1408.
8 Ampio stemma genealogico è riportato in Petit, Libanius et la vie municipale, 405.
9 Peraltro Spectatus, anche in quanto antiocheno, fu probabilmente coinvolto nel 358 in ambascerie partite dalla città siriaca verso i Persiani per la consegna di missive imperiali al re Sapore I, come accennò lo storico Ammianus Marcellinus che narrò riguardo a queste spedizioni e ricordò esattamente anche l’incarico di ogni delegato, fra cui Spectatus: Hanc legationem nullo impetrato remissam, – nec enim effrenatae regis cupiditati responderi amplius quicquam potuit – post paucissimos dies secutus est Prosper comes et Spectatus tribunus, et notarius itemque Eustathius, Musoniano suggerente philosophus […] (Amm. XVII 5,15). Si veda per un’analisi delle ambascerie anche H. Bouchery, Themistius in Libanius’Brieven, Anversa 1936, 76-78; A. Piganiol, L’Empire chrétien (325-395), Parigi 1972 (2^ed.), 111, n. 2; H.C. Teitler, Notarii and Exceptores: an inquiry into role and significance of shorthand writers in the imperial and ecclesiastical bureaucracy of the Roman Empire (from the early principate to c. 450 A.D.), Amsterdam 1985, 20, 35 s., 168.
10 In almeno cinque epistole Libanius nominò Spectatus per informazioni che quest’ultimo gli fornì mentre si trovavano entrambi in Antiochia, tutte scritte tra il 356 e gli inizi dell’anno 358. La prima ebbe come destinatario Aristaenetus, funzionario imperiale riluttante nell’assunzione delle cariche, immediatamente in apertura della missiva Libanius fece riferimento al cugino: Πρέποντά γε εἰς τὸν καλὸν Σπεκτάτον ᾄδεις, καὶ τοῖς γε εἰς ἐκεῖνον ἐπαίνοις τὸ γένος ἡμῶν ἴσθι κοσμῶν. τὴν τιμὴν δέ, ᾗ σε τιμᾷ βασιλεύς, σὺ μὲν ἐσίγησας, ὁ δὲ ἐμήνυσεν […] (Lib. ep. 562,1). In altra, di poco tempo successiva, destinata a Anatolius, altro influente personaggio con cui si relazionò, Libanius fece soltanto una rapidissima menzione di Spectatus, per comparare la loro lentezza nella replica alle sue lettere: Σπεκτάτος γὰρ ἦν, οὗ μεῖζον ἐμοὶ μὲν οὐδὲν ἢ σύ, σοὶ δὲ ἴσως οὐδέν (Lib. ep. 563,2). Infine in una missiva composta appunto agli inizi del 358, destinata a Iulianus, governatore della Bithynia, Libanius argomentò il desiderio di rimanere vicino a Spectatus, benché quest’ultimo fosse impegnato nella ricerca della gloria, anzi ne avrebbe elogiato lo zelo: πάντως δὲ οἶσθα περὶ ὧν ἐπέστειλας ἡμῖν, ὡς γεγένηται, ἃ γέγονεν, οὐ δι᾽ ἠμῶν, οὐ γὰρ ἀφαιρήσομαι Σπεκτάτον ὦν ἐσπούδασε τὴν δόξαν, ἐπῄνεσα μέντοι τὴν σπουδήν (Lib. ep. 588,3). Nell’inverno del 356 Spectatus transitò da Antiochia dopo aver negoziato la pace con i Persiani a Babilonia: Ἀρισταινέτῳ. […]Σπεκτάτος δὲ παρ᾽ἡμῶν ἀνέστη μὲν βραδέως, εὖ δὲ τὰ τῇδε θεὶς ἀνέστη καὶ μιμησάμενος τοῦ Νικίου τοῦ ἡμετέρου προγόνου τὸν τρόπον. Βαβυλῶνα γὰρ ἔξεστιν ὁρᾶν, εἰ καὶ μὴ πολέμῳ ληφθεῖσαν, ἀλλ᾽εἰρήνης γε ἀνεῳγμένην νόμῳ (Lib. ep. 513,2). Poco prima, nell’estate del 356, Libanius, scrivendo a Clematius, elogiò il cugino sempre per la conclusione della pace con i Persiani: Κληματίῳ. […] σεμνότερος δὲ ἥκει σοι τὸν πόλεμον καταλύσας καὶ καθίσας ἡμῖν ἐν τῷ θεάτρῳ τοὺς δεινοὺς ἐκείνους τοξότας […] (Lib. ep. 514,2).
11 PLRE I, s.v. Themistius 1, pp. 889-894.
12 Datata all’inverno tra gli anni 362 e 363 – cfr. Seeck, Die Briefe, 282.
Proprio durante l’inverno del suddetto anno4, Libanius richiese tre favori per comuni conoscenti attraverso un’epistola destinata al cugino, allora presso Costanzo II in Mediolanum, probabilmente già in qualità di suo segretario personale e stenografo (notarius 5): Σπεκτάτῳ. Τρία δεῖ γενέσθαι διὰ σοῦ, τὸ μὲν εἰς συγγενῆ, τὸ δὲ εἰς ῥήτορα, τὸ δὲ εἰς σοφιστήν (Lib. ep. 545,1).
Nel novembre dell’anno 355, S. fu raggiunto alla corte mediolanense da Clematius, agens in rebus noto a Libanius, inviato presso il cugino proprio per riferire degli avvenimenti sulla frontiera orientale persiana6, in considerazione anche della familiarità ormai acquisita da S. con l’imperatore: Σπεκτάτῳ. Κέντρον ἡμῖν ἐναπέθου κινοῦν εἰς τὸ μεμνῆσθαί σου τὸν τρόπον. ἐμοὶ δὲ καὶ Κληματίῳ δάκρυα κατὰ τῶν παρειῶν ἄχρι τῶν πυλῶν ἔρρει. […]δώσει δέ σοι πρὸς τὰς δεήσεις ὁδὸν ἡ τῶν πρέσβεων παρουσία, καὶ συλλήψῃ διὰ μὲν τούτους ἡμῖν, τούτοις δὲ διὰ τὴν πόλιν (Lib. ep. 449,1.2).
Libanius esordì dunque fornendo subito indirettamente coordinate geografiche: da un lato c’era il centro da cui Clematius si allontanò, Antiochia, dall’altro la direzione già percorsa da S., ovvero la corte a Mediolanum.
Clematius si mosse verso il notarius per sostenere le richieste degli ambasciatori antiocheni e di Libanius stesso, perché potesse rimanere a svolgere la propria attività di retore nella sua Antiochia; supplica che fu in effetti accolta secondo un’altra allusione rintracciabile in un’epistola composta sul finire di quello stesso anno, in cui Libanius ricordò che il proprio stipendio per quanto svolto in Constantinopolis non era ancora stato corrisposto, ma S. gli aveva comunicato che il proconsole della città avrebbe fatto pressioni perché fosse infine pagato in oro (Lib. ep. 454,2: Φασγανίῳ […] γράμμα οὐδὲν ἥκει μοι φοβερόν, Σπεκτάτος δὲ καὶ χρηστὸν ἐπαγγέλεται. ὁ δὲ μάργος ἐκεῖνος καὶ τὴν Μεγάλην φθείρων πόλιν ἥν τε ἐκαρπούμην ἐκ τῆς πόλεως τροφὴν εἰς ἑτέρους μετέθηκε γνώμῃ βασιλέως χρησάμενος καὶ χρυςὸν εἰσπράττει δή με πρὸς τὸν ἄρχοντα ἐπιστείλας).
A seguito della fama acquisita nel biennio 355-357 e per i positivi riscontri ottenuti dalle ambascerie specialmente sulla frontiera orientale, S. nel 358 fu nominato tribunus et notarius, una dignità che secondo gli studiosi fu attribuita per la prima volta proprio al cugino di Libanius, giacché non risultano precedenti attestazioni nelle fonti note7. La suddetta dicitura costituì un’unica dignitas, privilegio esclusivo di segretari appartenenti al consiglio imperiale e di ordine senatorio8.
Come già ricordato, S., insignito di questa dignità, fu coinvolto in ambascerie di rilievo sul fronte persiano a partire dall’anno 358 (Amm. XVII 5,15: Hanc legationem nullo impetrato remissam, – nec enim effrenatae regis cupiditati responderi amplius quicquam potuit – post paucissimos dies secutus est Prosper comes et Spectatus tribunus, et notarius itemque Eustathius, Musoniano suggerente philosophus […]), al rientro nella capitale orientale nell’inverno tra il 358 e il 359 fu omaggiato per il brillante risultato conseguito; tuttavia i rapporti con Libanius parvero incrinarsi in questo periodo, giacché, forse a seguito della fama riscossa, S. più volte ignorò il cugino, almeno ciò si può cogliere dalla missiva seguente: Σπεκτάτῳ. […] νῦν ἡμῖν ὁ Σπεκτάτος οὐ πόρρω βασιλέως, […] ὁ δὲ μόλις μέν, ἀναμιμνήσκεται δὲ σοφιστοῦ τινος οἰκείου, ᾧ λαμπρὰ μὲν ὑπισχνεῖται, πράττει δὲ οὐδὲ μικρὰ πείθων αὑτὸν […] (Lib. ep. 352,1,3).
La corrispondenza rimase fitta nel triennio tra il 358 e il 361, periodo di durata dell’incarico di tribunus et notarius di S., in molti casi il funzionario operò da Constantinopolis; Libanius mostrò tuttavia in plurime occasioni motivi di rimostranza per la trascuratezza del cugino9.
1 Cfr. Petit, Libanius et la vie municipale, 367, n. 7: Libanius fornì spesso un ritratto di Spectatus come uomo educato secondo i canoni classici della paideia, lo qualificò come ‘retore’ (Lib. ep. 333,1: Ἀνατολίῳ. Λαμπρὸς ἡμῖν ἀπὸ τῆς πρεσβείας ὁ σὲ δὴ μάλιστα Σπεκτάτος φιλῶν […] καὶ παρὰ τὴν τοῦδε γλῶτταν οὐκ ἐκρατήθημεν ἐν λόγοις Ἕλληνες ὑπὸ βαρβάρων), altrimenti fece il potente funzionario Anatolius, che lo ritenne e definì niente di più di un mero esecutore di ordini imperiali, definendolo anche un ‘profeta’, in senso ironico, in quanto abituato a predirre le cariche che altri avrebbero ricoperto soltanto sulla base di chiacchiere udite presso il palazzo imperiale: Ἀνατολίῳ […] ὁ δὲ καὶ μάντις [Σπεκτάτος]ἤδη γίνεται κατεχόμενος ὑπὸ σοῦ καὶ προλέγει ταῦτα […] (Lib. ep. 512,4). Si veda anche Lib. ep. 19,4: Ἔφης Σπεκτάτον μέγαν ὄντα τοῖς ἔργοις μικρὸν γεγενῆσθαι τοῖς παρ᾽ἡμῶν ἐπαίνοις‧ εἰ μὲν οὖν εὖ φρονῶν, ψεῦδος τὸ σόν‧ εἰ δὲ οὐδὲν εἰδὼς τῶν περὶ λόγους, τόλμησον εἰπεῖν καὶ πάντα ἐγὼ φαῦλος.
2 Sempre nell’anno 355, Libanius mandò una precedente epistola a Aristaenetus, che desiderava conoscere Spectatus: Ἀρισταινέτῳ. […] νῦν Σπεκτάτος Ἀρισταινέτῳ ξένος ἔσται (Lib. ep. 427,1) – ‘ora Spectatus diverrà ospite di Aristaenetus’.
3 Spectatus si recò a Roma nell’inverno del 356 per portare una missiva di Libanius a Olympius, medico e allievo di Libanius, cui il retore chiese consiglio per i propri malanni: καὶ κεῖμαι νῦν ὑπὸ τῶν νεφρῶν εἰς ἐλπίδα μίαν τὴν σὴν ἄφιξιν ὁρῶν (Lib. ep. 489,5); Ἔχω τὴν πατρίδα διὰ σέ, προσθήσω δ᾽ ἴσως ποτὲ τὸ ὅτι καὶ ὑγιαίνων ἔχω διὰ σέ […] (Lib. ep. 511,1) e vi ritornò nella primavera dell’anno successivo, di nuovo per una consegna di una lettera di Libanius per Mygdonius, un influente castrensis sacri palatii nella pars Orientis (PLRE I, s.v. Mygdonius, p. 614), di cui anche lo stesso Spectatus scrisse: Μυγδονίῳ. Ἴσον τι πεποίηκε Σπεκτάτος ὅτι με φιλεῖς ἐπιστείλας, ὥσπερ εἰ πρὸς ἐμὲ ἔλεγες (Lib. ep. 557,1).
4 Nello stesso periodo Libanius menzionò Spectatus in una lettera per il concittadino Florentius, magister officiorum nel 355 (PLRE I, s.v. Florentius 3, p. 363), esprimendo l’impegno di entrambi perché potesse mantenere il proprio incarico a corte: Φλωρεντίῳ […] εὐχόμενος δέ σε μένειν ἀγαθὸν καὶ τῷ καλῷ Σπεκτάτῳ συνεύχομαι (Lib. ep. 510,4).
5 DGRA, s.v. notarii, p. 807. Per l’uso dei termini exceptor e notarius come designazione rispettivamente di stenografi in ambito civile e di notarius come segretario personale e stenografo al servizio dell’imperatore a partire dal secolo IV si veda anche Teitler, Notarii and Exceptores, 52. Minima menzione riguardo alla carriera di notarius di Spectatus in Liebeschütz, Antioch: city and imperial administration, 177, n. 2. I notarii durante l’impero di Costanzo II furono peraltro impiegati sempre più per missioni segrete di polizia interna – cfr. Sz. Olszaniec, Prosopographical Studies ont he Court Elite in the Roman Empire (4th Century AD), J. Wełniak, M. Stachowska-Wełniak (trad. ingl.), Toruń 2013, 409.
6 Clematius e Spectatus si mossero insieme verso la penisola italica anche verso la fine dell’anno 356, come ricordato in Lib. ep. 505,2: ἀλλ’ ἐπίστειλόν τε καὶ τὸν Σπεκτάτον ἡγοῦ τάχιστα ὄψεσθαι. μεθ‘ οὗ βάδιζε, πρὸς θεῶν, εἰς Ἰταλίαν, ὡς σοί τε βελτίω τὰ πράγματα γένοιτο καὶ ἡμῖν ἐκ τῶν αὐτῶν.
7 Cfr. W. Kuhoff, Studien zur zivilen senatorischen Laufbahn im 4. Jahrhundert n. Chr. Ämter und Amtsinhaber in Clarissimat und Spektabilität, Francoforte-Berna 1983, 203, 207, 213, 417, n. 21 (lo studioso ricordò anche che nel 359 ottenne lo stesso titolo Discenes nella pars Orientis dell’Impero – PLRE I, s.v. Discenes, p. 262); Teitler, Notarii and Exceptores, 52.
8 Si veda Kuhoff, Studien, 203.
9 Lib. ep. 48,3: Φλωρεντίῳ […]ἃ καὶ Σπεκτάτος εἰδὼς ἔπειθέ σε πρὸς μὲν τὸν βασιλέα περὶ ἡμῶν εἰπεῖν ἐκεῖνα […]; in un movimento alternato di suppliche, lamentele e ringraziamenti, nella corrispondenza di Libanius si trovano altre due epistole databili al 359 spedite a Spectatus, in una prima lo ringraziò profusamente per l’onore che egli fece attribuire all’amico Priscianus (Lib. ep. 64) (PLRE I, s.v. Priscianus 1, p. 727), in un’altra di poco successiva lo biasimò per la reticenza che mostrò di fronte alla consegna di quattro lettere commendatizie da parte del decurione antiocheno Parthenius (Lib. ep. 74). I rimproveri di Libanius furono reiterati in una missiva che Miccalus, governatore antiocheno della Thracia (PLRE I, s.v. Miccalus, p. 602), portò a Spectatus in Constantinopolis agli inizi dell’anno 360: Σπεκτάτῳ. […] σὺ τοὐμὸν ἐν οὐδενὶ ποιούμενος (Lib. ep. 98,1). In altri momenti Spectatus si dimostrò comunque pronto ad accordare favori (cfr. Lib. epp. 235,525,538,573,630).
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Ἀνατόλιος | Lib. epp. 19, 133, 512, 563; |
Ἀρισταίνετος | Id. epp. 331, 427, 513, 562; |
Βασιλείδης | Id. ep. 1408; |
Κλημάτιος | Id. epp. 449,1, 505, 514; |
Eustathius | Amm. XVII 5,15; |
Γερόντιος | Lib. ep. 538; |
Ἰταλικιάνος | Id. ep. 630; |
Ἰουλιανός | Id. ep. 588; |
Μελέτιος | Id. ep. 235; |
Μυγδόνιος | Id. ep. 557; |
Musonianus | Amm. XVII 5,15; |
Μουσώνιος | Lib. ep. 558; |
Ὀλύμπιος | Id. ep. 511; |
Φασγάνιος | Id. ep. 454; |
Φλωρεντίος | Id. epp. 48, 510; |
Πρισκιανός | Id. ep. 74; |
Prosper | Amm. XVII 5,15; |
Σιλανός | Lib. ep. 573; |
Σπεκτάτος, Spectatus | Lib. epp. 19, 48, 64, 74, 98, 115, 116, 235, 331, 333, 352, 358, 365, 377, 427, 449, 454, 505, 510-514, 525, 538, 545, 557, 558, 562, 563, 573, 588, 630, 793, 1408; Amm. XVII 5,1; |
Θαλάσσιος | Lib. ep. 377; |
Θεμίστιος | Id. ep. 793. |
Index geographicus
Βαβυλών | Lib. ep. 513,2; |
Μεγάλη πόλις (=Constantinopolis) | Id. ep. 454,2; |
Ἕλλην (<Ἑλλάς) | Id. ep. 333,1; |
Ἰταλία | Id. ep. 505,2; |
Νικέας | Id. 513,2; |
Σοῦσα | Id. ep. 331. |
Index rerum notabilium
ἄφιξις | Lib. ep. 489,5; |
ἄρχων, ἀρχή | Id. ep. 115,2, 454,2; |
βάρβαρος | Id. ep. 333,1; |
βασιλεύς | Id. epp. 48,3, 352,1, 454,2, 562,1; |
βίος | Id. ep. 377,2; |
κένρον | Id. ep. 449,1; |
χρυσός | Id. ep. 454,2; |
κληρονόμος | Id. ep. 115,1; |
comes | Amm. XVII 5,15; |
κόσμος | Lib. ep. 562,1; |
cupiditas | Amm. XVII 5,15; |
δάκρυον | Lib. ep. 449,1; |
δόξα | Id. ep. 588,3; |
δύναμις | Id. ep. 331; |
εἰρήνη | Id. ep. 513,2; |
ἐλπίς | Id. epp. 377,2, 489,5; |
ἔπαινος | Id. epp. 19,4, 562,1; |
ἔργον | Id. ep. 19,4; |
γένος | Id. ep. 562,1; |
γλῶττα | Id. ep. 333,1; |
γνώμη | Id. ep. 454,2; |
γράμμα | Ivi; |
ὁδός | Lib. ep. 449,2; |
legatio | Amm. XVII 5,15; |
λόγος | Lib. epp. 19,4, 333,1; |
μαθητής | Id. ep. 365; |
μήτηρ | Id. epp. 116,1, 365; |
νεφρός | Id. ep. 489,5; |
νόμος | Id. ep. 513,2; |
notarius et tribunus | Amm. XVII 5,15; |
οἰκεῖος | Lib. epp. 352,3, 377,2; |
παράδειγμα | Id. ep. 377,2; |
πατήρ | Id. epp. 365, 511,1; |
φίλος | Id. epp. 333,1, 377,2; |
philosophus | Amm. XVII 5,15; |
πόλεμος | Lib. epp. 513,2, 514,2; |
πόλις | Id. epp. 449,2, 454,2; |
πράγμα | Id. ep. 505,2; |
πρεσβεία, πρέσβυς | Id. ep. 331, 333,1, 449,2; |
πρόγονος | Id. ep. 513,2; |
πύλη | Id. ep. 449,2; |
rex | Amm. XVII 5,15; |
ῥήτωρ | Lib. epp. 331, 545,1; |
σοφιστής | Id. epp. 352,3, 545,1; |
σπουδή | Id. ep. 588,3 |
σύλληψις | Id. ep. 449,2; |
συγγενῆ | Id. ep. 545,1; |
θεῖος | Id. epp. 115,1, 365; |
τιμή | Id. ep. 562,1; |
τοξότης | Id. ep. 514,2; |
τροφή | Id. ep. 454,2; |
τροπή | Id. epp. 449,1, 513,2; |
ξένος | Id. ep. 427,1. |
Cassia 2016 = Margherita Cassia, Una città da ‘curare’: Antiochia nell’epistolario di Libanio, Historika, VI (2016), 243-266.
Kuhoff 1983 = Wolfgang Kuhoff, Studien zur zivilen senatorischen Laufbahn im 4. Jahrhundert n. Chr. Ämter und Amtsinhaber in Clarissimat und Spektabilität, Francoforte-Berna 1983, 203, 207, 213, 417, n. 21.
Liebeschütz 1972 = John Hugo Wolfgang Gideon Liebeschütz, Antioch: city and imperial administration in the later Roman Empire, Oxford 1972, 177, n. 2.
Norman 1992 = Albert Francis Norman, Autobiography and selected letters, II, Cambridge 1992.
Olszaniec 2013 = Szymon Olszaniec, Prosopographical Studies ont he Court Elite in the Roman Empire (4th Century AD), J. Wełniak, M. Stachowska-Wełniak (trad. ingl., a c. di), Toruń 2013, 192, 288, 409.
Petit 1955 = Paul Petit, Libanius et la vie municipale à Antioche au IVᵉ siècle après Jésus-Christ, Parigi 1955, 178, 215, 330, 367.
Petit 1994 = Paul Petit, Les Fonctionnaires dans l’oeuvre de Libanius: analyse prosopographie, Parigi 1994, 233-6.
Piganiol 1972 = André Piganiol, L’Empire chrétien (325-395), Parigi 1972 (2^ed.), 111, n. 2.
Sandwell 2009 = Isabella Sandwell, Libanius᾽ Social Networks: Understanding the Social Structure of the later Roman empire, in Chr. Constantakopoulou, I. Malkin, K. Panagopoulou (eds), Greek and Roman Networks in the Mediterranean, Abingdon 2009, 129-143.
Seeck 1906 = Otto Seeck, Die Briefe des Libanius, Lipsia 1906, 281 s.
Teitler 1985 = Hans Carel Teitler, Notarii and Exceptores: an inquiry into role and significance of shorthand writers in the imperial and ecclesiastical bureaucracy of the Roman Empire (from the early principate to c. 450 A.D.), Amsterdam 1985, 20, 35 s., 51 s., 66, 118, 168, 186.