Certo raggiunse una fra le più alte cariche di corte, su cui ci si soffermerà, e probabilmente ciò spinse Libanius a interpellarlo per qualche intercessione in occasioni particolari.
In una delle tre missive non destinate a lui, ma nelle quali fu menzionato, Libanius fece allusione ai grandi benefici che P., in servizio presso la corte mediolanense, apportò agli antiocheni, verosimilmente in quanto Antiochia fu anche suo luogo di origine: οἶσθα γὰρ ὡς, ἡνίκα [Κλημάτιος] ἦν τῷ χρηστῷ Παλλαδίῳ συνεργός, πᾶν λυπηρὸν τοῖς ἐμοῖς πολίταις ἐκ τῆς τοῦδε γνώμης ἐκωλύετο […] (Lib. ep. 435,9).
Nella medesima epistola è menzionato anche Clematius, un altro funzionario nativo di Antiochia, al servizio di P. nel ruolo di agens in rebus 1; i rimandi intratestuali riguardanti concittadini nell’epistolario di Libanius sono molto frequenti e divengono significative ‘spie’ per l’individuazione delle provenienze dei funzionari citati2.
Lo stesso usus scribendi dell’oratore sembrò enfatizzare la concittadinanza, attraverso l’uso diretto di aggettivi o pronomi di prima persona (τοῖς ἐμοῖς πολίταις); è evidente anche in una missiva che Libanius fece consegnare a P. per mano di Antiochus, un ricco curiale di Antiochia in procinto di organizzare i Giochi Olimpici nella sua città, nell’inverno tra l’anno 355 e 3563, nella chiusa il mittente magnificò le doti da evergete di P. nei confronti della città, al punto da indicarlo come superiore ai mitici Achei che placarono il dio Apollo cantando e danzando, dopo essersi recati da Chryses, sacerdote del dio, per restituirgli la figlia: Παλλαδίῳ. […] τῷ πολίτῃ δὲ ἡμῶν Ἀντιόχῳ στέφανον φέροντι τοῦ ἀγῶνος ἐπώνυμον τῷ Διὶ πάντα γενοῦ νομίζων ἐν τούτῳ τήν τε πόλιν εὖ ποιεῖν καὶ τοῦ Διὸς τὴν φρένα τέρπειν μᾶλλον ἢ τῶν Ἑλλήνων οἱ περὶ Τροίαν μέλποντες τὸν Ἀπόλλω (Lib. ep. 440,4)4.
La descrizione che Libanius fornì di P. permette di dedurre il contesto di riferimento del concittadino: P. operò in veste di notarius 5.
1 Nell’epistola citata, inviata a Iovianus, notarius influente a corte, portata a Mediolanum dall’agens in rebus Clematius, troviamo menzione di un altro antiocheno, Datianus, che nel novembre del 355, mese di possibile datazione della missiva, si trovava nella residenza imperiale transpadana insieme a Iovianus e Palladius.
2 Cfr. I. Sandwell, Libanius᾽ Social Networks: Understanding the Social Structure of the later Roman empire, in Chr. Constantakopoulou, I. Malkin, K. Panagopoulou (eds), Greek and Roman Networks in the Mediterranean, Abingdon 2009, 129-143.
3 Cfr. P. Petit, Libanius et la vie municipale à Antioche au IVᵉ siècle après Jésus-Christ, Parigi 1955, 415 s. (‘Les Ambassades d’Antioche, n. II: L’Ambassade de 355’); J.H.W.G. Liebeschütz, Antioch: city and imperial administration in the later Roman Empire, Oxford 1972, 42, 137 (in particolare 266, n.3-a. 355: in un’appendice che l’autore dedica alle ambascerie è ricordata quest’occasione); P. Petit, Les Fonctionnaires dans l’oeuvre de Libanius. Analyse prosopographique, s.v. Antiochus II, Parigi 1994, 42.
4 La chiusa dell’epistola di Libanius consiste in una parafrasi dall’Ilias (Il. I, 474) – cfr. Bradbury, Selected Letters, 56, n. 12.
5 Cfr. Petit, Les Fonctionnaires, 186. Una prova della carriera di notarius di P. è stata individuata forse in almeno una menzione del funzionario nell’opera di Athanasius, vescovo di Alexandria (328-373). Specialmente nel testo conosciuto come Historia Arianorum, redatto nel 358, egli menzionò un Palladius notarius inviatogli in Alexandria dall’imperatore Costanzo II per esortarlo a mantenere il soglio episcopale, nonostante i seguaci dell’eresia ariana lo contrastassero: καὶ ἐντολὰς δὲ δι᾽ Ἀστερίου κόμητας καὶ Παλλαδίου νοταρίου ἔπεμψε […] (Athan. hist. arian. 51,4). Il vescovo in realtà si era già riferito a questo stesso contesto, in un’altra sua opera, l’Apologia ad Constantium scritta non più tardi dell’anno 356, quando l’imperatore Costanzo II smise di sostenerlo; Athanasius in essa riferì gli stessi nomi, mandati a lui come latori di una missiva imperiale, ma P. in questa circostanza è qualificato come magister officiorum, carica che probabilmente acquisì al culmine della carriera: Οἱ μὲν οὗν κομίσαντες τὴν τοιαύτην ἐπιστολήν εἰσι Παλλάδιος, ὁ γενόμενος τοῦ παλατίου μάγιστρος, καὶ Ἀστέριος ὁ γενόμενος δοὺξ Ἀρμενίας (Athan. apol. ad Const. 22).
Durante il proprio servizio presso la corte, P. fu destinatario delle uniche tre lettere che Libanius scrisse per lui, sulla base di quanto ci è stato tramandato; una prima consistente soltanto in una supplica del retore, che da sua prassi richiese scritti di aggiornamento riguardo all’operato del funzionario: γράμματά σου ποθοῦμεν, σύ δ᾽ ἡμῖν ἐπιστείλαις ὡς ἔρρωσαί τε καὶ τἄλλα πράττεις κατὰ νοῦν (Lib. ep. 418). Le altre due epistole sollevarono questioni molto diverse, se in un caso fu richiesto l’intervento di P. perché l’imperatore favorisse Antiochus nell’organizzazione dei Giochi Olimpici in Antiochia e consentisse la permanenza di Libanius nella città (Lib. ep. 440); nell’altra Libanius si fece portavoce di una lamentela di Clematius, preoccupato della lontananza mostrata da P., un distacco del quale l’oratore scrisse per apprenderne la causa e intervenire di conseguenza: Κλημάτιον ὡς εἶδον, ἥσθην τε καὶ οὐκ ἀπῆν ἀνία τῆς ἡδονῆς. ἡδὺ μὲν γὰρ τὸ φίλον ὁρᾶν, τὸ δὲ μὴ σοὶ συνεῖναι τὸν ἄνδρα λυπηρόν. Τοὺς γὰρ ταξιάρχους τῆς τῶν στρατηγῶν ἄξιον ἀπολαύειν τύχης. Εἰ μὲν οὖν οὗτος ἠδίκηκέ τι, φράσον, ὅπως αὐτὸν τιμωροίμεθα […] (Lib. ep. 450,1.2).
La già citata testimonianza di Ammianus (Amm. XXII 3,3) rappresenta anche un termine ante quem per datare l’esperienza di P. come funzionario imperiale, giacché quando lo storiografo scrisse in merito alla sua condanna di esilio in Britannia (in Brittannos exterminarunt)3 con l’accusa di aver tramato contro il cesare Gallo (351-354) si è già nell’anno 3614.
Lo storiografo antiocheno dedicò alcuni capitoli delle sue Res gestae all’ascesa al potere di Giuliano (361-363) e precisò che quest’ultimo, appresa la notizia della morte di Costanzo II nel 361, s’impadronì del massimo imperio senza incontrare ostacoli e condannò tutti coloro che lavorarono a fianco del predecessore nei suoi ultimi anni di governo, nei quali s’infittirono i complotti (Amm. XXII 2.3). Fra costoro vi fu anche P.
1 Cfr. Seeck, Die Briefe, 316-379.
2 Peraltro il ruolo di magister officiorum incise notevolmente nella vità municipale delle sedi imperiali, poiché svolse anche il delicato compito di ricevere le ambascerie e introdurre i legati all’imperatore; da ciò consegue, come si può immaginare, che il successo o meno di una legazione potè dipendere anche dall’abilità o disposizione del magister. Per la situazione ad esempio in Antiochia cfr. P. Petit, Libanius et la vie municipale, 172.
3 La Britannia come luogo usuale di esilio per coloro che si macchiarono di gravi delitti contro l’imperatore nella seconda metà del secolo IV sembra essere un motivo ricorrente nell’opera ammianea, cfr. Amm. XXVIII 3,4: Valentinus […] ob grave crimen actus in Britannias exsul.
4 In realtà almeno quattro epistole di Libanius fanno riferimento a Musonius e a Florentius (PLRE I, s.vv. Musonius 1/ Florentius 3, pp. 612 s./363) come nuovi magistri officiorum e sono databili al periodo intercorso tra il 356 e il 361 (Lib. epp. 61,64,510,558).
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Ἀντίοχος | Lib. ep. 440,4; |
Ἀστέριος | Athan. hist. arian. 51,4, apol. Const. 22; |
Κλημάτιος | Lib. epp. 435,8 450,1; |
Constantius | Amm. XXII 3,3; |
Gallus (Caes.) | Ivi; |
Παλλάδιος / Palladius | Lib. Epp. 418, 435, 440, 450; Athan. hist. arian. 51,4, apol. Const. 22; Amm. XXII 3,3. |
Index rerum sacrarum
Ἀπόλλων | Lib. ep. 440,4; |
Ζεύς | Ivi. |
Index geographicus
Ἀρμενία | Athan. apol. Const. 22; |
Brittanni (<Britannia) | Amm. XXII 3,3; |
Ἕλλην (<Ἑλλάς) | Lib. ep. 440,4; |
Τροία | Ivi. |
Index rerum notabilium
ἀγών | Lib. ep. 440,4; |
ἀνία | Id. ep. 450,1; |
ἀνήρ | Ivi; |
κόμης | Athan. hist. arian. 51,4; |
δούξ | Id. apol. Const. 22; |
ἐπιστολή | Ivi; |
ἐπώνυμος | Lib. ep. 440,4; |
γνώμη | Id. ep. 435,9; |
γράμμα | Id. ep. 418; |
ἡδονή | Id. ep. 450,1; |
μάγιστρος τοῦ παλατίου / magister officiorum | Athan. apol. Const. 22; Amm. XXII 3,3; |
νοταρίος | Athan. hist. arian. 51,4; |
νοῦς | Lib. ep. 418; |
φίλος | Id. ep. 450,1; |
πόλις, πολίτης | Id. ep. 435,9, 440,4; |
στέφανος | Id. ep. 440,4; |
στρατηγός | Id. ep. 450,2; |
συνεργός | Id. ep. 435,9; |
suspicio | Amm. XXII 3,3; |
ταξίαρχος | Lib. ep. 450,2; |
τύχη | Ivi. |
Kuhoff 1983 = Wolfgang Kuhoff, Studien zur zivilen senatorischen Laufbahn im 4. Jahrhundert n. Chr. Ämter und Amtsinhaber in Clarissimat und Spectabilität, Francoforte sul Meno 1983, 416.
Liebeschütz 1972 = John Hugo Wolfgang Gideon Liebeschütz, Antioch: city and imperial administration in the later Roman Empire, Oxford 1972, 42, 137, 266, 277.
Norman 1992 = Albert Francis Norman, Libanius. Autobiography and selected letters, II, Cambridge 1992.
Petit 1955 = Paul Petit, Libanius et la vie municipale à Antioche au IVᵉ siècle après Jésus-Christ, Parigi 1955, 415 s.
Petit 1994 = Paul Petit, Les Fonctionnaires dans l’oeuvre de Libanius: analyse prosopographie, Parigi 1994, 42, 186.
Sandwell 2009 = Isabella Sandwell, Libanius᾽ Social Networks: Understanding the Social Structure of the later Roman empire, in Chr. Constantakopoulou, I. Malkin, K. Panagopoulou (eds), Greek and Roman Networks in the Mediterranean, Abingdon 2009, 129-143.
Seeck 1906 = Otto Seeck, Die Briefe des Libanius, Lipsia 1906, 227 s., 316-379.
Teitler 1985 = Hans Carel Teitler, Notarii and Excerptores. An Inquiry into Role and Significance of Shorthand Writers in the Imperial and Ecclesiastical Bureaucracy of the Roman Empire (from the Early Principate to c. 450 A.D.), Amsterdam 1985, 155.