In un caso si trattò di un intellettuale, per contatti familiari legato alla corte imperiale, nell’altro di un medico; entrambi cristiani, il primo di un’origine greca non meglio determinabile, il secondo verosimilmente egiziano2.
In aderenza con l’obiettivo dell’indagine, preposto alla realizzazione di questa prosopografia, ci si sofferma ora soltanto sul primo fra i due: Dioscorus, in Graecia constitutum et Graeca inbutum primitus lingua (Aug. ep. 118, 10), ovvero con patria la Graecia e istruito fin dall’infanzia in lingua greca.
La prima testimonianza che riguarda questo Dioscorus, amico di Augustinus, fu una lettera che lui stesso inviò al vescovo probabilmente nei primi mesi dell’anno 410, dalla quale si ricavano diverse importanti informazioni biografiche. In apertura della missiva, dopo le iniziali formulazioni di saluto rispondenti al canone di brevitas, Dioscorus motivò la stesura e l’invio della lettera, menzionando anche una prima loro conoscenza comune: […] senex Alypius rogatus a me saepius pollicitus erat tecum respondere dialogorum pauculis interrogantiunculis […] (Aug. ep. 117).
L’anziano vescovo Alypius menzionato altri non fu se non l’amico d’infanzia del Padre della Chiesa, che divenne episcopus dell’antica cittadina africana di Thagaste 3 (394-430); egli seguì Augustinus fin dai primi studi nell’antica Carthago, poi nella penisola italica, prima a Roma, poi a Mediolanum e nel ritiro di campagna poco distante dalla città transpadana, nel territorio di Cassiciacum 4.
Nel rus Cassiciacum si riunirono persone care ad Augustinus, che presto costituirono una comunità di cristiani capace di instaurare saldi rapporti di corrispondenza e collaborazione, nonostante le distanze geografiche che nel prosieguo del tempo li separarono; tutti allora si dedicarono a riflessioni riguardanti anche la cultura filosofica antica.
La lettera di Dioscorus sopra riportata alluse infatti a quesiti in merito a dialogi (respondere dialogorum pauculis interrogantiunculis), con riferimento ai Dialogi ciceroniani nel suo caso, in genere indicando trattazioni filosofiche conformi allo stile delle opere platoniche. Augustinus riservò particolare interesse peraltro per la produzione ciceroniana e nei primi anni del secolo V godeva già di buona reputazione per la sua competenza straordinaria in merito a questioni attinenti l’opera di Cicero 5.
Nell’epistola Dioscorus proseguì sottolineando un’imminente sua partenza per un viaggio via mare, che lo costrinse a richiedere risposta ad Augustinus con una certa urgenza ([…] peto praestes navigaturo), diretto probabilmente verso la sua terra nativa, giacché alluse al suo desiderio di rivedere i genitori ([…] sic videam parentes meos […]).
Egli aggiunse anche che avrebbe potuto viaggiare agevolmente, con provviste e attraverso il servizio imperiale, grazie alla promozione del fratello Zenobius 6 a responsabile della cancelleria imperiale nella pars Occidentis: frater Zenobius magister memoriae factus est et misit nobis evectionem cum annonis (Aug. ep. 117).
Il commiato incluse indicazione della propria professione: papas plurimum dignationem tuam salutat; Dioscorus fu dunque un pedagogo.
La lunga lettera di risposta di Augustinus a Dioscorus trattò molti aspetti, benché il vescovo mostrasse disappunto per l’interesse riguardo a questioni che definì subito come intricate e quasi del tutto inutili; rispetto a Dioscorus aggiunse alcuni particolari biografici ed esistenziali che permettono di completare in minima parte la sommaria descrizione finora offerta: Si autem non ibi finis est harum actionum atque intentionis tuae, sed propter aliud aliquid indoctus et hebes non vis putari, quaero, quid illud sit? Si propterea, ne angustior tibi aditus ad adquirendas temporales divitias, uxorem impetrandam, honores capessendos et cetera […] (Aug. ep. 118, 6).
Il vescovo ponendo al destinatario un’interrogativa retorica si chiese se il motivo delle ricerche intellettuali di Dioscorus fosse vòlto all’acquisizione di ricchezze terrene, una moglie, cariche o altre vanità; da ciò è semplice desumere che Dioscorus non ne possedesse.
Continuando nella lettura della risposta di Augustinus si apprende forse comunque anche il motivo per il quale il pedagogo fosse ancora senza moglie e non avesse neppure percorso una particolare carriera: quantum dici non potest, vereri te, tam boni ingenii iuvenem […] (Aug. ep. 118, 9), si trattava ancora soltanto di un giovane ancorché brillante.
1 PLRE II, s.v. Dioscorus 2,3, p. 367.
2 Per il medico Dioscorus in corrispondenza con il vescovo Augustinus e identificato in modo suggestivo con un Dioscorus del quale fu rinvenuto uno splendido epitaffio bilingue (AÉ 1950, 88) in Mediolanum cfr. E. Ferrario, Una antica iscrizione scoperta a Milano nella Basilica degli Apostoli, “Epigraphica” 10 (1948) fasc. 1-4, pp. 62-67 (in particolare pp. 64-7).
3 PCBE I, s.v. Alypius, pp. 53-65.
4 Rus Cassiciacum, menzionato come territorio entro cui si estendeva la villa di Verecundus in Aug. Conf. IX 3,5 e dove insieme ad Augustinus si riunirono persone a lui care a costituire una comunità impegnata in preghiera, cure domestiche e del fondo, momenti di attività didattica e conversazioni di natura soprattutto filosofica, vòlte a comprendere il contenuto della fede religiosa. La località fu identificata variamente come sito nei dintorni dell’antica Mediolanum, inizialmente corrispondente all’odierna Casciago, paese in provincia di Varese, ma oggi con maggiore certezza associato invece a Cassago in Brianza – cfr. F. Meda, La controversia sul “Rus Cassiciacum”, in Miscellanea Agostiniana, II, pp. 49-59.
5 Cfr. M. Testard, Saint Augustin et Cicéron, I. Cicéron dans la formation et dans l’oeuvre de saint Augustin, Parigi 1958, pp. 202-4. Esplicito riferimento ai precisi dialogi sui quali Dioscorus chiese spiegazioni al vescovo si ritrova più volte nella risposta stessa di Augustinus: […] dialogorum Tullianorum quaestiunculas uni scholastico exponere? (Aug. ep. 118, 2), […] ut tibi exponant Ciceronem […] (118, 3), ecce ego te interrogo non de Ciceronis libris aliquid […] (118, 4), si in illis Ciceronis libris indoctum hebetemque putaverint […] (118, 8), […] quae Cicero in suis litteris non posuit? (118, 10), […] non opus est ei cognitione dialogorum Ciceronis et collectione emendicatarum discordantium sententiarum alienarum procurari auditores (118, 11), tantum illud adtende, quoniam Plato a Cicerone multis modis apertissime ostenditur in sapientia non humana sed plane divina […] semper se habente veritate constituisse […] (118, 20), […] tamquam Academicus Anaximeni Cicero obiecerit formam et pulchritudinem deum habere oportere quasi corpoream specie cogitans […] (118, 23), Cicero autem studio refellendi, negat infinito aliquid iungi potuisse […] (118, 24), […] quam vanitatem Cicero ita refellit, ut eo ipso neget aeternum deum eorum posse cogitari […] (118, 30), […] non recte cogitas, mi Dioscore, a quo nunc ista quaesieris […] nam de ceteris possem etiam decenter interrogari, si misi quisquam res ipsas non de libris Ciceronis sed per se ipsas tractandas dissolvendasque proferret; in illis autem res ipsae nunc nostrae professioni minus congruunt (118, 34).
6 PLRE II, s.v. Zenobius 1, p. 1196. Al magister memoriae Occidentis, fratello di Dioscorus, è dedicata apposita scheda prosopografica, poiché anch’egli partecipò agli incontri in Cassiciacum.
Tuttavia egli studiò a Roma, prima di trasferirsi a Carthago (Aug. ep. 118, 9: Quod non ita est – mihi crede – primum quia esse aliquos in illis terris, ubi inperitus minimeque acutus videri times, qui te de istis quaestionibus quicquam interrogent, omnino non video, quando quidem hic, quo ad ea discenda venisti, et Romae expertus es, quam neglegenter habeantur et ob hoc neque doceantur neque discantur; et in Africa usque adeo de his interrogatorem pateris neminem […] illi autem Carthaginienses rhetores si huic tuo studio defuerunt […]).
Durante il periodo che trascorse a Roma non sembra comunque impossibile che possa anche aver raggiunto Mediolanum 2, dove il fratello Zenobius trascorse invece molto tempo nell’ultimo quindicennio del secolo IV, sia per incarico ufficiale in quanto magister memoriae Occidentis (Aug. ep. 117) sia perché presente alle conversazioni in Cassiciacum (Aug. Retract. I, 3); a lui Augustinus dedicò l’opera intitolata De ordine 3.
La possibilità che Dioscorus conoscesse l’area Transpadana, anche per autopsia, si evince anche da un’allusione che Augustinus fece alla geografia strettamente locale nella sua risposta al giovane greco: non enim sic te prohibemus in incerto famae finem ponere, ut tamquam de Mincio in Eridanum emigres, quo te ipse fortasse Mincius etiam non emigrantem impingeret (Aug. ep. 118, 6).
Il vescovo si servì dei due corsi d’acqua, Mincius e Eridanus, per costruire un paragone su quanto un animo semplice potesse essere travolto e trascinato dalla caduca fama; è verosimile che Augustinus scegliesse termini di confronto ben noti al destinatario per risultare più efficace nella sua comunicazione.
1 PLRE I, s.v. Verecundus 2, p. 950.
2 L. Carrozzi, Opere di sant’Agostino. Le lettere, I, Roma 1969, p.1125, n. 1 nella prima nota a commento dell’epistola 117: Dioscorus quidam, natione Graecus, mittit ad Augustinum multas quaestiones ex Ciceronis libris, rogans ut mature ad eas respondeat sostenne che Dioscorus conobbe il vescovo a Mediolanum, frequentando le sue lezioni di retorica; aggiunse inoltre che lo stesso Augustinus raccontò la conversione di Dioscorus ad Alypius in una lettera del 429 (Aug. ep. 227) – studi successivi tuttavia affermarono la possibilità che in realtà il Dioscorus menzionato in quest’ultima lettera fosse in realtà un medico omonimo (vd. PLRE II, s.v. Dioscorus 3, p. 367; ivi, nn. 1,2 “Origini”).
3 Zenobius fu ritenuto meritevole di dedica giacché privo di libidinis immoderatio (Aug. de ord. I,2,4), moralmente quindi dotato dell’equilibrio che Augustinus riteneva idoneo alla comprensione di tali opere.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Alypius | Aug. ep. 117; |
Anaximenes | Id. ep. 118, 12, 23; |
Augustinus | Id. epp. 117, 118; |
Cicero | Id. epp. praef. 117, praef. 118, 118, 2-4, 8-11, 20, 23-26, 30, 34; |
Dioscorus | Id. epp. 117, 118; |
Plato | Id. ep. 118, 20; |
Zenobius | Aug. ep. 117. |
Index geographicus
Africa | Aug. ep. 118, 9; |
Carthaginienses (<Carthago) | Ivi; |
Eridanus (=Padus) | Id. ep. 118, 6; |
Graecia / Graecus | Id. ep. 118, 10; |
Mincius | Id. ep. 118, 6; |
Roma | Id. ep. 118, 9. |
Index rerum notabilium
Annona | Aug. ep. 117; |
dialogi (Tulliani) | Id. epp. praef. 117, praef. 118, 118, 2, 11; |
divitiae | Id. ep. 118, 6; |
evectio | Id. ep. 117; |
fama | Id. ep. 118, 6; |
frater | Id. ep. 117; |
honor/honos | Id. ep. 118, 6; |
iuvenis | Id. ep. 118, 9; |
liber | Id. ep. 118, 4, 8, 34; |
magister memoriae | Id. ep. 117; |
papas | Ivi; |
parentes | Ivi; |
professio | Id. ep. 118, 34; |
rhetor | Id. ep. 118, 9; |
sapientia (humana) | Id. ep. 118, 20; |
scholasticus | Id. ep. 118, 2; |
studium | Id. ep. 118, 9, 24; |
uxor | Id. ep. 118, 6; |
vanitas | Id. ep. 118, 30; |
veritas | Id. ep. 118, 20. |
Beretta 1991 = Luigi Beretta, S. Agostino e Cassiciaco, Cassago Brianza 1991.
Caprioli, Vaccaro 1988 = Adriano Caprioli, Luciano Vaccaro (a c. di), Agostino e la conversione cristiana, II voll., Palermo 1988.
David, Mariotti 2006 = Massimiliano David, Valeria Mariotti, Africani ed Egiziani nel territorio di Mediolanum tra IV e V secolo, in L’Africa Romana, XVI. Mobilità delle persone e dei popoli, dinamiche migratorie, emigrazioni ed immigrazioni nelle province occidentali dell’Impero romano, vol. II, Roma 2006, pp. 1063-1074.
Ferrario 1948/1949 = Ettore Ferrario, Una antica iscrizione scoperta a Milano nella Basilica degli Apostoli, in “Epigraphica” 10 (1948) fasc. 1-4, pp. 62-67.
Marrou 1987 = Henri-Irénée Marrou, S. Agostino e la fine della cultura antica, C. Marabelli, A. Tombolini (ed. it.), Milano 1987.
Meda 1931 = Filippo Meda, La controversia sul “Rus Cassiciacum”, in Miscellanea Agostiniana: testi e studi, II, Roma 1931, pp. 49-59.
Testard 1958 = Maurice Testard, Saint Augustin et Cicéron, I. Cicéron dans la formation et dans l’oeuvre de saint Augustin, Parigi 1958, pp. 202-4.