Fra le prime attestazioni del ruolo di medicus nel mondo romano troviamo una sintetica descrizione fornita da Horatius: medicus multum celer atque fidelis (Sat. II,3,147). Si trattò di un primo riconoscimento di una professione probabilmente già diffusa fin da tempi antichissimi anche nella penisola italica, comunque per lo più introdotta in Roma attraverso eventi bellici e immigrazione. Spesso il medicus rimase di provenienza orientale e parlante la lingua greca, anche perché il linguaggio specialistico della disciplina rimase prettamente greco, tuttavia nel mondo romano imperiale i medici usufruirono di particolari privilegi e continuarono ad esercitare la professione anche in forma itinerante, come dimostrarono alcuni casi della documentazione epigrafica che esplicitarono i luoghi di origine e di esercizio della pratica medica. Le iscrizioni attestarono anche un profondo rispetto del medicus in àmbito militare, entro cui il corpo medico fu equiparato a sottufficiali superiori. Già dal secolo II comparve l’istituzione del medicus legionis. Il servizio medico urbano fu creato da una constitutio promulgata nel 368 dagli imperatori Valentiniano II e Valente (CTh. XIII, 3,3) per rispondere a una duplice esigenza, morale e politica, giacché da un lato si prevenne l’infanticidio e si ridusse la portata delle epidemie e dall’altro si garantì sempre un contingente minimo di risorse umane impiegabili nell’esercito.