A partire circa dall’ultimo quarto del secolo IV qualsiasi notaio in servizio presso la corte imperiale fu designato come tribunus et notarius; una generalizzazione non del tutto appropriata giacché non tutti i notarii furono di rango tribunizio. Tribunus fu un termine impiegato anche per identificare ufficiali delle scholae palatinae oppure delle cohortes e ciò complicò ulteriormente la definizione d’uso della qualifica di tribunus et notarius. Anche il termine notarius considerato singolarmente fu possibile fonte di ambiguità, giacché indicò diversi ruoli in àmbito laico ed ecclesiastico. Nelle orazioni del retore Libanius comparve per la prima volta l’indicazione della carica di tribunus et notarius, per designare degli stenografi di corte di bassa estrazione sociale, che furono elevati progressivamente a cariche più alte, in particolare durante l’impero di Costantino I e Costanzo II (306-361), fino a divenire quaestores sacri palatii, magistri officiorum o comites patrimonii (Lib. Or. II, 44, LXII, 10-11). A partire dal secolo V tribuni et notarii parteciparono spesso come osservatori, segretarî ai sinodi.