Il termine flamen ebbe come significato originario ‘sacerdote’ oppure ‘sacrificatore’. Nell’antico mondo romano i flamines furono riuniti in un collegium pontificum (Cic. leg. II 20), comprendente quindici sacerdoti raggruppati gerarchicamente, tre di grado maior (flamen Dialis, Martialis, Quirinalis) e dodici di grado minor (Volcanalis, Cerialis, Carmentalis, Portunalis, Volturnalis, Palatualis, Furrinalis, Floralis, Falacer, Pomonalis e altri due non noti); ciascuno destinato al culto di una specifica divinità. La successione fra flamines fu severamente regolata, la carica fu trasmessa solitamente da padre a figlio. La dinastia dei Flavi e degli Antonini normò il flaminato imperiale, distinguendo due categorie, da un lato i flamines divi Augusti, operativi a Roma e nelle città imperiali più ricche e dediti al culto dell’imperatore, dall’altro lato i flamines Romae et Augusti, attivi nelle province e nelle città minori, attribuiti nominativamente al culto dell’imperatore in carica, ma esteso anche a tutti i sovrani locali. I flaminati di grado maior si attestarono nell’uso fino al secolo III, mentre i flaminati legati al culto imperiale perdurarono anche nella tarda antichità, tuttavia divenendo soltanto cariche onorifiche, private della loro funzionalità.