Risulta immediata la deduzione di un’attrazione crescente del municipium, dovuta con buona probabilità alla possibilità di un’offerta economica diversificata; l’alto numero di liberti, inseriti anche entro il sistema dirigenziale decurionale, appare emblematica1.
All’epoca dell’imperatore Adriano (117-138) si stima che Mediolanum raggiunse una cifra pari a 40.000/50.000 abitanti2. Nuovamente dalle fonti epigrafiche apprendiamo che l’attività maggiormente praticata e, probabilmente anche la più redditizia, fu la produzione e commercio di mantelli di lana; i sagarii, tessitori di questi mantelli, costituirono un proprio collegium professionale e in Mediolanum svilupparono il centro principale per l’equipaggiamento delle milizie imperiali destinate al settore transalpino.
La prosopografia include un individuo qualificato proprio come sagarius e vissuto tra i secoli I e II in Mediolanum, tale Publius Iulius Macedo, commerciante di mantelli, ma anche pelliccie, originario quasi certamente della Graecia e giunto nella cittadina transpadana con buona probabilità proprio alla ricerca di un centro fiorente per l’esercizio delle sue attività.
Mediolanum dunque come sede produttiva, ma anche luogo di ricezione di materiali anche pregiati provenienti dall’Oriente; fin dal I secolo a.C. giunsero nel municipium preziosi marmi ricavati dalle terre proconnesie e ancora quattro secoli dopo l’argentarius Publius Tutilius Callifontes, di nuovo originario del mondo ellenico, mise a disposizione le proprie disponibilità economiche per patrocinare le associazioni artigianali mediolanensi, in particolare le più influenti, quelle dei fabri e centonari.
La vitalità economica contrassegnò anche l’organizzazione urbanistica, già definità in epoca romano repubblicana, i varchi di accesso entro il perimetro murario romano rimasero immutati nell’età medievale, con conservazione anche delle denominazioni. Il centro cittadino si sviluppò proprio al centro dell’intersezione delle maggiori vie di comunicazione, verso sud (per Ticinus/Ticinum, fiume e municipium), verso sud-est (lungo la via Aemilia per Placentia e Ariminum, e quindi verso la costa adriatica in diretta comunicazione con l’Oriente) e est (per Bergomum, Brixia, Verona e Aquileia), verso nord (attraverso Comum e i valichi alpini) e verso ovest, lungo la strada per le Galliae.
Il secolo IV, dopo l’elezione a sedes regia dovuta all’imperatore Diocleziano, celebrò Mediolanum come sede privilegiata per la proclamazione e diffusione della religione cristiana, l’emanazione dell’atto noto come “editto di tolleranza”, per mezzo del quale l’imperatore Costantino I nel 313 riconobbe ai cristiani la libertà di culto entro l’intero Impero, rappresentò un momento con ricadute significative anche sul progresso urbanistico e socio-economico della città3.
Il quinquennio precedente all’elezione a vescovo, nel 374, del trentacinquenne consularis Aemiliae et Liguriae, ovvero il governatore Ambrosius, figlio di un prefetto delle Galliae, coincise con l’inizio di una notevole attività edilizia in città e con un periodo di rinnovato vigore nell’amministrazione della giustizia, all’interno di una comunità religiosa mediolanense nettamente divisa tra coloro che professavano una confessione ariana oppure ortodossa.
La costruzione delle principali basiliche cristiane di Mediolanum: San Simpliciano, San Lorenzo, San Nazaro maggiore, la basilica Martyrum, San Babila avvenne per volontà di Ambrosius stesso; tutte furono ubicate in posizione eccentrica, lungo i principali assi viarii, fulcri originari dell’espansione periferica della città. Nondimeno l’area centrale di Mediolanum si sviluppò ulteriormente con la costruzione della basilica nova, sulla quale sorgerà in seguito il Duomo, e del palazzo vescovile.
Il predecessore di Ambrosius sul soglio episcopale, l’ariano Auxentius, sostenuto dall’imperatore Costanzo II (337-361), mantenne l’incarico per diciotto anni e Ambrosius dovette instaurare molte alleanze con altri vescovi italici e non solo, per permettere l’affermazione dell’ortodossia. Ambrosius si dimostrò intransigente non soltanto sul piano religioso, ma anche politicamente seppe relazionarsi al potere imperiale con autorità.
L’ultimo decennio del secolo IV fu anche quello che vide l’affermazione di alti funzionari, di origine mediolanense, che alla corte dell’imperatore Onorio (395-423) acquisirono prestigio e ingenti ricchezze, affermandosi in ambito sia culturale sia amministrativo; uno fra questi fu Flavius Manlius Theodorus, avvocato divenuto prefetto del pretorio, console e governatore della provincia di Macedonia fra il 397 e il 399, noto anche per la sua attività di grammatico e per la fitta corrispondenza con il potente senatore romano Quintus Aurelius Symmachus, con il quale si confrontò duramente anche il vescovo Ambrosius.
Il trasferimento della corte imperiale a Ravenna, cinque anni dopo la morte di Ambrosius nel 402, comportò purtroppo anche un progressivo declino di Mediolanum, inaugurando una fase di difficile governo della città, a fronte oltre tutto delle successive avanzate di popolazioni germaniche provenienti da nord e da est dell’Impero; i Visigoti guidati da Alarichus nel primo decennio del secolo V la risparmiarono dal saccheggio, ma poco meno di cinquant’anni dopo non fecero altrettanto gli Unni di Attila.
Ciò nonostante le immigrazioni da svariati territori orientali con destinazione finale il centro del territorio transpadano non cessarono4 e Mediolanum annoverò anche importanti vescovi provenienti dal Vicino Oriente per tutto il corso del secolo V; Marolus agli inizi del secolo, originario di una terra bagnata dal Tigri e il più conosciuto Eusebius, orientale che nel 457 ebbe degna sepoltura nella basilica di S. Lorenzo.
Nella primavera del 538 furono invece le milizie bizantine a raggiungere Mediolanum, nel tentativo di riconquistare la città ormai governata dai Goti dall’ultimo decennio del secolo V, ma qualsiasi velleità del potere romano fu di breve durata, poiché nel 569 furono i Longobardi condotti da Alboino ad impadronirsi della città.
1 Cfr. E. Gabba, La città italica, in P. Rossi (a c. di), Modelli di città. Strutture e funzioni politiche, Torino 1987, p. 123.
2 Stima riferita in M. Mirabella Roberti, Milano Romana, Milano 1984, p. 17 che non trascurò tuttavia di ricordare il carattere necessariamente aleatorio di un calcolo demografico relativo alle città antiche (n. 27, p. 21).
3 Una sterminata bibliografia, esito di una tradizione di studi cresciuta esponenzialmente nell’ultimo cinquantennio, meriterebbe ben più che una nota. Per l’occasione e a riguardo dell’intero periodo che contraddistinse Mediolanum capitale, basti ora ricordare le note e sempre evocate raccolte di contributi sorte a seguito di occasioni espositive e congressi appositamente dedicati: AA. VV., Milano capitale dell’impero romano: 286-402 d.C., Milano 1990; E.A. Arslan, G. Sena Chiesa (a c. di), Felix Temporis Reparatio: atti del Convegno archeologico internazionale Milano capitale dell’impero romano. Milano, 8-11 marzo 1990, Milano 1992; AA. VV., La città e la sua memoria: Milano e la tradizione di sant’Ambrogio, Milano 1997; P. Biscottini, G. Sena Chiesa (a c. di), Costantino, 313 d.C.: l’editto di Milano e il tempo della tolleranza. Milano, 25 ottobre 2012-17 marzo 2013, Milano 2012; AA. VV., Costantino a Milano. L’editto e la sua storia (313-2013). Milano, 8-11 maggio 2013, Milano 2017.
4 Cfr. il datato, ma sempre validissimo contributo di L. Cracco Ruggini, Ebrei e Orientali nell’Italia Setttentrionale fra il IV e il VI secolo d.C., Roma 1959, pp. 186-308.