Dopo la morte di Alessandro Magno, Cyprus divenne presto un regno tolemaico, fu quindi stabilita una forma di amministrazione centralizzata dipendente dal satrapo o sovrano d’Aegyptus. Non si trattò certo di un periodo di stabilità, giacché gli eredi al potere tolemaico si contesero di volta in volta attraverso intrighi il controllo dell’isola.
A ciò mise fine la conquista romana di Cyprus nel 58 a.C. (Dio Cass. XXXVIII 30,5), l’isola fu annessa alla giurisdizione del governatore di Cilicia; anche Cicero, questore di Cilicia, ebbe quindi un ruolo nell’amministrazione della giustizia in essa (Cic. ad Att. V 21).
Dopo il periodo cesariano, che riportò il controllo del territorio alla dinastia tolemaica, con l’avvento del principato di Augusto, nel 27 a.C. Cyprus divenne provincia imperiale, con modifica dello statuto a senatoria nel 22 a.C. (Dio Cass. LIV 4,1). Il governo fu delegato quindi a un proconsole e la neonata provincia fu suddivisa in quattro distretti, sulla base dei quattro principali centri urbani esistenti (Amathous, Lapethos, Paphos e Salamis), il sito di Paphos ospitò gli uffici governativi, Salamis, affacciata sul mare nell’estremo lembo centro-orientale, si sviluppò come maggior polo commerciale.
L’occupazione romana, che garantì una condizione politica di pace, favorì anche una crescita economica, con incremento delle rendite dovute all’estrazione mineraria e alle attività produttive e commerciali.
I Romani si dedicarono inoltre allo sviluppo di nuove infrastrutture viarie e portuali, oltre che a opere di edilizia pubblica1. Durante il secolo I d.C. l’evento di maggiore rilevanza fu la predicazione del cristianesimo, che si dovette all’operato degli apostoli Paulus e Barnabas, durante l’impero di Claudio (41-54). Barnabas fu nativo di Salamis, nonché attuale patrono della parte cristiana dell’isola, membro di una famiglia ebrea ellenizzata; i due missionari attraversarono Cyprus e, giunti a Paphos, dove era sorto il più importante santuario ellenico dedicato ad Afrodite, convertirono al cristianesimo il proconsole Lucius Sergius Paullus 2, ritenuto il primo aristocratico romano aderente alla nuova religione, così come l’isola avrebbe detenuto il primato nell’Impero come provincia governata da un funzionario cristiano (Alex. mon. Laud. in apost. Barn., PG LXXXVII.III, coll. 4087-4106)3.
L’intera epoca imperiale rappresentò per Cyprus un periodo di relativa tranquillità, turbata soltanto dalla ribellione giudaica avvenuta sotto l’impero di Traiano nel 115 e da gravi terremoti, che si susseguirono tra i secoli I e IV.
Con la riorganizzazione dell’Impero di Diocleziano (284-305) la provincia entrò a far parte della dioecesis Oriens (Not. dign. orient. II 13), affidata al governo di un consularis. La Chiesa cipriota fu posta sotto la giurisdizione della metropoli di Antiochia, sede patriarcale nella Syria Coele, ma i vescovi locali accolsero da subito mal volentieri questa decisione e fin dagli inizi del secolo V cominciarono ad avanzare richieste per l’autonomia della loro Chiesa, approfittando in particolare del momento di maggiore rivalità tra i patriarcati di Antiochia e di Alexandria e ricercando il supporto di Roma e Constantinopolis. A seguito della scoperta della tomba dell’apostolo Barnabas nel 488 e dell’invio di una copia del Vangelo di Matteo rinvenuta in essa, da parte del metropolita cipriota Anthemius all’imperatore Zenone (474-491), alla Chiesa cipriota fu riconosciuta l’autocefalia, ovvero l’indipendenza del governo metropolitico unita alla facoltà di eleggere e consacrare i propri vescovi e arcivescovi, dotati di rango pari ai cinque patriarchi; un riconoscimento che fu poi confermato da Giustiniano (527-565).
Le vicende ecclesiastiche dei secoli IV e V animarono molto la vita di Cyprus, la figura di maggiore spessore in tal senso fu la figura del vescovo Epiphanius di Salamis, presente al primo sinodo costantinopolitano nel 381 e impegnato in un’intensa attività di persecuzione degli eretici. Epiphanius rese Salamis la capitale civile e religiosa dell’isola, in sostituzione di Paphos (Epiph. adv. haer. – PG XLII, coll. 456 s.).
Tra i secoli IV e VI il livello di prosperità fu tale da permettere la costruzione di grandi e ornate costruzioni basilicali in molte città dell’isola; Salamis, ormai centro principale, fu ridenominata Constantia dall’imperatore Costanzo II (337-361) che ne ordinò la ricostruzione a seguito dei gravi danni riportati a causa di due terremoti, rispettivamente nel 332 e nel 342.
Nel 536 Giustiniano mutò il sistema di organizzazione amministrativo-territoriale vigente dall’età dioclezianea e ampliò il numero delle prefetture a cinque, istituendo una dioecesis Insularum, entro la quale fu inclusa la provincia di Cyprus, sottoposta all’autorità di un quaestor exercitus, chiamato anche praefectus Insularum. Questa tipologia di governo perdurò fino alla metà del secolo VII, quando gli Arabi conquistarono l’isola (647-649).
Cyprus, e parimenti Creta, rivestirono un ruolo cruciale nella rete portuale bizantina come approdi insulari; alla metà del secolo VII furono infatti dichiarati come aree franche, accessibili al commercio sia arabo sia bizantino.
1 Per una rassegna sistematica degli scavi archeologici e delle istituzioni che si occuparono di indagare le aree di epoca romana e tardo antica più rilevanti sull’isola si veda V. Karageorghis, Cipro, M.G. Bulgarelli (trad. it.), Ginevra 1977 e i più recenti contributi di A.H.S. Megaw, Kourion: excavations in the episcopal precinct, Washington 2007.
2 PIR III S 376, p. 221.
3 DThC II/2, s.v. Chypre, coll. 2424-2472.