Tribunus legionis III Gallicae
Quaestor Caesaris
Praefectus aerarii militaris
Praefectus aerarii Saturni
Curator alvei Tiberis et riparum et cloacarum Urbis
Legatus Augusti pro praetore Ponti et Bithyniae (111-113)
Alla morte del padre, Lucius Caecilius Cilo, circa nel 72, fu affidato alla tutela di Verginius Rufus, grande proprietario terriero comasco, per tre volte console, vittorioso generale.
L’intera biografia è ricavabile dalla lettura del suo epistolario, opera entro cui ricorre con frequenza l’uso del termine regio, per lui parola chiave di richiamo al suo territorio originario: la Transpadana, non intesa nei limiti definiti dal governo augusteo, ma piuttosto contesto entro cui spaziarono le sue relazioni personali, area estesa tra le attuali Vercelli e Altino.
Nel 76 Plinius acquisì la toga virile e iniziò gli studi nella sua città natìa (Plin. Ep. I, 19,1), per la quale si impegnò nella preservazione della tradizione e formazione culturale, donando una biblioteca oltre a numerose e cospicue elargizioni (Plin. Ep. I, 8,1: Petiturus sum enim, ut rursus vaces sermoni, apud municipes meos habui, bibliothecam dedicaturus).
Nell’81 partì come tribuno militare della legio III Gallica per la Syria1, con il compito di amministrare le risorse finanziarie dell’esercito, ma sempre dedito all’attività letteraria anche durante la missione militare. Durante la permanenza nella provincia infatti si confrontò con i filosofi Euphrates e Artemidorus (Epp. I, 10,2; III, 11,5), specialmente il primo tra i due fu anche la prima figura ad essere ricordata, associata all’esperienza compiuta in Syria. Plinius scrivendo della fioritura dell’arte retorica in Roma portò come esempio di uno dei principali modelli da seguire proprio Euphrates: Si quando urbs nostra liberalibus studiis floruit, nunc maxime floret. Multa claraque exempla sunt. Suffecerit unum, Euphrates philosophus. Hunc ego in Syria, cum adulescentulus militarem, penitus et domi inspexi, amarique ab eo laboravi, etsi non erat laborandum (Ep. I, 10,2).
Plinius descrisse l’incontro con il filosofo facendone risaltare la capacità di comunicare a un pubblico ampio, utilizzando un tono medio, ma nel prosieguo dell’epistola approfittò dell’esempio retorico per sottolinearne il superamento che si attua nel mondo romano, dove l’abilità comunicativa venne tradotta in prassi.
Il letterato funzionario romano fece tesoro dei dialoghi intercorsi durante questa esperienza per intervenire in modo ancor più efficace nella prassi in territorio bitinico, ma prima di ciò, ritornò nell’83 in Roma, dove conseguì il titolo di quaestor Caesaris tra l’89 e il 90 (Ep. VII, 16,2). La carriera proseguì regolarmente e nel 91/92 ricoprì l’incarico di tribuno della plebe, insignito della pretura nel 93.
L’imperatore Domiziano gli affidò la praefectura aerarii militaris tra il 94 e il 96 e Plinius svolse il compito con rigore, avvalendosi anche dell’esperienza maturata in Syria proprio nel reperimento dei fondi per le milizie.
Dal 98 all’agosto del 100 resse la magistratura di praefectus aerarii Saturni, responsabile del tesoro imperiale; la sua correttezza nell’espletamento dell’incarico gli valse l’onore del consolato.
Fu console tra il settembre e l’ottobre dell’anno 100 e preziosa testimonianza a noi pervenuta dell’acquisizione della dignità è l’orazione di ringraziamento a Traiano (Plin. Pan. 90,3).
Nel 103 riuscì anche a divenire membro del collegio degli auguri e la sua capacità di operare con zelo e dirittura morale fu premiata con un ulteriore incarico, direttamente implicato nell’amministrazione urbica: curator aluei Tiberis et riparum et cloacarum urbis, ruolo riservato ai soli ranghi consolari, espletato tra il 105 e il 107.
Negli stessi anni a Plinius fu affidata la difesa di funzionari romani rientranti dalla Bithynia con accusa di corruzione (Epp. IV, 9; V, 20; VI, 13; VII, 6.10). Egli acquisì in quel periodo maggiore consapevolezza riguardo alla situazione di quella provincia orientale: diffusi disordini causati da rivalità corporative (Ep. X, 34, 1: factionibus esse vexatas) e cattiva amministrazione (Ep. X, 32,1).
In preparazione alla guerra contro i Parti, dovendo affidarsi a un buon governatore e diplomatico per quei territori, l’imperatore Traiano decise di eleggere Plinius legatus Augusti pro praetore Ponti et Bithyniae nel 111.
Tra l’agosto e il settembre del 111 Plinius comunicò all’imperatore di essere sbarcato ad Ephesus, dopo aver superato il capo Malea, benché fosse intralciato da venti contrari. Continuò la relazione esprimendo l’intenzione di raggiungere la provincia bitinica in parte via costa per nave e in parte in carrozza. Precisò infatti che l’intero viaggio per strada sarebbe stato faticoso per la temperatura torrida, quanto ardua sarebbe risultata l’intera tratta via mare, poiché i venti etesii avrebbero opposto resistenza (Ep. X, 15).
Le difficili condizioni ambientali e la debolezza fisica costrinsero comunque lo scrittore a sostare in Pergamum , circa centoquaranta chilometri a nord di Ephesus; proseguendo e avvalendosi di nuovo di navi costiere, giunse dunque in ritardo sulle sue previsioni il 17 settembre in Bithynia, nella città di Prusa ad Olympum (Ep. X, 17a).
Nella località Plinius cominciò a esercitare il proprio incarico, verificando le uscite, le entrate e i crediti dell’amministrazione locale (rei publicae Prusensium impendia, reditus, debitores), rilevando l’illegittimità di alcune spese.
Si impegnò anche nel recupero di opere pubbliche cittadine, nella stessa località perorò infatti la richiesta di rifacimento dell’impianto di bagni, senza trascurare la precisazione che il denaro necessario per il lavoro sarebbe stato recuperato da quanto rimborsato dai privati e da quanto normalmente devoluto per la fornitura dell’olio (Ep. X, 23).
Le problematiche di natura economica furono interconnesse con le difficili questioni giudiziarie che interessarono la provincia, Plinius fu infatti incaricato anche di stabilire la legittimità dell’uso di condannati per lo svolgimento di servizi in genere assolti da schiavi pubblici; in particolare il fatto riguardò le città di Nicomedia e Nicaea (Ep. X, 31).
La perlustrazione di Plinius in questi luoghi gli permise di evidenziare anche le lacune interne al sistema amministrativo urbano, sottolineando soprattutto la mancanza di corpi specializzati per interventi manutentivi delle strutture e monumenti cittadini (Epp. X, 33,37: in Nicomedia – Tu, domine, dispice, an instituendum putes collegium fabrorum dumtaxat hominum CL; epp. X 41-61: richiesta di un librator per il lago di Nicomedia).
Un’oculata gestione delle finanze delle province garantì adeguate entrate nelle casse imperiali, Plinius ne era consapevole e intervenne dunque sul costo eccessivo e inutile delle ambascerie, delle quali gli orientali abusavano secondo sua osservazione; in merito infatti all’amministrazione delle spese di Byzantium, Plinius ritenne opportuno la sospensione dell’invio annuale di un messo a Roma per la consegna della deliberazione ufficiale della città. Il funzionario precisò anche quale sarebbe stata l’esatta somma corrisposta all’inviato: legatum ad te salutandum annis omnibus cum psephismate mitti, eique dari nummorum duodena milia. Memor ego propositi tui legatum quidam retinendum, psephisma autem mittendum putavi […] (Ep. X, 43).
In alcune città orientali il funzionario comasco dovette affrontare il diritto di protopraxia ovvero di credito privilegiato, concesso da proconsoli predecessori e che assunse nel tempo forza di legge, uno dei casi meglio illustrati nella sua corrispondenza all’imperatore fu quello di Apamea (Ep. X, 47: […] habuisse privilegium et vetustissimum morem arbitrio suo rem publicam administrare), ma anche nell’estremo lembo orientale della provincia, in Amisus i cittadini si amministrarono, scrisse Plinius, legibus suis (Ep. X, 92).
Raramente Plinius alluse a proprie faccende personali nelle lettere che inviò dalla Bithynia, ma è importante appunto per i rapporti mantenuti con il proprio territorio nativo quanto da lui richiesto a Traiano nel primo anno del suo mandato come legatus: Difficile est, domine, exprimere verbis, quantam perceperim laetitiam, quod et mihi et socrui meae praestitisti, ut adfinem eius Caelium Clementem in hanc provinciam transferres (Ep. X, 51). Caelius Clemens fu suo congiunto e conterraneo2 e forse raccolse le epistole di Plinius per portarle a Comum dopo la morte3.
Nella gestione della politica interna il funzionario fu in dovere di relazionare all’imperatore anche a riguardo della diffusione del cristianesimo nella provincia4, si trova traccia nell’epistola X, 96 e nella successiva risposta di Traiano (Ep. X, 97). Plinius si dichiarò incerto sulle disposizioni da attuare, probabilmente anche a causa dell’assenza di una precisa legislazione in materia. Egli affermò che i cristiani presenti erano numerosi, ma sostenne di aver dovuto considerare anche situazioni particolari nelle imputazioni, per questo, al fine di evitare possibili tumulti, suggerì prudenza negli interventi legislativi relativi a ciò che definì come superstitio prava, immodica.
Plinius riferì di aver deciso di condannare soltanto i rei confessi perseveranti, decisi a non redimersi dopo tre interrogazioni. Si soffermò poi sui risultati della sua inchiesta, dalla quale emerse un triplice motivo di condanna per i cristiani: l’appartenenza a una religio illicita, l’esecuzione di atti nefasti e il turbamento dell’ordine pubblico.
Seguì una descrizione breve e sommaria della ritualità praticata dai cristiani, precisando che durante questi incontri non si rilevarono mai infrazioni a quanto stabilito dalla legge imperiale.
Plinius, quasi certamente per rassicurare l’imperatore, concluse documentando comunque un incremento del culto ufficiale, in particolare aggiungendo che la carne delle vittime sacrificali, immolate per le usanze pagane, costituì di nuovo fervente commercio. Suggerì quindi clemenza, a favore di una rapida scomparsa di ciò che ritenne soltanto una superstizione.
Traiano rispose sinteticamente che solo i denunciati di persona che non avessero ritrattato la propria confessione avrebbero dovuto essere condannati, inoltre non era consentito indagare sul loro passato né ricercarli d’ufficio.
Nel 113 la corrispondenza con l’imperatore risulta interrotta e allo stesso anno si può anche far risalire la morte del funzionario e noto autore.
1 La legio III Gallica aveva combattuto per Vespasiano durante il conflitto a Betriacum (nei pressi dell’attuale Cremona), era giunta dalla Syria, dove tornò al termine della guerra civile del 68-69 tra i quattro imperatori – cfr. G. Forni, Il reclutamento delle legioni da Augusto a Diocleziano, Milano-Roma 1953.
2 PIR I 993, p. 432.
3 Cfr. E. Stout, Pliny’s own manuscript, in «Trans. Amer. Philol. Ass.» XCVIII (1967), pp. 481 s. La vicenda evoca un parallelismo con la fortuna dell’opera del mantovano Virgilio, Aulo Gellio ci ricorda: (Vergilius) itaque cum morbo obpressus adventare mortem viderat, petivit oravitque a suis amicissimis inpense ut Aeneida, quam nondum satis elimavisset, adolerent. (Gell. XVII X,7). Saranno infatti i compagni di studio, Plotius Tucca e Rufus Varius, a pubblicare l’incompiuta Aeneis, già comprendendo a pieno il valore dell’opera – vedasi G. De Bernardis, G. Monaco, A. Sorci, L’attività letteraria nell’antica Roma: storia della letteratura latina, Palermo 2001, p. 305. Di diverso avviso alcuni studi recentissimi, studiosi come C. Noreña, G. Woolf, Ph. Stadter ritennero che Plinius fu editore di se stesso – cfr. M. Lavan, Pliny Epistles 10 and Imperial Correspondence, in A. König, Ch. Whitton (eds.), Roman Literature under Nerva, Trajan and Hadrian. Literary Interactions, AD 96-138, Cambridge 2018, 283.
4 Già H. Grégoire, Les persecutions dans l’Empire romain, Bruxelles 1964 ricorda la maggiore diffusione del cristianesimo nei primi secoli imperiali in Asia Minore, tuttavia non si possiede attestazione di persecuzioni di cristiani e vittime delle stesse in Bithynia fino all’epoca dioclezianea.
Index nominum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Achaei | Ep. X 65,3 |
Amastriani | Epp. X 98,1, 99 |
Amiseni | Epp. X 92, 93, 110,1 |
Apameni | Ep. X 48,1 |
Artemidorus | Ep. III, 11,1.5 |
Athenaei | Ep. IX 26,8 |
Bithyni | Epp. V 20,1.2.4.6; VI 13,2; VII 6,1, 10,1; X 65,2, 79,1, 112,1 |
Byzantii | Epp. X 43,1, 44, 78,1 |
Caelius Clemens | Ep. X 51 |
P. Calpurnius Macer Caulius Rufus | Epp. X 41, 61, 62 |
Claudiopolitani | Epp. X 39,5, 40,3 |
Caius Cornelius Minicianus | Epp. III 9; IV 11; VII 22; VIII 12 |
Ephesii | Ep. VI 31,3 |
Euphrates | Epp. I, 10,2; VII 31,2 |
Graeci/Graeculi | Epp. I 20,4; IV 3,5; V 20,4; VII 4,9, VII 17,4; IX 26,4/ X 40,2 |
Heracleotae | Ep. X 75,2 |
Juliopolitani | Epp. X 77, 78 |
Ti. Julius Ferox | Ep. II 11,5; VII 13; Pan. 87 |
Lacedaemonii | Ep. X 65,3 |
Latinus | Ep. III 3,3 |
Caius Minicius Fundanus | Epp. I 9; IV 15,5; V 16; VI 6 |
Nicaeenses | Epp. X 39,4, 40,1.2, 83, 84,1.2 |
Nymphidius Lupus | Ep. X 87 |
Nicomedenses | Epp. X 34, 37,1, 38, 41, 49 |
Parthi | Pan. 14,1 |
Pontici | Ep. X 112,1 |
Prusenses | Epp. X 17a,3, 17b,2, 23, 24, 58,3, 71,1 |
Rhodii | Epp. II 3,10; IV 5,1.3 |
Sinopenses | Ep. X 90,1 |
Tiani | Ep. X 75,2 |
Q. Valerius Maximus | Epp. VIII 24; Pan. 70,1 |
Achaia | Epp. VIII 20,2, 24,2 |
Andania | Ep. X 65,3 |
(Apamea) Myrleia | Ep. X 47,1 |
Asia | Epp. III 7,3; IV 3,1; VIII, 20,2 |
Athenae | Epp. IV 3,5; VII 25,4, 27,5.7; VIII 24,4 |
Attica | Ep. IX 26,8 |
Bithynae/Bithynia/Bithynicae | Epp. X 108,1, 109/ IV 9,2; VIII 24,8; X 17a,2, 18,1, 66,2, 77,3, 87,2, 113, 114,1/ X 114,1 |
Bosporus | Epp. X 63, 67,2 |
Byzantium | Ep. X 77,1 |
Carystiae (columellae) | Ep. V 6,36 |
Comum | Epp. I 3,1; II 1,8, 5,3; III 6,4; IV 13,3.4.5.9, 30,1; V 7,1.3, 11,2, 14,1; VI 24,5; VII 18,1.3, 32,1 |
Corinthia/Corinthium (aera/signum) | Epp. III 1,9/ III 6,1.4 |
Dacia | Ep. VI 31,8 |
Dacicum (bellum) | Ep. VIII, 4,1 |
Ephesus | Epp. X 15, 17a,1, 18,1 |
Euboea | Ep. IX 26,8 |
Graeca/Graece/Graecum/Graecus (epigrammata,oratio,tragoedia,vocabula) | Epp. IV 3,3, 18,1; VII 25,4; VIII 4,4/ IV 3,5, 18,2/ VII 9,2/II 3,1 |
Graecia | Epp. VIII 24,2; X 40,3 |
Icaria | Ep. VII 40,3 |
Illyricum | Ep. III, 16,7 |
Lacedaemon | Ep. VIII 24,4 |
Larius | Epp. II 8,1; IV 30,2; VI 24,2; VII 11,5; IX 7,1 |
Latina/Latine/Latini/Latinorum/Latinum (epigrammata,oratio,elegi,libri,ius) | IV 11,3, 18,1; VII 4,9/ V 5,3; VII 4,3/ X 104/ VII 9, 2 |
Malea | Ep. X 5 |
Mediolanum | Epp. IV 13,3; VII 23,1 |
Moesia | Epp. X 43,3, 44, 74,1 |
Nicaea | Epp. X 31,2, 39,1, 67, 81,4 |
Nicomedensis/Nicomedia | Epp. X 38,1.2, 41,2, 42,1, 61,1, 62, 74,1 / X 25, 31,2, 33,1, 49, 50, 74,1 |
Olympus | Ep. X 81,1 |
Pannonia | Ep. VIII 23,5; Pan. 8,2 |
Paphlagonia | Ep. X 27 |
Parthia | Ep. X 74,1 |
Parthica (laurus) | Pan. 14,1 |
Parthicum (metallum) | Ep. X 74,3 |
Pergamum | Ep. X 17a |
Pontica | Epp. X 21,1, 86a |
Ponticae /Pontus | Epp. X 108,1, 109/ X 75,1 |
Prusa/ Prusias | Epp. X 70,1, 81,1.6/ X 58,5 |
Sinope | Ep. X 91 |
Syria | Epp. I, 10,2; III, 11,5 |
Ticinum | Ep. VII 16,2 |
Transpadana | Ep. IV 6,1 |
debitores | Epp. X 17,3, 47,1, 54,2 |
impendia | Epp. X 17,3, 43,1, 47,1 |
incendium | Ep. X 33,1 |
iter | Epp. II 17,2; IV 9,7; VI 25,1; VIII 1,1, 10,3, 17,3, 20,1; IX 26,2; X 17,1; Pan. 7,1, 20,1.4, 34,1, 52,7, 75,5, 76,9, 95,3 |
ludi | Epp. V 13,10; VIII 8,4; X 31,2 |
navis (oraria)/naviculae/navigatio/navigare | Epp. VI 31,16; VIII 20,5; X 15/ X 17,2/ X 15/ VIII 8,6; X 15 |
officium et ministerium publicorum servorum | Ep. X 31,2 |
reditus | Epp. II 4,3; III 19,7; V 13,6; VI 8,5; VII 18,3; IX 37,3; X 17,3; Pan. 41,1, 70,1 |
respublica | Epp. I 12,11; III 18,1, 20,10; IV 13,5, 15,10, 23,2; V 7,1.3, 13,5; VII 15,2, 18,1.3; VIII 6,6, 16,2; IX 33,10; X 1,1, 14, 17,3, 31,3, 43,1, 47,1, 54,1.2, 81,1.5, 110,2; Pan. 1,2, 5,1.6, 6,1.3, 15,5, 26,6, 55,6, 57,5, 60,3, 61,7, 66,4, 67,4.5.6.8, 68,1, 69,5, 72,1, 76,1, 78,2, 89,2, 91,3, 93,3, 94,5 |
vehiculum | Epp. III 1,5; IV 14,2; VI 20,8; VII, 21,1; IX 10,2, 36,3.5; X 15, 17, 41, Pan. 14,3, 20,3 |
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