Egli, all’interno di una serie di Carmina che dedicò ai presuli mediolanensi in ordine cronologico e realizzata verosimilmente nei primi anni del secolo VI quando fu diacono di Mediolanum (503), compose un elogio di M. in distici elegiaci sfruttando l’onomastica, invece del diminutivo del nome latino Maro, a sua volta disceso dall’etrusco maru- designante magistrature o alti sacerdoti2, introdusse nel componimento il termine mos come contenitore di una serie di virtù proprie dell’episcopo3:
Marolus, extremae potator Tigridis undae, / Qui iubar in madidis viderat hospitiis, / Quem labor in proprio Syriae solidaverat axe, / Orditur vatem dotibus innumeris, / Pervigil intentus ieiunus providus ardens: / Quod morem tenuit sat fuit officio. / Os tenerum quotiens gustus contingit honesti, / Transit ad effectum quod fuit imperii. / Terra potens olim patribus fundata beatis / Nobilibus mundum partubus inradiat (Enn. carm. 2,80).
Ciò che più interessa al nostro scopo sono le note biografiche fornite dal poeta nei primi tre versi: M. si abbeverò (potator: lett. ‘bevitore’) agli estremi flutti del fiume Tigris, confine naturale delimitante l’antica provincia romana di Mesopotamia; in modo poetico Ennodius suggerì dunque la nascita di M. in territorio mesopotamico e proseguì aggiungendo ulteriori elementi relativi alla formazione, crebbe in condizioni difficili, ma la sua fatica gli permise di fortificarsi ulteriormente in Syria 4, dove visse probabilmente come asceta. Le doti cui Ennodius fece riferimento infatti, benché certamente si trattò anche di un esercizio retorico dell’autore, furono quelle di dedizione nella veglia (pervigil), zelo (intentus), pratica del digiuno (ieiunus) e provvidenza (providus)5.
Il suo statuto mutò giacché entrò al servizio della Chiesa, come si può cogliere dalla seconda parte del componimento e cambiò anche lo scenario geografico, dall’Oriens alla Transpadana, nonostante nel carme citato non vi sia alcun esplicito riferimento al trasferimento.
1 PCBE II/1, s.v.Magnus Felix Ennodius, pp. 620-632; PLRE II, s.v. Magnus Felix Ennodius 3, pp. 393 s.; DBI 42, s.v. Ennodio, pp. 690-95 (M. Reyellet); DPAC I, s.v. Ennodius, coll. 1660-2 (L. Navarra); ODC, s.v. Ennodius, St, Magnus Felix, p. 547.
2 Cfr. G. Bonfante, The Etruscan Language: an Introduction, Manchester 2002, 113.
3 Cfr. C. Urlacher-Becht, Ennode de Pavie, chantre officiel de l’Église de Milan, Parigi 2014, 242 s.
4 I primi studiosi che si interessarono a Marolus e alla lode composta da Ennodius ipotizzarono una fuga in Syria a seguito della persecuzione del persiano Sapore contro i cristiani presenti nelle province circostanti il fiume Tigris, suggerendo quindi anche una datazione dell’evento ante 380 – cfr. F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia. Milano, Firenze 1913 (rist. anast.), 155 – tuttavia non sussiste alcuna certa prova documentaria a sostegno di questa tesi.
5 Per lo stile compositivo ricercato di Ennodius si veda fra i numerosi contributi G. Polara, I distici di Ennodio, in G. Catanzaro, F. Santucci (eds), La poesia cristiana latina in distici elegiaci. Atti del convegno internazionale, Assisi, 20-22 marzo 1992, Assisi 1993, 217-239.
La durata della carica, pari a un quindicennio1, secondo il medesimo catalogo a partire dall’anno 408, il giorno di sepoltura corrispondente al ventitre del mese di aprile e il luogo nel quale fu sepolto, presso l’antica Basilica Apostolorum, poi dedicata al martire s. Nazarius, vennero riferiti anche nell’agiografia: De S. Marolo est festum ad altare Apostolorum ad dexteram in ecclesia S. Nazarii ubi iacet cum sancto Clicerio (Glicerio) […] Hic sedit in archipresulatu Mediolani annis quindecim (AA. SS. Aprilis III, 23 apr. De sancto Marolo. Episcopo Mediolenensi, p. 175)2.
Il carme dedicato a M. confluì senza alterazioni in una silloge epigrafica, unita all’opera tardo medievale riguardante gli antichi pontefici mediolanensi nota con il titolo di Libellus de situ civitatis Mediolani; nel secolo XVI Andrea Alciato, umanista giureconsulto milanese3, raccolse la silloge nel primo volume dell’opera intitolata Monumentorum veterumque inscriptionum quae cum Mediolani tum in eius agro adhuc extant collectanea4.
1 Dissentì unicamente in merito all’indicazione della durata dell’episcopato fornita dal catalogo Mons. F. Lanzoni, Le diocesi d’Italia. Dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), I, Faenza 1927, 1019 s.
2 Difficile sostenere che Marolus fosse ancora vescovo di Mediolanum quando Theodoretus Cyrrensis scrisse un’epistola ad alcuni vescovi, fra cui gli anonimi presuli delle sedi di Aquileia, Ravenna e Mediolanum (ep. 112), per contrastare l’apollinarismo di Cyrillus, vescovo di Alexandria (cfr. PCBE II/2, p. 1414). Carlo Borromeo sostenne di riconoscere le reliquie del presule nel 1579, all’interno della basilica segnalata – cfr. J.Ch. Picard, Le souvenir des évêques. Sépultures, listes épiscopales et culte des évêques en Italie du Nord des origines au X ͤ siècle, Roma 1988, 53.
3 DBI II, s.v. Andrea Alciato, pp. 69-77.
4 Per la fortuna delle attestazioni documentarie di Marolus in epoca medievale cfr. P. Tomea, Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel medioevo. La leggenda di san Barnaba, Milano 1993, 165-171.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Clicerius (Glicerius) | AA. SS. Aprilis III, 23 apr. De sancto Marolo. Episcopo Mediolenensi, p. 175; |
Marolus | Enn. carm. 2,80; AA. SS. Aprilis III, 23 apr. De sancto Marolo. Episcopo Mediolenensi, pp. 174 s.; G. Colombo, Libellus de situ civitatis Mediolani. Appendice III. Catal. archiepisc. Mediol., p. 103; |
Nazarius (sanctus) | AA. SS. Aprilis III, 23 apr. De sancto Marolo. Episcopo Mediolenensi, pp. 174 s.; G. Colombo, Libellus de situ civitatis Mediolani. Appendice III. Catal. archiepisc. Mediol., p. 103; |
Petrus (sanctus) | G. Colombo, Libellus de situ civitatis Mediolani. Appendice III. Catal. archiepisc. Mediol., p. 103. |
Index rerum sacrarum
altar Apostolorum | AA. SS. Aprilis III, 23 apr. De sancto Marolo. Episcopo Mediolenensi, p. 175; |
archipraesulatus (lat. tardo) | Ivi; |
ecclesia | Ivi; |
episcopus | G. Colombo, Libellus de situ civitatis Mediolani. Appendice III. Catal. archiepisc. Mediol., p. 103; |
ieiunus | Enn. carm. 2,80; |
vates | Ivi. |
Index geographicus
Mediolanensis, Mediolanum (<civitas) | G. Colombo, Libellus de situ civitatis Mediolani. Appendice III. Catal. archiepisc. Mediol., p. 103; |
Syria | Enn. carm. 2,80; |
Tigris | Ivi. |
Index rerum notabilium
imperium | Enn. carm. 2,80; |
labor | Ivi; |
mos | Ivi; |
mundus | Ivi; |
officium | Ivi; |
partus nobilis | Ivi; |
terra | Ivi. |
Tomea 1993 ꞊ Paolo Tomea, Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel medioevo. La leggenda di san Barnaba, Milano 1993.
Urlacher-Becht 2014 = Céline Urlacher-Becht, Ennode de Pavie, chantre officiel de l’Église de Milan, Parigi 2014, 242 s.