Καπροτάβις si sviluppò verosimilmente in un sito che per la sua morfologia dispose facilmente di materiali da costruzione, in prossimità di corsi d’acqua, potabile e conservabile in cisterne. Eventuali trasformazioni delle condizioni ambientali potrebbero aver alterato anche le suddette disponibilità naturali4, al punto da causare periodi di migrazione in congiunzione con crescite demografiche.
L’economia siriaca dovette peraltro affrontare una crisi già nella seconda metà del secolo IV, a causa di sfavorevoli condizioni atmosferiche che danneggiarono la produzione cerealicola, ulteriormente complicata da imposte fiscali sull’importazione del grano ordinate dall’imperatore Giuliano (361-363)5. I piccoli proprietari terrieri residenti nei villaggi del Massiccio Calcareo, quindi anche in località come la stessa Καπροτάβις, furono costretti a cercare protezione e sostentamento nelle città più grandi e non sembra così improbabile che alcuni fra loro scelsero anche di emigrare.
1 Il toponimo risulta costruito sulla radice kpr che in aramaico fu alla base del termine significante ‘villaggio’, sono infatti numerosissimi i toponimi di quell’area siriaca costruiti a partire da quella radice; Dussaud, esperto topografo specialmente di quel territorio, propose un elenco delle località costruite a partire da quella radice, individuando nell’aramaico kafr il termine esatto con significato ‘villaggio’, cfr. R. Dussaud, Topographique historique de la Syrie antique et médiévale, Beirut 1927, XXIV s. L’uso linguistico si ritrova anche nella toponomastica moderna della zona, cfr. D. Feissel, Remarques de toponymie syrienne d’après des inscriptions grecques chrétiennes trouvées hors de Syrie, Syria, 59 (1982), 320 s.
2 In merito a Kafartab si veda già Dussaud, Topographique historique, 175,178-194,209,244. Per l’identificazione Καπροτάβις – Kafartab cfr. M. Vannesse, De l’Oronte au Pô: étude d’une commonanauté de Syriens d’Apamène en Italie du Nord, in C. Deroux (ed.), Corolla, Bruxelles 2011, 704, n. 22.
3 PW I/2, s.v. Apamene, col. 2665.
4 Gli studiosi ipotizzarono tra le principali cause dell’abbandono di un simile territorio l’ostruzione del sistema carsico naturale a causa dello sviluppo di argille caoliniche rosse, con il conseguente blocco dell’approvvigionamento di acqua sotterranea – cfr. P. Bildgen, J.P. Gilg, L’apport de l’imaginérie satellitaire à l’étude des paysages antiques. Perspectives et méthodes: le cas de la Syrie du Nord, Syria, 72.1/2 (1995), 14 s.
5 Cfr. A.M.J. Festugière, Antioche païenne et chrétienne: Libanius, Chrysostome et les moines de la Syrie, Parigi 1959, 79.
Il manufatto reca un’iscrizione funeraria scritta in lingua greca e verosimilmente estesa su sei righe; nella riga conclusiva si è ipotizzata la presenza di tre cristogrammi, due visibili e uno, in posizione centrale, sito in un frammento andato perso.
Il testo esplicitò soltanto la provenienza e con buona probabilità la professione religiosa del defunto, recando appunto in conclusione una presunta invocazione alla Theotokos, racchiusa entro la simbologia cristica: [Ἐνθάδε κεῖ|ται ὁ καλοκύ]|μητος Μαραώ[τ]|ης ἀπὸ κώμης | Καπροτάβις·| (chrismon) Μα(ρία) (chrismon) βο(ήθι) (chrismon) (David, Mariotti, Da Kaprotabis ad Angera, p. 268).
Il luogo di ritrovamento del reperto epigrafico in epoca tardo antica, periodo al quale si ritiene presumibile far risalire la datazione dell’iscrizione2, fu un centro di incrocio di vie di comunicazione fluviali-lacustri e terrestri. Nell’antichità l’area fu denominata come Statio ad glaream, ovvero punto di approdo, in perfetta adesione alla funzione di snodo viario e commerciale già ben sviluppato3; inserito in un contesto abitato denominato vicus Sebuinus sulla base della popolazione originariamente insediatasi4.
M. attraversò probabilmente l’intera parte settentrionale della penisola italica e sostò in quest’area quasi certamente per motivi commerciali; i ritrovamenti archeologici del contesto circostante il Verbanus attestano una fiorente attività artigianale manifatturiera in epoca tardo antica e la concomitanza con una notevole crescita demografica nei villaggi siriaci nel corso del secolo V spinse con buona probabilità molti uomini come M. verso la pars Occidentis 5.
Egli scelse quindi di vivere nel luogo, dove fece infine comporre e preservare la sua ultima memoria.
1 Il manufatto è stato prontamente studiato, con precisa descrizione e analisi, nel contributo di M. David, V. Mariotti, Da Kaprotabis ad Angera. L’epigrafe funeraria di un Siriano ai piedi delle Alpi, Syria, 82 (2005), 267-278. Lo studio è stato in seguito ripreso in R.C. De Marinis, S. Massa, M. Pizzo (eds), Alle origini di Varese e del suo territorio: le collezioni del sistema archeologico provinciale, Roma 2009, 59 s. e in M. Tamborini, Il territorio varesino, in A. Rognoni (ed.), Geostoria della civiltà lombarda: dall’antichità al Medioevo, Milano 2013, 25-31.
2 La possibile invocazione alla Theotokos presente nell’ultima riga ha indotto correttamente gli studiosi a suggerire una datazione posteriore al terzo sinodo ecumenico svoltosi a Ephesus nel 431 (David, Mariotti, Da Kaprotabis ad Angera, 268, n. 6), al seguito del quale si affermò la venerazione della Vergine Maria in quanto ‘madre di Dio’, contro alla dottrina nestoriana enfatizzante la natura umana anziché divina del Cristo. Successivamente all’affermazione della Vergine Maria come Theotokos nelle testimonianze epigrafiche si attestarono numerose invocazioni alla stessa.
3 Cfr. M.P. Lavizzari Pedrazzini, G. Sena Chiesa, Angera romana. Scavi nell’abitato 1980-1986, I, Roma 1995, 6: l’iniziale toponimo ‘Statio’ mutò nel corso dei secoli, la documentazione d’archivio attesta infatti la denominazione ‘Stationa’ al secolo IX e ‘Angleria’ al XII, da cui l’odierno Angera. Per l’uso del termine statio nella documentazione relativa al cursus publicus tardo antico cfr. A.M. Levi, Itineraria picta. Contributo allo studio della Tabula Peutingeriana, Roma 1967, 109-112. Per una definizione nell’uso letterario del termine statio cfr. Serv. Ad Aen. X, 297: sed modo statio siccum litus significat: hoc dicit: potiar terra, et navem frangere non recuso.
4 Cfr. G. Sena Chiesa, Angera romana: il vicus e l’indagine di scavo, in AA. VV., L’antica via Regina tra gli itinerari stradali e le vie d’acqua del Comasco. Raccolta di studi, Como 1995, XXXI-LXIX. Si veda anche la scheda riservata a Ticinum e al territorio del Lacus Verbanus nella sezione storico-geografica a introduzione del primo tomo di questa prosopografia, I, G TP 7, pp. 36-39.
5 Cfr. G. Tate, Les campagnes de la Syrie du Nord du IIᵉ au VIIᵉ siècle: un exemple d’expansion démographique et économique à la fine de l’Antiquité, BAH 133 (1992), 232.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Μαραώτης | David, Mariotti, Da Kaprotabis ad Angera, p. 268. |
Index rerum sacrarum
Μαρία | David, Mariotti, Da Kaprotabis ad Angera, p. 268. |
Index geographicus
Καπροτάβις (κώμη) | David, Mariotti, Da Kaprotabis ad Angera, p. 268. |
Index rerum notabilium
κώμη | David, Mariotti, Da Kaprotabis ad Angera, p. 268. |
David, Mariotti 2005 = Massimiliano David, Valeria Mariotti, Da Kaprotabis ad Angera. L’epigrafe funeraria di un Siriano ai piedi delle Alpi, Syria, 82.1 (2005), 267-278.
De Marinis, Massa, Pizzo 2009 = Raffaele C. De Marinis, Serena Massa, Maddalena Pizzo (eds), Alle origini di Varese e del suo territorio: le collezioni del sistema archeologico provinciale, Roma 2009, 59 s.
Dussaud 1927 = René Dussaud, Topographique historique de la Syrie antique et médiévale, Beirut 1927, XXIV s., 175, 178-94, 209, 244.
Feissel 1982 = Denis Feissel, Remarques de toponymie syrienne d’après des inscriptions grecques chrétiennes trouvées hors de Syrie, Syria, 59 (1982), 320 s.
Festugière 1959 = André Marie Jean Festugière, Antioche païenne et chrétienne: Libanius, Chrysostome et les moines de la Syrie, Parigi 1959, 79.
Lavizzari Pedrazzini, Sena Chiesa 1995 = Maria Paola Lavizzari Pedrazzini, Gemma Sena Chiesa (eds), Angera romana. Scavi nell’abitato, 1980-1986, I, Roma 1995.
Sena Chiesa 1995 = Gemma Sena Chiesa, Angera romana: il vicus e l’indagine di scavo, in AA. VV., L’antica via Regina tra gli itinerari stradali e le vie d’acqua del Comasco. Raccolta di studi, Como 1995, XXXI-LXIX.
Tamborini 2013 = Marco Tamborini, Il territorio varesino, in A. Rognoni (ed.), Geostoria della civiltà lombarda: dall’antichità al Medioevo, Milano 2013, 25-31.
Tate 1982 = Georges Tate, Les campagnes de la Syrie du Nord du IIᵉ au VIIᵉ siècle: un exemple d’expansion démographique et économique à la fine de l’Antiquité, Parigi 1992, 232.
Vannesse 2011 = Michaël Vannesse, De l’Oronte au Pô: étude d’une commonanauté de Syriens d’Apamène en Italie du Nord, in C. Deroux (ed.), Corolla, Bruxelles 2011, 700-718.