Ciò che più attirò l’attenzione degli studiosi fu tuttavia l’elemento decorativo dell’epigrafe, a rilievo furono incisi infatti un’àncora coricata, un vexillum e un tondo, entro il quale sembrò di poter scorgere tre lettere “n-o-v”.
Inizialmente si pensò alla raffigurazione di una moneta con indicazione in sigla della zecca di produzione, ma prevalse in seguito l’ipotesi che si trattasse di uno scudo con le lettere “n” e “v” ai lati e al centro l’umbone; sulla base anche di riscontri in alcune vignette del documento amministrativo-militare tardo antico noto come Notitia Dignitatum e in altra iscrizione relativa a un militare rinvenuta in Aquileia 1.
Sulla base di quest’ultima lettura, dopo appropriato spoglio nell’elenco dei contingenti militari presenti nell’Italia settentrionale come indicato nel documento sopra citato, si propose di sciogliere l’abbreviazione come n(umerus) V(ictorum) 2; pertanto l’anonimo vexillarius 3 sarebbe appartenuto a questo reparto.
1 Cfr. M. Sannazaro, Attestazioni di militari e militaria a Milano, in M. Buora (a c. di), Miles Romanus. Dal Po al Danubio nel Tardoantico. Atti del Convegno internazionale Pordenone – Concordia Sagittaria 17-19 marzo 2000, Pordenone 2002, p. 68; riferito anche in M. Vannesse, Une schola armaturarum et un numerus Victorum en Italie du Nord au IV siècle ap. J.-C. (Notes de lecture 448), in “Latomus” 70 (2011), p. 827. Per il riferimento alle due fonti con cui si operò comparazione per la decorazione: Not. dign. occ. V, pp. 115-120 e C. Franzoni, Habitus atque habitudo militis, Roma 1987, pp. 39 s., n. 23, tav. IX,3.
2 Not. dign. occ. V 37.
3 La presenza del vexillum nella raffigurazione è con buona probabilità indicativa della professione dell’uomo cui l’epitaffio fu dedicato – cfr. F. Bisconti, Temi di iconografia paleocristiana, Roma 2000, p. 23.
Si ritiene plausibile che l’ignoto vexillarius provenisse dal fronte orientale prima di giungere a Mediolanum, forse già durante l’impero di Costanzo II (337-361), quando molti reparti distaccati in Oriente furono chiamati nei pressi di Mediolanum per proteggere la sede imperiale occidentale da eventuali incursioni di popolazioni germaniche come gli Alamanni. La sua provenienza da un imprecisabile territorio orientale permette di ipotizzare anche una sua origine da quella parte dell’Impero; in considerazione del fatto che in quel periodo storico l’arruolamento di soldati interessò soprattutto nemici arresisi ai Romani durante le campagne belliche e originari di quelle terre oppure individui già impegnati in loco perché esperti, in quanto nativi, dei luoghi.
1 Cfr. D. Hoffmann, Das spätrömische Bewegungsheer und die Notitia Dignitatum, vol. I, Düsseldorf 1969, pp. 131-164.
2 Amm. Marc. XXIV 4,23, XXV 6,3, XXVI 7,13, XXVII 8,7: Quibus ita ordinatis, et occupatis prohibitoribus, patefactisque latebris, evolat Exsuperius, de Victorum numero miles […] Dein legiones Ioviorum atque Victorum […] Dum haec ita aguntur, atrocitate nuntii Valens perculsus iamque revertens per Gallograeciam, auditis apud Constantinopolim gestis […] agmina duo praeire iussisset, quibus nomina sunt Iovii atque Victores […] qui Britannias indicabat barbarica conspiratione ad ultimam vexatas inopiam […] Unde cum consecuti Batavi venissent et Heruli, Ioviique et Victores […].
Sannazaro 2002 = Marco Sannazaro, Attestazioni di militari e militaria a Milano, in M. Buora (a c. di), Miles Romanus. Dal Po al Danubio nel Tardoantico. Atti del Convegno internazionale Pordenone – Concordia Sagittaria 17-19 marzo 2000, Pordenone 2002, p. 68.
Vannesse 2011 = Michaël Vannesse, Une schola armaturarum et un numerus Victorum en Italie du Nord au IV siècle ap. J.-C. (Notes de lecture 448), in “Latomus” 70 (2011), pp. 825-8.