Questo breve paragrafo fornì numerose informazioni biografiche: Eusebius si trovava presso la comunità monastica di Hieronymus, nacque2 in una famiglia benestante che gli permise di compiere un’ottima carriera (vir apud suos haut ignobilis), originario di Cremona, chiese a Hieronymus di tradurre in lingua latina e di facilitare quindi la comprensione di un testo scritto in greco, lingua a lui sconosciuta3. Del resto l’uso della lingua greca si stava sempre più perdendo nella pars Occidentis a partire dal secolo IV e gli intellettuali occidentali incitarono in modo ancor più pressante chi ancora la conoscesse, giacché si facesse interprete dei frutti della propria conoscenza4.
Prima di soffermarci sulla tipologia di testo del quale Eusebius richiese la traduzione, potrebbe risultare meritevole di attenzione qualche cenno in merito alla possibile paideia ricevuta dall’uomo entrato in contatto con i monaci guidati da Hieronymus.
Egli discese da una famiglia distinta, come già accennato, è presumibile dunque che avesse esercitato qualche funzione pubblica, il decurionato forse oppure l’attività avvocatizia5, tuttavia prima di convertirsi a un’esperienza di vita monastica è verosimile che possa aver conosciuto Hieronymus durante il suo soggiorno romano al servizio di papa Damaso (366-384), tra gli anni 382 e 384, prima che lo Stridonense partisse per la Terrasanta per fondare una sua nuova comunità di monaci; a questo si riferì senz’altro l’aquileiese Rufinus scrivendo con sarcasmo che Eusebius adhaesit magistro nobili (Ruf. apol. contra Hier. 1,19).
Nell’Urbe Eusebius ritornò anche prima della fine dell’anno 3986, dopo aver raggiunto Hieronymus a Bethleem7, e costituì insieme a Pammachius, Oceanus e Marcella, tutti già in stretta familiarità con il Padre Stridonense8, un circolo di nobili intellettuali devoti, che in un’epistola del Dottore della Chiesa furono definiti come una fraternitas: Et quidem quamvis mei amantissimi et egregii viri Pammachii, tamen unius voluntatem in tempus aliud distulissem, nisi omnes pene fraternitas de Urbe eadem postulasse, asserens multos periclitari, et perversis dogmatibus acquiescere […] (Hier. ep. 85,3)9.
Eusebius in questo contesto si impegnò soprattutto a farsi promotore di una serie di traduzioni in latino di opere esegetiche relative alla produzione di Origenes, ma anche alle Sacre Scritture; esortando e probabilmente anche finanziando Hieronymus nella sua attività di commento e traduzione, viste le sue possibili disponibilità economiche.
Emblematica fu la richiesta di Eusebius di realizzazione di un breve commentario, secondo un’interpretazione storica, del Vangelo di Matteo, che Hieronymus portò a termine in due settimane: Satisque miror, Eusebi dilectissime, cur Romam subito navigaturus hanc tibi a me quasi sitharciam dari volueris ut Matheum breviter exponens verbis stringerem, sensibus dilatarem […] At tu in duabus hebdomadibus, inminente iam pascha et spirantibus ventis, dictare me cogis […] (Hier. in Matth. praef.). A conclusione dello stesso scritto Hieronymus pregò Eusebius di consegnare una copia del Cantico dei Cantici alla religiosa romana di nome Principia, che molto prima gli richiese di esaudire tale sue desiderio: Unde obsecro ut […] des exemplaria cum Romam veneris virgini Christi Principiae, quae me rogavit ut in Canticum scriberem canticorum […].
Nello stesso anno 398 Eusebius fu anche ordinato presbyter, come attestano epistole databili a quell’anno, nelle quali Hieronymus scrisse: Unde et ego gaudeo quidem super testimonio erga me sanctitatis tuae, et amore sancti presbyteri Eusebii […] (Hier. ep. 74,1 10).
A Roma Eusebius, dopo essere entrato in possesso della traduzione latina del Περὶ Ἀρχῶν di Origenes 11 realizzata da Rufinus, la consegnò a Pammachius e a Oceanus; scatenando una disputa irrisoluta tra Rufinus e Hieronymus, che per i contenuti dell’opera ebbe inoltre un’eco immensa e divise il mondo occidentale e orientale nelle tesi pro e contro il trattato origeniano.
Rufinus subito accusò Eusebius di aver corrotto il suo scrivano12 per trafugare un lavoro che in più punti venne falsificato: Mihi tamen in hoc Dei et vestrum sufficit testimonium, id est, tuum et sancti viri ipsius, cui hoc opus gerebam, Macharii, qui scedulas ipsas meas vel ab initio legistis, vel etiam, licet nondum completa et ad integrum emendata, exemplaria retinetis: id est ‘Quia sicut Filius non videt Patrem, ita nec Spiritus Sanctus Filium videt’, quod ego non solum numquam scripsi, sed e contrario quam ille falsavit dico (Ruf. apol. contra Hier. 1,19).
Nell’autunno 398 gli stessi Pammachius e Oceanus scrissero a Hieronymus per comunicare in effetti di essere entrati in possesso dello scritto origeniano e per richiedere quindi al loro padre spirituale di eseguirne una traduzione completa ed esatta: Pammachius et Oceanus Hieronymo presbytero salutem. Sanctus aliquis ex fratribus schidas ad nos cuiusdam detulit, quae Origenis nomine volumen, quod περὶ ἀρχῶν scribitur, in Latinum sermonem conversum tenerent […] (Hier. ep. 83).
Eusebius nella controversia che sorse tra Rufinus e Hieronymus si schierò dalla parte del secondo, che in più occasioni difese anche apertamente; Rufinus descrisse con amarezza lo scompiglio che fu generato in tutta la penisola: Etiam inde, ut intellegi datur, secundum praeceptum magistri, per totam me Italiam criminari, instigare turbas, conturbare ecclesias, aures quoque polluere sacerdotum, et in his omnibus modestia nostra tamquam conscientia abuti (Ruf. apol. contra Hier. 1,21).
Papa Anastasio I (399-401) incaricò Eusebius di farsi latore a Simplicianus, vescovo di Mediolanum tra il 397 e il 40013, della sua missiva in merito alle parti blasfemiche contenute nell’opera di Origenes: haec sanctitati tuae scripsimus per Eusebium presbyterum, qui calorem fidei gestans et amorem circa Deum habens, quaedam capitula blasphemiae obtulit, quae nos non solum horruimus et iudicavimus, verum et si qua alia sunt ab Origene exposita, cum suo auctore pariter a nobis scias esse damnata (Hier. ep. 95,3)14.
Nell’anno 400 Eusebius raggiunse Mediolanum e insieme al vescovo accusò pubblicamente Rufinus per la sua traduzione15, il quale replicò subito denunciando la falsità della versione del testo portato a Mediolanum: nam cum falsam huiuscemodi scedulam apud Mediolanum recitaret […] (Ruf. apol. contra Hier. 1,19); benché Hieronymus condividesse la critica sollevata contro Rufinus, egli disapprovò la divulgazione pubblica dell’opera compiuta da Eusebius: […] error earum non Eusebio imputabitur, sed morae et tarditati tuae qui emendare cessasti, et in eo solo erit ille culpabilis quia scripta tua cito disseminavit in vulgus, quae tu paulatim emendare decreveras (Hier. contra Ruf. III,5)16.
Eusebius non fu scalfito dalla polemica sollevata in quest’occasione e continuò a prodigarsi per la circolazione di opere esegetiche oppure di contenuto dogmatico. Nel 415 si inserì così anche nella questione pelagiana, ovverosia nella contesa sorta contro l’eresia a sostegno della possibilità di salvezza grazie al solo intervento umano, senza la necessaria grazia divina, e negatrice del peccato originale17; Eusebius fece pervenire a Hieronymus uno scritto di Annianus, diacono di Ceneda18, che confutava le tesi geronimiane in merito alle disposizioni stabilite al concilio di Diospolis svoltosi nello stesso 415: quod autem quaeritis, utrum rescripserim contra libros Anniani, pseudodiaconi Celedensis, qui copiosissime pascitur, ut alienae blasphemiae verba frivola subministret, sciatis me ipsos libros in schedulis missos a sancto fratre nostro Eusebio presbytero suscepisse, non ante multum temporis […] (Hier. ep. 143,2).
Negli stessi anni Hieronymus realizzò l’opera esegetica intitolata In Hieremiam, un commentario biblico sui passi dal profeta Geremia, dedicandola a Eusebius, al quale spiegò anche i principi compositivi dello scritto: post explanationes duodecim prophetarum, Isaiae, Danihelis et Hiezechiel ad extremum in Hieremiam manum mittimus tibi, frater Eusebi, eiusdem commentariolos dedicantes, ut evangelicum virum Mattheo evangelistae copules, quem ante annos plurimus strictu sensibus te hortante disserui (Hier. in Jer. prol.1)19.
1 PLRE I, s.v. Pammachius, p. 663: esercitò come proconsole, presumibilmente in Africa, prima del 396 e intrattenne una fitta corrispondenza con Hieronymus.
2 L’unica ipotesi riguardante la data di nascita di Eusebius è suggerita in G. Gallina, La diocesi di Cremona dalle origini agli inizi dell’età ottoniana: secolo IV/V – metà del secolo X, in A. Caprioli, A. Rimoldi, L. Vaccaro (a c. di), Diocesi di Cremona, Brescia 1998, p. 16 che propende per un momento di poco posteriore all’anno 350.
3 In un’altra missiva, di ben altro tenore, Hieronymus ribadì l’ignoranza del greco da parte di Eusebius, come fattore probante per negare la sua paternità nella falsificazione dell’opera Περὶ Ἀρχῶν di Origenes circolante agli inizi del secolo V in Occidente; accusa sostenuta dall’altro noto scrittore ecclesiastico nonché traduttore in latino dell’opera origeniana, Rufinus di Aquileia, divenuto suo principale avversario nella polemica dogmatica sugli scritti dell’alessandrino Origenes. Hieronymus scrivendo proprio a Rufinus pose il determinante interrogativo: Quid enim homo latinus de interpretatione graeca potuit immutare? (Hier. ep. adv. Ruf. 5). La questione della falsificazione della traduzione latina del Περὶ Ἀρχῶν fu oggetto di un’analisi dettagliata nel contributo di Y.M. Duval, Le ‘Liber Hieronymi ad Gaudentium’: Rufin d’Aquilée, Gaudence de Brescia et Eusèbe de Crémone, “Revue Bénédectine” 97 (1987), pp. 163-186.
4 Si veda G. Cavallo, Cultura scritta e conservazione del sapere: dalla Grecia antica all’Occidente medioevale, in P. Rossi (a c. di), La memoria del sapere. Forme di conservazione e strutture organizzative dall’antichità ad oggi, Roma-Bari 1988, pp. 45-9.
5 Buona parte degli studiosi ritenne plausibili gli studi giuridici di Eusebius, tuttavia non esistono specifiche attestazioni in merito, a eccezione di un’affermazione di Rufinus, inserita comunque in un contesto polemico: Haec si in foro positus vel in in negotiis saecularibus, commisisset iste qui de monasterio Romam, quasi calumniandi peritissimus, missus est, norunt omnes quid consequeretur ex legibus publicis huiusmodi criminis reus. Nunc vero, quia saecularem vitam reliquit, et a tergiversatione illa actuum publicorum ad monasterio conversus est […] (Ruf. apol. contra Hier. 1,19). R. Lizzi Testa, Le origini del cristianesimo, in P. Tozzi (a c. di), Storia di Cremona 1. L’età antica, Cremona 2003, pp. 362 s. ha addotto proprio questo riferimento come allusione veritiera alla professione esercitata da Eusebius.
6 Cfr. Y.M. Duval, Le ‘Liber Hieronymi ad Gaudentium’ Op. cit., p. 169. Si veda anche Hier. ep. adv. Ruf. III,20.
7 Si veda la breve storia della provincia romana di Syria Palaestina.
8 PLRE I, s.vv. Marcella 2/ Oceanus, pp. 542 s./636.
9 Cfr. anche Hier. ep. 124,1: A quodam fratre ex iis qui habent zelum Dei, sed non secundam scientiam, ad legendum, rogatus ut traderet quasi statim reddituro, propter angustiam temporis, fraudem non potuit suspicari.
10Id. ep. 95,3: Epistola Anastasii Papae ad Simplicianum […] Haec sanctitatis tuae scripsimus per Eusebium presbyterum […], Id. contra Ruf. III, 24: Volo tamen scire quae sint illa iacula venenata quae post tergum vestrum nos iecisse conquereris: Vincentius, Paulinianus, Eusebius, Rufinus presbyteri? […].
11 ODC, s.v. Origen, pp. 1193-5: L’opera teologica più importante di Origenes fu la Περὶ Ἀρχῶν, in latino De Principiis, che in quattro libri esaminò diverse problematiche riguardanti Dio, le entità celesti, gli uomini e il libero arbitrio, il mondo materiale e la Sacra Scrittura. Il testo originale andò perso e ciò che fu trasmesso fu una traduzione latina di Rufinus, comunque probabilmente interpolata, e una versione frammentata di Hieronymus. Origenes si concentrò soprattutto sull’esegesi biblica e individuò una modalità triplice di interpretazione del testo: letterale, morale e allegorica; prediligendo l’ultima, nella convinzione che l’universo fosse pervaso da simboli e modelli del mondo invisibile.
12 Hier. contra Ruf. III,4: Sequitur in epistula tua: «Noli multo auro redimere notarium, sicut amici tui de meis Περὶ Ἀρχῶν schedulis nondum emendatis, nondum ad purum digestis fecerunt, ut facilius falsare possent quod aut nullus haberet, aut admodum pauci. […]». Colpisce il giudizio espresso anche da alcuni studiosi moderni, che sembrano accogliere integralmente la durezza del pensiero di Rufinus nei confronti di Eusebius; A. Penna, S. Gerolamo, Torino-Roma 1949, pp. 325 s. addirittura scrisse: “Tutti e due i commenti sono dedicati alla medesima persona, ossia Eusebio di Cremona. Non conosciamo le relazioni di cotesto monaco intrigante con Gerolamo in questi anni. Ma il solo fatto della dedica del presente lavoro è una prova che il vecchio esegeta non seppe mai liberarsi da quest’uomo ambiguo, sebbene l’avesse sconfessato qualche volta durante la polemica con Rufino”.
13 PCBE II/2, s.v. Simplicianus 1, pp. 2075-9.
14 Sull’intervento papale cfr. Y.M. Duval, Le ‘Liber Hieronymi ad Gaudentium’ Op. cit., p. 170.
15 Hier. ep. 127,9 fece cenno al dilagare della disputa da Roma al resto dell’Italia scrivendo a Marcella e si espresse in termini di “infame traduzione del Περὶ Ἀρχῶν”, tunc librorum περὶ Ἀρχῶν infamis interpretatio.
16 A proposito di indebite circolazioni di scritti Eusebius scrisse a Hieronymus per informarlo della circolazione sotto suo nome a Roma e in Africa di lettere false riguardanti traduzioni di opere ebraiche: Scribit frater Eusebius se apud afros episcopos, qui propter ecclesiasticas causas ad comitatum venerant, epistulam quasi meo scriptam nomine repperisse, in qua agerem paenitentiam et me ab Hebraeis in adulescentia inductum esse testarer ut hebraea volumina in latinum verterem, in quibus nulla sit veritas (Hier. contra Ruf. II,24).
17 ODC, s.v. Pelagianism, pp. 1248 s.
18 PCBE II/1, s.v. Annianus, pp. 141 s.
19 Si ritiene indimostrabile con certezza l’identificazione di Eusebius con l’uomo che si rivolse almeno due volte a Cyrillus, vescovo di Alexandria, tra il 417 e il 418, per denunciare un sostenitore del pelagianesimo, Valerianus: domino sancto omnique honore colendo ac beatissimo Papae Cyrillo Eusebius. […] Innocentius haeresim Pelagianam Caelestianamque cum suis capitibus condemnaverit, cunctis eos abicientibus Orientalibus Alexandrina sola ecclesia in communionem recepit, quae sola et prima inter conprovinciales suos tales refutare debuerit? Sed ille est pestifer, de quo sanctitudini tuae ante annum scripseram, signifer et confoederatus eorum, Valerianus ventrilocus […] (Coll. Avell. 1 Ep. XXXXIX, 2-3).
L’allusione a uomini giunti dall’Italia, impegnati nel ruolo di copiatura, ma anche semplicemente di finanziamento e trasporto delle opere tradotte, per la loro diffusione nella Pars Occidentis, si precisa qualche riga dopo quando Hieronymus scrisse: sanctus frater meus Paulinianus et sanctus frater Eusebius et omnes qui cum nostra sunt parvitate suppliciter te salutant […] (Aug. ep. 27,3).
Quando Hieronymus compose quest’epistola si trovava a Bethleem, dove fondò una propria comunità monastica nell’agosto del 385; la lettera è comunque datata agli anni 392/393 in considerazione del momento di ordinazione di Aurelius a vescovo2.
Per i riferimenti che in seguito si ritrovano nella corrispondenza di Hieronymus si può identificare facilmente l’Eusebius menzionato nella missiva sopra citata con l’Eusebius Cremonensis del quale si è già scritto, indagando le sue origini; peraltro il richiamo a uomini fidati inviati dall’Italia non può rifarsi a null’altro che non sia dall’Italia Annonaria 3.
Eusebius, tra le prime richieste che fece a Hieronymus mentre entrambi si trovavano in Palaestina, domandò la traduzione in latino di una lunga epistola di Epiphanius 4, vescovo di Salamis/Constantia tra il 367 e il 403, destinata a Iohannes 5, vescovo di Jerusalem tra il 387 e il 417.
La lettera originale che fu scritta dopo la Pasqua del 394, un riferimento cronologico che permette ulteriormente di porre un limite post quem per la presenza di Eusebius a Bethleem, ebbe lo scopo di scagionare Epiphanius dall’accusa di oltraggio al coepiscopo, dovuta all’ordinazione a diacono di Paulinianus, fratello biologico di Hieronymus, nella giurisdizione di Jerusalem 6. Tuttavia non si trattò soltanto di una lettera di scuse di un vescovo a un altro per questioni amministrative, Epiphanius denunciò Iohannes in quanto sostenitore dell’arianesimo e vicino alle posizioni di Origenes.
Iohannes reagì scomunicando tutti coloro che avessero riconosciuto l’ordinazione di Paulinianus; Eusebius forse per curiosità oppure per divulgare al massimo la lettera di Epiphanius e quindi difendere la comunità a Bethleem chiese la traduzione in latino della stessa a Hieronymus (Hier. ep. 51: Epistula Epiphanii Cyprii missa ad Iohannem episcopum a sancto Hieronymo translata), il quale acconsentì, ma a condizione che non fosse divulgata pubblicamente: Ante hoc ferme biennium miserat Iohanni episcopo supra dictus papa Epiphanius litteras, arguens eum in quibusdam dogmatibus […] Harum exemplaria certatim Palaestinae rapiebantur […] Eusebius Cremonensis, qui cum haec epistula per multorum ora volitaret […] feci quod voluit […] postulavique ab eo mutuo ut domi haberet exemplar, nec facile in vulgus proderet (Hier. ep. 57,2)7.
Forse fu in quest’occasione che Eusebius elogiò le capacità letterarie dell’amico Paulinus Nolensis, nobile intellettuale a sua volta convertitosi alla vita eremitica8, conosciuto probabilmente quando quest’ultimo esercitò l’incarico di consularis in Campania, quindi prima del 392: Ad Paulinum presbyterum […] Habes hic amantissimus tui fratrem Eusebium, qui litterarum tuarum mihi gratiam duplicavit, referens honestatem morum tuorum, contemptum saeculi, fidem amicitiae, amorem Christi (Hier. ep. 53,11).
Agli inizi dell’anno 395 Eusebius risiedeva verosimilmente ancora in Palaestina, quando Vigilantius portò una lettera dello stesso Paulinus Nolensis (Hier. ep. 58); nella risposta di Hieronymus Eusebius fu indicato ancora soltanto come frater: […] me laceras, sanctum frater Oceanum in culpam hereseos vocas, presbyterorum tibi Vincentii et Pauliniani et fratris Eusebii iudicium displicet […] (Hier. ep. 61,3).
1 PCBE I, s.v. Aurelius 1, pp. 105-127.
2 Cfr. Y.M. Duval, Le ‘Liber Hieronymi ad Gaudentium’ Op. cit., p. 163.
3 Cfr. R. Lizzi Testa, Le origini del cristianesimo. Op. cit., p. 355.
4 ODC, s.v. Epiphanius, St., pp. 553 s.; DHGE XV, s.v. Épiphane 10, Saint de Salamine, coll. 617-631; ODB I, s.v. Epiphanios, p. 714.
5 DHGE XXVII, s.v. Jean II 505, coll. 160-3; ODB II, s.v. John II, p. 1045.
6 Per la cronologia geronimiana e quindi anche per datare l’ordinazione a diacono del fratello si veda P. Nautin, Études de chronologie hiéronymienne (393-397), “Revue des études augustiniennes” 19 (1973), pp. 69-86.
7 In seguito, forse per prendere le difese di Eusebius, lo stesso Hieronymus sostenne tuttavia che quella copia fu sotratta da uno “pseudomonaco”: ista est epistula quam de cubiculo fratris Eusebii nummis aureis produxisti, ut calumniareris interpretem, ut me apertissime teneres criminis reum quare pro «honorabili» «carissimum» transtulissem (Hier. contra Ruf. III,23).
8 PCBE II/2, s.v. Meropius Pontius Paulinus 1, pp. 1630-1654; PLRE I, s.v. Paulinus 5, p. 676.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Anastasius (papa) | Hier. ep. 95,3; |
Annianus | Id. ep. 143,2; |
Cyrillus (papa) | Coll. Avell. 49; |
Danihel (propheta) | Hier. in Hier. prol. 1; |
Epiphanius (papa) | Id. ep. 57,2; |
Eusebius | Hier. epp. 53,11, 57,2, 61,3, 74,1, 83, 85,3, 95,3, 143,2, contra Ruf. I,10, II,24, III,4,5,20,23,24, in Matth. praef., in Hier. prol. 1; Ruf. apol. contra Hier. 1,19-21; Aug. ep. 27,3; Coll. Avell. 49; Acta SS. Martii, I, pp. 369-86; |
Hieremia (propheta) | Hier. in Hier. prol. 1; |
Hieronymus | Id. epp. 53,11, 57,2, 61,3, 74,1, 83, 85,3, 95,3, 143,2; |
Hiezechiel (propheta) | Id. in Hier. prol. 1; |
Innocentius (papa) | Coll. Avell. 49; |
Iohannes | Hier. ep. 57,2; |
Isaia (propheta) | Id. in Hier. prol. 1; |
Macharius | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
Matheus/Mattheus (evangelista) | Hier. in Hier. prol. 1, in Matth. praef.; |
Oceanus | Id. epp. 61,3, 83; |
Origenes | Id. epp. 83, 95,3; |
Pammachius | Id. epp. 83, 85,3; |
Paulinianus | Hier. ep. 61,3, contra Ruf. III, 24; Aug. ep. 27,3; |
Paulinus | Hier. ep. 53,11; |
Principia | Id. in Matth. praef.; |
Rufinus | Id. contra Ruf. III, 24; |
Simplicianus | Id. ep. 95,3; |
Valerianus | Coll. Avell. 49; |
Vincentius | Hier. ep. 61,3, contra Ruf. III, 24. |
Index rerum sacrarum
amor Christi | Hier. ep. 53,11; |
Περὶ Ἀρχῶν | Id. ep. 127,9, contra Ruf. III,4; |
blasphemia | Id. epp. 95,3, 143,2; |
Canticum canticorum | Id. in Matth. praef.; |
causa ecclesiastica | Id. contra Ruf. II,24; |
communio | Coll. Avell. 49; |
Deus | Hier. ep. 95,3; |
doctrina | Id. ep. 57,2; |
dogma | Id. epp. 57,2, 85,3; |
ecclesia | Ruf. apol. contra Hier. 1,21; Coll. Avell. 49; |
episcopus | Hier. contra Ruf. II,24; |
fides | Id. epp. 53,11, 95,3; |
Filius | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
frater, fraternitas | Hier. epp. 53,11, 61,3, 83, 85,3, 143,2, contra Ruf. II,23,24, in Hier. prol. 1; Aug. ep. 27,3; |
gratia | Hier. ep. 53,11; |
haeresis (Pelagiana, Caelestiana) | Coll. Avell. 49; |
monasterium, monasteriolum | Hier. ep. 57,2; Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
paenitentia | Hier. contra Ruf. II,24; |
pascha | Id. in Matth. praef.; |
Pater | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
praeceptum | Ivi 1,21; |
presbyter | Hier. epp. 53,11, 61,3, 74,1, 83, 95,3, 143,2, . contra Ruf. III, 24; |
propheta | Id. in Hier. prol. 1; |
pseudodiaconus | Id. ep. 143,2; |
sacerdos | Ruf. apol. contra Hier. 1,21; |
sanctitas, sanctus | Hier. epp. 61,3, 74,1, 83, 95,3, 143,2; Ruf. apol. contra Hier. 1,19; Aug. ep. 27,3; Coll. Avell. 49; |
Spiritus Sanctus | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
vir evangelicus | Hier. in Hier. prol. 1; |
virgo Christi | Id. in Matth. praef.; |
zelum Dei | Id. ep. 124,1. |
Index geographicus
Afri (<Africa) | Hier. contra Ruf. II,24; |
Alexandrina (<Alexandria) | Coll. Avell. 49; |
Celeda (Ceneda) | Hier. ep. 143,2; |
Cremonensis (<Cremona) | Id. ep. 57,2; |
Italia | Ruf. apol. contra Hier. 1,21; |
Mediolanum | Ivi 1,19; |
Orientales (<Oriens) | Coll. Avell. 49; |
Palaestina | Hier. ep. 57,2; |
Urbs / Roma | Hier. ep. 85,3, in Matth. praef.; Ruf. apol. contra Hier. 1,19. |
Index rerum notabilium
actum publicum | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
amicus, amicitia | Hier. ep. 53,11, contra Ruf. III,4; |
auctor | Id. ep. 95,3; |
aurum | Id. contra Ruf. III,4,23; |
capitulum | Id. ep. 95,3; |
caput | Coll. Avell. 49; |
commentariolum | Hier. in Hier. prol.1; |
conscientia | Ruf. apol. contra Hier. 1,21; |
contemptus saeculi | Hier. ep. 53,11; |
crimen | Hier. contra Ruf. III,23; Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
cubiculum | Hier. contra Ruf. III,23; |
digestum | Ivi III,4; |
epistula/epistola, littera | Hier. epp. 53,11, 57,2, 95,3, contra Ruf. II,24, III,4,23; |
error | Id. contra Ruf. III,5; |
exemplar | Hier. ep. 57,2, in Matth. praef.; Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
explanatio | Hier. in Hier. prol.1; |
forum | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
fraus | Hier. ep. 124,1; |
Graecum (eloquium) | Id. ep. 57,2, ep. adv. Ruf. 5; |
hebdomada | Id. in Matth. praef.; |
Hebraeum (volumen) | Id. contra Ruf. II,24; |
honestas | Id. ep. 53,11; |
iacula | Id. contra Ruf. III, 24; |
interpres, interpretatio | Id. ep. adv. Ruf. 5, contra Ruf. III, 24; |
iudicium | Id. ep. 61,3; |
Latinus, Latinum (sermo, eloquium) | Id. epp. 57,2, 83, ep. adv. Ruf. 5, contra Ruf. II,24; |
lex publica | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
liber | Hier. epp. 127,9, 143,2; |
magister | Ruf. apol. contra Hier. 1,19,21; |
modestia | Ivi 21; |
mos | Hier. ep. 53,11; |
negotium saeculare | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
nomen | Hier. ep. 83, contra Ruf. II,24; |
notarius | Id. contra Ruf. III,4; |
nummus | Ivi III,23; |
opus | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
scedula, schedula, schida | Hier. epp. 83, 143,2, contra Ruf. III,4; Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
secunda scientia | Hier. ep. 124,1; |
sensus | Id. in Matth. praef., in Hier. prol.1; |
sitharcia (sitarchia) | Id. in Matth. praef.; |
tarditas | Id. contra Ruf. III,5; |
tergiversatio | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
testimonium | Hier. ep. 74,1; Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
turba | Ruf. apol. contra Hier. 1,21; |
verbum | Hier. ep. 143,2, in Matth. praef.; |
veritas | Id. contra Ruf. II,24; |
vir | Hier. epp. 57,2; Ruf. apol. contra Hier. 1,19 |
vita saecularis | Ruf. apol. contra Hier. 1,19; |
volumen | Hier. ep. 83, contra Ruf. II,24; |
vulgus | Id. ep. 57,2, contra Ruf. III,5. |
Clark 1992 = Elizabeth Ann Clark, The Origenist controversy: the cultural construction of an early Christian debate, Princeton 1992, pp. 30-42.
Courcelle 1964 = Pierre Courcelle, Histoire littérarie des grandes invasions germaniques, Parigi 1964, p. 275, n. 4.
Duval 1987 = Yves -Marie Duval, Le ‘Liber Hieronymi ad Gaudentium’: Rufin d’Aquilée, Gaudence de Brescia et Eusèbe de Crémone, in “Revue Bénédectine” 97 (1987), pp. 163-186.
Gallina 1998 = Giuseppe Gallina, La diocesi di Cremona dalle origini agli inizi dell’età ottoniana: secolo IV/V – metà del secolo X, in A. Caprioli, A. Rimoldi, L. Vaccaro (a c. di), Diocesi di Cremona, Brescia 1998, pp. 16-21.
Lizzi Testa 2003 = Rita Lizzi Testa, Le origini del cristianesimo, in P. Tozzi (a c. di), Storia di Cremona 1. L’età antica, Cremona 2003, pp. 354-386.
Penna 1949 = Angelo Penna, San Gerolamo, Torino-Roma 1949, pp. 213, 221, 236, 251, 260, 275, 325 s., 356, 360.
Rebenich 1992 = Stefan Rebenich, Hieronymus und sein Krise: prosopographische und sozialgeschichtliche Untersuchungen, Stoccarda 1992, pp. 205, 231 s., 238, 240 s.
Vera 2003 = Domenico Vera, Cremona nella età imperiale: da Augusto alla tarda antichità, in P. Tozzi (a c. di), Storia di Cremona 1. L’età antica, Cremona 2003, p. 316, n. 280.