Libanius invece intrattenne una fittissima corrispondenza con Anatolius e all’interno di una lettera precisò quale fosse la patria dell’amico, in modo implicito ma non privo di personale trasporto emotivo, definendo Berytus “del tutto bella”: πῶς οὖν αὐτὸς ἀντεπιμελοῦμαί σου; εἰ τὸ σὸν ἑώρων πρὸ τοῦ κοινοῦ, συνευξάμην ἄν σοι οἴκοι καθημένῳ κτήμασι τέρπεσθαι καὶ Βηρυτῷ τῇ παγκάλῃ […] (Lib. Ep. 438,5)3. Libanius scrisse l’epistola appena citata a Anatolius mentre quest’ultimo si trovava presso la corte imperiale in Occidente, probabilmente verso la fine del 3554.
Proseguendo nella lettura dell’opera di Eunapius si apprende che Berytus non fu soltanto il luogo di nascita per Anatolius, ma effettivamente la città nella quale si applicò nell’intero percorso formativo in ambito giuridico: καὶ τῆς τε νομικῆς τελουμένης πaιδείας εἰς ἄκρον ἀφικόμενος, ὡσὰν πατρίδα ἔχων τὴν Βηρυτὸν ἣ τοῖς τοιούτοις μήτηρ ὑποκάθηται παιδεύμασι […] (Eun. Vita Soph. X, 6,2).
Il livello di istruzione acquisito portò Anatolius nella capitale orientale, Constantinopolis (od. Istanbul), per esercitare il compito di insegnante tra gli anni 350 e 353; la corrispondenza con Libanius testimoniò infatti un eventuale incontro tra i due in “territorio trace”5: πρὸς δὲ καὶ ᾔδεις ὀφείλων μοι χιτωνίσκον, ὃν ὑπέσκου μὲν ἐν Θρᾴκῃ, δέδωκας δὲ οὐδαμοῦ. (Lib. Ep. 552,4).
Anche Libanius insegnò retorica greca nella capitale6 e di quel periodo conservò almeno un ricordo positivo, che espresse in parte in un’orazione, nella quale alluse all’amicizia con un “uomo fenicio”7, guidato dalla grazia: […] παριόντος ὁ τέταρτος Φοίνιξ ἀνὴρ ὑπὸ Χαρίτων κυβερνώμενος (Lib. Or. I 80)8. Impossibile sapere esattamente a chi si riferisse l’antiocheno, ma è molto probabile che si trattasse di Anatolius, il quale in quegli anni dovette godere di un rilevante potere governativo sulla diocesi d’Asia o comunque sulla provincia di Syria, poiché, come documentò un’altra lettera di Libanius, si impegnò in progetti edilizi proprio per abbellire la città di Antiochia (od. Antakya, in Turchia): Κάλλιστα ἀνθρώπων Ὑπερέχιος ὄψεται Σελεύκειαν […] καίτοι πῶς οὐ δεινὸν ἐκ μὲν Ἰταλίας ἐλθεῖν τῷ περὶ ἡμάς ἔρωτι, ζητεῖν δὲ οἱς ἀνθ´ἡμῶν συνέσῃ καὶ πλέον νέμειν ἀγροῖς ἤ τισιν ἑτέροις τόποις τῆς ὑπὸ σοῦ πόλεως κεκοσμημένης; (Lib. Ep. 311,1.2).
Di nuovo lo scritto si fa risalire al 355, Anatolius forse in quel momento stava soggiornando a Seleucia, antico sito portuale di Antiochia, ed entro tale data avrebbe già realizzato l’intervento urbanistico elogiato da Libanius. Per comprendere sulla base di quale ruolo potè svolgere quanto accennato sono rintracciabili sue menzioni nella legislazione di quel decennio.
Due disposizioni relative all’assegnazione di cariche e onori furono destinate a Anatolius, designato come vicarius Asiae, entrambe risalenti ai consolati di Constantius e Costans, ovvero al 3529: Idem A. ad Anatolium Vicarium As(iae). Post alia: Si ad curiam nominati vel ad duumviratus aliorumque honorum infulas vel munus aliquod evocati putaverint appellandum, intra duos menses negotia perorentur. Dat. VI Kal. Dec. Constantio A. II et Constante conss. (CTh. XI 30,19); Idem A. ad Anatolium Vicarium As(iae). Constitutionibus perspicue definitum est kalendis Martiis nominationes fieri, ut splendidorum honorum munerumque principia primo tempore procurentur. Et cetera Dat. VI Kal. Dec. Constantio II et Constante AA. conss. (CTh. XII 1,28).
Il vicarius di diocesi aveva il compito di vigilare sull’amministrazione finanziaria del territorio assegnatogli, di informarne l’imperatore e prefetto e di intervenire in caso di abusi dei governatori locali; analoghe mansioni furono affidate ai comites, per questo si potrebbe ipotizzare che in altra disposizione legislativa, proveniente direttamente da Antiochia e probabilmente precedente di almeno un triennio10, nuovamente Anatolius fosse interpellato non tanto quanto praefectus praetorio come sarebbe stato, ma in seguito e su altra giurisdizione territoriale (Illyricum), piuttosto in quanto comes Orientis. Il testo di legge fu il seguente: Idem AA. ad Anatolium p(raefectum) p(raetorio). In perpetuum observandum esse sancimus, ut citra iniuriam corporis, quod in servis etiam probrosum atque postremum est, cuncti primarii et curiales praecepta a iudicibus exequatur. Frequenti ergo monitione atque hortatu tam primarios curiarum quam hos, qui magistratus gerunt atque gesserunt, sinceritas tua incitare debebit, ut promptius praecepta suscipiant omni corporalis contumeliae timore sublato. Dat. Kal. Ap(ri)lis Antiochiae Limenio et Catullino conss. (CTh. XII 1,39).
Si suppose anche che fosse consularis Syriae 11, ovvero governatore della provincia di rango consolare, ma sempre in riferimento al citato documento dal codex Theodosianus (CTh. XII 1,39), che non indica espressamente l’assunzione di tale carica. Fu senz’altro praefectus praetorio, come indicato nella suddetta disposizione e in altra, analoga per contenuti e identica per intestazione, datata al 35712 (CTh. XII 1,38).
Precisarono ulteriormente la giurisdizione prefettizia di riferimento gli storiografi contemporanei, Ammianus Marcellinus e Sextus Aurelius Victor 13; il primo scrivendo delle preoccupazioni dell’imperatore Costanzo II (337-361), allarmato per l’avanzata della popolazione dei Sarmati verso i confini con l’Illyricum (od. Balcani), elogiò le qualità amministrative dell’allora prefetto, Anatolius 14: imperator […] coacta undique multitudine militis ad bella promptissimi, nec dum adulto vere ad procinctum egressus est gemina consideratione alacrior, quod expletus praedarum optimitate exercitus, aestate nuper emensa, similium spe fidenter in effectus animabitur prosperos, quodque Anatolio regente tunc per Illyricum praefecturam, necessaria cuncta, vel ante tempus coacta, sine ullius dispendiis affluebant. Nec enim dispositionibus umquam alterius praefecturae (ut inter omnes constat) ad praesens Arctoae provinciae bonis omnibus floruerunt, correctione titubantium benevola et sollerti, vehiculariae rei iacturis ingentibus, quae clausere domos innumeras, et censuali professione speciosa fiducia relevatae […] (Amm. XIX 11,2.3).
Al costo dei servizi di comunicazione, alleviato nel territorio illirico grazie all’intervento di Anatolius, si riferì anche Aurelius Victor, entrambi gli storici servendosi probabilmente delle stesse informazioni: […] simul noscendis ocius, quae ubique e republica gerebantur, admota media publici cursus. Quod equidem munus satis utile in pestem orbis Romani vertit posteriorum avaritia insolentiaque, nisi quod his annis suffectae vires Illyrico sunt praefecto medente Anatolio. (Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5.6).
A sottolineare l’ampiezza del potere esercitato dal praefectus praetorio Illyrici basti pensare che la sua giurisdizione era inclusiva pure del territorio dell’antica Graecia; Libanius testimoniò anche questo, ricordando in un’orazione l’autorità decisionale di Anatolius per alcune pene comminate in Corinthus, nel territorio dell’antica provincia romana di Achaia: καὶ ἅμα ταῦτά τε ἔπασχε καὶ παρὰ Κορινθίοις ἐλειτούργει τὰ τῶν καλουμένων στρατηγῶν · οὕτω γὰρ Ἀνατόλιος ἔγνω. (Lib. Or. XIV 15).
In qualità di praefectus praetorio, Anatolius fu omaggiato anche da un panegirico composto da un filosofo a lui coevo, Himerius 15; l’occasione per il componimento fu forse un viaggio di Anatolius ad Athenae (od. Atene), nel secondo capoverso in un confronto con il ritorno vittorioso di Alcybiades dopo la battaglia di Cyzicus lo scrittore magnificò le virtù di Anatolius, nella prima di una serie di comparazioni con celebri personaggi mitologici e storici, fonti di gloria per il mondo greco.
L’apoteosi celebrativa delle qualità di Anatolius fu raggiunta, in coerenza al topos, nel finale: Εἰς Ἀνατόλιον ὕπαρχον. […] ἕπεται δὲ αὐτῇ καὶ ἀρετῶν συμφύτων μυρίος θίασος, ὕψος ψυχῆς, μεγαλοπρέπεια γνώμης, ἐλευθέρα φωνή, χεῖρες ἄδωροι, φιλίας πόθος, ἀληθείας ἔρως, ἄτρεπτον φρόνημα… (Him. Or. 32).
Tuttavia le testimonianze non sempre concordarono con il ritratto idilliaco redatto da Himerius, durante l’esercizio dell’incarico di prefetto Anatolius ricevette anche numerose altre epistole da Libanius e dalle stesse emerge anche il quadro di un funzionario arrivista, bramoso di raggiungere con poco sforzo ogni obiettivo, circondato da una clientela di protetti e familiari che furono agevolmente assegnati al servizio dell’Impero, geloso del suo potere e severo difensore della legge, ma anche impropriamente, a discapito di suoi eventuali avversari16.
Si può riportare, a titolo esemplificativo, una missiva scritta nell’inverno tra il 358 e il 359; Libanius si rivolse a Anatolius per discutere riguardo alla carriera di un comune conoscente, di nome Spectatus 17, l’antiocheno non tralasciò di rimproverare abusi dell’amico funzionario e di lamentare il suo nepotismo: καὶ μὴν κἀκεῖνό γέ σου τραχὺ καὶ οὐχ ἥμερον τὸ κακίζειν Σευῆρον, ὅτι δὴ ζώνης ἐδεήθε δέον φιλοσοφεῖν. […] οὐ μὴν πάντα γε εἶ ῥᾴθυμος, ἀλλ’εἰς τὸ γένος, εἴπερ τις, ἕτοιμος, καὶ τῶν σῶν οἰκείον ἰδιώτης οὐδείς 18 (Lib. Ep. 19, 12.16). Non soltanto dunque egli si servì del filosofo Severus per richiedere una posizione ufficiale a corte, che poi non ottenne, ma pare che fosse suo costume far sì che nessuno dei suoi familiari o stretti conoscenti rimanesse un comune cittadino19.
1 Il dibattito è ancora aperto, tuttavia alcuni studiosi hanno sostenuto che l’Anatolius di Berytus del quale scrisse Eunapius fosse un omonimo, non la stessa persona, alla quale scrisse Libanius. La questione sorse in seguito a divergenti attribuzioni cronologiche contestualmente all’incarico di praefectus praetorio: secondo Libanius ricoperto da Anatolius tra il 357 e il 360, secondo Eunapius tra il 340 e il 347 (in particolare vedasi A.F. Norman, The Illyrian Prefecture of Anatolius, “Rheinisches Museum für Philologie” 100 (1957), pp. 257 s.). Non si dovrebbe tuttavia escludere che il funzionario possa aver ricoperto per due volte la stessa prefettura, come ha cercato di ipotizzare Bradbury, che rimase comunque sostenitore della tesi di Norman, cfr. S. Bradbury, A Sophistic Prefect: Anatolius of Berytus in the Letters of Libanius, “Classical Philology” 95.2 (2000), p. 184, n. 22. La notevole diffusione del nome Anatolius, anche considerando soltanto la città di Berytus, crea particolari difficoltà nell’attribuzione di identità o eventuali paternità. Pertiene a questa problematica l’identificazione di Anatolius di Berytus con il Vindanius Anatolius di Berytus che nell’enciclopedica opera del bizantino del secolo IX, Photius, sarebbe stato autore di una raccolta di precetti riguardanti l’attività agricola (Phot. Bibl. 163: Ἀνεγνώσθη Οὐινδανίου Ἀνατολίου Βηρύτου συναγωγὴ γεωργικῶν ἐπιτηδευμάτων). Peraltro Anatolius è un nome che richiede attenzione perché implica in se’ una categoria di etnicità e una precisa scelta di affermazione identitaria, parimenti allo stesso Libanius – cfr. L.J. Hall, Roman Berytus: Beirut in Late Antiquity, Londra-New York 2004, p. 5.
2 Cfr. R.J. Penella, Greek philosophers and sophists in the fourth century A.D., Leeds 1990, p. 131, n. 33. Per altri soprannomi assegnati a filosofi e sofisti cfr. M. Heath, Hermogenes’ biographers, “Eranos” 96 (1998), p. 52.
3 Libanius utilizzò spesso perifrasi per riferirsi alla città di Berytus, non casualmente in un’altra epistola indirizzata a Anatolius la definì ἡ τῶν νόμων μήτηρ (Lib. Ep. 652,1), espressione che si può rintracciare pure in Eunapius, come si può verificare nella successiva citazione sopra riportata nel testo. In una lettera di ringraziamento di Libanius a Anatolius, per aver raccomandato un conoscente come consularis Syriae, nuovamente l’antiocheno definì Berytus come ἡ πόλις ἐπὶ κτήσει νόμων (Lib. Ep. 339,6).
4 Cfr. P. Petit, Les fonctionnaires dans l’oeuvre de Lybanios. Analyse prosopographique, Parigi 1994, p. 33.
5 La geografia e l’etnologia di Libanius fu rigidamente vincolata alle suddivisioni amministrative dell’Impero, egli classificò tutti i suoi corrispondenti identificandoli con la provincia entro la quale nacquero o risiedettero, parimenti nelle narrazioni spesso in sostituzione alla citazione diretta di un toponimo urbano esplicitò il territorio o la provincia entro la quale esso stesso era inserito. Libanius in coerenza con il modello ellenico, per lui unico modello riconoscibile, ritenne che soltanto le città rappresentassero il centro delle civiltà e vivendo entro un Impero ormai con due “capitali” non riconobbe mai un assoluto primato a una città anziché a un’altra: Roma, Constantinopolis e la sua Antiochia furono sempre sullo stesso piano, senza considerare il discusso cattivo rapporto del retore con la capitale orientale a causa di proprie vicende biografiche – cfr. H.U. Wiemer, Emperors and empire in Libanius, in L. Van Hoof (a c. di), Libanius: A Critical Introduction, Cambridge 2014, pp. 212-9.
6 Nonostante altre fonti raccontino che Libanius fu costretto a lasciare Constantinopolis nel 342, perché accusato di pederastia, nel 349 l’imperatore Costanzo II gli permise di ritornare e divenne uno dei professori di retorica più celebrati della capitale – cfr. L. Van Hoof, Libanius’ Life and life, in L. Van Hoof, Libanius. Op. cit., pp. 7-38.
7 Cfr. supra n. 6; DGRG II, s.v. Phoenicia, col. 604 (604-20): territorio lungo la costa dell’antica provincia romana di Syria, delimitato a est dal monte Libano.
8 Nell’orazione Anatolius fu definito anche ἄρχων, ma non mi sembra attribuzione sufficiente a designare una qualifica come proconsul, ipotizzata in PLRE I, s.v. Anatolius 3, p. 59. Potrebbe semplicemente alludere a una funzione governativa, che in effetti fu espressamente citata nel codice legislativo.
9 Per le datazioni delle leggi cfr. O. Seeck, Regesten der Kaiser und Päpste für die Jahre 311 bis 476 n. Chr., Stoccarda 1964 (rist. or. 1919), pp. 40 s.
10 Cfr. O. Seeck, Regesten. Op. cit.
11 Oltre a Seeck già più volte citato, cfr. J.R. Palanque, Essai sur la préfecture du prétoire du bas-empire, Parigi 1933, p. 34; P. Petit, Libanius et la vie municipale a Antioche au IVᵉ siècle après J.-C., Parigi 1955, p. 276, Id., Les fonctionnaires. Op. cit., p. 35; S. Bradbury, A Sophistic Prefect. Op. cit., p. 173. Si differenziò da questi l’analisi di G. Downey, A Study of the Comites Orientis and the Consulares Syriae, Princeton 1939, p. 21 che propose prima l’assunzione dell’incarico di consularis Syriae e poi di comes Orientis.
12 Cfr. O. Seeck, Regesten. Op. cit.
13 Rispettivamente PLRE I, s.v. Ammianus Marcellinus 15, pp. 547 s.; PLRE I, s.v. Sextus Aurelius Victor 13, p. 960. Libanius non fu altrettanto preciso nell’indicazione, così esordì nell’epistola dell’inverno 356 quando apprese dell’assunzione dell’incarico da parte di Anatolius: καὶ τά δοκηθέντα ἐθελέσθη · μεταθέντα γὰρ εἰπεῖν ἀληθὲς ὡς οὐκ ἔσθ’ὅστις οὐκ ἤλπισε τὴν παροῦσαν ἀρχἡν […] (Lib. Ep. 549,1).
14 Due furono i praefecti praetorio Illyrici dal nome Anatolius e ciò creò confusione tra le fonti e tra gli studiosi: un primo governò nel 340 e un altro, il personaggio protagonista di questa scheda tra il 357 e il 360. Eunapius forse mescolò la biografia e le rispettive carriere; quando scrisse riguardo a un praefectus Illyrici di nome Anatolius che promosse una competizione fra retori ad Athaenae (Eun. Vita Soph. X, 6,4-10) si stava riferendo probabilmente al primo in ordine cronologico. Per una precisa disamina della questione cfr. R.J. Penella, Man and the Word. The Orations of Himerius, Londra 2007, p. 4. Specifica attenzione fu dedicata all’esperienza di Anatolius, praefectus praetorio tra il 357 e il 360 in A.F. Norman, The Illyrian Prefecture of Anatolius. Op. cit., pp. 253-9.
15 Per un’analisi del panegirico e del destinatario cfr. T.D. Barnes, Himerius and the Fourth Century, “Classical Philology” 82 (1987), pp. 206-25: lo studioso ritiene che l’Anatolius omaggiato fosse il praefectus praetorio Illyrici del 357-360.
16 Cfr. P. Petit, Libanius et la vie municipale. Op. cit., p. 385.
17 PLRE I, s.v. Spectatus 1, pp. 850 s.: decurione di Antiochia.
18 Espressione formulata in maniera quasi del tutto identica in Lib. Ep. 333,5; in una lettera nella quale emerge con chiarezza l’enorme influenza esercitata da Anatolius nel reclutamento di amministratori locali.
19 Altre amare considerazioni di Libanius in svariati altri brani (Lib. Ep. 80,2: ἐγὼ δὲ φιλεῖσθαι μὲν ὑπὸ σοῦ πιστεύων καὶ ἐπέστελλον καὶ ἐπήγγελλον εὖ παθεῖν οὐδὲν αἰτῶν ὑπεραῖρόν σου τὴν δύναμιν, ἀλλ’οἷα πολλὰ καθημέραν ἔσπειρες ἀξίοις τε ὁμοίως καὶ μὴ τοιούτοις […]; alla fine dell’anno 359 e quasi al termine del servizio di Anatolius come praefectus praetorio, Ep. 81,3: ταυτὶ δὲ ἔγραφες ὄντως ἀγρυπνῶν, οὐ γὰρ ἦν καθεύδεν ὑπὲρ τῆς ἐξουσίας τρέμοντα. In alcuni casi più epistole furono legate da reciproche accuse, ancora contro l’abuso di potere, Ep. 578,11: καίτοι τινὲς κατηγοροῦσί σου τὴν τοῦ Φοίνικος τραγῳδοῦντες πρᾶσιν καὶ ὅσοι περὶ τὰς δίκας οἴχονται φεύγοντες ὑπὸ τῶν ὑβρισμάτων. ἀλλ’ἐγὼ τοὺς μὲν οὐδὲν λέγοντες δεικνύω, σοῦ δέ, ἢν μὴ παύσῃ τοιαῦτα ποιῶν, φανοῦμαι κατήγορος. E in seguito a risposta di Anatolius ulteriore replica di Libanius, Ep. 314.4: τοῦ παρόντος δέ μοι σχήματος καὶ τὸ σὸν ἡγοῦμαι φαυλότερον.). Durante l’incarico di praefectus praetorio Anatolius ricevette da Libanius anche lettere di accusa per disparità nella distribuzione di risorse ad altri funzionari (Lib. Epp. 348, 362) e promozioni di livello poco giustificabili (Lib. Epp. 363, 563, 574, 583).
Tuttavia l’unica testimonianza pervenutaci di questa situazione di difficoltà ancora una volta fu soltanto la corrispondenza di Libanius; in una missiva scritta nel marzo del 3551, dopo una manifestazione dell’orgoglio provato dal retore per l’offerta di un titolo di massima rilevanza a un proprio conterraneo, segnalò anche eventuali motivi del possibile rifiuto di Anatolius: παρεμυυεῖτο δέ με τὸ κεκλῆσθαί σε πρὸς ἀρχήν, ἣ κεφάλαιον ἀρχῶν εἶναι δοκεῖ, καὶ μεγαλαυχούμεθά γε Σύροι Ῥωμαίοις παρέχοντες ἄνδρα δεινὸν κοσμῆσαι πόλεων πράγματα. τὸ δ’ὡς φεύγεις τοῦτον τὸν πόνον, ἀκοῦσαι μὲν ὑπῆρξέ μοι, […] ἀλλὰ διεστάναι δή φασι τὴν Ῥώμην καὶ τοὺς πολλοὺς δυσκόλως ἔχειν πρὸς τὴν βουλήν, σὲ δὲ τοῦτο δεῖσαι λογιζόμενον ὡς ἢ τὸν δῆμον ἢ τοὺς βελτίστους ἀνιάσεις. (Lib. Ep. 391,13.14). Gli attriti tra plebe e senato romano intimorirono a tal punto Anatolius da rinunciare al prestigioso incarico, forse anche perché avvertì di non godere della stessa influenza sull’aristocrazia occidentale di quel periodo storico. In definitiva rifiutò la proposta e le parole di Libanius non furono lusinghiere: ἀλλ’ὅπως μὴ πάλιν φύγῃς προσιοῦσαν ἀρχὴν · οὐ γὰρ καλόν τινα τοῦτον δρασμὸν μελετᾷς. εἰ γὰρ καὶ χρῆν γενέσθαι δραπέτην, ἤδη γέγονας ἀπὸ τῆς Ῥώμης δραπετεύσας. (Lib. Ep. 423,2). L’accento fu continuamente posto sulla disonorevole fuga.
Tuttavia il fatto che fosse stata anche soltanto ipotizzata la possibilità di onorarlo con la dignità di praefectus Urbis permette di supporre che Anatolius godesse di particolare considerazione alla corte di Costanzo II e in effetti quando Libanius scrisse la citata lettera del marzo 355 Anatolius si trovava proprio presso la sedes regia in Occidente, a Mediolanum (od. Milano)2.
Rimase in Transpadana certamente fino all’estate dell’anno seguente, il 356, quando ricevette ulteriori epistole da Libanius; una prima, in inverno, nella quale l’antiocheno mostrò maggiore precisione geografica e riferì ulteriori dettagli prosopografici, rispettivamente menzionando l’Italia e l’incontro di Anatolius con il senatore Datianus 3, anche lui presso la corte occidentale: ἐκάλουν δ´ἄν σε παρ´ἡμᾶς καὶ τὴν ἀπουσίαν ἐμεμφόμην, εἰ μή σε ᾔδειν ἐν Ἰταλίᾳ καρπούμενον, ὃ μὴ παρ´ἄλλοις ἔνι, τὸν κράτιστον Δατιανὸν καὶ τὴν ἐκείνου φωνὴν καὶ γνώμην (Lib. Ep. 492,4). Almeno altre cinque giunsero in estate: Libanius trovò occasione per esprimere il proprio astio nei confronti di Anatolius, lamentando un prolungato silenzio da parte dell’influente amico e criticandolo di nuovo per non aver accettato l’incarico a praefectus Urbis (Lib. Ep. 509,5: εἰ γὰρ οἱ μὲν εὔχονταί σε λαβεῖν ἡνίοχον, οὐ δ´ἐξὸν ἄρχειν οὐκ ὲθέλεις, ὰλλὰ μᾶλλον τρυφᾶν ἢ πονεῖν, καὶ καθεύδειν ἢ εὖ ποιεῖν, πῶς οὐ πάντα μικρά σοι νενόμισται;)4.
In altre due occasioni Libanius richiese l’intervento di Anatolius perché potesse intercedere a favore di due comuni conoscenti, Demosthenes (Lib. Ep. 522,2: καὶ γὰρ εἰς ἡμέτερον φίλον εὐεργέτης..) e Apollinarius (Lib. Ep. 535,2: ἕλκεται παρ´ἀνδρῶν Ἀπολινάριος εἰς Ἰταλίαν ..). Infine, nuovamente scrivendogli riguardo al comune amico filosofo Severus 5, Libanius alluse al potere di Anatolius: φοβοῦμαι δὲ μὴ τοῦτό σε κωλύσῃ συμμαχεῖν, ὡς πρέπον σοι τὴν ῥώμην ἐν μεγάλοις δεικνύειν. (Lib. Ep. 526,2).
Anatolius morì al termine del suo incarico come praefectus praetorio Illyrici, nel 360, il più preciso nel riferire i fatti fu ancora Ammianus Marcellinus, che esplicitò anche il nome del successore in carica: Habita est isdem diebus etiam Florentii ratio, e Galliis novitatis metu digressi, et Anatolio recens mortuo, praefecto praetorio Illyricum, ad eius mittitur locum […] (Amm. XXI,6,5).
Libanius anche nell’istante della morte ricordò soltanto che l’evento frenò le ambizioni dell’avvocato ancirano Aetius (Lib. Epp. 674, 675).
1 Cfr. P. Petit, Les fonctionnaires. Op. cit., p. 33.
2 Ibidem.
3 PLRE I, s.v. Datianus 1, pp. 243 s.
4 Ancora da Mediolanum il tribuno e avvocato, Spectatus, cugino di Libanius, sembra riferisse al parente che si parlasse di Anatolius come futuro praefectus, benché lo stesso esitasse nell’assumere l’incarico (Lib. Ep. 512).
Index nominum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Ἀέτιος | Lib. Epp. 674, 675; |
Anatolius, Ἀνατόλιος (Ἀζουτρίων) | Lib. Epp. 19, 80, 81, 311, 314, 333, 339, 348, 362, 363, 391, 423, 438, 492, 509, 512, 522, 535, 549, 552, 563, 574, 578, 583, 652, 674, 675, Or. I 80, XIV 15; Amm. XIX 11,2.3, 21,6,5; Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5.6; Eun. Vita Soph. X, 6,1.2; Him. Or. 32; CTh. XI 30,19, XII 1,28,38,39; |
Οὐινδάνιος Ἀνατόλιος | Phot. Bibl. 163; |
Ἀπολινάριος | Lib. Ep. 535,2; |
Catullinus (consul) | CTh. XII 1,39; |
Constans (consul) | CTh. XI 30,19, XII 1,28,38; |
Constantius (consul) | Ivi; |
Δατιανός | Lib. Ep. 492,4; |
Florentius | Amm. XXI 6,5; |
Limenius (consul) | CTh. XII 1,39; |
Μάγνος | Lib. Ep. 675; |
Σευῆρος | Lib. Ep. 19,12; |
Σπεκτάτος | Lib. Epp. 19,4, 512,1; |
Ὑπερέχιος | Lib. Ep. 311,1.2. |
Index geographicus
Arctoae provinciae | Amm. XIX 11,3; |
Asia | CTh. XI 30,19, XII 1,28,38; |
Βηρυτός πόλις (ἡ τῶν νόμων μήτηρ/ ἡ πόλις ἐπὶ κτήσει νόμων) | Eun. Vita Soph. X, 6,1.2; Lib. Ep. 438,5; Phot. Bibl. 163; |
Caesena | CTh. XII 1,38; |
Galliae | Amm. XXI 6,5; |
Illyricum | Amm. XIX 11,2, XXI 6,5; Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5.6; |
Ἰταλία | Lib. Epp. 311,2, 535,2; |
Κορίνθιος (<Κόρινθος) | Lib. Or. XIV 15; |
Φοίνιξ (< Φοινίκη) | Lib. Ep. 578,11, Or. I 80; |
orbis Romanus, Ῥωμαῖος, Ῥώμη | Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5.6; Lib. Epp. 391,13, 423,2; |
Σελεύκεια | Lib. Ep. 311,1; |
Σύρος (< Συρία) | Lib. Ep. 391,13; |
Θρᾴκη | Lib. Ep. 552,4. |
Index rerum notabilium
ἀγρός | Lib. Ep. 311,2; |
ἀληθής | Lib. Ep. 549,1; |
ἀνήρ, ἄνθρωπος | Lib. Epp. 311,1, 535,2, Or. I 80; |
ἀρχή (κεφάλαια) | Lib. Epp. 391,13, 423,2, 549,1; |
arma | CTh. XII 1,38; |
αὐλή | Eun. Vita Soph. X, 6,1; |
bellum | Amm. XIX 11,2.3; |
βουλή | Lib. Ep. 391,14; |
χάρις | Lib. Or. I 80; |
χιτωνίσκος | Lib. Ep. 552,4; |
χορός | Eun. Vita Soph. X, 6,1; |
comes et magister officiorum | CTh. XII 1,38; |
comes domesticorum | Ivi; |
comes sacrarum largitionum | Ivi; |
condicio | Ivi; |
constitutio | CTh. XII 1,28; |
consul | CTh. XI 30,19, XII 1,28, 38, 39; |
contumelia | CTh. XII 1,39; |
correctio | Amm. XIX 11,3; |
curia, curialis, origo curialis | CTh. XI 30,19, XII 1,38,39; |
cursus publicus | Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5; |
defensio publica | CTh. XII 1,38; |
δῆμος | Lib. Ep. 391,14; |
dignitas | CTh. XII 1,38; |
dispendium | Amm. XIX 11,3; |
dispositio | Ivi; |
δόξα | Eun. Vita Soph. X, 6,1; |
domus | Amm. XIX 11,3; |
δύναμις | Lib. Ep. 80,2; |
duumviratus | CTh. XI 30,19; |
ἐξουσία | Lib. Ep. 81,3; |
ἔρως, ἔρως ἀληθείας | Lib. Ep. 311,2; Him. Or. 32; |
εὐεργέτης | Lib. Ep. 522,2; |
exercitus | Amm. XIX 11,2; |
γένος | Lib. Ep. 19, 16; |
honos | CTh. XI 30,19, XII 1,28; |
ἰδιώτης | Lib. Ep. 19, 16; |
iudex | CTh. XII 1,39; |
κατήγορος | Lib. Ep. 578,11; |
λόγος | Eun. Vita Soph. X, 6,1; |
magister equitum ac peditum | CTh. XII 1,38; |
magistratus | CTh. XII 1,39; |
medium | Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5; |
μεγαλοπρέπεια γνώμης | Him. Or. 32; |
metus novitatis | Amm. XXI 6,5; |
militia | Amm. XIX 11,2; CTh. XII 1,38; |
munus | Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5; CTh. XI 30,19; |
negotium | CTh. XI 30,19; |
nominatio | CTh. XII 1,28; |
officium palatinum | CTh. XII 1,38; |
ὄνομα | Eun. Vita Soph. X, 6,1; |
παιδεία | Id. X, 6,2; |
πατρίς | Ivi; |
pestis (fig) | Aur. Vict. Liber de Caes. 13,6; |
φίλος, πόθος φιλίας | Lib. Ep. 522,2; Him. Or. 32; |
φρόνημα ἄτρεπτον | Him. Or. 32; |
φυγή | Lib. Ep. 423,2; |
φωνή, φωνή ἐλευθέρα | Lib. Ep. 492,4; Him. Or. 32; |
πόλις | Lib. Epp. 311,2, 391,13; Eun. Vita Soph. X, 6,1; |
praeceptum | CTh. XII 1,39; |
praefectus praetorio, praefectura | Amm. XIX 11,2.3; Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5.6; CTh. XII 1,38, 39; |
πράγμα | Lib. Ep. 391,13; |
principia | CTh. XII 1,28 |
proelium | CTh. XII 1,38; |
professio censualis | Amm. XIX 11,3; |
ratio | Id. 21,6,5 |
res publica | Aur. Vict. Liber de Caes. 13,5; |
ῥώμη | Lib. Ep. 526,2; |
stipendium | CTh. XII 1,38; |
στρατηγός | Lib. Or. XIV 15; |
συναγωγή | Phot. Bibl. 163; |
σχῆμα | Lib. Ep. 314,4; |
τόπος | Lib. Ep. 311,2; |
θυμέλη | Eun. Vita Soph. X, 6,1; |
ὕπαρχος | Him. Or. 32; |
ὕψος ψυχῆς | Ivi; |
vehiculariae res | Amm. XIX 11,3; |
vicarius | CTh. XI 30,19, XII 1,28; |
vir clarissimus | CTh. XII 1,38. |
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