Il primo fra i due menzionati nelle due interrogative appena riportate dall’orazione del retore antiocheno fu Flavius Philippus, praefectus praetorio Orientis tra il 344 e il 3511, figlio di un macellaio (ἐχόρδευεν: lett. insaccava), l’altro fu Datianus, il padre del quale esercitava il mestiere di inserviente presso lo stabilimento termale (λουμένοις ἀνθρώποις ἐσθήτας ἐφύλαττε).
Poco oltre Libanius precisò anche quale fu la prima forma di istruzione che permise a Datianus di accedere alla corte e di appartenere in seguito al rango senatorio2: Καὶ τούτοις ἅπασιν οὓς κατέλεξα τὸ συνέδριον ἀνέῳξεν οὐδὲν ἕτερον ἢ τούτων δὴ τῶν σημείων ἡ τέχνη (Lib. Or. XLII, 25), la stenografia (τῶν σημείων ἡ τέχνη)3.
L’origine antiochena di Datianus e la cura che egli rivolse nei confronti della sua città natale, dove fece costruire bagni pubblici4 e si preoccupò di far realizzare ville e giardini, fu ben documentata dagli scritti di Libanius; in un’epistola inviata allo stesso Datianus, all’inizio dell’anno 360 quando il funzionario si trovava in Constantinopolis (od. Istanbul), Libanius descrisse il decoro cittadino permesso da Datianus, anche in occasione della visita dell’ambasciatore Obodianus e del nativo di Antiocheia (od. Antakya, in Turchia) Calliopius I, consularis Macedoniae 5: Δατιανῷ. Τὸ μὲν εἶναι μείζω πόλεως τῆς ἡμετέρας ἐκείνην καὶ πολλῷ γε μείζω καὶ καλλίω γε μᾶλλον ἢ μείζω καὶ τὸ μὴ μόνον ἡμᾶς […] ἐμὲ τοίνυν, φησὶν ἡ πόλις, πολλαῖς μὲν οἰκίαις ὥσπερ ὅρμοις ἐκόσμησας, πολλοῖς δὲ λουτροῖς, τοῖς μὲν εἴσω τείχους, τοῖς δὲ εὐθὺς πρὸ πυλῶν, καὶ κήπους ἐφυτεύσω καὶ ἀνδρῶνας ᾠκοδομήσω, θυμηδίας φάρμακα (Lib. Ep. 114, 1.5). La grande città, maestosa per bellezza e vanto non soltanto per gli Antiocheni, come scrisse Libanius, fu dotata di molte abitazioni, di molti bagni, di mura e porte, oltre a giardini con spazi per simposi.
L’orazione XI di Libanius, nota anche come Antiochikos, divenne uno degli elogi più conosciuti e dettagliati di Antiocheia; il retore la pronunciò in occasione dei giochi olimpici antiocheni svoltisi nell’anno 3566, ricordò anche che grazie all’intervento di molti curiali e di evergeti come Datianus la città fu adornata di edifici marmorei lungo le vie principali e nelle piazze (Lib. Or. XI, 194: καὶ οὐχ οἱ μὲν ἄρχοντες […] ἀλλ᾽οἳ τῆς περὶ τὸν βασιλέα γεγόνασιν ἑταιρίας, πλείω τῆς ἐνθαῦτα ἀναλώσεως ἢ τοῦ προσλαβεῖν ἔσχον ἔρωτα καὶ πανταχόθεν κάλλη λίθων ἀθροίσαντες ἐγκατέμιξαν οἰκοδομημάτων κάλλη τῷ ἄστει δίκην ἀστέρων ἐκλάμποντα […])7.
Datianus certamente in quel periodo potè disporre di considerevoli risorse economiche, come sembrò evocare un’integrazione a una disposizione legislativa relativa alla riscossione dell’annona e dei tributi, databile al 360: De annona et tributis. […] Datianus enim v(ir) c(larissimus) patricius, qui hanc olim gratiam fuerat consecutus, auferri sibi id cum tanta instantia depoposcit, cum quanta alii poscere consuerunt (CTh. XI, 1,1 – 315 Iun. 17 [360 Ian. 18]). Datianus dunque all’epoca già senatore e patricius avrebbe richiesto che fosse cancellata l’immunità dalla tassa sulle sue proprietà terriere, cosa che altri invece erano soliti richiedere.
L’evergetismo e la generosità anche in materia fiscale furono forse esito di una propria disposizione caratteriale, rinforzata da un’adesione ai principi ideali professati dalla religione cristiana ed espressa attraverso atti di benevolenza vòlti al benessere dell’intero genere umano8. Libanius nelle orazioni e nella propria corrispondenza forse amplificò anche eccessivamente e intenzionalmente l’atteggiamento di Datianus in questo senso9, ma senza dubbio rese testimonianza di ciò: […] ὁ δὲ ἐβοήθει μέν, ἐβοήθει δὲ οὐ φιλῶν μέν, διειστήκει γὰρ τοῖς τρόποις, ἐνδεικνύμενος δέ, ὡς οὐδὲν ἂν αὐτὸν ἐγχειρήσαντα διαφύγοι (Lib. Or. I, 9410). Datianus soccorse il retore senza mostrare amicizia, ma piuttosto dimostrando che avrebbe avuto successo qualsiasi cosa avesse intrapreso; indipendentemente da quale fosse il reale intento di Libanius nel riferire queste affermazioni, così egli sottolineò il potere e l’universalità dell’azione del concittadino.
Prima di giungere alla posizione di patricius 11 e senatore, come sopra è stato ricordato, Datianus godette senz’altro dei favori della corte imperiale, ma ancor più fu discepolo dell’imperatore Costantino I (306-337), se prestiamo fede ancora una volta alle parole di Libanius, che in una lettera del 364 ripercorse con espressione concisa, ma efficace, la sua carriera; di Costantino I fu allievo e del successore Costanzo II (337-361) divenne addirittura maestro, realisticamente il principale consigliere: […] τὸ δὲ σὸν λαμπρόν τε καὶ κρεῖττον ἢ σβεσθῆναι, ὅ τε γὰρ ὕπατος αἵ τε ἐκ βασιλέων τιμαὶ καὶ τὸ βασιλέων τοῦ μὲν μαθητήν, τοῦ δὲ γενέσθαι διδάσκαλον […] (Lib. Ep. 1184, 9).
La prima dignità che Libanius qui indicò fu quella di ὕπατος, ovvero console, incarico che in effetti Datianus ricoprì come è riscontrabile da numerose e varie testimonianze, oltre che dallo stesso sofista, è segnalato nell’epigrafia nella formula di datazione consolare (CIL III, 2654, VI, 750-2, XI, 5434: Datiano et Cereali cons(ulibu)s / Censorio [Dati]ano et Ner[atio] Caereale c[o(n)s(ulibus)]; AÉ 1915, 81: post consulatus Datiano et Cereali) , ma anche nell’opera dello storiografo ecclesiastico di poco posteriore, Socrates Scholasticus e del coevo storiografo antiocheno, Ammianus Marcellinus. Socrates scrivendo riguardo al concilio ecclesiastico di Seleucia Pieria 12 (oggi sito quasi deserto vicino alla moderna Çevlik, in Turchia) ricordò che la destinazione prefissata per il concilio mutò, a causa di un sisma di elevata intensità che si scatenò il giorno ventotto di agosto dell’anno 358, sotto il consolato di Datianus e Cerealis: Τοῦτο δὲ γέγονεν ὑπατευόντων Δατιανοῦ καὶ Κερεαλίου (Socr. II 39,3).
Ammianus invece nella descrizione dei tentativi di stipulare saldi trattati di pace tra l’imperatore Costanzo II e i Persiani introdusse la narrazione menzionando i due consoli in carica: Datiano et Cereali consulibus […] (Amm. XVII 5,1).
Datianus divenne comes dell’imperatore Costanzo II, come si può evincere da quanto attestato negli scritti del vescovo di Alexandria (od. Alessandria d’Egitto), Athanasius (296-373), che nella sua historia arianorum ricordò che fra i sostenitori favorevoli al suo rientro in Alexandria, dopo aver subìto due esilî poiché oppositore all’arianesimo13, ci furono vari comites, fra i quali Datianus: Οὕτω δὴ οὗν γράψαντος αὐτοῦ καὶ προτρεψαμένον διὰ πολλῶν (καὶ γὰρ καὶ τοὺς κόμητας αὐτοῦ πεποίηκε γράψαι, Πολέμιον, Δατιανόν, Βαρδίωνα, Θάλασσιον, Ταῦρον καὶ Φλωρέντιον, οἷς καὶ μᾶλλον πιστεύειν ἦν) […] (Athan. hist. arian. 22,1).
Un altro auterevole vescovo contemporaneo, il cipriota Epiphanius dell’antica Salamis/Constantia (sito di Salamina, sei chilometri a nord della moderna Famagosta, in Cipro) (315 ca.-403), scrisse un trattato sulle diverse eresie, dal titolo in originale Panarion, nel quale trattò anche in merito a Photinus, vescovo di Sirmium (od. Sremska-Mitrovica, in Serbia) nel 344, che fu deposto a seguito di un concilio convocato dall’imperatore Costanzo II nel 351, poiché accusato di promuovere l’eresia del Sabellianesimo14.
Costanzo II chiese ai propri consiglieri di presenziare ed essere giudici nella condanna del vescovo eretico, secondo le parole di Epiphanius: ὅθεν ὁ μὲν βασιλεὺς κατ᾽ἐκεῖνο καιροῦ ἐξέπεμψε κριτὰς καὶ ἀκροατὰς τῆς αὐτοῦ μελλούσης ἔσεσθαι ἀπολογίας Θαλάσσιον καὶ Δατιανὸν καὶ Κερεάλιον καὶ Ταῦρον καὶ Μαρκελλῖνον καὶ Εὐάντιον καὶ Ὀλύμπιον καὶ Λεόντιον, Βασιλείου τοῦ Ἀγκυριανοῦ […] (Epiph. adv. haer. 71, 1,5)15.
Specialmente nel periodo nel quale si trovò presso la corte imperiale costantinopolitana a Datianus furono richieste, oltre che intercessioni favorevoli alla carriera di vari funzionari che gli furono segnalati16, anche considerazioni in merito ad ascese sociali realizzabili attraverso politiche matrimoniali. Un esempio si può ricavare da un’altra epistola di Libanius, datata agli inizi dell’anno 364, quando a Datianus fu chiesto un consiglio in merito alle previste nozze tra la figlia di Thalassius, prefetto al pretorio d’Oriente tra il 351 e il 35317 e Aristo di Cyrrhus (sito non più esistente, nell’antica provincia di Syria, circa una settantina di chilometri a nord-ovest dell’odierna Aleppo, in Siria), probabilmente un liberto, ma di ottima condotta: Οἶσθα Ἀρίστωνα τὸν ἐκ Κύρου, τὸν ἐπιεικῆ, καὶ πρᾷον, καὶ φρόνιμον, καὶ πάντα ἐπαινούμενον, μέμψει δὲ χώραν οὐ δεδωκότα. Οὗτος παίδων πατὴρ ἐπιθυμῶν γενέσθαι, προσελθῶν αἰτεῖ τὴν θυγατέρα τοῦ θαυμασίου Θαλλασίου, τὴν ἡμῖν συγγενῆ τοὺς τρόπους τῆς γυναικὸς ἀγασθεíς […] (Lib. Ep. 1150,2)18.
Datianus risulta così presentato come fosse il patrono di famiglie benestanti anche della capitale; inoltre l’estratto epistolare sopra riportato ci informa non soltanto in merito alle qualità del cirense Aristo, moderato, modesto, assennato, da tutti lodato, ma anche del fatto che la figlia del prefetto Thalassius fu parente di Libanius e Datianus (ἡμῖν συγγενῆ), giacché Theodora, la moglie di Thalassius, fu una cugina di entrambi, come si apprende dalla stessa corrispondenza del retore (Lib. Epp. 328, 1364)19.
Nonostante, durante l’assenza dalla sua nativa Antiocheia, Datianus fosse stato privato di alcuni beni per conto del consiglio, Libanius nella seconda metà dell’anno 364 ricevette una lettera di perdono da parte di Datianus e raccontò di averla letta all’intera comunità, inclusi i membri del consiglio: Ἔλαβόν σου καὶ αὐτὸς τὴν πλείστου ἀξίαν ἐπιστολὴν […] Ἐπιθυμοῦμεν γάρ, εἰ καὶ σφόδρα τὴν ὀργὴν ἐκίνησας, ἅψασθαί τε χειρῶν καὶ δάκρυον ἀφεῖναι, καὶ διὰ παντὸς εἴδους ἀπολογίας ἐλθεῖν. Εἰ δὲ ἡδύ τι ὁ Πορθμὸς, καὶ φαῦλον Ὀρόντης πρὸς Βόσπορον, ἀλλὰ τάς γε Πηγὰς αἰδέσθητι καὶ τὰς πολλαχοῦ σοι χορευούσας Νύμφας ἔν τε τοῖς προαστείοις κἀν τῇ πόλει (Lib. Ep. 1259,1.8.9).
Le righe sopra, corrispondenti alla parte conclusiva dell’epistola, servirono come pretesto a Libanius per elogiare la loro città natìa, raffrontandola alla maestosità della capitale imperiale: “desideriamo esprimere ogni forma di apologia e ammesso che il transito sia dolce, piacevole, e il fiume Orontes misero rispetto al Bosphorus, tuttavia rispetta le fonti e le ninfe che ovunque zampillano per te, dai sobborghi e nella città”.
Il giudizio di Libanius non fu altresì sempre così lusinghiero, anzi, in una lettera dell’autunno dell’anno 359 inviata ad Anatolius 20, governatore della Syria, senza nominarlo espressamente offrì un ritratto impietoso di Datianus: […] ἑώρα τὸν ὕπατον τὸν ἀεροβατοῦντα καὶ μέγα φθεγγόμενον καὶ περιφρονοῦντα τοὺς θεοὺς τοῖς μὲν ἄλλοις ἐπικείμενον, ὑποπεπτωκότα δὲ ἀνθρώποις, ὧν ἀνδράποδα κέκτηται βελτίω (Lib. Ep. 81,5). Forse non lo nominò per timore, ma si riferì in modo diretto a un console con la testa nelle nuvole, gracchiante, sprezzante delle divinità, oppressore di altri uomini e sottoposto ad altri che erano peggio degli schiavi che possedeva.
1 PLRE I, s.v. Flavius Philippus 7, pp. 696 s.
2 Datianus sembrò provare sempre particolare ammirazione per le persone istruite (Lib. Ep. 1173,2: σὲ μέν, ὅτι τοσοῦτον ποιῇ λόγον τῶν περὶ λόγους διατριβόντων […]) e Libanius elogiò in più scritti la sua istruzione (Lib. Ep. 1297, 1: Δατιανῷ. Εὐδαιμονέστατος μὲν ὁ φέρων τὴν ἐπιστολὴν, ὥσπερ οἱ εἰς ἱερὰ φοιτῶντες […]).
3 Cfr. anche Lib. Or. LXII, 11: καὶ ἡ μεταβολὴ μάλα ὀξεῖα. ὁ τοῦ μαγείρου παῖς, ὁ τοῦ κναφέως, ὁ περιτρέχων ἐν στενωποῖς, ὁ τρυφὴν ἡγούμενος τὸ μὴ πεινῆσαι, οὗτος ἐξαίφνης ἐφ‘ ἵππου λαμπροῦ λαμπρὸς καὶ ὀφρὺς ἠρμένη καὶ πλῆθος ἀκολούθων, οἰκία μεγάλη, γῆ πολλή, κόλακες, συμπόσια, χρυσός.
4 Investendo peraltro ingenti somme di denaro, documentate dallo stesso Libanius in varie parti della sua opera – cfr. A. Pellizzari, Tra retorica, letteratura ed epigrafia: esempi di laudes urbium tardoantiche, in “Historika” 1 (2011), p. 134. La costruzione di bagni a opera di Datianus fu ricordata anche nell’epistolario di Libanius: […] ἐπὶ λουτρὰ τά τε ἐν τῇ πόλει καὶ τὸ πρὸ τῆς πόλεως, ἀκούεις ἐκεῖνο τὸ μέγα καὶ καλόν, ᾧ Δατιανὸς τὴν ἡμετέραν ἐκόσμησε (Lib. Ep. 435,6). Quest’ultima lettera fu scritta nel 355, a quasi un decennio di distanza, nel 364, Libanius intercedendo in favore di Datianus presso il consiglio cittadino di Antiocheia, ricordò nuovamente gli sforzi compiuti dall’amico senatore per abbellire la città: […] ἐπεὶ δὲ σώζων καὶ κοινῇ πάντας καὶ καθ‘ ἕκαστον ἐν μέρει καὶ ῥυόμενος καὶ χεῖρα ὁρέγων καὶ κοσμῶν οἰκοδομίαις τὴν πόλιν διατελεῖς, μὴ διαφθείρῃς πολλὰς καὶ λαμπρὰς εὐεργεσίας ἐν τῷ τελευταίῳ […] (Lib. Ep. 1184,7) – cfr. anche Lib. Ep. 1215; P. Petit, Libanius et la vie municipale à Antioche au IVᵉ siècle après Jésus-Christ, Parigi 1955, pp. 172, 417. Per sedare il risentimento di Datianus che fu depredato dei suoi beni antiocheni per decisione dello stesso consiglio cittadino, come raccontò Libanius nell’epistola sopra citata, il retore stesso inviò una missiva a Themistius, senatore e proconsole a Constantinopolis tra il 358 e il 359, perché intervenisse personalmente (Lib. Ep. 1186).
5 PLRE I, s.v. Calliopius 2, pp. 174 s.
6 Cfr. P. Petit, Zur Datierung des “Antiochikos” (Or. 11) des Libanios, in G. Fatouros, T. Krischer (a c. di), Libanios, Darmstadt 1983, pp. 129-49 che scrisse piuttosto di un patrios logos in merito a quest’orazione.
7 Libanius in modo molto espressivo qui ricordò che non furono i governatori, altresì coloro che avevano familiarità con l’imperatore che si fecero carico maggiormente della spesa o si unirono per radunare i migliori fra i materiali, mescolandoli per la costruzione di splendidi edifici. Il retore menzionò la lode da lui composta per la città di Antiocheia anche in un’epistola, nella quale enumerò ancora le opere realizzate da Datianus: […] ἔγωγε ἀποσπώμενος βοήσομαι ὅτι με τῆς Ἀντιοχείας ἀνέπεισεν ἔχεσθαι Δατιανὸς καὶ τὸ κάλλος, ᾧ Δατιανὸς τὴν πόλιν ἐλάμπρυνε, λουτρὰ τὰ μὲν τετελεσμένα, τὰ δὲ ἀνιόντα, στοὰ τεταμένη τε εἰς μῆκος […] (Lib. Ep. 441,7). Peraltro Datianus promosse interventi evergetici in favore di Antiocheia anche quando si trovò lontano da essa per lavoro, quindi in Constantinopolis – cfr. P. Petit, Libanius et la vie municipale. Op. cit., p. 319.
8 Cfr. O. Seeck, Die Briefe des Libanius, Lipsia 1906, pp. 113-7.
9 Il retore volle sottolineare certamente anche attraverso l’ironia alcune azioni di Datianus, giacché l’intento forse fu quello di renderne evidente il mero desiderio di espressione della propria potenza – cfr. P. Petit, Les Fonctionnaires dans l’oeuvre de Libanius: analyse prosopographie, Parigi 1994, p. 77. S. Bradbury, Selected Letters of Libanius: from the Age of Constantius and Julian, Liverpool 2004, p. 240 sostenne che quest’orazione di Libanius fosse addirittura un’aperta accusa contro Datianus, dopo la morte di quest’ultimo.
10 Nello stesso paragrafo dell’orazione peraltro Libanius si soffermò anche sul fatto che egli stesso fu aiutato da Datianus per poter rientrare in Antiocheia, dove avrebbe ritrovato condizioni più favorevoli alla sua salute: […] ὡς τῇ κεφαλῇ μοι φάρμακον μὲν ὁ παρ‘ ἡμῖν ἀήρ […] (Lib. Or. I, 94) – cfr. anche Lib. Epp. 1115, 1320.
11 Il rango di patricius è documentato, oltre che nel Codex Theodosianus, anche nell’opera di storia ecclesiastica dello storiografo Philostorgius: ὁ δὲ στρατὸς κατὰ Νίκαιαν γεγονώς, ἡμερῶν διαγενομένων δώδεκα, τὸν Οὐαλεντινιανὸν ἀναγορεύει βασιλέα, Δατιανοῦ μὲν τοῦ πατρικίου ἐκ Γαλατίας τὴν βουλὴν γράμμασιν εἰσηγησαμένου […] (Philost. VIII 8). Anche in Lib. Ep. 1446,1 si può leggere che la notizia dell’elezione a imperatore di Valentiniano I (364-375) fu comunicata da Datianus attraverso un’epistola del febbraio dell’anno 364, inviata dalla provincia di Galatia.
12 Un’assemblea dei vescovi locali che l’imperatore Costanzo II voleva che si svolgesse in parallelo a quella di Ariminum (od. Rimini) in Occidente nell’anno 359.
13 ODC, s.v. Athanasius, St, pp. 119 s.: Athanasius, vescovo di Alexandria tra il 296 e il 373 senza soluzione di continuità, fu osteggiato dai sostenitori dell’arianesimo in particolare durante gli imperi di Costantino I e del figlio Costanzo II. Nel 336 fu esiliato ad Augusta Treverorum (od. Treviri) e rientrò nella città del suo esiscopato soltanto alla morte di Costantino I nel 337; nel 339 fu tuttavia costretto di nuovo a raggiungere Roma. Ritornò sul proprio soglio soltanto nel 346, per intervento di Costante, imperatore ad Occidente, contro la volontà di Costanzo II, che nel 356 ne richiese di nuovo l’allontanamento; egli rimase in realtà nascosto in Alexandria fino all’ascesa dell’imperatore Giuliano I nel 361, dal quale subì di nuovo un provvedimento di esilio nel corso dell’anno seguente. Ancora, a seguito della morte di Giuliano I nel 363 riuscì a rientrare e dopo un altro breve periodo di esilio tra il 365 e il 366 si stabilì definitivamente nella sua città, lavorando fino alla morte per costruire un movimento di opposizione all’arianesimo, che in effetti trionfò nella seconda sinodo ecumenica in Constantinopolis nel 381.
14 ODC, s.v. Photinus, p. 1283: il Sabellianesimo negava la preesistenza di Cristo; i sostenitori di questa eresia furono condannati alla sinodo di Constantinopolis nel 381.
15 La condanna di Photinus a opera di Costanzo II è riferita anche in Socr. II 30,45-48; Soz. IV 6,15.
16 Esempi in Lib. Ep. 1197,2: […] ἡ παροῦσα δέ μοι σπουδὴ Ἀλεξάνδρῳ τοῦτο γενέσθαι γινώσκεσθαι παρὰ σοῦ. Τοῦτο δέ ἐστιν Ἀλεξάνδρῳ τύχης ἀμεíνονος γενέσθαι ταύτην ἀρχήν […], Ep. 1260,6.11.12: Ἀντίοχος […] ὅτι ὁ υἱὸς τῷ γενναίῳ τῷδε ἀρέσκων τέθνηκε. […] Πάντως δὲ οὐκ ἀγγάρῳ πράγματα ἐγχειριεῖ βασιλεύς, ἀλλ᾽ἀνδρὶ πανταχοῦ σύνεσιν δεδειγμένῳ. Καί μοι σκόπει πρὸς σαυτὸν τὸν ἐσόμενον ἐπὶ τῇ πράξει λόγον […], Ep. 1311,1: Οἶμαι μὲν ἤδη τι παρὰ τῆς σῆς ψυχῆς εἰς Εὐάγριον γεγονέναι, οὔτε γὰρ ἀγνοήσειν ἔμελλες τηλικαύτην συμφορὰν οὔτ᾽ἀμελήσειν τοῦ παθόντος ἥ τε δύναμις ἱκανὴ καὶ ταῦτα καὶ ἔτι μείζω μεταστῆσαι […].
17 PLRE I, s.v. Thalassius 1, p. 886.
18 Analoga circostanza coinvolse Datianus nelle politiche della famiglia di un conoscente di Libanius, un certo Pompeianus non altrimenti attestato: Δατιανῷ. Τὴν Πομπηϊανοῦ θυγατέρα προῑὼν ὁ χρόνος ἤγαγει εἰς ἡλικίαν γάμου […] (Lib. Ep. 1324). Da un’altra epistola di Libanius, nella quale fu espressa soddisfazione per il matrimonio della figlia di Pompeianus sopra annunciato, è possibile cogliere anche il nuovo legame di parentela tra la donna e Datianus: Ἔχω τοῦ γάμου τὸν μισθὸν ὁ τοῦ γάμου συναγωγεὺς […] Παιάνιος δὲ οὐ τοσοῦτον κερδαίνει μόνον, ὅτι ὅσον κόρην ἀγαθήν τε καὶ τῆς σῆς οἰκίας <ἀξίαν> ἄγεται (Lib. Ep. 1488,1.2). La stessa missiva peraltro, datata al febbraio dell’anno 365, si potrebbe ritenere il limite ante quem riguardo alla morte di Datianus, poiché non disponiamo di eventuali attestazioni posteriori.
19 PLRE I, s.v. Theodora 2, p. 895.
20 Id., s.v. Anatolius 3, pp. 59 s.
Nell’autunno dell’anno 355 Datianus incontrò a Roma un altro funzionario noto a Libanius, per entrambi concittadino, Clematius, in quegli anni agens in rebus: Δατιανῷ. Πολὺ παλλίων ἡμῖν ἐφάνη Κλημάτιος οὐχὶ ῥητορικὴν ἀπὸ τῆς Ῥώμης […] (Lib. Ep. 451,1)1.
Disponiamo tuttavia di più epistole che documentano la sosta a Mediolanum di Datianus. La prima, scritta nell’estate del 355 e affidata da Libanius al medico Olympius 2, anch’egli antiocheno, in viaggio verso la residenza imperiale in Occidente, contenne la supplica del retore perché Datianus agisse in favore della permanenza definitiva di Libanius in Antiocheia, motivata dal desiderio di vicinanza ai propri familiari e necessità di salute: […] δὸς διὰ τέλους τὴν χάριν, μή με περιίδῃς ἀποσπώμενον ἀτυχοῦντος θείου καὶ πενομένων ἀδελφῶν καὶ μητρὸς ὑπὸ γήρως κειμένης μηδὲ ἐμὲ μὲν ἑλκόμενον εἰς γῆν ξένην, ἐκείνοις δὲ πικρὰν τὴν πατρίδα γινομένην. […] ἥ τε γὰρ κεφαλἡ μοι κατείληπται νοσήματι, δι᾽ὃ πλέον οἴνου πίνω φάρμακον […] μάρτυς δὲ ἡμῖν τῶν παθῶν ὁ παλαίσας τοῖς πάθεσιν Ὀλύμπιος, ὁ σός τε ἑταῖρος καὶ Ἱπποκράτους καὶ Πλάτωνος (Lib. Ep. 409, 2-4).
Nulla ci viene riferito comunque riguardo alle motivazioni oggettive che indussero il medico Olympius a compiere la trasferta e nemmeno risulta menzionata espressamente la destinazione e i motivi che mossero Datianus a raggiungerla.
Nell’inverno tra il 355 e il 356 Libanius rinnovò l’esortazione sopra esposta con un’epistola destinata a Olympius e dal finale della stessa si può cogliere che il medico si trovava ancora presso Datianus e l’imperatore Costanzo II, in quegli anni residente in Mediolanum per monitorare l’avanzata da nord delle popolazioni germaniche: Ὀλυμπίῳ […] τὸν δ᾽ἀγωνοθέτην τῶν Ὀλυμπίων γινώσκεις μεγάλα οὐκ ἐκ μικρῶν οἷον ὄντα λειτουργεῖν, συμμαχία δὲ ἐν τοῖς τοιούτοις φιλόδωρος βασιλεύς. ὅν, πρὸς τοῦ Διός, δεῖξον τοιοῦτον ἐξορμήσας τὴν Δατιανοῦ ψυχὴν εἰς ἐπικουρίαν (Lib. Ep. 439,4).
Infine le richieste di Libanius vennero esaudite, una lettera scritta nei primi mesi dell’anno 356 riferì del ritorno ad Antiocheia del curiale ambasciatore Antiochus 3, che incontrò Datianus presso l’imperatore Costanzo II e recò buone notizie al retore; di nuovo Mediolanum non fu menzionata in modo diretto, ma si concluse con preciso riferimento alla corte imperiale: ἐμοὶ μὲν οὖν ἐπ᾽ἀμφότερα καθεύδειν δέδωκάς τε καὶ δίδως καὶ δώσεις͘ Ἀντίοχον δὲ τῶν ἐπαίνων, οὓς ἐπιστέλλων αὐτὸς ἐπῄνεις, εὐδαιμονίζω καὶ ὅτι σε δῆλος ἦν εἰδώς. […] τά τε οὖν ἄλλα μέγας ἡμῖν ὁ βασιλεὺς καὶ τῇ τοῦ κοινωνοῦ τῶν φροντίδων ἀρετῇ (Lib. Ep. 490,4.5).
1 Anche in un’epistola inviata a Iovianus, altro notarius influente a corte, portata a Mediolanum dall’agens in rebus Clematius, troviamo menzione di Datianus, che nel novembre del 355, mese di possibile datazione della missiva, si trovava nella residenza imperiale transpadana insieme a Iovianus (Lib. Ep. 435).
2 PLRE I, s.v. Olympius 4, pp. 644 s.
3 Cfr. J.H.W.G. Liebeschütz, Antioch: city and imperial administration in the later Roman Empire, Oxford 1972, pp. 42, 137, 266; P. Petit, Les Fonctionnaires. Op. cit., s.v. Antiochus II, p. 42.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Ἀλέξανδρος | Lib. Ep. 1197; |
Ἀνατόλιος | Id. Ep. 81,5; |
Ἀντίοχος | Id. Epp. 490,4, 1260; |
Ἀρίστων | Id. Ep. 1150,4; |
Βαρδίων | Athan. hist. arian. 22,1; |
Βασίλειος τοῦ Ἀγκυριανοῦ | Epiph. adv. haer. 71,5; |
Κερεάλις /Cerealis (Caerealis) (Neratius Cerealis) | Socr. II 39,3; Epiph. adv. haer. 71,5; Amm. XVII 5,1; CIL III, 2654, VI, 750-2, XI, 5434; AÉ 1915, 81; |
Κλημάτιος | Id. Epp. 435, 451,1; |
Δατιανός /Datianus (Censorius Datianus) | Lib. Epp. 81, 114, 409, 435, 439, 441, 451, 490, 1115, 1150, 1173, 1184, 1186, 1197, 1215, 1259, 1260, 1297, 1311, 1320, 1324, 1446, 1488, Or. I, 94, XI, 194, XLII, 23-25, LXII, 11; Athan. hist.arian. 22,1; Epiph. adv. haer. 71, 1,5; Amm. XVII 5,1; Socr. II 39,3; Philost. VIII 8; CTh. XI, I,1; CIL III, 2654, VI, 750-2, XI, 5434; AÉ 1915, 81; |
Εὐάγριος | Lib. Ep. 1311; |
Εὐάντιος | Epiph. adv. haer. 71,5; |
Ἰοβιανός | Lib. Ep. 435; |
Ἰουλιανός | Id. Ep. 1297; |
Ἰπποκράτης | Id. Ep. 409,4; |
Λεόντιος | Epiph. adv. haer. 71,5; |
Μαρκελλῖνος | Ivi; |
Ὀλύμπιος | Lib. Epp. 409,4, 490; |
Οὐαλεντινιανός | Philost. VIII 8; |
Παιάνιος | Lib. Ep. 1488; |
Φίλιππος | Lib. Or. XLII, 24; |
Φλωρεντίος | Athan. hist. arian. 22,1. |
Πομπηϊανός | Lib. Epp. 1324, 1488; |
Ταῦρος | Athan. hist. arian. 22,1; Epiph. adv. haer. 71, 1,5; |
Θαλάσσιος | Lib. Ep. 1150,4; Epiph. adv. haer. 71,5; |
Θεμίστιος | Lib. Ep. 1186; |
Index rerum sacrarum
ἱερά | Lib. Ep. 1297,1; |
Nύμφη | Id. Ep. 1259,8; |
Πηγή | Ivi; |
θεός | Lib. Epp. 81,5, 409,2; |
Ζεύς | Id. Ep. 439,4; |
Index geographicus
Ἀγκυριανός (<Ἄγκυρα) | Epiph. adv. haer. 71,5; |
Ἀντιοχεία | Lib. Ep. 441,7, Or. XI, 194; |
Βόσπορος | Id. Ep. 1259,8; |
Κύρρος | Id. Ep. 1150,4; |
Γαλατία | Philost. VIII 8; |
Νίκαια | Ivi; |
Ὀρόντης | Lib. Ep. 1259,8; |
Πορθμός | Ivi; |
Ῥώμη | Id. Ep. 451,1. |
Index rerum notabilium
ἀδελφός | Lib. Ep. 409,2; |
ἀκροατής | Epiph. adv. haer. 71, 1,5; |
ἀνδρών | Lib. Ep. 114,5; |
ἄνθρωπος | Id. Ep. 81,5, Or. XLII, 24; |
ἀπολογία | Epiph. adv. haer. 71, 1,5; Lib. Ep. 1259,8; |
ἄρχων | Lib. Or. XI, 194; |
βασιλεία | Lib. Or. XI, 194; Philost. VIII 8; |
βασιλεύς | Epiph. adv. haer. 71, 1,5; Lib. Epp. 439,4, 490,5, 1184,9, 1260; |
βουλή | Philost. VIII 8; |
κεφαλή | Lib. Or. I,94, Ep. 409,3; |
κῆπος | Id. Ep. 114,5; |
κναφεύς | Id. Or. LXII, 11; |
κόμης | Athan. hist. arian. 22,1; |
κόρη | Lib. Ep. 1488; |
κόσμος | Id. Ep. 1184,7; |
κριτής | Epiph. adv. haer. 71, 1,5; |
χώρα | Lib. Ep. 1150,4; |
χρυσός | Id. Or. LXII, 11; |
διδάσκαλος | Id. Ep. 1184,9; |
δύναμις | Id. Ep. 1311,1; |
ἐπικουρία | Id. Ep. 439,4; |
ἐπιστολή | Id. Epp. 1259,1, 1297,1; |
ἑταιρία | Id. Or. I,194; |
εὐεργεσία | Id. Ep. 1184,7; |
γάμος | Id. Epp. 1324, 1488; |
γῆ (ξένη) | Id. Or. LXII, 11, Ep. 409,2; |
γράμμα | Philost. VIII 8; |
γυνή | Lib. Ep. 1150,4; |
λίθος | Id. Or. XI, 194; |
λόγος | Id. Epp. 1173,2, 1260; |
λουτρόν | Id. Epp. 114,5, 435,6, 441,7; |
μάγειρος | Id. Or. LXII, 11; |
μάρτυς | Id. Ep. 409,4; |
μαθητής | Id. Ep. 1184,9; |
μεταβολή | Id. Or. LXII, 11; |
μήτηρ | Id. Ep. 409,2; |
οἰκία / οἰκοδομία / οἰκοδόμημα | Id. Orr. XI,194, LXII,11, Epp. 114,5, 1184,7, 1488; |
ὁργή | Id. Ep. 1259,1; |
παῖς | Id. Or. LXII, 11; |
πατήρ | Id. Or. XLII, 24, Ep. 1150,4; |
πάθος | Id. Ep. 409,4; |
πατρίκιος / patricius | Philost. VIII 8; CTh. XI, 1,1; |
πατρίς | Lib. Ep. 409,2; |
φάρμακον | Id. Or. I, 94, Ep. 409,3; |
φίλος | Id. Or. I, 94 |
πόλις | Id. Or. XI,194, Epp. 114,1.5, 435,6, 1259,8; |
ψυχή | Id. Ep. 439,4, 1311,1; |
πύλη | Id. Ep. 114,5; |
ῥητορική | Id. Ep. 451,1; |
στρατός | Philost. VIII 8; |
συγγενῆ | Lib. Ep. 1150,4; |
συμμαχία | Id. Ep. 439,4; |
συμπόσιον | Id. Or. LXII, 11; |
συνέδριον | Id. Or. XLII, 25; |
τεῖχος | Id. Ep. 114,5; |
(τῶν σημείων) ἡ τέχνη | Id. Or. XLII, 25; |
θυγάτηρ | Id. Epp. 1150,4, 1324; |
ὕπατος / consul /consulatus | Lib. Ep. 1184,9, Amm. XVII 5,1; CIL III, 2654, VI, 750-2, XI, 5434; AÉ 1915, 81; |
vir clarissimus | CTh. XI, 1,1. |
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