Molte delle informazioni di cui si dispone provengono dai suoi scritti, egli compose infatti almeno ventuno discorsi omiletico-esegetici (Tractati), oltre ad altre opere di incerta attribuzione; proprio a partire dal tractatus relativo a Philastrius, predecessore alla carica di vescovo2, si ricava l’iniziale affiliazione alla comunità ecclesiastica di Brixia in qualità di chierico: Ego autem minima eius pars omnibus votis exopto, ut agrum bene a patre consitum et non satis idonea successione susceptum quoquo modo tueri praevaleam (Gaud. Tract. 21,10).
A ulteriore prova di un’origine locale di G. si possono riferire le parole che egli stesso espresse verso i bresciani3 nel momento in cui richiesero l’intervento del già influente e noto Ambrosius, vescovo di Mediolanum (374-397), perché G. accettasse la proclamazione a vescovo di Brixia; benché in quel momento si trovasse distante, in territorio orientale: Unde imparem me vestro per omnia desiderio sentiens onus istud totis viribus conatus sum declinare. Sed beatus pater Ambrosius ceterique venerandi antistites sacramento, quo temere vos ipsos obligastis, adscricti tales ad me epistola cum vestra legatione miserunt […] (Gaud. Tract. 16,2).
La morte di Philastrius e la conseguente consacrazione a vescovo di G. avvenne in un anno non precisabile per la documentazione a disposizione, comunque certamente compreso tra il 387, quando Philastrius incontrò Augustinus, futuro vescovo di Hippo Regius (395-430), e prima del 397, anno della scomparsa di Ambrosius.
I rapporti tra G. e Ambrosius erano già particolarmente saldi; anzi di nuovo considerando i testi delle omelie del primo, in particolare dell’unica delle due che G. tenne a Mediolanum e ci pervenne, emerge una forma di profondo rispetto nei confronti del metropolita, che egli paragonò all’apostolo Petrus nell’intenzione di onorare in entrambi l’autorevolezza e la capacità di primeggiare e constestualmente guidare la comunità4. Il testo pervenutoci si tratta del Tractatus De Petro et Paulo, significativamente pronunciato nella data festiva dei due santi, ovvero il giorno ventinove di giugno, nella basilica Apostolorum in Mediolanum:
Venerabilis antistes Christi, communis autem pater, affectu, quo me proficiscentem detinuit […] ut iterum dilectionem vestram tractatu mei sermonis alloquerer. Et idcirco aliquid de laudibus beatissimorum apostolorum pro pusillitate sensus mei perstringam, ipsorum tamen, quorum natalis est, praesidio animatu (Gaud. Tract. 20,1).
In precedenza G. espresse già l’equivalenza Petrus-Ambrosius, proprio per rimarcare le doti di Ambrosius, ovvero l’eloquenza e la capacità di infondere la dottrina nella popolazione in ascolto: loquetur enim spiritu sancto, quo plenus est, et flumina de ventre eius fluent aquae vivae et tamquam Petri successor apostoli ipse erit os universorum circumstantium sacerdotum (Gaud. Tract. 16,9).
La qualifica di communis pater per Ambrosius ricorre negli scritti di G., anche nel discorso appena citato, pronunciato in occasione della sua consacrazione, lo definì nello stesso modo (obsecrabo communem patrem Ambrosium).
Sul modello di Ambrosius, G. promosse la costruzione di edifici sacri appositamente dedicati a ospitare le reliquie di santi, tra il 400 e il 402 fece infatti edificare in Brixia una basilica concilii sanctorum, come riferì in una sua omelia appositamente composta per la dedicazione della basilica, nella quale precisò anche, secondo un preciso ordine, l’elenco di santi e martiri lì onorati:
Nam ut venerandas sanctorum reliquias haberemus, deus noster tribuit […] Primo in loco Iohannes Baptista est, ultimus quidem sed maximus prophetarum […] post hunc habemus Andream beatissimus, primo Iohannis ipsius discipulum […] tertius beatus Thomas […] quartus Lucas est evangelista […] Horum quattuor beatas habemus in praesenti reliquias, qui regnum dei et iustitiam praedicantes ab incredulis et iniquis occisi deo semper vivere operationum suarum virtutibus demonstrantur. Iohannes in Sebastena urbe provinciae Palaestinae, Thomas apud Indos, Andreas et Lucas apud Patras Achaiae civitatem consummati referuntur. Habemus post istos Gervasium, Protasium atque Nazarium, beatissimos martyres […] recepimus etiam sanctos cineres Sisinnii, Martyrii et Alexandri […] iam quid post istos decem de Quadraginta martyribus dignum loquar, qui se itineri meo, cum per urbes Cappadociae Hierosolymam pergerem, fidos comites praebere dignati sunt? […] (Gaud. Tract. 17,1-14).
1 Cfr. A.M. Finoli, La cultura a Brescia nel Medioevo, in AA.VV., Storia di Brescia, I. Dalle origini alla caduta della Viscontea (1426), Brescia 1963, 973; A. Nodari, Prefazione, in A. Brontesi, Ricerche su Gaudenzio da Brescia, Mem. Stor. Bresc, XXIX, fasc. III/IV (1963), 101; G. Bruni, Teologia della storia secondo Gaudenzio da Brescia, Vicenza 1967, 13. G. Brunati, Vita o gesta dei Santi Bresciani, I, Brescia 1854, 307, 325-7 ipotizzò un’origine dall’attuale Toscolano sul Garda (Bs), tuttavia storicamente indimostrabile.
2 PCBE II/1, s.v. Filaster, pp. 817-9.
3 Tra le persone influenti originarie di Brixia e operative in loco con le quali Gaudentius fu certamente in contatto vi fu anche Benivolus, magister memoriae alla corte di Valentiniano II e Giustina nel 385; in seguito divenne uno dei funzionari più influenti nella vita municipale di Brixia – PLRE I, s.v. Benivolus, p. 161. Gaudentius compose cinque trattati esegetici su richiesta di quest’ultimo e condivise la comune strenua opposizione all’arianesimo; nella prefazione ai suoi trattati, rivolgendosi a Benivolus con menzione di Brixia come nostra urbs, si espresse in questi termini: Praefatio servo Christi Benivolo Gaudentius. […] Nam sicut honoratorum nostrae urbis […] Ita pro fidei coelestis veritate pugnasti, ut imbutunt re admirabilibus doctrinis Apostolici per omnia viri e patris nostri Philastrii, tantae constantiae testimonium approbarit […] (Gaud. Tract. praef. 1,4).
4 Accolgo la lettura proposta da M. Bettelli Bergamaschi, Brescia e Milano alla fine del IV sec. Rapporti tra Ambrogio e Gaudenzio, in G. Lazzati (ed.), Ambrosius Episcopus. Atti del Congresso internazionale di studi ambrosiani nel XVI centenario della elevazione di sant’Ambrogio alla cattedra episcopale. Milano 2-7 dicembre 1974, II, Milano 1976, 151-167 secondo cui nella comparazione non vi fu alcun intento né di attribuzione né di contestazione del primato giurisdizionale del vescovo di Roma; parzialmente in disaccordo con l’interpretazione fornita da H.F. Campenhausen, Ambrosius von Mailand als Kirchenpolitiker, Berlino-Lipsia 1929, 114 s.
Forse in quest’occasione G. ricevette anche la copia di una lettera di Basilius Caesariensis, il Padre della Chiesa cappadoce vissuto in piena età costantiniana (330-379), che si rivolse ai vescovi occidentali proprio per combattere universalmente l’eresia ariana, illustrando anche i principi della condotta di vita ascetica che fu tra i primi a praticare nella pars Orientis (Bas. ep. 173)1.
G. nei suoi scritti testimoniò dell’esperienza di visita al monastero e fece inoltre riferimento alla presenza delle reliquie dei Quaranta Martiri che nell’antica città di Sebasteia nella provincia romana di Armenia subirono il martirio; una parte di quanto poi si trovò nella basilica concilii sanctorum, che G. fece costruire in Brixia, provenne con buona probabilità da questi luoghi:
In ipsa enim maxima Cappadociae civitate, quae appelatur Caesarea, ubi habent iidem beatissimi insigne martyrium, repperimus quasdam dei famulas, monasterii sanctarum virginum dignissimas matres […] Quibus ab avunculo suo summo sacerdote ac beato confessore Basilio olim traditae fuerant horum martyrium venerandae reliquiae […] (Gaud. Tract. 17,15).
Il viaggio di G. nel territorio orientale, interrotto perché chiamato a divenire vescovo di Brixia, è possibile peraltro che fosse iniziato molto prima dell’anno 386, benché certamente il transito da Caesarea Cappadociae fu posteriore alla morte di Basilius nel 379, come si evince dai suoi stessi scritti. Il futuro vescovo di Brixia infatti non si dimostrò soltanto buon conoscitore dello stile di vita religioso orientale, ma fu descritto anche come fine conoscitore della lingua greca, in grado di argomentare riguardo alla traduzione di opere ecclesiastiche orientali con Rufinus, il noto contemporaneo Padre della Chiesa e teologo aquileiese2.
Rufinus stesso scrisse nella prefazione alla sua più lunga traduzione, quella dell’opera del teologo Clemens Alexandrinus intitolata Recognitiones 3: Tibi quidem, Gaudenti, nostrorum decus insigne doctorum, tantus ingenii vigor […] Aequum est sane, tibi qui haec etiam Graece legeris (ne forte in aliquibus minus a nobis servatum translationis ordinem putes), interpretationis nostrae indicare consilium. […] (Ruf. In Clem. rec. Prol.). Risulta evidente che Rufinus riconobbe una competenza della lingua in G. di livello così alto, tale da poter giudicare la validità e l’efficacia della sua stessa traduzione4. G. ricevette peraltro questa traduzione come eredità da colei che la commissionò, una sua conoscente e pellegrina chiamata Silvia 5; Rufinus infatti si rivolse a entrambi nella prefazione, e non sembra irrilevante nemmeno il contenuto dell’opera tradotta, il tema chiave fu il viaggio dell’apostolo Petrus e un’attenzione speciale nella trama fu riservata ai luoghi centrali della sua attività: Hierosolyma, Caesarea, Antiochia.
Il rapporto tra le grandi sedi religiose orientali e Roma si inseriva in un dibattito vivo in quegli anni, oscillante tra le politiche autonome delle diverse Chiese nei confronti dell’antica capitale e le tesi di coloro che spingevano verso un’universalità del papato; Rufinus, e verosimilmente anche G., sembrarono accondiscendere a quest’ultima opzione6.
Forse proprio per la dimestichezza con la realtà orientale, nel 406, G. ormai vescovo partecipò a una legazióne insieme ad altri quattro vescovi della parte settentrionale della penisola italica, due preti e un diacono di Roma, per conto dell’imperatore Onorio (395-423) e del pontefice romano Innocenzo I (401-417), diretti a Constantinopolis presso Arcadio, fratello dell’imperatore e sovrano sulla pars Orientis dell’Impero, per richiedere un riesame della condanna del vescovo Iohannes di Constantinopolis (398-404).
Questo Iohannes altri non fu se non Iohannes Chrysostomus, vescovo nella capitale orientale dal 398, promotore di numerose processioni anti-ariane e severissimo nella critica alla diffusione di cattivi costumi anche all’interno dello stesso clero; fu deposto irregolarmente da un gruppo di vescovi orientali capeggiati dall’alessandrino Theophilus, fu mandato in esilio, reintegrato e infine nuovamente esiliato in Armenia e poi sulla sponda del Pontus Euxinus, dove morì nel 407.
Palladius, un monaco, discepolo e agiografo di Iohannes Chrysostomus, l’anno seguente scrisse un’opera in forma di dialogo riguardo alla vita del proprio maestro e in essa, riproducendo una missiva dell’imperatore Onorio, descrisse minuziosamente le diverse fasi che caratterizzarono la partenza dell’ambasceria dei religiosi occidentali: Τρίτον γράφω πρὸς τὴν σὴν ἡμερότητα, ἀξιῶν ἵνα διορθώσεως τύχῃ τὰ κατὰ τὴν συσκευὴν τοῦ ἐπισκόπου Ἰωάννου τῆς Κωνσταντινουπολιτῶν · καί, ὡς ἔοικεν, οὐκ ἤνυσται. […] (Pall. dial. 3,133-6).
Alla richiesta reiterata per la terza volta di una correzione alla distorsione nel processo contro il vescovo destituito, l’imperatore decise di inviare la legazióne, proseguì dunque Palladius: Καὶ γὰρ οἱ τῆς ἡμετέρας ἑσπέριας ἐπίσκοποι, ἐκλεξάμενοι ἄνδρας ἀκλινεῖς πρὸς κακίαν καὶ ψεῦδος, ἀπεστάλκασιν ἐπισκόπους μὲν πέντε, πρεσβυτέρους δὲ δύο, διάκονον δὲ ἕνα τῆς μεγίστην ἐκκλησίας Ῥωμαίων (Pall. dial. 3,140-3).
Dopo aver riportato il contenuto della missiva, Palladius cominciò a narrare nel dettaglio le tappe compiute dai legati, dopo averli elencati nominalmente:
Λαβόντες τοιγαροῦν οἱ περὶ τὸν ἅγιον ἐπίσκοπον Αἰμίλιον Βενεβεντοῦ καὶ Κυθήγιον καὶ Γαυδέντιον σὺν Οὐαλεντινιανῷ καὶ Βονιφατίῳ τοῖ πρεσβυτέροις τὰ γράμματα τοῦ τε βασιλέως Ὁνωρίου τοῦ τε Ἰννοκεντίου καὶ τῶν Ἰταλῶν ἐπισκόπων, Χρωματίου Ἀκυληΐας καὶ Βενερίου Μεδιολάνων καὶ τῶν λοιπῶν, καὶ ὑπομνηστικὸν τῆς συνόδου πάσης δύσεως, δημοσίοις συνθήμασιν ἀπεστάλησαν εἰς τὴν Κωνσταντινούπολιν σὺν τοῖς περὶ Κυριακὸν καὶ Δημήτριον καὶ Παλλάδιον καὶ Εὐλύσιον τοὺς ἐπισκόπους (Pall. dial. 4,1-9).
Diede quindi la parola ai protagonisti del viaggio, fra i quali appunto G., che lo descrissero come una lunga prigionia, conclusa a quattro mesi dalla partenza, giacché furono fermati da alcuni ufficiali militari prima di poter giungere a Thessalonica e costretti a reimbarcarsi cominciarono a navigare lungo il mare Aegaeum, attraversarono gli stretti di Hellespontus e del Bosphorus e giunsero nei sobborghi di Victor, nei pressi della capitale orientale, dove si stabilì di rinchiuderli in una fortezza sul mare nell’antica provincia di Thracia, in una località nominata Athyras 7:
Κατεσχέθησεν παραπλέοντες τὴν Ἑλλάδα Ἀθήναζε ὑπὸ χιλιάρχου τινὸς δυστήνου, ὃς ἐξαυστῆς συνέζευξεν ἡμῖν ἑκατοντάρχην ἕνα, μὴ συγχωρήσας ἡμῖν παραβαλεῖν τῇ Θεσσαλονίκῃ […] Ἐμβαλὼν οὖν ἡμᾶς, φησίν, εἰς δύο πλοῖα ἐξέπεμψεν · ἐπιγενομένου δὲ βιαίου νότου, ἄσιτοι διὰ τριῶν διαπλεύσαντες τὸ κατὰ τὸν Αἰγαίωνα πέλαγος καὶ τὰ στενά, δωδεκάτην ὥραν τῇ τρίτῃ ὡρμήσαμεν πρὸ τῆς πόλεως πλησίον τῶν Βίκτορος προαιστείων · ἐν ᾦ κατασχεθέντες τόπῳ ὑπὸ τῶν τοὺς λιμένας πραττόντων, ἀπήλθομεν εἰς τὰ ὀπίσω […] καὶ συγκλεισθέντες εἰς φρούριον τῆς Θρᾴκης παραθαλάσσιον, Ἀθύραν καλούμενον […] (Pall. dial. 4,16-28).
I vescovi furono torturati e fallirono nel loro obiettivo, ritornando di nuovo dopo una serie di peripezie nella penisola italica, mentre Chrysostomus fu definitivamente esiliato.
Tuttavia quest’ultimo inviò una lettera a G., forse conosciuto personalmente nelle precedenti peregrinazioni in territorio orientale del vescovo bresciano, lodandolo e ringraziandolo con particolare attenzione per tutto ciò che fece in suo soccorso:
Γαυδεντίῳ ἐπισκόπῳ Βρίξης. Οὐδὲν ἡμᾶς ἔλαθε τῶν σῶν, ἀλλ᾽ἔγνωμεν σαφῶς ὡς παρόντες τὴν σπουδήν σου, τὴν ἀγρυπνίαν, τὴν φροντίδα, τοὺς καμάτους, τοὺς πόνους οὓς ὑπὲρ τῆς ἀληθείας ἐπεδείξω, καί σοι χάριτας πολλὰς ὁμολογοῦμεν […] τῆς ἀγάπης σου τὸ θερμὸν καὶ γνήσιον, ἧς πεῖραν ἐνθαῦτα λαβόντες, ἔγνωμεν αὐτὴν ἀκμάζουσαν καὶ ἐκεῖσε, καὶ οὐδὲν οὔτε τῷ πλήθει τοῦ χρόνου, οὔτε τῷ μήχει τῆς ὁδοῦ καταμαρανθεῖσαν. Διὰ τοῦτό σοι χάριτας ἴσμεν πολλὰς, καί σε παρακαλοῦμεν μένειν τὴν αὐτὴν ἐπιδεικνύμενον σπουδήν (Ioh. Chrys. ep. 184).
Si ritiene possibile che G. abbia ricevuto l’epistola sul finire dell’anno 406, dopo essere rientrato dall’ambasceria, non ci furono più altre notizie a suo riguardo se non la nota riguardante il proprio dies natalis nel giorno venticinquesimo di ottobre del Martyrologium Romanum: Brixiae natalis sancti Gaudentii episcopi, eruditione et sanctitate conspicui (Martyr. Rom. Octavo kal. Novemb.).
1 Cfr. Gain, Traductions latines de Pères grecs, 380.
2 Gaudentius avrebbe conosciuto Rufinus nel corso del proprio pellegrinaggio in Terrasanta; nella stessa città incontrò anche un’altra pellegrina, Silvia e il monaco Palladius, discepolo del vescovo Iohannes Chrysostomus, che forse conobbe in Antiochia – cfr. Brunati, Vita o gesta dei Santi Bresciani, 308 s., 389; per l’incontro con Chrysostomus in Antiochia: G. Gaggia, S. Gaudenzio vescovo di Brescia e padre della Chiesa, Brixia Sacra, 2 (1911), 311, benché lo storico della Chiesa Savio, Gli antichi vescovi d’Italia II/1, 150-6 sia decisamente contrario a questa tesi.
3 ODC, s.v. Clementine Literature, p. 365: le Recognitiones, Ἀναγνώσεις nel titolo originale, furono un’opera romanzata in dieci libri, composta in stile omiletico, con ambientazione storico-biografica, ma essenzialmente fondata su esegesi teologica. L’originale greco è andato perduto, giunse a noi la traduzione latina di Rufinus, realizzata nel 407. Una minima parte delle Recognitiones si conservò in lingua siriaca.
4 Gaudentius stesso realizzò opere esegetiche dei Vangeli che richiesero necessariamente padronanza anche linguistica; indirizzò a un certo Paulus, suo parente, un commento a Io. 24,28 (Gaud. Tract. 19: De eo quod Dominus Jesus Apostolis: quia Pater maior me est […]) e all’amico Germinius l’esegesi di Lc. 16,1 (Gaud. Tract. 18: […] Refert in Evangelii sui libro beatus Lucas: […]).
5 PCBE II/2, s.v. Silvia 1, p. 2072: religiosa, difficile ipotizzare che fosse appartenente alla Chiesa di Brixia durante l’episcopato di Gaudentius soltanto per il comune contatto con Rufinus (come sostenuto in PCBE II/2); giacché Gaudentius avrebbe semplicemente potuto conoscere in Terrasanta Silvia di Aquitania, donna aristocratica appartenente al circolo devoto costituitosi intorno alla figura di Melania senior ovvero essere quella donna nota anche con il nome di Silviana, sorella del prefetto Flavius Rufinus e pellegrina in Aegyptus insieme a Melania nel 399 – cfr. L. Di Segni, Y. Tsafrir, The Ethnic Composition of Jerusalem’s Population in the Byzantine Period (312-638 CE), Liber Annuus, 62 (2012), 415, n. 36.
6 Cfr. E. Bammel, Rufins Einleitung zu den Klemens Zugeschriebenen wiedererkennungen, AAAd, 39 (1992), 151-169 (trad. it. L’introduzione di Rufino alle ‘Recognitiones Clementinae’:164-9).
7 Per una possibile ricostruzione della rotta di navigazione si rimanda a J. Rougé, Recherches sur l’organisation du commerce maritime en Méditerranée sous l’empire romain, Parigi 1966, 85 s.; invece per i sobborghi di Constantinopolis come Victor e per la cittadina-fortezza di Athyra si veda R. Janin, Constantinople byzantine: développement urbain et répertoire topographique, Parigi 1964, 444: τὰ Βίκτωρος è un eponimo sconosciuto, un hapax legomenon che lo studioso ritenne di poter individuare in un sobborgo lungo la costa tra Constantinopolis e Athyras.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Αἰμίλιος (ἐπίσκοπος) | Pall. dial. 4,1; |
Alexander | Gaud. Tract. 17,13; |
Ambrosius (beatus, communis pater) | Id. Tract. 16,2,9; |
Andreas (beatus) | Id. Tract. 17,5,11; |
Basilius (beatus confessor) | Id. Tract. 17,15; |
Benivolus (servus Christi) | Id. Tract. praef.; |
Βονιφάτιος | Pall. dial. 4,1; |
Χρωματίος | Id. dial. 4,5; |
Κυριακὁς | Id. dial. 4,8; |
Κυθηγίος | Id. dial. 4,2; |
Δημήτριος | Id. dial. 4,8; |
Εὐλύσιος | Id. dial. 4,9; |
Philastrius (pater) | Gaud. Tract. praef. 4; |
Gaudentius (doctor) / Γαυδέντιος (ἐπίσκοπος) | Gaud. Tract. praef. 1,4, 16-18, 20-21; Pall. dial. 3,133-143, 4,1-9,16-28; Ruf. In Clem. rec. Prol.; Ioh. Chrys. Ep. 184; Martyr. Rom. Octavo kal. Novemb.; |
Gervasius (beatus martyr) | Gaud. Tract. 17,12; |
Ὁνώριος (βασιλεύς) | Pall. dial. 4,4; |
Ἰννοκέντιος | Ivi; |
Iohannes Baptista (propheta) | Gaud. Tract. 17,4,5; |
Ἰωάννης (ἐπίσκοπος) | Pall. dial. 3,136; |
Lucas (beatus, evangelista) | Gaud. Tract. 17,10,11, 18; |
Martyrius | Id. Tract. 17,13; |
Nazarius (beatus martyr) | Id. Tract. 17,12; |
Παλλάδιος | Pall. dial. 4,9; |
Petrus (apostolus) | Gaud. Tract. 16,9, 20; |
Protasius (beatus martyr) | Id. Tract. 17,12; |
Quadraginta Martyres | Id. Tract. 17,14; |
Sisinnius | Id. Tract. 17,13; |
Thomas (beatus) | Id. Tract. 17,6,11; |
Οὐαλεντινιανός | Pall. dial. 4,2-3; |
Βενερίος | Id. dial. 4,5. |
Index rerum sacrarum
antistes (Christi) | Gaud. Tract. 16,2, 20,1; |
apostolus beatus | Id. Tract. 16,9; 20,1; |
beatus, sanctus | Id. Tract. 17,1,11,12,15; |
cinis (sancta) | Id. Tract. 17,13; |
διάκονος | Pall. dial. 3,143; |
discipulus | Gaud. Tract. 17,5,11; |
doctrina Apostolica | Id. Tract. praef. 4; |
episcopus / ἐπίσκοπος | Pall. dial. 3,140-2, 4,9; Martyr. Rom. Octavo kal. Novemb. |
Evangelium | Gaud. Tract. 19; |
famula dei | Id. Tract. 17,15; |
fides coelestis | Id. Tract. praef. 4; |
martyrium | Id. Tract. 17,15; |
monasterium | Ivi; |
natalis (dies) | Martyr. Rom. Octavo kal. Novemb.; |
pater (noster, communis) | Gaud. Tract. 16,2,9; |
πρεσβύτερος | Pall. dial. 3,14; |
reliquia | Gaud. Tract. 17,1,11,15; |
sacerdos | Id. Tract. 15, 16,9, 17,1; |
sacramentum | Id. Tract. 16,2; |
sanctitas | Martyr. Rom. Octavo kal. Novemb.; |
spiritus sanctus | Gaud. Tract. 16,9; |
σύνοδος | Pall. dial. 4,5; |
virgo sancta | Gaud. Tract. 17,15; |
votum | Id. Tract. 21,10. |
Index geographicus
Achaia | Gaud. Tract. 17,11; |
Ἀκυληία | Pall. dial. 4,5; |
Αἴγαιον (πέλαγος) | Id. dial. 4,23; |
Ἀθῆναι | Id. dial. 4,16; |
Ἀθύρα | Id. dial. 4,28; |
Βενεβεντός | Id. dial. 4,2; |
Brixia / Βριξία | Ioh. Chrys. Ep. 184; Martyr. Rom. Octavo kal. Novemb.; |
Caesarea Cappadociae (civitas) | Gaud. Tract. 17,15; |
Cappadocia | Id. Tract. 17,14,15; |
Κωνσταντινούπολις | Pall. dial. 3,136, 4,8; |
Graecum | Ruf. In Clem. rec. Prol.; |
Ἑλλάς | Pall. dial. 4,16; |
ἑσπερία | Id. dial. 3,140; |
Hierosolyma | Gaud. Tract. 17,14; |
Ἰταλός | Pall. dial. 4,4; |
Μεδιόλανον | Id. dial. 4,5; |
Palaestina (provincia) | Gaud. Tract. 17,11; |
Patrae (civitas) | Ivi; |
Ῥωμαῖα (ἐκκλησία) | Pall. dial. 3,143; |
Sebastena (<Sebasteia) (urbs) | Gaud. Tract. 17,11; |
Θεσσαλονίκη | Pall. dial. 4,19; |
Θρᾴκη | Id. dial. 4,28; |
Βίκτωρος | Id. dial. 4,24. |
Index rerum notabilium
ἀγάπη | Ioh. Chrys. Ep. 184; |
ager | Gaud. Tract. 21,10; |
ἀγρυπνία | Ioh. Chrys. Ep. 184; |
ἀνήρ / vir | Gaud. Tract. praef. 4; Pall. dial. 3,141; |
avunculus | Gaud. Tract. 17,15; |
κακία | Pall. dial. 3,141; |
χάρις | Ioh. Chrys. Ep. 184; |
χιλίαρχος | Pall. dial. 4,16; |
comes | Gaud. Tract. 17,14; |
consilium | Ruf. In Clem. rec. Prol.; |
constantia | Gaud. Tract. praef. 4; |
decus | Ruf. In Clem. rec. Prol.; |
dedicatio | Gaud. Tract. 17,2; |
dilectio | Id. Tract. 20,1; |
διόρθωσις | Pall. dial. 3,134; |
epistola / γράμμα | Gaud. Tract. 16,2; Pall. dial. 4,3; |
eruditio | Martyr. Rom. Octavo kal. Novemb.; |
ἑκατοντάρχης | Pall. dial. 4,16; |
honoratus | Gaud. Tract. praef. 1; |
ὑπομνηστικός | Pall. dial. 4,5; |
ingenium | Ruf. In Clem. rec. Prol.; |
interpretatio | Ivi; |
iter | Gaud. Tract. 17,14; |
laus | Id. Tract. 20,1; |
legatio | Id. Tract. 16,2; |
liber | Id. Tract. 18; |
λιμήν | Pall. dial. 4,25; |
νότος | Id. dial. 4,22; |
onus | Gaud. Tract. 16,2; |
φρούριον | Pall. dial. 4,28; |
πλοῖον | Id. dial. 4,22; |
praesidium | Gaud. Tract. 20,1; |
ψεῦδος | Pall. dial. 3,141; |
sermo | Gaud. Tract. 20,1; |
σπουδή | Ioh. Chrys. Ep. 184; |
στενός | Pall. dial. 4,23; |
σύνθημα δημόσιον | Id. dial. 4,7; |
συσκευή | Id. dial. 3,134; |
successio | Gaud. Tract. 21,10; |
testimonium | Id. Tract. praef. 4; |
τόπος | Pall. dial. 4,25; |
tractatus | Gaud. Tract. praef. 1,4, 16-18, 20-21; |
translatio | Ruf. In Clem. rec. Prol.; |
urbs / πόλις | Gaud. Tract. praef. 1, 17,14; Pall. dial. 4,24; |
veritas | Gaud. Tract. praef. 4; |
vis | Id. Tract. 16,2. |
Bettelli Bergamaschi 1976 = Maria Bettelli Bergamaschi, Brescia e Milano alla fine del IV sec. Rapporti tra Ambrogio e Gaudenzio, in G. Lazzati (eds.), Ambrosius Episcopus. Atti del Congresso internazionale di studi ambrosiani nel XVI centenario della elevazione di sant’Ambrogio alla cattedra episcopale. Milano 2-7 dicembre 1974, II, Milano 1976, 151-167.
Brontesi 1963 = Alfredo Brontesi, Ricerche su Gaudenzio da Brescia, Mem. Stor. Bresc, XXIX, fasc. III/IV (1963), 101-195.
Brunati 1854 = Giuseppe Brunati, Vita o gesta dei Santi Bresciani, I, Brescia 1854, 307-389.
Bruni 1967 = Giancarlo M. Bruni, Teologia della storia secondo Gaudenzio da Brescia, Vicenza 1967.
Cattaneo 1963 = Enrico Cattaneo, La Chiesa Bresciana delle origini, in AA. VV., Storia di Brescia, I. Dalle origini alla caduta della Viscontea (1426), Brescia 1963, 341-359.
Duval 1960 = Yves-Marie Duval, Saint Léon le Grand et saint Gaudence de Brescia, JTS, 11 (1960), 82-84.
Finoli 1963 = Anna Maria Finoli, La cultura a Brescia nel Medioevo, in AA.VV., Storia di Brescia, I. Dalle origini alla caduta della Viscontea (1426), Brescia 1963, 973-976.
Gaggia 1911 = Giacinto Gaggia, S. Gaudenzio vescovo di Brescia e padre della Chiesa, Brixia Sacra, 2 (1911), 305-321.
Gain 1994 = Benoît Gain, Traductions latines de Pères grecs: la collection du manuscrit Laurentianus San Marco 584, Francoforte 1994, 378-381 (in part. 380, n. 49).
Gauthey 1916 = Christophorus Iacobus Gauthey, Sanctus Gaudentius Brixiensis episcopus et notarii, Brixia Sacra, 7 (1916), 57-68, 89-97.
Trisoglio 1960 = Francesco Trisoglio, S. Gaudenzio da Brescia scrittore, Biblioteca della Rivista di Studi classici 1, Torino 1960.