Il fatto che Cyrillus non provenisse dalla Syria come nella maggior parte dei casi studiati permette di pensare che avesse viaggiato forse per motivi politici oppure religiosi, magari si trattò di un funzionario incaricato di qualche missione diplomatica tra le due corti imperiali; purtroppo si possono fornire soltanto congetture.
1 Cfr. A. Avraméa, Mort loin de la patrie. L’apport des inscriptions paléochrétiennes, in G. Cavallo, C. Mango (a c. di), Epigrafia medievale Greca e Latina. Ideologia e Funzione. Atti del seminario di Erice (12-18 settembre 1991), Spoleto 1995, pp. 45-7: dalla Pentapolis Cyrenaica, Thomas in Mantua (CIL V, 4084); dalla Syria rispettivamente in Comum, Ticinum e Mediolanum, Annuleius (IG XIV, 2300), Patricius, Paulus, Petrus, Theodorus e Euphemia (CIG IV, 9871), Bassus e Surus (CIG IV, 9873; CIL V, 6318); dall’area pontica e dalla capitale orientale in Mediolanum: Aurelius Fronto e Cyrillus.
La documentazione epigrafica attestò una discreta quantità di immigrati specialmente dalla provincia romana di Syria 1, diretti soprattutto verso Mediolanum, ma anche verso il circostante territorio varesino e comasco. Spesso si trattò di negotiatores, che raggiunsero la Transpadana per motivazioni commerciali, ma forse in qualche caso anche di membri del clero o di soldati.
Tra le epigrafi cristiane o presunte tali2 scoperte alla metà del secolo XVI in città e purtroppo non conservate vi fu anche una lastra di sarizzo rinvenuta presso la chiesa paleocristiana di S. Celso, trasportata poi a Lodi sul finire del secolo XIX, dove fu per breve tempo conservata e ceduta infine alle Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco, risultando tuttavia a tutt’oggi irreperibile. Era un’iscrizione funeraria, della quale la tradizione manoscritta ci trasmise il seguente testo: ἐνθάδε κεῖται | Κυρίλ(λ)ος Κωνσταν(τινοπολ)είτης | καταλεί|πων Ἐπ<εστ>3ι|κτήτῳ | προσέχ|ειν τῷ τόπῳ (CIG IV, 9872).
L’epitaffio fu dunque dedicato al costantinopolitano Cyrillus, che, a custodia del luogo ospitante la memoria, lasciò forse un proprio parente oppure più facilmente un liberto, anch’egli dal nome orientale: Ἐπίκτητος.
1 Per il primo studio sistematico di riferimento rimane ancora imprescindibile il saggio di L. Cracco Ruggini, Ebrei e Orientali nell’Italia Settentrionale fra il IV e il VI secolo d.C., Roma 1959 (in particolare per la situazione in Transpadana, pp. 245-9). Per una considerazione geograficamente più ampia del fenomeno vedasi H. Solin, Juden und Syrer im westlichen Teil der römischen Welt. Eine ethnisch-demographische Studie mit besonderer Berücksichtigung der sprachlichen Zustände, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt, II 29/2 (1983), pp. 590-789.
2 In assenza di indizi certi che dimostrino il carattere cristiano dell’epigrafe gli studiosi ritennero probante il rinvenimento presso il cimitero di S. Celso – cfr. G. Cuscito, ICI XII, 79, p. 86.
3 Errore del lapicida.
Index nominum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Κυρίλλος Κωνσταντινοπολείτης | CIG IV, 9872; |
Ἐπίκτητος | Ivi. |
Index geographicus
Κωνσταντινοπολείτης (< Κωνσταντινούπολις) | CIG IV, 9872. |
Index rerum notabilium
τὁπος | CIG IV, 9872. |
Cracco Ruggini 1959 = Lellia Cracco Ruggini, Ebrei e Orientali nell’Italia Settentrionale fra il IV e il VI secolo d.C., Roma 1959, p. 249, n. 178.