Tuttavia ciò per cui maggiormente lo si ricorda è per la strenua opposizione alla condanna imperiale dei Tre Capitoli, ossia la controversia riguardante i teologi dei secoli IV/V Theodoretus di Mopsuestia, Theodoretus di Cyrrhus e Ibas di Edessa e le loro opere. L’imperatore Giustiniano I (527-565) compose un trattato teologico accusandoli di filo-nestorianesimo e impose la loro condanna attraverso un editto, al quale si dedicò tra gli anni 543 e 545.
L’editto, che fu accettato quasi all’unanimità nella parte orientale dell’Impero, creò tumulto tra i religiosi occidentali, papa Vigilio (537-555), supportato soprattutto da Datius, inizialmente si oppose in tutti i modi, ma infine accettò il decreto imperiale che venne definitivamente sottoscritto in occasione del quinto sinodo ecumenico, svoltosi in Constantinopolis (od. Istanbul) nel 5533.
Datius non partecipò a quel concilio, dall’anno precedente non si ebbero più sue notizie, ma si tornerà su questo esaminando la sua partecipazione alle missioni nella pars Orientis a fianco del pontefice.
Tornando invece alle sue origini, si è ipotizzato per quanto narrato al principio dell’agiografia a lui dedicata che fosse membro della nobile famiglia degli Aliatii di Mediolanum (AA. SS Ianuarii II, p. 249: Datius, qui Dacius aliis, ac Dasius, vir pietate doctrinaque eximius, Mediolani familia Aliatia, cumprimis illustri, ortus)4; tuttavia non disponiamo di alcuna prova effettiva di quest’appartenenza5.
La stretta relazione con abati nativi della cittadina transpadana e lo statuto sociale che sembra emergere da alcune narrazioni relative al suo operato6 inducono comunque a non escludere un’origine mediolanense e in un contesto aristocratico.
Nel primo caso si segnala l’amicizia con Florianus, religioso mediolanense che entrò a far parte del monasterium Romenum sottostante alla giurisdizione del vescovo di Mediolanum 7, il quale scrivendo a Nicetius, episcopo di Augusta Treverorum (od. Treviri, in Germania) (ca. 525-ca. 561), nel 552 chiese di pregare per lui e per il suo vescovo, Datius, di cui ricordò gli inizi del percorso religioso nella veste di monaco: Quocirca salutationis obsequium famulanter insinuans, praecor, ut pro beatissimo viro, domino meo Datio episcopo, fratre vestro, semper oretis. Aequum est enim, ut pro eo, quem monasterii saepta sacrarunt successorem, etiam confessorum successor egregius beatorum exorare non desinas (Florian. ep. ad Nicetium 8).
Peraltro a sostegno di una sua possibile appartenenza a un ceto sociale elevato si può richiamare quanto narrato in merito agli anni 537/538 da Procopius, fondamentale testimonianza per il conflitto “greco-gotico”, allorché Datius, già vescovo, si recò a Roma insieme a personalità eminenti di Mediolanum, per richiedere al generale bizantino Belisarius 8 di inviare milizie per difendere la città transpadana dalle velleità di governo dei Goti e fare in modo che fosse invece garantito su di essa e sull’intera provincia di Liguria 9 il controllo dell’autorità imperiale: Ὑπὸ δὲ τὸν αὐτὸν χρόνον ὅ τε Μεδιολάνων ἱερεὺς Δάτιος καὶ τῶν πολιτῶν ἄνδρες δόκιμοι ἐς Ῥώμην ἀφικόμενοι βελισαρίου ἐδέοντο φρουροὺς ὀλίγους σφίσι ξυμπέμψαι. αὐτοὶ γὰρ ἱκανοὶ ἰσχυρίζοντο εἶναι, οὐ Μεδιόλανον μόνην, ἀλλὰ καὶ Λιγουρίαν ὅλην πόνῳ οὐδενὶ Γότθων τε ἀποστῆσαι καὶ βασιλεῖ ἀνασώσασθαι (Proc. Bella VI 7,35.36)10.
Si trattò di uno dei rari casi nei quali un vescovo di secolo VI esercitò a pieno le funzioni prerogative di un defensor civitatis tardo antico, ovvero di principale amministratore della città11.
Già in precedenza Datius, durante il governo goto della città12, ricevette una missiva da Cassiodorus, religioso e funzionario eminente dell’epoca teodericiana (493-526), che lo interpellò in virtù del suo incarico di praefectus praetorio Italiae 13 e richiese un provvedimento d’emergenza in considerazione della dilagante carestia scatenatasi agli inizi della “guerra greco-gotica”14: Datio episcopo Mediolanensi Senator praefectus praetorio […] Et ideo sanctitatem vestram petimus, cuius propositi est divinis inservire mandatis, ut de horreis Ticinensibus et Dertonensibus panici speciem, sicut a principe iussum est, tertiam portionem esurienti populo ad viginti quinque modios per solidum distrahi sub vestra ordinatione faciatis, ne cuiusquam venalitate ad illos perveniat qui se de proprio videntur posse transigere. Accipiat minus habens indulgentiam principalem (Cass. var. XII,27).
Cassiodorus incaricò dunque Datius di prelevare del panìco15 dai granaî pubblici di Ticinum (od. Pavia) e Dertona (od. Tortona, in provincia di Alessandria in Piemonte)16 e di distribuirne un terzo alla popolazione bisognosa, a venticinque moggi al solido17, sotto la sua responsabilità.
L’intervento si rivelò tuttavia soltanto una soluzione momentanea di breve durata, giacché la situazione politica di continua contesa della città tra Romani e Goti era lontana dalla risoluzione, come dimostrò la necessità della missione cui si è già accennato per richiedere ausilio ai contingenti bizantini in Roma. Anche in quel caso l’ambasceria ottenne immediata risposta, nella primavera del 538 partirono truppe dirette a Mediolanum e liberarono senza ostruzioni la città, ma soltanto tre mesi dopo furono assediati dai Goti, per capitolare esattamente la primavera dell’anno successivo.
1 La guerra greco-gotica è stata oggetto di infiniti contributi, oltre che capitolo essenziale della manualistica riguardante la storia d’Italia; riassumendone le motivazioni e le fasi salienti si può ricordare che l’imperatore Giustiniano I promosse una “riconquista” dell’Occidente a partire dall’Africa nell’anno 533 e nell’arco di un biennio il territorio in mano vandalica divenne bizantino. Il primo giorno di gennaio dell’anno 535 il comandante bizantino Belisarius, reduce dalla celebrazione del trionfo per la missione africana e investito della carica anche di console, fu inviato verso la penisola italica con il pretesto di vendicare l’uccisione di Amalasuintha, sovrana della popolazione gota in vece del figlio Athalaricus (526-534), eliminata per volontà del nuovo regnante Theodatus, con certe mire autonomistiche nei confronti del controllo bizantino. L’esercito romano riscosse immediati successi, riappropriandosi della Sicilia e delle importanti città di Neapolis (od. Napoli) e Roma entro il dicembre del 536. Tuttavia seguì presto una rivalsa gota, Roma venne assediata per più di un anno e agli inizi del 539 la città più importante a nord, Mediolanum, fu invasa con il massacro di gran parte dei cittadini. Complici dei successi goti furono i dissidi tra i generali dell’esercito romano, Belisarius e Narses. Il primo fra i due riuscì comunque a riconquistare l’unica sedis regia rimasta in Occidente, Ravenna, nella quale entrò nel 540, ma fu subito richiamato a Constantinopolis giacché sospettato di intrighi contro il potere imperiale, quindi fu inviato sul fronte orientale-persiano e destituito infine nel 542. La guerra in Italia proseguì lentamente in modo estenuante per gli eserciti, affidati in parte a Narses e in parte a Ioannes. L’imperatore fu costretto a reintegrare presto Belisarius nel proprio ruolo, giacché soltanto due anni dopo venne rispedito in Italia e grazie prima al suo intervento e poi a quello di Narses si ebbe una nuova riconquista di Roma nel 546 e due significative vittorie negli Appennini (Busta Gallorum, Mons Lactarium) nel 552, che portarono alla conclusiva affermazione bizantina. Cfr. A.D. Lee, The Empire at War, in M. Maas (a c. di), The Cambridge Companion to the Age of Justinian, New York 2005, pp. 113-133; C. Morrisson, La continuità dell’Impero romano in Oriente. Gli avvenimenti: prospettiva cronologica, in T. Braccini, S. Ronchey (a c. di), Il mondo bizantino. L’Impero romano d’Oriente (330-641), I, Torino 2007, pp. 31-6. Per un’analisi del ruolo di Datius nel conflitto si veda G.P. Bognetti, S. Maria foris Portas di Castelseprio, in Id., L’età longobarda, II, Milano 1966, pp. 187-196.
3 ODC, s.v. Three Chapters, the, pp. 1619 s.; ODB III, s.v. Three Chapters, affair of the, pp. 2080 s.
4 L’indicazione dell’appartenenza alla famiglia degli Aliatii fu trasmessa anche dalla tradizione cinquecentesca, cfr. P. Galesini, Tabula archiepiscoporum sanctae Ecclesiae Mediolanensis ex decreto concilii provincialis III, in Acta ecclesiae Mediolanensis III, col. 386: S. Datius Aliatius, Mediolanensis […]. Le vicende della famiglia degli Aliatii proseguirono nel corso dei secoli e non si perse il legame leggendario con la figura di Datius, vescovo di Mediolanum. Secondo narrazioni leggendarie infatti alcuni componenti degli Aliatii parteciparono alle crociate e nel secolo XIII si svilupparono due rami della famiglia, uno milanese e l’altro pisano; il primo si estinse, mentre il secondo fiorì e ebbe discendenti anche in Sicilia, per l’esattezza a Palermo, dove si sviluppò il casato siciliano degli Alliata, duchi di Salaparuta. Appartenne a questo casato la pittrice Topazia Alliata, madre della scrittrice Dacia Maraini che derivò il suo nome proprio in memoria dell’antico vescovo Datius, Dacius.
5 DBI 33, s.v. Dazio, santo, p. 180 (G. Braga).
6 Cfr. S. Gasparri, Recrutement social et rôle politique des évêques en Italie, in F. Bougard, D. Iogna-Prat, R. Le Jan (a c. di), Hiérarchie et stratification sociale dans l’Occident médiéval (400-1100), Turnhout 2008, p. 139.
7 PCBE II/1, s.v. Florianus, pp. 845 s.
8 PLRE IIIA, s.v. Fl. Belisarius 1, pp. 181-224.
9 Mediolanum era la città più importante nella provincia di Liguria, secondo la partizione in circoscrizioni amministrative già di epoca dioclezianea, quando si costituì il distretto di Aemilia et Liguria, comprendente le odierne regioni di Piemonte, Liguria, Lombardia fino al fiume Adda ed Emilia Romagna. Tra il 381 e il 395 Aemilia e Liguria divennero due province distinte.
10 Cfr. G.P. Bognetti, Milano sotto il regno dei Goti, in Storia di Milano, II, Milano (Fondazione Treccani degli Alfieri) 1954, p. 35; F. Burgarella, Bisanzio in Sicilia e nell’Italia meridionale: i riflessi politici, in G. Galasso (a c. di), Storia d’Italia, III. Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, Torino 1983, p. 141; J. Moorhead, Italian Loyalties during Justinian’s Gothic War, “Byz” 53 (1983), pp. 579, 588; S. Gasparri, Recrutement social. Op. cit., p. 139.
11 Cfr. F. Mores, Geografia ecclesiastica altomedievale. Tre letture (parziali) e una proposta, “RSCI” 1 (2011), p. 156.
12 Lo scambio epistolare tra Datius e Cassiodorus quasi certamente si svolse tra il 536 e il 537, nell’annata precedente alla missione di Datius a Roma – cfr. G.A. Cecconi, A. Giardina, I. Tantillo (a c. di), Cassiodoro. Varie, V, Roma 2015, pp. 115, 295, n.1 nel quale si ricorda anche la carestia che cominciò a manifestarsi nella primavera dell’anno 537, episodio determinante per la richiesta a Datius. J. Moorhead, Italian Loyalties. Op. cit., p. 588 anticiperebbe la richiesta a Datius al 535/536, come già sostenne il Mommsen, alludendo anche a una visita romana del vescovo in quegli anni, nella quale avrebbe parlato anche con qualcuno che poi collaborò o attivamente contribuì alla stesura del Liber Pontificalis, nel quale furono ricordati come drammatiche conseguenze della carestia alcuni casi di antropofagia: Eodem tempore tanta famis fuit per universum mundum ut Datius episcopus civitatis Mediolanae relatio ipsius hoc evidenter narravit eo quod in partes Lyguriae mulieres filios suos comedissent penuriae famis; de quas retulit ecclesiae suae fuisse ex familia (Lib. Pont. LX, V, p. 291). Un cenno al periodo di carestia si ritrova anche in Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18: Praeter belli instantiam angebatur insuper Roma famis penuria; tanta siquidem per universum mundum eo anno maximeque apud Liguriam fames excreverat, ut, sicut vir sanctissimus Datius Mediolanensis antistes retulit, pleraeque matres infelicium natorum membra comederent.
13 PLRE II, s.v. Fl. Magnus Aurelius Cassiodorus Senator 4, pp. 265-9: fu praefectus praetorio Italiae tra il settembre 533 e il settembre 537.
14 Cfr. anche Proc. Bella VI 12, 26-40.
15 Il panìco era un cereale minore, sostitutivo del grano nell’alimentazione in situazioni di particolare gravità – cfr. M.S. Spurr, Arable Cultivation in Roman Italy, c. 200 B.C.- c. 100 A.D., Londra 1986, p. 96.
16 Ticinum e Dertona furono centri strategici per la posizione viaria e quindi anche fondamentali per il deposito e il rifornimento alimentare, acquisirono particolare rilievo soprattutto in età ostrogota – cfr. C. Maccabruni, Laumellum nel territorio di Ticinum: da centro di strada a fortezza, in R. Crotti, G. De Martini (a c. di), Dentro e fuori le mura. Spazio urbano ed extraurbano a Pavia dall’età classica alle soglie del Duemila. Convegno di Studi (Pavia, 5-7 marzo 1998), “Annali di storia pavese” 26 (1998), pp. 259-68.
17 Il moggio era un’antica unità di misura di superficie, corrispondente a circa un terzo dell’ettaro, utilizzata poi soprattutto come misura di capacità di sostanze solide, secche. Il solido era la moneta aurea coniata dagli inizi del secolo IV, con peso pari a un settantaduesimo di libbra, ossia circa quattro grammi e mezzo. Il rapporto espresso in questa epistola fu verosimilmente un prezzo politico, calibrato sulla situazione critica – cfr. G.A. Cecconi, A. Giardina, I. Tantillo (a c. di), Cassiodoro. Varie. Op. cit., p. 296, nn. 8.9.
Quando l’imperatore Giustiniano I fece redigere tra il 543 e il 544 l’editto di condanna dei tre teologi successivamente noto come questione dei “Tre Capitoli”, alla quale si è già accennato nel capitolo “Origini”, Datius si trovava nella capitale orientale insieme a Stephanus, diacono e apocrisario romano1, per interrompere la comunione con il patriarca costantinopolitano, Menas 2 (536-552), che avrebbe invece sottoscritto la disposizione imperiale3.
Gli eventi pertinenti a questa vicenda furono raccontati soprattutto da Facundus, vescovo di Hermiana nella Byzacena (una delle tre sezioni dell’antica provincia dell’Africa Proconsularis, corrispondente all’odierna Tunisia) (546-571)4, oppositore accanito alla condanna dei Tre Capitoli e verosimilmente non del tutto obiettivo dal punto di vista storico: Denique etiam beatum Dacium Mediolanensium episcopum, quem hinc reversum in Sicilia se vidisse perhibuit, et alios consacerdotes suos et multos ecclesiae filios non laudavit, sed venerabilis memoriae Stephanum solum, quem Romanae Ecclesiae, cui per Dei gratiam praesidet, hic habuit responsalem, approbavit, quod se pro hac causa a venerabilis Menae, huius regiae civitatis episcopi, communione suspenderit et eos qui ei communicaverant sub debita satisfactione suscepit (Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3,4)5.
Il riferimento alla Sicilia non è privo di interesse, giacché proprio lì Datius incontrò papa Vigilio, tra la fine del 545 e gli inizi del 5466 e dopo averlo informato degli avvenimenti in corso in Constantinopolis stabilì di tornarvi insieme a lui agli inizi del 5477.
Durante questo secondo viaggio verso Constantinopolis fece una tappa a Corinthus (od. sito di Corinto, nella regione del Peloponneso in Grecia), come si apprende leggendo la descrizione di un miracolo che raccontò papa Gregorio I (590-604) in merito all’operato di Datius. Nella cittadina greca il presule individuò una dimora sufficientemente ampia per contenere tutto il suo numeroso sèguito e chiese dunque di potervi alloggiare, ma fu sconsigliato giacché si riteneva che fosse abitata dal demonio, causa della fuga dei residenti originari; sembra che Datius non si intimorì per nulla di fronte a queste affermazioni, anzi ritenne che fosse suo compito soggiornare nell’abitazione e riuscire a cacciare il Maligno: Eiusdem quoque principis tempore, cum Datius Mediolanensis urbis episcopus, causa fidei exactus, ad Constantinopolitanam urbem pergeret, Corinthi devenit. Qui dum largam domum ad hospitandum quaereret, quae comitatum illius totum ferre potuisset, et vix inveniret, aspexit eminus domum congruentis magnitudinis eamque sibi praeparari ad hospitandum iussit. Cumque eiusdem loci incolae dicerent, in ea hunc manere non posse, quia multis iam annis hanc diabolus inhabitaret atque ideo vacua remansisset, vir venerabilis Datius respondit, dicens; “Immo ideo hospitari in domo eadem debemus, si hanc malignus spiritus invasit et ab ea hominum inhabitationem repulit” (Greg. I dial. III,4).
L’episodio, marcatamente agiografico, si presta non tanto a considerazioni storico-topografiche, quanto piuttosto a evidenziare ancora una volta il possibile status sociale elevato di Datius, che si trovò a viaggiare accompagnato da un folto comitatus 8.
Raggiunta di nuovo la capitale, Datius partecipò insieme a Vigilio a un incontro tra vescovi occidentali e orientali, in presenza dell’imperatore e del senato costantinopolitano9; in esso si concordò di promulgare una risoluzione in merito ai Tre Capitoli non prima di aver proceduto con un’inchiesta e aver convocato un apposito concilio: illud quoque magnopere nobis cum clementissimo principe, praesentibus etiam Menna Constantinopolitanae civitatis, et Dacio Mediolanensis urbis antistite, aliisque tam Graecis quam Latinis episcopis, cum quibus omnibus, etiam tu Theodore pater adfuisti, nec non et praesentibus iudicibus atque proceribus universoque senatu convenit, ne usque ad memoratam concilii diffinitionem quidquam de praefatis tribus capitulis ab aliquo fieri intentaretur (Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A).
Si giunse così il quattordici agosto del 551 alla scomunica e alla deposizione da parte di papa Vigilio dei vescovi Theodorus di Caesarea Cappadociae (od. Kayseri, nella Turchia centro-meridionale) e congiuntamente del patriarca costantinopolitano Menas, che anche Datius sottoscrisse, giacché entrambi avrebbero indotto l’imperatore a emanare comunque un editto imperiale preventivo di condanna dei Tre Capitoli tra il maggio e il luglio dello stesso anno, prevaricando la massima autorità religiosa e il consesso dei vescovi (Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 62C): Teque Mennam Constantinopolitanae civitatis episcopum, qui non dissimili culpa constringeris […] Theodorum Caesareae Cappadociae quondam episcopum condemnavimus, praebuistis assensum, humaniore sententia, pro Dei consideratione, tandiu a sacra communione suspendimus, donec unusquisque vestrum errorem suae praevaricationis agnoscens […]).
Anche Datius si espresse in seguito al pontefice romano, contestando l’editto promulgato contrariamente agli accordi e a negazione di quanto stabilito come professione di fede nel quarto sinodo ecumenico di Chalcedon del 451. Datius dichiarò di esprimersi in rappresentanza delle Chiese delle Galliae, della provincia di Burgundia, Spania, Liguria, Aemilia, Venetiae; tutte ormai scismatiche nei confronti di tale volontà imperiale (Vigil. I ep. cleric. Mediol. ad leg. Franc. = epistola legatariis, PL LXIX, col. 117A).
L’imperatore divenne più ostile nei confronti di Vigilio, in seguito alla suddetta presa di posizione; per questo il papa si rifugiò presso la chiesa di S. Pietro, al palazzo di Ormisda: de qua re accensa est contra beatissimum papam et contra Dacium episcopum iracundia principalis: et tanta contra eos agere coeperunt, ut, nisi ad sanctorum basilicas confugissent, ad interitum vitae pervenerant (Vigil. I ep. cleric. Mediol. ad leg. Franc. = epistola legatariis, PL LXIX, col. 117B)10.
Sebbene i due fossero in luogo sacro, un pretore li raggiunse e insieme a un alto numero di soldati spinsero il pontefice ad uscire dall’edificio; con lui anche Datius che nel dicembre dello stesso anno 551 seguì Vigilio fino a Chalcedon, dove il papa scelse un nuovo rifugio, presso la chiesa di S. Eufemia: […] unde amplius in Sanctae Euphemiae basilica sedeamus. […] (Vigil. ep. ad univ. ecclesiam, PL LXIX, col. 59A).
Due mesi dopo Vigilio ricevette una lettera ingiuriosa da parte dell’imperatore, cui seguì poco dopo una legazìone di numerosi alti funzionari, capeggiati dal generale Belisarius, che gli intimarono di ritornare nella capitale; il papa delegò Datius di rappresentarlo a corte a condizione che fosse garantita la sua incolumità.
Questa missione tuttavia fallì, giacché le milizie in risposta violarono di nuovo il diritto d’asilo del pontefice e lo portarono via con la forza; se si presta credito alla testimonianza del coevo cronista africano Victor Tonnennensis, Datius raggiunse comunque Constantinopolis in quell’anno per assistere al dibattito sui Tre Capitoli: Datius Mediolanensis episcopus Constantinopolim venit et damnationi eorundem trium capitulorum consentiens eo die percussus occubuit (Vict. Tonn. chron. a. 554).
Peraltro questa notizia, che sembrerebbe descrivere una resa di Datius e una sua conseguente adesione alla condanna dei Tre Capitoli, è narrata soltanto in questa cronaca, ancora una volta da un autore contrario alla decisione imperiale e in un’opera che riporta un’errata cronologia.
Victor Tonnennensis riferì dunque anche della morte del vescovo mediolanense in Constantinopolis nel 554 (eo die percussus occubuit), ma in realtà non è certo che questa avvenne nella città imperiale e sicuramente non in quell’anno, giacché nel tardo luglio del 552 fu già nominato il suo successore al soglio episcopale di Mediolanum, come papa Pelagio I riferì: recolere enim debet, celsitudo vestra, quid Deus per vos fecerit tempore illo, quo et Hystriam et Venetias tyranno Totila possidente, Francis etiam cuncta vastantibus, non ante tamen Mediolanensem episcopum fieri permisistis […] (Pelag. I ep. 52). Il riferimento al condottiero goto Totila permette di datare l’elezione episcopale ricordata da Pelagio I, giacché egli fu Gothorum rex tra il 541 e il luglio del 552.
Il suo corpo venne in seguito traslato e interrato nella chiesa di S. Vittore in ciel d’oro in Mediolanum, secondo quanto descritto nei cataloghi medievali locali: Datius sedit a. 22, depositus 19. Kalendae Februarii ad Sanctum Victorem (Catal. archiepisc. Mediol. (MGH SS 8, pp. 103)).
La tradizione agiografica celebra come dies natalis il giorno quattordici del mese di gennaio (comm. Martyr. Rom., p. 21).
1 PCBE II/2, s.v. Stephanus 25, pp. 2120 s.; EI III, s.v. Apocrisario, pp. 663 s.: in epoca giustinianea i papi nominarono al proprio servizio apocrisarî permanenti, in genere diaconi, con incarichi di ambascerie alla corte imperiale, oltre che di partecipazione al giudizio di cause ecclesiastiche e, nella veste di rappresentanti del pontefice, delegati a concilî ecclesiastici.
2 ODB II, s.v. Menas, pp. 1339 s.: patriarca e santo di Constantinopolis, nativo di Alexandria. Una leggenda narra che Menas seppe curare Giustiniano I da una grave malattia; certamente si mostrò spesso favorevole alle risoluzioni dell’imperatore in ambito religioso, supportò l’anatemizzazione dei Tre Capitoli e fu per questo più volte scomunicato da papa Vigilio, senza che ciò inficiasse in modo rilevante sulla sua carriera ecclesiastica, che fu sempre fortemente sostenuta dall’imperatore stesso. Mena sostenne infatti anche l’operato in campo edilizio di Giustiniano I, partecipando alle dedicazioni delle basiliche della Hagia Sophia, dei SS. Apostoli e di S. Irene.
3 Si veda Facund. Herm. contra Mocianum 37: Ob hoc ergo necessarium fuit non modo ab eorum nos communione subtrahere, verum etiam quia potiorem videbantur in ecclesia tenere locum, qui primi huic praeiudicio imperatore iubente cesserunt, ne ipsorum magis tenenda sententia videretur, commemorare, quod alibi fecimus, quomodo sive Menas Constantinopolitanus, sive Zoilus Alexandrinus, sive Antiochenus Ephremius et Petrus Hierosolymitanus, antequam vel consentirent vel cederent, testati sunt fieri non debere.
4 ODC, s.v. Facundus, p. 595; ODB II, s.v. Facundus, p. 775.
5 Si veda anche Facund. Herm. contra Mocianum 44: Cernis quod non solus hic iudex eiusque diaconus Stephanus, sed et Datius Mediolanensis episcopus, cum aliis sacerdotibus, talium praevaricatorum communionem ferendam esse non duxerit?.
6 Proc. Bella VII 15: Τότε καὶ Βιγίλιος, ὁ τῆς Ῥώμης ἀρχιερεύς, ἐν Σικελίᾳ διατριβὴν […]
7 Id. VII 16: Βιγίλιος δέ, , ὁ τῆς Ῥώμης ἀρχιερεύς, βασιλεῖ ἐς Βυζάντιον ἐκ Σικελίας μετάπεμπτος ἦλθεν.
8 Cfr. S. Gasparri, Recrutement social. Op. cit., p. 139.
9 Datius tuttavia non fu probabilmente presente allo Iudicatum, ovvero alla parziale condanna dei Tre Capitoli che Vigilio presentò nel 548. Il 3 aprile del 548 Vigilio rese pubblico il testo dello Iudicatum, oggi perduto e trasmesso per via indiretta soltanto da alcuni estratti fatti diffondere dall’imperatore Giustiniano: Romae, cuius etiam chirographa apud nos conservantur. Et post haec fecit quod dicitur Iudicatum: quod omnibus sacerdotibus ab ipso editum manifestum factum est, et pariter in eo praedicta impia capitula anathematizavit his verbis: Et quoniam his verbis quae nobis de nomine Theodori Mopsuesteni scripta porrecta sunt, multa contraria rectae fidei releguntur […] ideoque anathematizamus Theodorum, qui fuit Mopsuestiae episcopus, cum omnibus suis impiis scriptis […] Anathematizamus et impiam epistolam quae ad Marim Persam scripta esse ab Iba dicitur, tamquam contrariam rectae Christianorum fidei […] et scripta Theodoreti, quae contra rectam fidem et duodecim capitula sancti Cyrilli scripta sunt […] (Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B-35D). Fra i sottoscrittori dell’estratto, che fu in seguito letto al quinto sinodo ecumenico del 553, non risulta il nome di Datius.
10 Cfr. anche Vigil. ep. ad univ. ecclesiam (PL LXIX, col. 54C): […] in beati Petri basilica in Ormisda scripto firmavimus: in quo etiam illum, qui sub habitu episcopali lupi rapacis dominico gregi semper tendit insidias, et assumens totius ducatum scandali, universalem Dei perturbavit ac perturbat Ecclesiam […].
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Aliatia (familia) | AA. SS Ianuarii II, p. 249; |
Βελισάριος | Proc. Bella VI 7,35; |
Cyrillus | Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, col. 35D; |
Datius, Dacius, Dasius / Δάτιος (episc., beatus, vir sanctissimus, vir venerabilis, Aliatius) | AA. SS Ianuarii II, 14 jan. De S. Datio episcopo Mediolanensi, pp. 249-253; Cass. var. XII,27; Proc. Bella VI 7, 35.36, 21; Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3,4, contra Mocianum 44; Florian. ep. ad Nicetium 8; Vict. Tonn. chron. a. 554; Vigil. I ep. cleric. Mediol. ad leg. Franc., fragm. damnat. Theod., ep. ad univ. ecclesiam; Pelag. I ep. 52; Greg. I dial. III,4; Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; Lib. Pont. LX, V, p. 291; Catal. archiepisc. Mediol. (MGH SS 8, pp. 103); comm. Martyr. Rom., p. 21; Tabula archiepisc. s. Eccl. Mediol. 29; |
Ephremius | Facund. Herm. contra Mocianum 37; |
Ibas | Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, col. 35D; |
Maris | Ivi; |
Mena, Menas, Menna (episc.) | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3,4, contra Mocianum 37; Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A, 62C; |
Petrus | Facund. Herm. contra Mocianum 37; |
Senator | Cass. var. XII,27; |
Stephanus | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3, contra Mocianum 44; |
Theodoretus | Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, col. 35D; |
Theodorus | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A, 62C; Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, col. 35D; |
Totila | Pelag. I ep. 52; |
Zoilus | Facund. Herm. contra Mocianum 37. |
Index rerum sacrarum
auxilium Dei | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 118C; |
antistes | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; |
basilica | Vigil. I ep. ad univ. ecclesiam, epistola legatariis, PL LXIX, coll. 59A, 118C; |
beatus | Florian. ep. ad Nicetium 8; |
Christianus | Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, col. 35D; |
communio (sacra) | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 4, contra Mocianum 37,44; Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 62C; |
concilium | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; |
confessor | Florian. ep. ad Nicetium 8; |
Deus | Vigil. I ep. ad univ. ecclesiam, epistola legatariis, PL LXIX, coll. 54C, 118C; Pelag. I ep. 52; |
diaconus | Facund. Herm. contra Mocianum 44; |
diffinitio | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; |
ecclesia, Ecclesia (Romana, universalis) | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3, contra Mocianum 44; Vigil. I ep. ad univ. ecclesiam, epistola legatariis, PL LXIX, coll. 54C, 118C; |
episcopus | Pelag. I ep. 52; |
fides | Greg. I dial. III,4; Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B-35D; |
frater | Florian. ep. ad Nicetium 8; |
gratia Dei | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3; |
grex dominicus | Vigil. ep. ad univ. ecclesiam (PL LXIX, col. 54C); |
habitus episcopalis | Ivi; |
ἱερεύς | Proc. Bella VI 7,35; |
Iudicatum | Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B; |
mandatum divinum | Cass. var. XII,27; |
monasterium | Florian. ep. ad Nicetium 8; |
papa (beatissimus) | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 118C; |
responsalis | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3; |
sacerdos, consacerdos | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3, contra Mocianum 44; Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B; |
sanctitas | Cass. var. XII,27; |
tria Capitula | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; Vict. Tonn. chron. a. 554; Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B-35D. |
Index geographicus
Aemilia | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 117A; |
Alexandrinus (< Alexandria) | Facund. Herm. contra Mocianum 37; |
Antiochenus (< Antiochia) | Ivi; |
Burgundia | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 117A; |
Caesarea Cappadociae | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 62C; |
Chalcedon
Ø basilica sanctae Euphemiae |
Vigil. ep. ad univ. ecclesiam, PL LXIX, col. 59A; |
Constantinopolis
Ø Basilica sancti Petri, Ormisda |
Vict. Tonn. chron. a. 554; |
Constantinopolitana (< Constantinopolis /urbs,civitas) | Facund. Herm. contra Mocianum 37; Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, coll. 61A, 62C; Greg. I dial. III,4; |
Corinthus | Greg. I dial. III,4; |
Dertonensis (< Dertona) | Cass. var. XII,27; |
Franci | Pelag. I ep. 52; |
Γότθοι | Proc. Bella VI 7,36; |
Graecus (episcopus) | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; |
Hierosolymitanus (< Hierosolyma) | Facund. Herm. contra Mocianum 37; |
Hystria | Pelag. I ep. 52; |
Latinus (episcopus) | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; |
Lyguria, Liguria / Λιγουρία | Proc. Bella VI 7,36; Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 117A; Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; Lib. Pont. LX, V, p. 291; |
Mediolanensis (< Mediolanum) | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3, contra Mocianum 44; Cass. var. XII,27; Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; Greg. I dial. III,4; Pelag. I ep. 52; Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; Tabula archiepisc. s. Eccl. Mediol. 29; |
Mediolanum / Μεδιόλανον | AA. SS Ianuarii II, p. 249; Proc. Bella VI 7,35.36; |
Mopsuestenus, Mopsuestia | Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B-35D; |
Persa (<Persia) | Ivi; |
Roma / Ῥώμη | Proc. Bella VI 7,35; Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B; |
Sicilia | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3; |
Spania | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 117A; |
Ticinensis (<Ticinum) | Cass. var. XII,27; |
Venetiae | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 117A; Pelag. I ep. 52. |
Index rerum notabilium
ἀνήρ | Proc. Bella VI 7,35; |
assensus | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 62C; |
βασιλεύς | Proc. Bella VI 7,36; |
bellum | Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; |
civitas regia | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 118C; |
comitatus | Greg. I dial. III,4; |
culpa | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 62C; |
diabolus, spiritus malignus | Greg. I dial. III,4; |
doctrina | AA. SS Ianuarii II, p. 249; |
domus | Greg. I dial. III,4; |
epistola | Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B; |
error | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 62C; |
familia | AA. SS Ianuarii II, p. 249; Lib. Pont. LX, V, p. 291; |
famis | Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; Lib. Pont. LX, V, p. 291; |
filius | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3; Lib. Pont. LX, V, p. 291; |
homo | Greg. I dial. III,4; |
horreum | Cass. var. XII,27; |
imperator | Facund. Herm. contra Mocianum 37; |
incola | Greg. I dial. III,4; |
indulgentia | Cass. var. XII,27; |
inhabitatio | Greg. I dial. III,4; |
insidia | Vigil. ep. ad univ. ecclesiam (PL LXIX, col. 54C); |
instantia | Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; |
iracundia | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 117B; |
iudex | Facund. Herm. contra Mocianum 44; |
iudicium | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; |
locus | Facund. Herm. contra Mocianum 37; Greg. I dial. III,4 |
mater | Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; |
membrum | Ivi; |
memoria | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 3; |
modius | Cass. var. XII,27; |
mulier | Lib. Pont. LX, V, p. 291; |
obsequium | Florian. ep. ad Nicetium 8; |
ordinatio | Cass. var. XII,27; |
panicum | Ivi; |
pater | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; |
penuria | Paul. Diac. hist. Rom. XVI 18; Lib. Pont. LX, V, p. 291; |
φρουρός | Proc. Bella VI 7,35; |
pietas | AA. SS Ianuarii II, p. 249; |
πολίτης | Proc. Bella VI 7,35; |
πόνος | Id. VI 7,36; |
populus | Cass. var. XII,27; |
portio tertia | Ivi; |
praefectus praetorio | Ivi; |
praeiudicium | Facund. Herm. contra Mocianum 37; |
praevaricatio | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 62C; |
princeps | Cass. var. XII,27; Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; Greg. I dial. III,4; |
relatio | Lib. Pont. LX, V, p. 291; |
salutatio | Florian. ep. ad Nicetium 8; |
scandalum | Vigil. ep. ad univ. ecclesiam (PL LXIX, col. 54C); |
satisfactio | Facund. Herm. pro defens. trium capit. Ad Iustin. IV 4; |
scriptum | Vigil. ep. ad univ. ecclesiam (PL LXIX, col. 54C); Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B-35D; |
senatus | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; |
sententia | Facund. Herm. contra Mocianum 37; Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 62C |
solidus | Cass. var. XII,27; |
successor | Florian. ep. ad Nicetium 8; |
tyrannus | Pelag. I ep. 52; |
urbs | Vigil. I fragm. damnat. Theod., PL LXIX, col. 61A; Greg. I dial. III,4 |
venalitas | Cass. var. XII,27; |
verbum | Decretum Iustiniani Imperatoris, PL LXIX, coll. 34B; |
vita | Vigil. I epistola legatariis, PL LXIX, col. 117B. |
Bognetti 1966 = Gian Piero Bognetti, S. Maria foris Portas di Castelseprio, in Id., L’età longobarda, II, Milano 1966, pp. 187-196.
Burgarella 1983 = Filippo Burgarella, Bisanzio in Sicilia e nell’Italia meridionale: i riflessi politici, in G. Galasso (a c. di), Storia d’Italia, III. Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, Torino 1983, p. 141.
Gasparri 2008 = Stefano Gasparri, Recrutement social et rôle politique des évêques en Italie, in F. Bougard, D. Iogna-Prat, R. Le Jan (a c. di), Hiérarchie et stratification sociale dans l’Occident médiéval (400-1100), Turnhout 2008, pp. 137-160.
Moorhead 1983 = John Moorhead, Italian Loyalties during Justinian’s Gothic War, in “Byzantion” 53 (1983), pp. 575-596.
Mores 2011 = Francesco Mores, Geografia ecclesiastica altomedievale. Tre letture (parziali) e una proposta, in “Rivista di Storia della Chiesa in Italia” 1 (2011), p. 156.
Stein 1949 = Ernst Stein, Histoire du Bas-Empire, II, Parigi-Bruxelles-Amsterdam 1949, pp. 354, 640, 648-651, 653.