Tuttavia giacché Epictetus fu invece uno dei principali vescovi filo-ariani su suolo italico è necessario prestare molta attenzione alle informazioni, raccontate a tratti con una certa enfasi, trasmesseci da Atanasio.
Certo non ci fu eccessiva amplificazione quando il teologo alessandrino ricordò in un’epistola inviata ai correligiosi di Aegyptus e di Libya che Cecropius, Auxentius e Epictetus 2, fra i suoi maggiori oppositori in materia dogmatica in Italia, esercitavano il proprio episcopato a ottanta giorni di marcia dal proprio luogo natìo e senza quindi conoscere le comunità che presiedevano: Περὶ γὰρ τῶν νῦν Κεκροπίου, καὶ τοῦ λεγομένου Αὐξεντίου, καὶ Ἐπικτήτου τοῦ ὑποκριτοϋ […] ὅτι καὶ οὖτοι, καίτοι ἀπὸ ὀγδοήκοντα μονῶν τυγχάνοντες, καὶ μὴ γινωσκόμενοι παρὰ τῶν λαῶν […] (Athan. ep ad episc. Aegypti et Libyae 7).
Il fatto che fossero propugnatori della professione di fede ariana orienta già verso una provenienza balcanico-orientale a quest’altezza cronologica, se poi si considerano ottanta giorni di cammino di distanza da Centumcellae, sede vescovile di Epictetus, si può ipotizzare che il vescovo fosse originario di qualche località nei dintorni di Constantinopolis; sapendo che il tratto tra le due antiche capitali, occidentale e orientale, si stima che fosse percorso in circa novanta giorni, sulla base degli itinerarî viarî allora in uso3.
Epictetus divenne vescovo e assertore convinto dell’arianesimo proprio per volontà dell’imperatore Costanzo II (337-361); un’altra voce oltre a quella di Atanasio si espresse chiaramente in merito, Lucifer, vescovo di Caralis 4 definì Epictetus uno dei familiares amici dell’imperatore e rinforzandone l’aspetto servile lo designò addirittura come complice, satelles: Vae nobis qui Constantium imperatorem deo praeposuerimus […] Quomodo familiares amici, ut sint Valens, Ursacius, Epictetus, Saturninus et ceteri? E quo numero tamenetsi viderint in quam inciderint foveam, certi tamen tecum deligerent interire, dummodo regni tui inanem pulchritudinem una perfruantur tecum (Lucif. Calarit. de non conven. haer. 7), […] ut Epictetum et ceteros, quos ex dei servis tuos esse ac patris tui satellites fecisti (Lucif. Calarit. moriend. pro Dei fil. 7).
Atanasio spiegò meglio le motivazioni che portarono a tale familiarità tra Epictetus e Costanzo II, ricordando che l’imperatore conobbe il futuro vescovo da giovane, neofita, e ne indirizzò ad uopo la carriera: εἶτα εὑρὼν Ἐπίκτητόν τινα νεόφυτον καὶ νεώτερον θρασὺν ἠγάπησεν ὁρῶν αὐτὸν ἕτοιμον εἰς κακίαν καὶ δι᾽αὐτοῦ οἷς ἐθέλει λοιπὸν ἐπισκόποις ἐπιβουλεύει (Athan. hist. arian. 75,2).
Anche Atanasio come si può constatare dalla prima citazione non lesinò nella sottolineatura dell’artificiosità dell’atteggiamento di Epictetus, in quanto strumento nelle mani dell’imperatore, lo definì ὑποκριτής, nel senso di ipocrita (Athan. ep ad episc. Aegypti et Libyae 7).
1 Coll. Avell. 1. Ep. II, 26: […] Epictetus atrox ille et dirus de Centumcellis episcopus […].
2 PCBE II/1, s.v. Auxentius 1, pp. 238-41: vescovo ariano di Mediolanum tra il 356 e il 374, di origine cappadoce; DHGE XII, s.v. Cecropius, coll. 41 s.: vescovo semi-ariano di Nicomedia, che l’imperatore Costanzo II trasferì da Laodicea alla sede di Nicomedia.
3 Tab. Peut. IV 5-VIII 1: la distanza totale via terra corrisponderebbe a milletrecento e quarantacinque milia passum, ovvero quasi duemila chilometri.
4 PCBE II/2, s.v. Lucifer 1, pp. 1324-8.
Il pontefice ricordò a Costanzo II l’esistenza di libelli contenenti le ritrattazioni di tre vescovi ariani, Maris di Calchedon, Ursacius di Singidunum e Valens di Mursa 1 che, dopo un altro concilio a Mediolanum svoltosi nell’anno 347, rifiutarono di pronunciarsi contro Atanasio.
Theodoretus Cyrensis riferì l’intero dialogo tra le parti, prima si può citare l’esortazione di Liberio I e a seguire la replica immediata di Epictetus: Λιβέριος˙[…] οἵ (Μάρις, Οὐάλης, Οὐρσάκιος) ἐν τῇ συνόδῳ βιβλία ἐπιδεδώκασι, συγγνώμην αἰτοῦντες ἐφ᾽οἷς ἐν τῷ Μαρεώτῃ 2 κατὰ συκοφαντίαν ἐκ μονομεροῦς συνεστήσαντο κατὰ Ἀθανασίου ὑπομνήματα ˙ ἅτινα βιβλία αὐτῶν νῦν ἔχομεν μετὰ χεῖρας […] Ἐπίκτητος ἐπίσκοπος εἶπεν ˙«Βασιλεῦ, οὐ πίστεως ἕνεκεν σήμερον οὐδὲ κριμάτων ἐκκλησιαστικῶν ἀντιποιούμενος Λιβέριος τὸν λόγον ποιεῖται, ἀλλ᾽ἵνα τοῖς ἐν Ῥώμῃ συγκλητικοῖς καυχήσηται ὡς συλλογισάμενος τὸν βασιλέα» (Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 11,12).
Epictetus avanzò così un’accusa al pontefice, sostenendo che non in difesa delle fede o a favore di decisioni ecclesiastiche Liberio I si pronunciò, ma per vantarsi di fronte al Senato romano di aver prevalso per ragionamento sull’imperatore.
Papa Liberio I propose dunque di convocare un nuovo concilio in Alexandria, ma Epictetus protestò subito che il sistema di trasporto imperiale non avrebbe potuto garantire un’ulteriore trasferta dei vescovi: Ἐπίκτητος ἐπίσκοπος εἶπεν ˙«Ἀλλ᾽ ὁ δρόμος τῶν δημοσίων οὐχ ὑποστήσεται τὴν χρείαν τῆς τῶν ἐπισκόπων παρόδου» (Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 17).
La nuova replica di Epictetus peraltro fu fondata, giacché anche Ammianus Marcellinus, un altro storiografo contemporaneo agli eventi, lamentò il numero eccessivo di sinodi e concilî convocati dall’imperatore Costanzo II, con ripercussioni sulla logistica correlata alla mobilità imperiale: (Constantii Augusti virtutes et vitia) Christianam religionem absolutam et simplicem anili superstitione confundens, in qua scrutanda perplexius quam conponenda gravius excitavit discidia plurima, ut, catervis antistitum iumentis publicis ultro citroque discurrentibus per synodos quas appellant, dum ritum omnem ad suum trahere conatur arbitrium, rei vehiculariae succideret nervos (Amm. Marc. XXI 16,18)3.
Theodoretus si profuse anche a riguardo delle conseguenze dell’incontro tra Liberio I e Costanzo II, con una certa ironia riferì un aneddoto correlato alla decisione di esiliare il pontefice: augustus e augusta inviarono denaro al vescovo di Roma prima che partisse, ma egli rifiutò suggerendo in un caso che utilizzasse quella somma per corrispondere il soldo alle milizie, nell’altro che la usasse per i bisogni dei vescovi Auxentius di Mediolanum e Epictetus, alludendo alla loro complicità nell’affare e presumibilmente alla loro avidità: Ὁ βασιλεύς, μετὰ δύο ἡμέρας κριθέντος Λιβερίου καὶ μὴ μετατεθέντος τοῦ λογισμοῦ, εἶπεν ἐξορισθῆναι εἰς τὴν Βέροιαν τῆς Θρᾴκης. Ἐκβάντος δὲ Λιβερίου ὁ βασιλεὺς ἀπέστειλεν πεντακοσίους ὁλοκοτίνους αὐτῷ εἰς δαπάνας. Λιβέριος εἶπε τῷ προσκομίσαντι · «Ἄπελθε, δὸς αὐτὰ τῷ βασιλεῖ · χρείαν γὰρ ἔχει δοῦναι τοῖς στρατιώταις αὐτοῦ». Ὁμοίως ἡ βασίλισσα ἔπεμψεν αὐτῷ τὰ αὐτά. Λιβέριος εἶπεν · «Ἀπόδος αὐτὰ τῷ βασιλεῖ · χρείαν γὰρ αὐτῶν ἔχει εἰς τὴν τῶν στρατιωτῶν ἐξοδίασιν. Ἐὰν δὲ μὴ χρείαν ἔχῃ ὁ βασιλεύς, δότω αὐτὰ Αὐξεντίῳ καὶ Ἐπικτήτῳ · χρείαν γὰρ ἔχουσιν αὐτῶν» (Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 27-28).
A séguito dell’esilio di Liberio I, Epictetus partecipò alla nomina di un sostituto sul soglio romano, l’antipapa Felice II (356-358); ricordò infatti Atanasio che tutti i vescovi fedeli all’imperatore si riunirono in un palazzo di Roma e lo consacrarono: ἕτοιμος γὰρ ἐκεῖνός (Ἐπίκτητος) ἐστι πάντα ποιεῖν ἃ βούλεται ὁ βασιλεύς. τούτῳ γοῦν ὑπηρέτῃ χρώμενος καὶ ἐν τῇ Ῥώμῃ πεποίηκε παράδοξον καὶ ἀληθῶς ὁμοίωμα τῆς ἀντιχρίστου κακονοίας. ἀντὶ γὰρ τῆς ἐκκλησίας τὸ παλάτιον παρασκευάσας (Athan. hist. arian. 75,2.3)4.
L’anno seguente, benché Liberio I in esilio si rivolse a tutti i vescovi orientali perché condannassero Atanasio in contumacia, anticipando la propria intenzione di sottoscrivere una professione di fede semiariana (Hilar. Pict. frg. hist. B III,1: Incipit exemplum epistulae Liberi episcopi urbis Romae ad Orientales episcopos), Epictetus si rifiutò di accogliere le suppliche del pontefice (Hilar. Pict. frg. hist. B III,2: sed Potamius et Epictetus, dum damnare urbis Romae episcopum gaudent, sicut in Ariminensi synodo continetur, audire haec noluerunt), che erano vòlte a ristabilire l’unione della Chiesa (Hilar. Pict. frg. hist. B VII,10,4: scire autem per vos volo etiam fratres et coepiscopos nostros Epictetum et Auxentium pacem me et communionem ecclesiasticam cum ipsis habere)5.
Dopo il concilio riunitosi ad Ariminum nel 359 non si hanno più notizie di Epictetus; si è ritenuto che l’imperatore Giuliano (361-363) lo menzionasse in un suo discorso agli Ateniesi del 360, in quanto inviatogli mentre si trovava nelle Galliae per garantirgli sicurezza personale, ma il riferimento non pare così chiaro: Ἐπικτητόν τινα τῶν Γαλλιῶν ἐπίσκοπον ἔπεμψεν ὡς πιστά μοι περὶ τῆς ἀσφαλείας τῆς ἐμαυτοῦ παρέξοντα (Iul. Imp. ad Athen. 286C).
1 ODC, s. vv. Ursacius, Valens, pp. 1670, 1674 s.
2 DGRG II, s.v. Mareo’tis/Mare’ia, p. 273: La Μαρεῶτις o Μαρεία λίμνη corrisponde all’odierna Birket-el-Mariout, un esteso territorio lacustre a nord del Delta del Nilo, in Egitto.
3 Sulla problematica dell’uso del cursus publicus per gli incontri ecclesiastici si veda D. Gorce, Les voyages, l’hospitalité et le port des lettres dans le mond chrétien des IVᵉ et Vᵉ siècles, Parigi 1925, pp. 41-57. Un primo cenno in merito nelle testimonianze di storia ecclesiastica in Eus. hist. eccl. X V,23 con riferimento all’utilizzo del cursus publicus per i numerosi vescovi da regioni diverse che avrebbero dovuto raggiungere Arelate (od. Arles) per il concilio convocato nel 314.
4 Hieronymus riferì che l’elezione fu stabilita da Acacius, vescovo di Caesarea in Palaestina: Acacius, Caesariensis ecclesiae in Palaestina episcopus […] in tantum autem sub Constantio imperatore claruit, ut in Liberii locum Romae Felicem episcopum constitueret (Hier. de vir. ill. 98,2).
5 Epictetus presenziò anche alla sinodo di Ariminum nel 359: Domino merito gloriosissimo ac victoriosissimo Augusto Constantio synodus Ariminensis Orientalibus consentiens [id est Migdonius, Megasius, Valens, Epictetus et ceteri, qui haeresi consenserunt] (Hilar. Pict. frg. hist. A VI,1).
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Ἀθανάσιος | Theod. Cyr. hist. eccl. 2,16, 11; |
Auxentius (I) / Αὐξέντιος | Athan. ep ad episc. Aegypti et Libyae 7; Hilar. Pict. frg. hist. B VII,10,4; Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 28; |
Κεκρόπιος | Athan. ep ad episc. Aegypti et Libyae 7; |
Constantius (Imp.) | Hilar. Pict. frg. hist. A VI,1; Lucif. Calarit. de non conven. haer. 7; |
Epictetus (episc.) / Ἐπίκτητος | Athan. ep ad episc. Aegypti et Libyae 7, hist. arian. 75,2.3; Hilar. Pict. frg. hist. A VI,1, B III,1.2, VII,10,4; Lucif. Calarit. de non conven. haer. 7, moriend. pro Dei fil. 7; Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 11-12,17,27-28; Coll. Avell. 2. Ep. II, 26; Iul. Imp. ad Athen. 286C; |
Liberius / Λιβέριος (episc.) | Hilar. Pict. frg. hist. B III,1; Theod. Cyr. hist. eccl. 2,16, 11-12,17,27-28; |
Μάρις | Theod. Cyr. hist. eccl. 2,16, 11; |
Potamius | Hilar. Pict. frg. hist. B III,2; |
Saturninus | Lucif. Calarit. de non conven. haer. 7; |
Ursacius / Οὐρσάκιος | Lucif. Calarit. de non conven. haer. 7; Theod. Cyr. hist. eccl. 2,16, 11; |
Valens / Οὐάλης | Hilar. Pict. frg. hist. A VI,1; Lucif. Calarit. de non conven. haer. 7; Theod. Cyr. hist. eccl. 2,16, 11. |
Index rerum sacrarum
ἀντίχριστος | Athan. hist. arian. 75,2; |
communio ecclesiastica et pax | Hilar. Pict. frg. hist. B VII,10,4; |
κρῖμα ἐκκλησιαστική | Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 12; |
deus | Lucif. Calarit. de non conven. haer. 7, moriend. pro Dei fil. 7; |
ἐκκλησία | Athan. hist. arian. 75,3; |
episcopus, coepiscopus / ἐπίσκοπος | Hilar. Pict. frg. hist. B III, 1.2, VII,10,4; Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 11,12,17; Coll. Avell. 2. Ep. II, 26; Iul. Imp. ad Athen. 286C; |
frater | Hilar. Pict. frg. hist. B VII,10,4; |
ὁμοίωμα | Athan. hist. arian. 75,3; |
νεόφυτον | Id. 75,2; |
πίστις | Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 12; |
συγγνώμη | Id. hist. eccl. 2, 16, 11; |
σύνοδος / synodus | Hilar. Pict. frg. hist. A VI,1, B III,2; Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 11. |
Index geographicus
Ariminensis (synodus) (<Ariminum) | Hilar. Pict. frg. hist. A VI,1, B III,2; |
Βέροια | Theod. Cyr. hist. eccl. 2,16, 27; |
Centumcellae | Coll. Avell. 2. Ep. II, 26; |
Γαλλία | Iul. Imp. ad Athen. 286C; |
Μαρεῶτις | Theod. Cyr. hist. eccl. 2,16, 11; |
Orientalis (<Oriens) | Hilar. Pict. frg. hist. B III,1; |
Roma / Ῥώμη | Athan. hist. arian. 75,2; Hilar. Pict. frg. hist. B III,1.2; Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16,12; |
Θρᾴκη | Theod. Cyr. hist. eccl. 2,16, 27. |
Index rerum notabilium
amicus familiaris | Lucif. Calarit. de non conven. haer. 7; |
ἀσφάλεια | Iul. Imp. ad Athen. 286C; |
βασιλεύς, βασίλισσα | Athan. hist. arian. 75,3; Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 12,27-28; |
βιβλίον | Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 11; |
χρεία | Ivi 2, 16,17,27-28; |
δρόμος τῶν δημοσίων | Ivi 2, 16,17; |
epistula | Hilar. Pict. frg. hist. B III,1; |
ὁλοκότινος | Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16,27; |
ὑποκριτής | Athan. ep ad episc. Aegypti et Libyae 7; |
ὑπόμνημα | Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 11; |
λαός | Athan. ep ad episc. Aegypti et Libyae 7; |
λόγος, λογισμός | Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 12,27; |
παλάτιον | Athan. hist. arian. 75,3; |
πάροδος | Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 17; |
pater | Lucif. Calarit. moriend. pro Dei fil. 7; |
regnum | Id. de non conven. haer. 7; |
satelles | Id. moriend. pro Dei fil. 7; |
servus | Ivi; |
στρατιώτης | Theod. Cyr. hist. eccl. 2, 16, 27-28; |
σύγκλητος | Id. hist. eccl. 2, 16, 12; |
συκοφαντία | Id. hist. eccl. 2, 16, 11. |
Dihle 1989 = Albrecht Dihle (a c. di), L’Église et l’Empire au IVᵉ siècle, Ginevra 1989, pp. 158-160.
Gwynn 2007 = David M. Gwynn, The Eusebians: the Polemic of Athanasius of Alexandria and the Construction of the ‘Arian Controversy’, New York 2007, p. 113.