1 Per un contributo scientifico sull’onomastica che avvalori l’ipotesi di una chiara origine greca del nome Eustasius si veda Solin, Die griechischen Personennamen in Rom, III, 1319. Rimanendo invece nell’ambito della letteratura si potrebbe considerare che nell’ultimo ventennio del secolo XVI furono pubblicati almeno tre diversi cataloghi episcopali della diocesi di Cremona (C. Cavitelli, Annales, Cremona 1583; A. Campo, Cremona fedelissima città rappresentata in disegno e illustrata d’una breve historia, Cremona 1585; B. Rossi, Decreta et Acta edita et promulgata in Synodo dioecesana Cremonensi prima, quam Caesar Specianus Dei et Apostolicae Sedis gratia opus Cremon. Habuit, Cremona 1599), nell’ultimo fra i tre furono precisate anche le origini dei vescovi e l’Autore scrisse: «Eustasio, greco – 491-513».
Nell’elenco delle sottoscrizioni agli atti finali del primo concilio, in trentaduesima posizione, si trova la dicitura: Eustasius episcopus ecclesiae Cremonensis subscripsi (Acta syn. rom. 2,6,25); dunque egli in quell’anno presenziò e sottoscrisse alle decisioni del consesso dei vescovi in quanto titolare della sede episcopale di Cremona, come risulta documentato anche nelle prime moderne liste episcopali cremonesi, redatte dal secolo XVI a seguire1.
Il concilio del 501, noto anche come synodus Palmaris 2, fu convocato in un momento di netta scissione interna alla Chiesa di Roma e alla stessa vita politica romana; giacché era in corso uno scisma tra il pontificato romano e l’Oriens, sorto sotto il patriarcato costantinopolitano di Acacio (471-489) a causa della diffusione dell’eresia monofisitica3 e protrattosi fino all’assunzione dell’imperio da parte di Giustino I a Constantinopolis nel 518. Inoltre in Italia il governo era affidato dal 493 al sovrano ostrogoto Teoderico (493-526), riconosciuto dall’unico imperatore romano rimasto in carica nella pars Orientis, Anastasio I (491-518), causa dello sviluppo di opposte correnti politiche all’interno dell’aristocrazia romana, favorevoli o contrarie alle disposizioni imperiali orientali.
Alla morte di papa Anastasio nel 498 sorse un aspro conflitto per la successione al soglio pontificio: i filo-bizantini, sostenuti dal senatore Festus 4, promossero la candidatura di Laurentius, locale arciprete5, gli oppositori, fedeli a una linea di maggiore autonomia del papato romano dal governo imperiale secondo i principi gelasiani, elessero a nuovo papa Symmachus, diacono romano6, prima ancora che il concorrente potesse essere consacrato.
Seguì un tumultuoso triennio, durante il quale a un tratto Laurentius si impossessò della cattedra di Pietro sfruttando un allontanamento di papa Simmaco, giacché convocato da Teoderico proprio a causa dei numerosi dissidi interni; al termine di questo periodo fu pertanto convocato il concilio del 501 da cui ha preso avvio il ricordo della presenza di E., l’occasione ebbe lo scopo di dirimere definitivamente la diatriba tra i due potenziali pontefici e le opposte parti sostenitrici.
Simmaco non presenziò poiché, prima della seconda sessione, fu persino aggredito da sostenitori di Laurentius; al termine della quarta sessione del concilio, il ventitre di ottobre del 501 il partito simmachiano trionfò, non fu emanato nessun giudizio, ma soltanto si affermò il riconoscimento della legittima dignità pontificia, secondo cui il pontefice era immune, libero, senza alcuna obbligazione in tutte le comunità ecclesiastiche sottostanti alla giurisdizione della sua sede (Acta syn. rom. 2,6,24: [Quarta synodus habita Romae Palmaris, vel Constitutum synodale de papae Symmachi absolutione.] Symmachus papa sedis apostolicae presul […] sit immunis et liber, et Christianae plebi sine aliqua de obiectis obligatione in omnibus ecclesiis suis ad ius sedis suae pertinentibus […])7.
Nel concilio, convocato nel novembre dell’anno 502 in basilica beati Petri, papa Simmaco chiese di formulare un nuovo regolamento riguardante l’amministrazione dei beni ecclesiastici, interdicendo a chiunque la loro alienazione ed estendendo l’applicazione del provvedimento a tutte le Chiese anche provinciali8. E., secondo quanto attestato negli atti, probabilmente presenziò anche a questa occasione, tuttavià non risultò infine nell’elenco dei sottoscrittori9: Flavio Avieno iuniore viro clarissimo consule sub die VIII Iduum Novembrium in basilica beati Petri apostoli residente venerabili viro papa Symmacho una cum venerabilis viris Laurentio […] Eustathio […] (Acta syn. rom. 3,1).
Oltre alle varianti nell’onomastica (Eustasius, Eustathius, ma in apparato all’edizione critica degli atti anche Eustachius, Eustadius) che non sembrano comunque inficiare la presenza del vescovo cremonese ad entrambi i concilî, in considerazione anche della ricorrenza dei nominativi presenti nei due elenchi riferiti negli atti, merita attenzione il fatto che in occasione del secondo concilio E. non risulti nella lista dei firmatari, forse per una lacuna nella tradizione testuale oppure per la mancata adesione a quest’ultimo consitutum pontificio da parte di Eustasius.
1 Cfr. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia II/2. Cremona, Lodi, Mantova, Bergamo 1932, 1-16.
2 L’epiteto è riportato soltanto dalla tradizione manoscritta degli atti, si tratterebbe di una possibile derivazione da Ad Palmaria, il luogo dove si riunì il concilio ovvero un portico della basilica di S. Pietro, dove erano raffigurate delle palme. Risulta tuttavia più verosimile una derivazione da ad palmam, denominazione di un edificio presso il palazzo del Senato nel foro romano, dove Teoderico avrebbe pronunciato il proprio discorso di insediamento.
3 ODC, s.v. Monophysitism, pp. 1104 s.: il termine monofisismo, ovvero il riconoscimento dell’unica natura divina del Cristo e la conseguente negazione della consustanzialità nell’uomo, fu enunciato per la prima volta durante il quarto sinodo ecumenico di Chalcedon nel 451. La dottrina monofisita venne condannata a conclusione del sinodo, ma in seguito si svilupparono comunque numerose forme di monofisismo in tutto l’Impero; nel 482 l’imperatore Zenone (474-491), il primo imperatore unico dell’Impero romano, dal momento che l’ultimo regnante nella pars Occidentis consegnò le insegne imperiali nel 476, sancì un editto denominato ‘Henoticon’ (dal greco Ἐνωτικόν, cioè unitivo) a richiamo del dogma affermatosi nel primo sinodo di Nicaea del 325 come unica e sola definizione di fede accettabile. Esito della sanzione di questo documento fu l’unificazione delle Chiese orientali a svantaggio di Roma, che da questo momento non potè più contare su Alexandria come sede orientale di riferimento. Alla promulgazione dell’editto si scontrarono dunque le personalità di papa Felice III e Acacio, con l’inizio dello scisma acaciano. La successiva dinastia imperiale rispetto a Zenone diede apparentemente appoggio alla politica papale, ma papa Giovanni II e papa Vigilio nel secolo VI dovettero sottomettersi molto alla volontà imperiale. Si veda anche ODC, s.v. Acacian schism, p. 8.
4 PLRE II, s.v. Fl. Rufo Postumio Festo, pp. 467-9; DBI 47, s.v. Festo, Flavio Rufo Postumio, pp. 303-6 (P. Bertolini).
5 PCBE II/2, s.v. Laurentius 11, pp. 1237 s.
6 Ivi, s.v. Symmachus 5, pp. 2145 s.
7 Sul primo concilio e sulla sua datazione non c’è totale accordo tra gli studiosi, i più lo datano al 501, ma qualcuno propende per il 502, fra questi ultimi si ritiene importante ricordare una delle prime e particolareggiate analisi dell’intera questione, cfr. G.B. Piccotti, I sinodi romani nello scisma laurenziano, in AA.VV., Studi storici in onore di Gioacchino Volpe per il suo 80° compleanno, II, Firenze 1958, 765. Studio invece più recente, che trattò dell’elezione contrastata al soglio pontificio, ma che si dimostrò tuttavia più attento ai contrasti politici anziché alla questione religiosa e datò il primo concilio al 501 fu Moorhead, Theoderic in Italy, Oxford 1992, 58.
8 Un’analisi precisa dell’intervento di papa Simmaco, abrogativo di un documento emanato dal prefetto al pretorio Basilius nel 483, invalidato dal papa e dai vescovi riuniti nel concilio in quanto viziato formalmente, perché redatto da un’assemblea di soli laici in assenza del vescovo, è sviluppata in Lizzi Testa, Le origini del cristianesimo, 394. La studiosa ha accennato alla presenza del vescovo Eustasius in entrambi i concilî (393 s.), sostenendo anche l’indicazione del nominativo nella lista dei firmatari di entrambe le occasioni benché invero nel secondo concilio essa non risulti, e si è soffermata sulle importanti varianti introdotte con il constitutum pontificio di Simmaco: autonomia papale sugli immobili urbani, ma annullamento della libertà di gestione economica dei presbiteri titolari, ovvero di coloro che erano incaricati di esercitare come religiosi in Chiese di fondazione aristocratica (tituli), qualsiasi oggetto appartenente ai tituli non poteva essere in nessun caso commerciato, giacché proprietà della Chiesa.
9 Cfr. Acta syn. rom. 3,19.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Flavius Avienus (consul) | Acta syn. rom. 3,1; |
Eustasius (episcopus) | Id. 2,6,24.25, 3,1; |
Symmachus (papa) | Ivi. |
Index rerum sacrarum
constitutum synodale | Acta syn. rom. 2,6,24; |
ecclesia | Id. 2,6,24.25, 3,1.19; |
episcopus | Ivi; |
plebs Christiana | Acta syn. rom. 2,6,24; |
presul | Ivi; |
sedes apostolica | Ivi; |
synodus | Ivi. |
Index geographicus
Cremonensis (<Cremona) | Acta syn. rom. 2,6,25; |
Roma
(basilica beati Petri ap.), (Palmaris < Ad Palmam) |
Id. 2,6,24, 3,1. |
Index rerum notabilium
absolutio | Acta syn. rom. 2,6,24; |
obligatio | Ivi; |
subscriptio | Acta syn. rom. 2,6,25, 3,19; |
vir clarissimus | Id. 3,1. |