Theodorus fu senz’altro un grecanico, peraltro molto diffuso in area semitica1, per questo assume ancora più significato il nome Marta, derivato da Μάρθα, traslitterato in Martha, che in questa forma durante l’epoca imperiale non apparve comunque in uso entro la popolazione sia giudaica sia cristiana, come attesta la documentazione. Pari considerazioni valgono anche per la pars Occidentis dell’Impero, dove furono trovate attestazioni epigrafiche recanti questo nome a partire dal secolo III (CIL II, 52), ma molto sporadicamente, più diffuse dal secolo V a seguire (ICVR 20577; CIL V, 1669, XI, 3756, XII, 951.952)2.
La tesi più credibile è che si trattasse di un nomen di origine semitica, molto antica, di nuovo in uso assai frequente nella tarda antichità, associato nella quasi totalità dei casi a persone provenienti dal territorio siriaco, in considerazione anche della rilevanza del nomen biblico3.
Il nome della donna, offerente insieme al marito e a un’altra coppia di parte della pavimentazione musiva per un’ampiezza pari a diciassette piedi (circa cinque metri), fu quindi ricordato nel testo dell’iscrizione presente al centro della parte sinistra del mosaico2, con le semplici parole attestanti la donazione: Theodo[rus] | et Marta | [cum] suis | fecerun(t) p(e)d(es septendecim), | Liberius et | Pientia c(um) s(uis) | f(e)c(erunt) p(edes septendecim) (InscrIt X.5/2, 716).
Questa tipologia di iscrizioni musive paleocristiane trova numerose corrispondenze in particolare nell’area delle antiche Aquileia e Grado; soprattutto nell’antico quartiere commerciale della prima, presso la basilica paleocristiana detta di ‘Monastero’ furono scoperte molte epigrafi riguardanti orientali. Oltre all’onomastica che ha permesso di congetturare le provenienze di alcune delle persone presenti tra i secoli IV e V in questo territorio, risulta dominante nei testi iscritti il formulario ille et illa cum suis f(ecerunt) p(edes) tot, con l’adozione anche di una paleografia precipua, ovvero con gruppi di lettere caratteristiche e un proprio stile3.
Anche nel caso di Brixia siamo di fronte a questo canonico formulario e alle particolarità evidenziate nell’area delle Venetiae; come ormai sottolineato da più studiosi, in buona parte del settore geografico settentrionale della penisola italica, tra i secoli IV e VI, giunse una discreta quantità di immigrati dal territorio del Vicino-Oriente; come attestato principalmente dall’epigrafia che ha permesso anche maggiore affidabilità nelle datazioni, grazie ai riferimenti forniti dalle date consolari, le indicazioni istituzionali, la comparazione tra i formulari di genere e la paleografia, la tipologia dei manufatti di supporto e i dati archeologici di contesto4.
Le motivazioni che spinsero a raggiungere luoghi come Aquileia e Brixia furono probabilmente soprattutto di natura commerciale; la possibilità stessa di compiere atti di evergetismo, anche soltanto in misura minore come nel caso di M. e Theodorus, comprova una disponibilità economica verosimilmente correlata a un’attività professionale.
1 Cfr. A. Sechi, Brescia. Duomo Vecchio. Restauro dei mosaici paleocristiani, NSAL, 1994, 186-188.
2 Si coglie un ulteriore riquadro sulla destra all’interno del grande rettangolo mosaicato, con l’iscrizione seguente: […] cum [sui]s fe(cerunt) | ped(es septendecim).
3 Cfr. S. Panciera, Osservazioni sulle iscrizioni musive paleocristiane di Aquileia e di Grado, AAAd, 8 (1975), 722; J.P. Caillet, L’évergétisme monumental chrétien en Italie et à ses marges (CEFR 175), Roma 1993, 158-192; V. Vuolanto, Male and Female evergetism in Late Antiquity. A Study of Italian and Adriatic Church Floor Mosaic, Acta Inst. Rom. Finl., 25 (2002), 278-284; Cl. Sotinel, Identité civique et christianisme. Aquilée du IIIᵉ au VIᵉ siècle, Roma 2005, 264 s.
4 Cfr. L. Boffo, Dal Vicino-Oriente all’Italia Settentrionale: persone e mestieri, MélUnivJos, 60 (2007), Catalogo n. 39, 357-380.
Index nominum – Index rerum notabilium
Index nominum
Liberius | InscrIt X.5/2, 716; |
Marta | Ivi; |
Pientia | Ivi; |
Theodorus | Ivi. |
Index rerum notabilium
pedes septendecim | InscrIt X.5/2, 716. |
Sechi 1994 = Antonella Sechi, Brescia. Duomo Vecchio. Restauro dei mosaici paleocristiani, Not. Sopr. Arch. Lomb.,1994, 186-168.
Solin 1983 ꞊ Heikki Solin, Juden und Syrer in der römischen Welt, in ANRW II 29/2 (1983), 590-789.
Solin 1996 = Heikki Solin, Die stadrömischen Sklavennamen: ein Namenbuch, III, Stoccarda 1996, 603 s.
Solin 2003 = Heikki Solin, Die griechischen Personennamen in Rom, I, Berlino 2003, 78-80.