Cubicularius et spatharius (532)
Praepositus sacri cubiculi (538-568)
‘στρατηγός’ (551-568)1 (Proc. Bella VIII 26,16)
Patricius (554)
1 Nel 551 Narses fu nominato dall’imperatore Giustiniano I (527-565) generale con pieni poteri per il controllo della guerra contro gli Ostrogoti nella penisola italica, ma probabilmente non si trattò dell’effettivo conferimento di una dignitas, giacché il titolo non risulta attestato in nessun documento formale, né nella legislatura che lo menzioni (Iust. Nov. App. II VII) né nell’epigrafia (CIL VI, 1199, XIV, 4059). La maggioranza degli studiosi ritenne che si trattò di un atto ‘rivoluzionario’ da parte dell’imperatore Giustiniano I, perché mai prima di allora un dignitario eunuco assurse a un così alto grado militare, ma probabilmente oltre alla fiducia che l’imperatore gli tributò, contribuì alla decisione la condizione fisica di Narses, che mai avrebbe potuto aspirare ad occupare la massima carica assoluta (G. Ravegnani, I Bizantini in Italia, Bologna 2004, 53). Procopius, che rappresenta la testimonianza principale per ricostruire la sua biografia, in occasione della concessione dei pieni poteri avvenuta nel 551, designò Narses in due occorrenze con il termine στρατηγός (Proc. Bella VIII 26,8.16 – cfr. anche Agath. I 7,8 8,1 10,1 12,4 13,5, II 6,1, che peraltro nel proemio alla sua opera storica utilizza l’endìadi στρατηγὸς αὐτοκράτωρ per qualificare Narses, cfr. anche Agath. hist. proem. 31 – una combinazione dei termini greci designanti il generale e l’imperatore, che divenne modalità usuale per indicare il titolo e la funzione anche militare della massima autorità imperiale – nelle fonti si ritrova per designare anche i generalissimi Belisarius e Narses, presentati quindi come fossero alteri ego dell’imperatore sul campo, cfr. J.W. Barker, Justinian and the Later Roman Empire, Londra 1966, 173). Parimenti in altre occasioni per indicarne il comando egli utilizzò il verbo στρατηγέω e composti (Proc. Bella VIII 21,19: […] ἐπὶ Τουτίλαν ἐστρατήγει Ναρσῆς; ktl) – cfr. TPC, p. 297. Ritengo comunque importante ricordare, come già fatto nelle schede precedenti con debiti riferimenti, che l’usus scribendi di Procopius fu sempre vòlto soprattutto a finalizzazione espressiva, quindi non necessariamente interessato all’indicazione lessicale esatta delle cariche. Tuttavia anche nelle altre fonti che trattarono di Narses e di questo momento storico non si ritrova il titolo magister militum per designarlo, come ci si attenderebbe da una nomina ufficiale – nell’opera cronachistica di Iohannes Malalas Narses venne persino definito cubicularius e exarchus: […] Ναρσοῦ τοῦ κουβικουλαρίου καὶ ἐξάρχου Ῥωμαίων (Ioh. Mal. chron. frg. 486 – identica la formulazione in Theoph. 6044). Anche in alcune fonti latine si trovano indicazioni incongruenti e poco corrette: Narsis ille dux Italiae (Greg. Tur. hist. Franc. V, 19); […] Et haec me causa Narsiti praefecto Italiae iuncxit (Greg. Tur. hist. Franc. VII, 36); […] invitatus ad Narside proconsule et praeside Italiae (Hist. Lang. cod. Goth. 5).
Durante questa fase della guerra sul fronte orientale, le milizie romane incontrarono anche due tenaci oppositori, i fratelli Narses e Aratius 3, che presto comunque disertarono ed entrarono a far parte delle forze nemiche (Id. Bella I 12,21-22), ma il Narses menzionato per questi eventi fu soltanto un omonimo e conterraneo del N. che divenne in seguito generalissimo.
Prestando fede alle parole dello storiografo anzi fu proprio colui che fece la più illustre carriera ad accogliere favorevolmente a corte i due disertori, e in quest’occorrenza Procopius colse l’occasione per ricordare la comune origine:
Ὑπὸ δὲ τοὺς αὐτοὺς χρόνους Ναρσῆς τε καὶ Ἀράτιος, οἳ Βελισαρίῳ καὶ Σίττᾳ ἐν Περσαρμενίων τῇ χώρᾳ κατ᾽ ἀρχὰς τοῦδε τοῦ πολέμου ἐς χεῖρας ἦλθον, […], ξὺν τῇ μητρὶ αὐτόμολοι ἐς Ῥωμαίους ἧκον, καὶ αὐτοὺς Ναρσῆς ὁ βασιλέως ταμίας ἐδέξατο (Περσαρμένιος γὰρ καὶ αὐτὸς γένος ἐτύγχανε) χρήμασί τε αὐτοὺς δωρεῖται μεγάλοις (Proc. Bella I 15,31).
Narses e Aratius giunsero dunque presso i Romani con le madri, come disertori (αὐτόμολοι), nel momento in cui l’altro Narses era amministratore del fisco imperiale (ταμίας come analogo al latino sacellarius). Anch’egli della stessa stirpe persarmena (Περσαρμένιος γένος) ricevette i due uomini e li onorò con ingenti ricchezze.
N., prima di divenire tesoriere, fece esperienza crescendo presso la corte costantinopolitana, dove si introdusse probabilmente in età molto precoce in qualità di eunuco, come testimoniarono diverse fonti, in particolare lo scrittore coevo Agathias 4, che scrisse: […] φύσεως δὲ ὅ γε δεξιότητι διέπρεπε καὶ παραστῆσαι οἷός τε ἦν λόγῳ τὰ βεβουλευμένα καὶ ταῦτα τομίας γε ὢν καὶ ἐν τοῖς βασιλείοις τρυφερώτερον ἀνατεθραμμένος (Agath. hist. I 16,1). Narses fu in possesso dunque di notevoli qualità oratorie naturali secondo lo storiografo, ancor più apprezzabili in quanto eunuco (τομίας) formatosi nell’esistenza agiata del palazzo imperiale.
Le testimonianze in nostro possesso non si soffermarono sull’esatto momento d’ingresso a corte di N., ma il suo status di eunuco permette di formulare ipotesi; durante l’infanzia fu castrato e fu uno dei numerosi uomini provenienti dai territori armeni o caucasici che, catturati e resi schiavi, vennero poi condotti nella capitale per servire all’interno del palazzo imperiale, molti fra loro fecero in seguito carriera come alti funzionari5, N. sfruttò probabilmente a pieno il proprio talento naturale6.
Egli divenne presto uno dei dignitari favoriti dall’imperatrice Teodora (527-548), moglie di Giustiniano I7 ed è facilmente prevedibile che la simpatia della sovrana contribuì all’ascesa sempre più in alto di N. 8.
Numerose testimonianze storiche identificarono N. come l’ ‘eunuco’ della corte giustinianea, ma in genere lo presentarono nel complesso positivamente per la condizione con cui esordì nella sua lunga carriera. Procopius, ponendo inoltre in evidenza la fiducia che l’imperatrice ripose in N., scrisse: ἡ δὲ βασιλὶς διαβάλλουσα πρὸς τὸν αὑτῆς ἄνδρα τὰ πρὸς τοῦ Ἰωάννου ἐπὶ τῇ τυραννίδι πρασσόμενα, Ναρσῆν τε τὸν εὐνοῦχον καὶ Μάρκελλον τὸν τῶν ἐν παλατίῳ φυλάκων ἄρχοντα ἐς Ῥουφινιανὰς ξὺν στρατιώταις πολλοῖς ἔπεμψεν, ἐφ᾽ ᾧ διερευνησάμενοι τὰ πρασσόμενα (Proc. Bella I 25,24)9.
N. fu insignito di numerosi incarichi soltanto nel corso del primo decennio che seguì l’anno 53010; molte fonti storiografiche precisarono le successive attribuzioni, per primo, ancora una volta, fu Procopius a ricordare la funzione di tesoriere (sacellarius – ταμίας), già citata (Proc. Bella I 15,31), ricoperta nel corso degli anni 530-531 insieme al titolo di primicerius sacri cubiculi di durata esclusivamente biennale11, reiterata probabilmente fino all’anno 537 in modo non continuativo.
Nel 532 partecipò attivamente alla repressione della rivolta popolare di ‘Nika’12 scoppiata nella capitale, in prima battuta corrompendo un membro della fazione degli ‘Azzurri’ e poi ponendosi alla testa di un gruppo delle milizie contro i rivoltosi chiusi nell’ippodromo. In quest’occasione N. fu qualificato come spatharius ovvero guardia del corpo imperiale, uno dei ruoli svolti unicamente da eunuchi; così infatti si legge nella cronaca di Iohannes Malalas, con particolare riferimento all’episodio di corruzione: λαθραίως ἐξελθὼν Ναρσῆς κουβικουλάριος καὶ σπαθάριος ὑπέκλεψέ τινας τοὺς τοῦ Βενέτου μέρους, ῥογεύσας αὐτοῖς χρήματα 13. Proseguendo il cronografo ricordò anche che N. guidò subito dopo uno degli attacchi alla folla riunita nell’ippodromo: τῶν δὲ στρατηλατῶν εἰσελθόντων μετὰ βοηθείας ἐν τῷ ἱπποδρομίῳ […] (Ioh. Mal. chron. frg. 476)14.
Oltre a ricoprire il ruolo di spatharius è presumibile che egli fosse anche comandante degli spatari del cubiculum, ovvero gli spatharo-cubicularii 15, tutte le testimonianze già considerate lo designarono infatti anche come cubicularius.
Nel 538, probabilmente a seguito del suo positivo intervento nella politica religiosa che lo vide protagonista dell’insediamento del patriarca monofisita Teodosio (535-566) in Alexandria per volontà dell’imperatrice, N. raggiunse il rango di vir inlustris e rivestì la carica anche di gran ciambellano (praepositus sacri cubiculi)17. Il primo a documentare questa nuova acquisizione fu Procopius, quando riferì del primo arrivo di N. nella penisola italica e dell’incontro con Belisarius: ὁ δὲ Ναρσῆς οὗτος εὐνοῦχος μὲν ἦν καὶ τῶν βασιλικῶν χρημάτων ταμίας, ἄλλως δὲ ὀξὺς καὶ μᾶλλον ἢ κατ᾽ εὐνοῦχον δραστήριος (Proc. Bella VI 13,16), questo Narses, scrisse lo storiografo, era un eunuco e prefetto del tesoro imperiale (τῶν βασιλικῶν χρημάτων ταμίας)18.
Il titolo di praepositus sacri cubiculi è testimoniato anche nella legislazione, benché riferito a sedici anni dopo, quando Giustiniano I inviò a N. la costituzione imperiale (Pragmatica sanctio pro petitione Virgilii), emanata nell’agosto 554, per regolamentare la situazione della penisola italica al termine della guerra ‘greco-gotica’: Pragmatica dat(ata) Id(ibus) Aug(usti) CP. Imp(eratoris) d(omi)n(i) Iustiniani p(raefecto) p(raetorio) Aug(usti) anno XXVIII p(atri)c(ii) Basilii v(iri) c(larissimi). Narsi viro ill(ustre) praeposito sacri cubiculi, Antiocho viro magnifico praefecto per Italiam (Iust. Nov. App. II VII,27)19.
1 Sulla base di quanto riferito dallo storiografo ecclesiastico ravennate di sec. IX, Agnellus, autore del Liber Pontificalis ecclesiae Ravennatis, si è ritenuto che Narses morendo a Roma nel 574, all’età di novantacinque anni, potrebbe esser nato nel 479/480: Narsisque patricius obiit Romae, postquam gessit multas victorias in Italia cum denudatione omnium Romanorum Italiae, in palatio quievit; nonagesimo quinto vitae suae mortuus est (Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 95). Tuttavia già in E. Stein, Histoire du Bas-Empire, Parigi 1949, II, 356 si sollevò qualche dubbio sulla precisa cronologia sostenuta dal religioso ravennate, in considerazione anche del silenzio in merito nelle fonti più vicine agli eventi, Procopius e Agathias. Nel più recente contributo in DBI 77, s.v. Narsete, pp. 813-6 (G. Ravegnani) (2012), p. 813 nascita e morte sono retrodatati, tenendo fede ai novantacinque anni indicati da Agnellus, è suggerito come anno di nascita il 475/476.
2 PLRE IIIA, s.v. Fl. Belisarius 1, pp. 181-224, Ivi IIIB, s.v. Sittas 1, pp. 1160-1163.
3 Ivi, s.v. Aratius, pp. 103 s., Ivi IIIB, s.v. Narses 2, pp. 928-930.
4 Procopius e Agathias costruirono le proprie narrazioni delineando sempre un generale protagonista attorno cui si sarebbe articolata l’azione, il primo fra i due si concentrò soprattutto su Belisarius, ma riservò spazio poi anche a Totila e infine a Narses, l’altro dedicò la prima parte della sua descrizione interamente a Narses – cfr. W. Treadgold, The Early Byzantine Historians, New York 2007, 204.
5 Per uno fra i primi e ancora validi contributi sugli eunuchi si veda R. Guilland, Les eunuques dans l’empire byzantin. Etude de titulature et de prosopographie byzantines, REB, 1 (1943), 197-238 (in part. a Narses sono dedicate le pp. 205 s.). Lo studioso ricordò che progressivamente, a partire dal secolo IV, a Constantinopolis si costituì persino un ordine degli eunuchi (ἡ τῶν εὐνούχων τάξις), con numerosi membri e gerarchicamente organizzato. Alcune dignitates furono espressamente create per loro e anche alcuni incarichi furono riservati soltanto a loro (198). Sotto Giustiniano I l’eunucato fu vietato e reso perseguibile per legge, ma non sempre ci fu una concreta applicazione delle norme; peraltro più gli imperatori si sforzarono di interdire la pratica di eunucato, più ospitarono all’interno delle mura del proprio palazzo numerosi eunuchi, che svolsero ruoli determinanti anche nel cerimoniale di corte (introduzione di ambasciatori al cospetto dell’imperatore, accompagnamento dell’imperatore in trionfi e processioni per celebrazioni ufficiali).
6 Fin dal secolo IV uomini originari della Persia, dell’Armenia e delle regioni caucasiche furono introdotti alla corte imperiale come schiavi e riuscirono poi a percorrere lunghe carriere fino a divenire alti funzionari (fin dall’imperatore Leone I (457-474), a fronte della presenza vietata di eunuchi romani, fu invece autorizzato il commercio di eunuchi barbari – CJ IV 42,2 De eunuchis: […] Barbarae autem gentis eunuchos extra loca nostro imperio subiecta factos cunctis negotiatoribus vel quibuscumque aliis emendi in commerciis et vendendi ubi voluerint tribuimus facultatem– Cfr. P. Guyot 1980, Eunuchen als Sklaven und Freigelassene in der griechisch-römischen Antike, Stoccarda 1980, 69-91; S. Tougher, The Eunuch in Byzantine History and Society, New York 2008, 7-53. Per quanto concerne precisamente Narses e la sua rapida ascesa per il talento si veda Barker, Justinian, 79 e in Tougher, The Eunuch,102).
7 PLRE IIIB, s.v. Theodora 1, pp. 1240 s.
8 Fra i molti contributi si veda in particolare M. Meier, Giustiniano, C. Baldini (trad. it.), Bologna 2007, 53.
9 Si veda anche Proc. Bella VI 13,16: ὁ δὲ Ναρσῆς οὗτος εὐνοῦχος μὲν ἦν καὶ τῶν βασιλικῶν χρημάτων ταμίας, ἄλλως δὲ ὀξὺς καὶ μᾶλλον ἢ κατ᾽ εὐνοῦχον δραστήριος – lo storiografo chiude l’affermazione sottolineando quanto fosse più energico, attivo (δραστήριος) di quanto ci si sarebbe aspettato da un eunuco. Cfr. anche Proc. Bella VII 13,21, IV 21,6. In Agath. hist. proem. 31, I 16,1 fu sistematico l’uso di Ναρσῆς ὁ τομίας (in part. Agath. I 16,1 ampliò quanto già espresso da Procopius: […] δραστήριος καὶ δεινὸς ἁρμόσασθαι τῷ παρεμπίπτοντι – energico e capace di accordarsi a coloro che governano). Risultano maggiormente legate al solo dato evenemenziale le fonti latine; per ovvie ragioni di genere in primis le opere annalistiche (Mar. Avent. s.a. 553: Hoc anno Baduila rex Gothorum ab exercitu rei publicae per Narsetem chartularium eunuchum interficitur […]; Vict. Tonn. chron. s.a. 554: Narses eunuchus ex praeposito patricius Totilanem Gothorum regem proelio apud Italiam mirabiliter superat ac perimit et omnes eius divitias tollit), oltre alla più nota raccolta di biografie dei pontefici, il Liber Pontificalis: Eodem tempore misit imperator Iustinianus Narsetem eunuchum et cubicularium suum in Italia (Lib. Pont. LXI) e alla storiografia altomedievale, con la storia della popolazione longobarda redatta da Paulus Diaconus: qui statim Narsim eunuchum suum cubicularium cum manu valida dirigit, ut afflictae Romae quantocius subveniret (Paul Diac. hist. Rom. XVI 23).
10 La più recente, sintetica e efficace, descrizione della rapida carriera di Narses in P. Maraval, Giustiniano. Il sogno di un impero cristiano e universale, L. Visonà (trad. it. a c. di), Palermo 2017, 96 s.
11 CJ IX 18,1, XII 5,2.
12 ODB II, Nika revolt, p. 1473: La rivolta scoppiò a metà del mese di gennaio dell’anno 532 a Constantinopolis, al grido del motto dei capi rivoltosi ‘nika’ ovvero ‘vinci!’. La popolazione cittadina era divisa in due fazioni, Verdi e Azzurri; i primi si ammutinarono subito nell’ippodromo e presto anche molti fra i membri dell’altro gruppo si unirono. Insorsero principalmente contro la rigida politica fiscale. Quando la protesta dilagò furono bruciati edifici imperiali e religiosi, fra cui soprattutto la nota basilica di Hagia Sophia, imprigionate guardie e funzionari. Più di trentamila persone morirono negli scontri con le milizie accorse per sedare la rivolta. Per l’intervento di Narses e un’analisi del significato della rivolta cfr. Barker, Justinian, 88; Meier, Giustiniano, 46; Maraval, Giustiniano, 153 s.
13 Cfr. anche Chron. Pasch. s.a. 532: Καὶ τούτων γενομένων Ναρσῆς ὁ κουβικουλάριος καὶ σπαθάριος ἐξελθὼν λαθραίως δι᾽ ἑαυτοῦ καὶ τῶν ἀνθρώπων αὐτοῦ ὑπέκλεψέ τινας τοὺς τοῦ Βενέτου μέρους, ῥογεύσας χρήματα.
14 Cfr. Theoph. 6024: καὶ ὁ μὲν Ναρσῆς διὰ τῶν θυρῶν, ὁ δὲ υἱὸς Μούνδου διὰ τῆς σφενδόνης, ἄλλοι δὲ διὰ τοῦ μονοπάτου τοῦ καθίσματος εἰς τὸ πέλμα, καὶ ἤρξαντο κόπτειν τοὺς δήμους […]; Cedr. I, p. 647: ἥτις ἀνταρσία ἐπαύθη διὰ Βελισαρίου καὶ Μούνδου καὶ Ναρσῆ, ἀνελόντων λε᾽ χιλιάδας καὶ αὐτὸν Ὑπάτιον […].
15 Cfr. Stein, Histoire du Bas-Empire, I, 297; A.H.M. Jones, The Later Roman Empire, 284-602: a social, economic and administrative survey, Oxford 1964, I, 567-570.
16 Cfr. ancora Meier, Giustiniano, 34.
17 Cfr. Stein, Histoire du Bas-Empire, II, 358: ciò comportava che Narses presiedesse a tutti i comandanti militari di pari rango.
18 Cfr. anche Proc. Bella VI 18,3.28.
19 Anche le cronache dell’anno 554 registrarono l’ulteriore titolo di Narses, ricordando anche che nello stesso anno divenne patricius: Narses eunuchus ex praeposito patricius […] (Vict. Tonn. chron. s.a. 554); alla fine della carriera risale l’attestazione nella cronaca di Marius Aventicensis: hoc anno Narses ex praeposito et patricio post tantos prostratos tyrannos […] (Mar. Avent. s.a. 568).
Il biennio che seguì registrò positivi successi per l’esercito romano orientale, tuttavia l’intesa tra i due comandanti militari si dimostrò labile in alcuni momenti cruciali2 e causò gravi perdite umane e territoriali, come avvenne in occasione della riconquista gota di Mediolanum nella primavera del 539, dopo un lungo assedio (Id. Bella VI 21,27-42)3; non è incredibile immaginare che fu proprio a fronte di quest’ultima drammatica sconfitta che Giustiniano I ordinò a N. di rientrare in Constantinopolis, confermando l’autorità assoluta a Belisarius 4 (Id. Bella VI 22,4.5: βασιλεὺς δὲ τούτων μὲν ἕνεκα δεινόν τι εἰργάσατο οὐδένα, τὴν δὲ Βελισαρίου τε καὶ Ναρσοῦ διαφορὰν ἀκούσας Ναρσῆ τε αὐτίκα μεταπεμψάμενος αὐτοκράτορα παντὸς τοῦ πολέμου Βελισάριον κατεστήσατο. ὧδε μὲν ἐς Βυζάντιον Ναρσῆς ἐπανῆκε […])5.
N. rimase dunque nella pars Orientis per altri dodici anni, impegnato nella gestione di questioni che oggi definiremmo di politica interna, ma anche dedito forse ad azioni evergetiche, sembra infatti che tra il 545 e il 551 finanziò la costruzione di un monastero in Bithynia, a Rupis (Ioh. Eph. hist. eccl. III 1,39), cui continuò a fare donazioni nel prosieguo di tempo.
A metà del secolo VI tuttavia i Goti guidati da Totila (541-552) riuscirono di nuovo a impossessarsi dell’antica capitale; l’imperatore inviò subito Germanus, suo cugino6, verso la penisola italica, incaricandolo del supremo comando militare, ma a Serdica il giovane generale morì. Giustiniano non trovò altra soluzione, all’istante concesse a N. la massima autorità militare e gli ordinò di partire per la penisola7.
N., avanzando via terra questa volta, lasciò Constantinopolis nel mese di aprile dell’anno 551, come fu registrato nella cronaca di Theophanes: Τούτῳ τῷ ἔτει μηνὶ Ἀπριλλίῳ ἰνδικτιῶνος δ᾽ ἐπέμφθη Ναρσῆς ὁ κουβικουλάριος ἐν Ῥώμῃ ὀφείλων πολεμῆσαι τοῖς Γότθοις τοῖς παραλαβοῦσι τὴν Ῥώμην […] (Theoph. 6043).
Giunse nei pressi del territorio nord-orientale della penisola italica soltanto nella primavera dell’anno seguente, giacché nei mesi precedenti dovette reclutare milizie nell’area trace ed illirica (Proc. Bella VIII 21,21-22).
Dopo che egli riuscì a radunare un considerevole contingente, anche grazie a una cospicua somma di denaro messagli a disposizione dall’imperatore, partì da Salona con l’intero esercito8, così raccontò Procopius: Ναρσῆς δὲ ἐκ Σαλώνων ἄρας ἐπὶ Τουτίλαν τε καὶ Γότθους ᾔει παντὶ τῷ Ῥωμαίων στρατῷ, μεγάλῳ ὑπερφυῶς ὄντι‧ χρήματα γὰρ κεκομισμένος ἐπιεικῶς μεγάλα πρὸς βασιλέως ἐτύγχανεν […] (Id. Bella VIII 26,5).
Lo storiografo proseguì nella descrizione della missione, ma ricordò che le milizie romane giunte nelle Venetiae si trovarono impossibilitate a proseguire, giacché i Franchi, presenti con presidî fortificati nella provincia di accesso alla penisola, non consentirono il transito e i Goti, insediati in Verona sotto il comando dell’abile guerriero Teia (552-553), resero impraticabile la strada verso Ravenna e impedirono l’attraversamento del fiume Padus:
Ἐπειδὴ δὲ Βενετίων ὡς ἀγχοτάτω ἐγένοντο, παρὰ τῶν Φράγγων τοὺς ἡγεμόνας, οἳ τῶν ἐκείνῃ φυλακτηρίων ἦρχον, ἄγγελον στείλας ᾐτεῖτο τὴν δίοδον σφίσιν ἅτε φίλοις οὖσι παρέχεσθαι. Οἱ δὲ τοῦτο Ναρσῇ ἐπιτρέψειν οὐδεμιᾷ μηχανῇ ἔφασαν […] οὐδὲ τὴν πορείαν ταύτην ποιεῖσθαι ὅτι μὴ ἄχρι ἐς πόλιν Βερώνην. Τουτίλαν γὰρ ἀπολεξάμενον εἴ τι δόκιμον ἦν ἐν τῷ Γότθων στρατῷ, στρατηγόν τε αὐτοῖς καταστησάμενον Τεΐαν τὸν Γότθον, ἄνδρα διαφερόντως ἀγαθὸν τὰ πολέμια, στεῖλαι ἐς πόλιν Βερώνην Γότθων διακωλύοι τὴν πάροδον, ὅσα γε δυνατά […] ἀδιέξοδά τε καὶ ὅλως ἄπορα πανταχάσε ἀμφὶ ποταμὸν Πάδον τὰ χωρία εἶναι ἀνάγκῃ χειροποιήτῳ σκευωρησάμενος […] (Proc. Bella VIII 26,19,21,22).
N. si affidò quindi alla strategia elaborata da Iohannes, magister utriusque militiae per Illyricum 9, che ben conosceva quel territorio, e decise di proseguire lungo la costa veneta facendo navigare di conserva alcune navi, alternate a scialuppe per superare i numerosi corsi d’acqua presenti nell’ampio delta del Padus; così riuscì a raggiungere Ravenna nel giugno del 552.
Dalla sedes regia N. e il suo esercito si spinsero poi a sud e ottennero vittorie determinanti sui Goti per il controllo meridionale della penisola; nel corso dell’estate dell’anno 553 dovettero fronteggiare anche ingenti forze di Alamanni e Franchi che invasero la penisola da nord e avanzarono rapidamente fino al centro-sud, dove furono comunque sconfitti dalle milizie romane.
Dall’anno 556 N. trascorse periodi sempre più lunghi a Roma, lo testimonia l’epistolario di papa Pelagio I (556-561); in particolare due lettere destinate al comandante militare e databili entro l’intero periodo di pontificato attestano il suo coinvolgimento anche in questioni ecclesiastiche. Il papa chiese l’intervento di N. per riportare alla comunione con la Chiesa romana e con la volontà imperiale i vescovi scismatici di Liguria, Venetia et Histria, a seguito della condanna di Giustiniano I delle dottrine dei teologi Theodoretus di Mopsuestia, Theodoretus di Cyrrhus e Ibas di Edessa e dei loro sostenitori10:
Pelagius [papa] Narsae patricio […] Nam de Liguribus et Veneticis atque Histriis episcopis quid dicam? Quos idonea est excellentia vestra et ratione et potestate reprimere, et dimittitis eos in contemptum apostolicarum sedium de sua rusticitate gloriari […] (Pelag. I ep. 60,3);
Pelagius [papa] Narsae patricio […] Bene noverit excellentia vestra, nos, habentibus dumtaxat hominibus et nullam necessitatem patientibus, res dare pauperum nulla ratione praesumere (Pelag. I ep. 90).
In quegli stessi anni N. cominciò le operazioni militari finalizzate alla riconquista della parte settentrionale della penisola, in parte governata dai Goti e dai Franchi; così tra l’estate e l’inverno dell’anno 561 riuscì a riportare il comando imperiale al controllo delle città di Verona e di Brixia. L’anno successivo inviò comunicazione del successo all’imperatore, insieme alle chiavi delle città11; puntualmente il fatto fu registrato dalla coeva opera di cronaca di Iohannes Malalas: καὶ τῷ αὐτῷ μηνὶ ἐπινίκια ἧλθον ἀπὸ Ῥώμης ἀπὸ Ναρσοῦ τοῦ πατρικίου, ὡς ὅτιπερ παρέλαβε πόλεις ὀχυρὰς τῶν Γότθων δύο, τουτέστι Βεροΐαν καὶ Βρίγκας. ἔπεμψε καὶ τὰς τῶν αὐτῶν πόλεων κλεῖς μετὰ καὶ τῶν λαφύρων (Ioh. Mal. chron. frg. 492). In segno di vittoria (ἐπινίκια) dopo la conquista di due città fortificate in mano ai Goti, Verona e Brixia, N. inviò le chiavi (κλεῖς) delle città insieme al bottino12.
Tuttavia tra il 562 e il 566 scoppiarono ancora alcune rivolte di Goti, Franchi ed Eruli nel nord della penisola; N. riuscì di nuovo a sedarle e fece numerosi prigionieri che mandò a Constantinopolis, gli eventi in quest’occasione furono descritti soprattutto da storiografi attenti alle vicende del contesto territoriale nord-orientale, primo fra questi il cronista della storia longobarda, Paulus Diaconus:
Amingus vero dum Widin Gothorum comiti contra Narsetem rebellanti auxilium ferre conatus fuisset, utrique a Narsete superati sunt. Widin captus Constantinopolim exiliatur. Amingus vero, qui ei auxilium praebuerat, Narsetis gladio perimitur. […] Habuit nihilominus Narsis certamen adversus Sinduald Brentorum regem, qui adhuc de Herulorum stirpe remanserat, […] sed novissime superbe rebellantem et regnare cupientem, bello superatum et captum celsa de trabe suspendit. Eo quoque tempore Narsis patricius per Dagisteum magistrum militum, virum bellicosum et fortem, universos Italiae fines obtenuit (Paul. Diac. hist. Lang. II 2,3)13.
Dopo aver eliminato dunque anche le ultime sacche di resistenza, N. lasciò a presidio del territorio settentrionale della penisola il fidato Dagisthaeus, magister utriusque militiae che seguì N. fin dal 55114.
A seguito della morte di Giustiniano I, N. mantenne per almeno un altro triennio il comando assoluto nella penisola italica, ma probabilmente la situazione economica, fiscale e sociale si inasprì per conseguenza della lunga guerra appena conclusa; egli fu accusato da molti di malgoverno e i successori al potere di Giustiniano I, il nipote Giustino II e la moglie Sofia, nipote di Teodora (565-578), non lo stimarono e decisero infine di rimuoverlo dall’incarico nel 568, sostituendolo con Longinus, nuovo praefectus praetorio Italiae 15.
N. fu richiamato nella capitale orientale, ma non la raggiunse mai (Paul. Diac. hist. Lang. II 5: Tunc augustum in tantum adversus Narsetem commotus est, ut statim in Italiam Longinum praefectum mitteret, qui Narsetis locum obtineret. Narsis vero, his cognitis, valde pertimuit; et in tantum maxime ab eadem Sophia augusta territus est, ut regredi ultra Constantinopolim non auderet […] 16); si recò forse a Neapolis per imbarcarsi, ma probabilmente fino all’ultimo si dimostrò buon stratega e seppe decidere ciò che più gli convenisse, rientrò a Roma e lì morì verosimilmente un quinquennio dopo.
1 Di nuovo le cronache confermarono la venuta di Narses nella penisola italica per decisione imperiale: Καὶ μετ᾽ὀλίγον καιρὸν ὁ αὐτὸς βασιλεὺς ἔπεμψε Ναρσῆν τὸν κουβικουλάριον μετὰ πολλῆς βοηθείας ἐν Ῥώμῃ κατὰ τῶν αὐτῶν Γότθων (Ioh. Mal. chron. frg. 480). Malalas indicò in quest’occorrenza anche una direzione, l’antica capitale; dove si trovava Belisarius, come si può cogliere invece dalla continuazione della cronaca di Marcellinus comes: Unde proturbatos [Vitigis] a Narsete de Constantinopoli et a Belisario de Roma venientibus fugit Ravennam (Marcell. com. Addit. ad a. 538). Nello storiografo tardo-bizantino Zonaras si legge: τῶν δὲ Γότθων αὖθις πολιορκούντων αὐτὴν ὁ βασιλεὺς τὸν Ναρσῆν μετὰ δυνάμεως ἐπαρῆξαι τῷ Βελισαρίῳ ἀπέστειλεν […] (Zon. 14 8). Narses sbarcò probabilmente a Brundisium e si unì alle forze di Belisarius nel Picenum per una successiva azione congiunta via terra e via mare. Cfr. Barker, Justinian, 137,155; B. Rubin, Das Zeitalter Iustinians, C. Capizzi (ed.), Berlino-New York 1995, II, 124-127; Ravegnani, I Bizantini in Italia, 20; Parnell, Justinian’s Men, 107 s. (in part. 107-118: lo studioso ha analizzato il rapporto tra Belisarius e Narses durante le campagne militari intercorse tra gli anni 538-539, oltre alla rete di collaborazione che si creò intorno rispettivamente all’uno e all’altro).
2 Cfr. W. Treadgold, Storia di Bisanzio, G. Garbisa (trad. it.), Bologna 2005, 84. La rivalità tra alti funzionari o massimi gradi militari è una topica ricorrente fin dai tempi romanο repubblicani – cfr. E. Gruen, The Last Generation of the Roman Republic, Berkeley 1974.
3 Per la descrizione sintetica dell’assedio cfr. anche Petersen, Siege warfare, 509-511.
4 Cfr. Ravegnani, I Bizantini in Italia, 22; Meier, Giustiniano, 62.
5 Marcell. com. Addit. s.a. 539: Narsis revertitur Constantinopolim; Zon. 14 8: τῶν γὰρ Μεδιολάνων οἱ ταῦτα φρουροῦντες βασιλικοὶ τῶν ἀναγκαίων ἔνδειαν προβαλλόμενοι τοῖς Γότθοις ἐξέσθησαν, καὶ τάχα καὶ εἰς μεῖζόν τι κακὸν ἐτελεύτησεν ἂν ἡ ἔρις ἀμφοῖν, εἰ μὴ ὁ βασιλεὺς τὸν Ναρσῆν διὰ γραμμάτων πρὸς ἑαυτὸν μετεστείλατο.
6 PLRE II, s.v. Germanus 4, pp. 505-7.
7 Impossibile conoscere le vere ragioni per cui Giustiniano I operò questa scelta, non inviò Belisarius che era rientrato da poco, ma ripiegò di nuovo su Narses. Nella penisola italica era rimasto Iohannes, militare fedele a Narses e poco amato dagli altri comandanti, questa potrebbe essere una delle ragioni per cui l’imperatore scelse Narses, l’unico cui Iohannes avrebbe riconosciuto l’autorità; l’altra ragione e sicuramente quella decisiva stava nella ‘posta in gioco molto alta’, era necessario riconquistare l’antica capitale e Giustiniano I avrebbe dato un compito simile soltanto a un suo funzionario di totale fiducia – cfr. Ravegnani, I Bizantini in Italia, 53.
8 Ancora in Rubin, Das Zeitalter Iustinians, 186-189; Ravegnani, I Bizantini in Italia, 55 s.; Treadgold, Storia di Bisanzio, 89; Maraval, Giustiniano, 298-304 è analizzata nei dettagli l’avanzata.
9 PLRE IIIA, s.v. Ioannes 46, pp. 652-661.
10 ODC, s.v. Three Chapters, the, pp. 1619 s.; ODB III, s.v. Three Chapters, affair of the, pp. 2080 s.
11 In Ravegnani, I Bizantini in Italia, 61 si ricorda che le operazioni militari cominciarono probabilmente nel 556 e nel corso di un triennio furono quasi interamente completate, giacché Mediolanum era già sotto il controllo bizantino nel 559 (comunque non per intervento diretto di Narses, sulla base delle testimonianze in nostro possesso). Le ultime conquiste avvennero tra il 561 e il 562 con la presa delle due città, Verona e Brixia. Cfr. anche Meier, Giustiniano, 93 e Maraval, Giustiniano, 303 in cui si ricorda anche il contributo dell’epigrafia a suggello della celebrazione di Narses in quanto fautore della ‘restaurazione della libertà della città di Roma e di tutta l’Italia’ (CIL VI, 1199: P(ro) imperante d(omino) n(ostro) piissimo ac triumphali semper Iustiniano p(atri) p(atriae), Aug(usto), ann(o) XXXVIIII | Narses vir gloriosissimus ex praeposito sacri palatii ex cons(ule) | atque patricius post victoriam Gothicam ipsis, eorum regibus | celeritate mirabili conflictu publico superatis, atque prostratis | libertate urbis Romae, ac totius Italiae restituta, pontem viae Salariae us| […]). L’iscrizione peraltro celebrò il restauro voluto da Narses del ponte sull’Aniene, lungo la via Salaria.
12 Analogamente in Theoph. 6055: Τῷ δ᾽αὐτῷ ἔτει μηνὶ […] ἐπινίκια ἧλθον ἀπὸ Ῥώμης ἀπὸ Ναρσοῦ τοῦ πατρικίου δηλοῦντα παραλαβεῖν αὐτὸν πόλεις ὀχυρὰς τῶν Γότθων δύο Βηρωΐαν καὶ Βρίγκας […]; Cedr. I, p. 679: Τότε ἐπινίκια ἧλθον ἀπὸ Ῥώμης, ὡς Ναρσῆς ὁ πατρίκιος δύο πόλεις ὀχυρὰς τῶν Γότθων παρέλαβε, Βιρίαν καὶ Βρίγκας.
13 Si veda anche Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90, che datò gli eventi all’anno di morte dell’imperatore Giustiniano I, il 565: In diebus istius expulsi sunt Franci de Italia per Narsem patricium. Et post haec apparuit stella comis mense Augusto usque in Kalendas Octobris. Et mortuus est Iustinianus augustus Constantinopolim quadragesimo anno imperii sui. […]; Lib. Pont. LXIII: Eodem tempore Eruli intarsia fecerunt et levaverunt sibi regem Sindual et premebant cunctam Italiam. Qui egressus Narsis ad eum interfectus est rex et omnem gentem Erulorum sibi subiugavit. Deinde venit Amingus dux Francorum et Buccillinus; simili modo et ipsi premebant Italiam. Sed auxiliante Domino et ipsi a Narsete interfecti sunt. Erat enim tota Italia gaudens.
14 PLRE IIIA, s.v. Dagisthaeus 2, pp. 380-383.
15 Ivi IIIB, s.v. Longinus 5, p. 797.
16 Cfr. Mar. Avent. s.a. 568: An(no) II cons(ulis) Iustini Aug(usti) Ind(ictione) I. hoc anno Narses ex praeposito et patricio post tantos prostratos tyrannos, id est Baduilam et Teiam reges Gotorum et Buccellenum ducem Francorum nec non et Sindevalem Erolum, Mediolanum vel reliqua civitates, quas Goti destruxerant, laudabiliter reparatas, de ipsa Italia a supra scripto Augusto remotus est; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90: […] Tertio vero anno Iustini minoris imperatoris Narsis patricius de Ravenna evocitatus, egressus est cum divitiis omnibus Italiae, et fuit rector XVI annis et vicit duos reges Gothorum et duces Francorum iugulavit gladio; Lib. Pont. LXIII: Tunc Romani invidia ducti suggesserunt Iustiniano (Iustino!) et Sophiae quia «expedierat Romanis Gothis servire quam Grecis, ubi Narsis eunuchus imperat et servitio nos subiecit; et piissimus princeps noster haec ignorat. Aut libera nos de manu eius, aut certe et civitate Romana et nos gentibus deservimus». Quo audito Narsis dixit: «Si male feci Romanis, male inveniam». Tunc egressus Narsis de Roma venit Campania et scripsit genti Langobardorum ut venirent et possiderent Italiam. […]. Il testo riportato nel Liber Pontificalis, concorde con quanto riferito da Paulus Diaconus (hist. Lang. II 5) e la tradizione cronachistica successiva, alimentò la leggenda, priva attualmente di fondamento storico, che Narses avrebbe invitato i Longobardi a invadere la penisola italica per vendicare il comportamento mostrato dalla coppia imperiale nei suoi confronti.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Amingus | Paul. Diac. hist. Lang. II 2; Lib. Pont. LXIII; |
Antiochus | Iust. Nov. App. II VII,27; |
Ἀράτιος | Proc. Bella Ι 15,31; |
Baduila (rex) – cfr. Totila | Mar. Avent. s.a. 553,568; |
Basilius | Iust. Nov. App. II VII,27; |
Βελισάριος | Proc. Bella Ι 15,31, VI 13,16, 22,4-5; Cedr. I, p. 647; Zon. 14, 8; |
Buccillinus, Buccellenus | Mar. Avent. s.a. 568; Lib. Pont. LXIII; |
Dagisthaeus | Paul. Diac. hist. Lang. II 3; |
Ἰωάννης | Proc. Bella Ι 25,24; |
Ὑπάτιος | Cedr. I, pp. 647; |
Iustinianus (imp. aug.) | Iust. Nov. App. II VII,27; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; Lib. Pont. LXIII; |
Iustinus (imp. aug.) | Mar. Avent. s.a. 568; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; |
Longinus | Paul. Diac. hist. Lang. II 5; |
Μάρκελλος | Proc. Bella I 25,24; |
Μοῦνδος | Theoph. 6024; Cedr. I, p. 647; |
Ναρσῆς / Narsis, Narses, Narsites | Proc. Bella Ι 15,31, 25,24, VI 13,16-18, 18,3-29, 22,4-5, VII 13,21, VIII 21,6, 26,5.18-25; Agath. hist. proem. 31, I 7,8 8,1, 10,1, 12,4, 13,5, 16,1, II 6,1; Chron. Pasch. s.a. 532; Marcell. com. Addit. s.a. 538,539; Ioh. Mal. chron. frgg. 476,480,486,492; Mar. Avent. s.a. 553,568; Iust. Nov. App. II VII,27; Vict. Tonn. chron. s.a. 554; Greg. Tur. hist. Franc. V,19, VII,36; Pelag. I epp. 60,90; Paul. Diac. hist. Rom. XVI 23, hist. Lang. II 2,3,5; Hist. Lang. cod. Goth. 5; Theoph. 6024,6043,6044,6055; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90,95; Cedr. I, pp. 647,679; Zon. 14, 8; Lib. Pont. LXI, LXIII; CIL VI, 1199; |
Pelagius (papa) | Pelag. I epp. 60,90; |
Sinduald, Sindeval (rex) | Mar. Avent. s.a. 568; Paul. Diac. hist. Lang. II 3; Lib. Pont. LXIII; |
Σίττα | Proc. Bella I 15,31; |
Sophia (aug.) | Paul. Diac. hist. Lang. II 5; Lib. Pont. LXIII; |
Τεΐας / T(h)eia (rex) | Proc. Bella VIII 26,21; Mar. Avent. s.a. 568; |
Τουτίλα, Τοτίλας / Totila (rex) | Proc. Bella VIII 21,19, 26,5; Vict. Tonn. chron. s.a. 554; |
Widin | Paul. Diac. hist. Lang. II 2. |
Index geographicus
Brenti | Paul. Diac. hist. Lang. II 3; |
Βρίγκα | Ioh. Mal. chron. frg. 492; Theoph. 6055; Cedr. I, p. 679; |
Βυζάντιον / Constantinopolis
Ø Βένετον μέρος Ø Ῥουφινιαναί |
Proc. Bella Ι 25,24, VI 13,16, 22,5; Chron. Pasch. s.a. 532; Marcell. com. Addit. s.a. 538,539; Ioh. Mal. chron. frg. 476; Paul. Diac. hist. Lang. II 2,5; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; |
Campania | Lib. Pont. LXIII; |
Eruli, Heruli | Paul. Diac. hist. Lang. II 3; Lib. Pont. LXIII; |
Γότθοι / Gothi, Goti | Proc. Bella VIII 26,5,21; Ioh. Mal. chron. frgg. 480,492; Mar. Avent. s.a. 568; Paul. Diac. hist. Lang. II 2; Theoph. 6043,6055; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; Cedr. I, p. 679; Zon. 14, 8; Lib. Pont. LXIII; |
Gr(a)eci | Lib. Pont. LXIII; |
Histri (< Histria) | Pelag. I ep. 60,3; |
Italia | Iust. Nov. App. II VII,27; Vict. Tonn. chron. s.a. 554; Greg. Tur. hist. Franc. V,19, VII,36; Mar. Avent. s.a. 568; Paul. Diac. hist. Lang. II 3,5; Hist. Lang. cod. Goth. 5; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90,95; Lib. Pont. LXI,LXIII; |
Langobardi (< Langobardia) | Lib. Pont. LXIII; |
Liguri (< Liguria) | Pelag. I ep. 60,3; |
Μεδιόλανον / Mediolanum | Mar. Avent. s.a. 568; Zon. 14,8; |
Πάδος (ποταμός) | Proc. Bella VIII 26,22; |
Περσαρμένιος (< Περσαρμενία) | Id. Bella I 15,31; |
Φράγγοι / Franci | Proc. Bella VIII 26,19; Mar. Avent. s.a. 568; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; Lib. Pont. LXIII; |
Πικηνόν | Id. Bella VI 13,16; |
Ravenna | Marcell. com. Addit. s.a. 538; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; |
Ῥώμη, Ῥωμαῖοι / Roma, Romani
|
Proc. Bella Ι 15,31, VIII 2,5; Marcell. com. Addit. s.a. 538; Ioh. Mal. chron. frgg. 480,486,492; Paul Diac. hist. Rom. XVI 23; Theoph. 6043,6044,6055; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 95; Cedr. I, p. 679; Lib. Pont. LXIII; |
Σαλών | Proc. Bella VIII 26,5; |
Venetici (< Venetiae) / Βενετία | Proc. Bella VIII 26,19; Pelag. I ep. 60,3; |
Βεροΐα, Βηρωΐα, Βιρία, Βερώνα (< πόλις) | Proc. Bella VIII 26,21,22; Ioh. Mal. chron. frg. 492; Theoph. 6055; Cedr. I, p. 679. |
Index rerum notabilium
ἀνήρ, ἄνθρωπος | Proc. Bella Ι 25,24, VIII 26,21; Chron. Pasch. s.a. 532; |
ἀρχή, ἄρχων | Proc. Bella Ι 15,31, 25,24; |
αὐτοκράτωρ | Id. Bella VI 22,5; |
αὐτόμολος | Id. Bella I 15,31; |
auxilium | Paul. Diac. hist. Lang. II 2; |
βασιλεύς / Imperator | Proc. Bella I 15,31, VI 22,4, 26,5; Ioh. Mal. chron. frg. 480; Zon. 14, 8; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 95; Lib. Pont. LXI; |
βασιλίς | Proc. Bella I 25,24; |
βοηθεία | Ioh. Mal. chron. frgg. 476,480; |
καιρός | Id. frg. 480; |
κάθισμα | Theoph. 6024; |
certamen | Paul. Diac. hist. Lang. II 3; |
chartularius | Mar. Avent. s.a. 553; |
χώρα, χωρίον | Proc. Bella Ι 15,31, VIII 26,22; |
χρῆμα | Proc. Bella Ι 15,31, VI 13,16 26,5; Chron. Pasch. s.a. 532; Ioh. Mal. chron. frg. 476; |
civitas | Mar. Avent. s.a. 568; Lib. Pont. LXIII; |
κλεῖς | Ioh. Mal. chron. frg. 492; |
comes | Paul. Diac. hist. Lang. II 2; |
consul | Mar. Avent. s.a. 568; |
contemptus | Pelag. I ep. 60,3; |
κουβικουλάριος / cubicularius | Chron. Pasch. s.a. 532; Ioh. Mal. chron. frg. 476,480; Theoph. 6043,6044; Paul Diac. hist. Rom. XVI 23; Lib. Pont. LXI; |
δῆμος | Theoph. 6024; |
denudatio | Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 95; |
divitiae | Vict. Tonn. chron. s.a. 554; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; |
διαφορά | Proc. Bella VI 22,4; |
δύναμις | Zon. 14, 8; |
dux | Greg. Tur. hist. Franc. V,19; Lib. Pont. LXIII; |
ἐπινίκια | Ioh. Mal. chron. frg. 492; Theoph. 6055; Cedr. I, p. 679; |
εὐνούχος, τομίας / eunuchus | Proc. Bella I 25,24, VI 13,16; Agath. hist. I 16,1; Mar. Avent. s.a. 553; Vict. Tonn. chron. s.a. 554; Paul Diac. hist. Rom. XVI 23; Lib. Pont. LXI; |
exercitus | Mar. Avent. s.a. 553; |
finis | Paul. Diac. hist. Lang. II 3; |
γένος / gens | Proc. Bella Ι 15,31; Lib. Pont. LXIII; |
gladius | Paul. Diac. hist. Lang. II 2; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; |
γράμμα | Zon. 14, 8; |
ἡγεμών | Proc. Bella VIII 26,19; |
ἱππόδρομος | Ioh. Mal. chron. frg. 476; |
homo | Pelag. I ep. 90; |
υἱός | Theoph. 6024; |
imperium | Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; |
ἰνδικτιών / indictio | Mar. Avent. s.a. 568; Theoph. 6043; |
invidia | Lib. Pont. LXIII; |
λάφυρον | Ioh. Mal. chron. frg. 492; |
locus | Paul. Diac. hist. Lang. II 5; |
λόγος | Agath. hist. I 16,1; |
magister militum / στρατηγός | Proc. Bella VIII 26,8,16,19,21; Agath. I 7,8 8,1 10,1 12,4 13,5, II 6,1; Paul. Diac. hist. Lang. II 3; |
μήτηρ | Proc. Bella Ι 15,31; |
necessitas | Pelag. I ep. 90; |
παλάτιον / palatium | Proc. Bella Ι 25,24; Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 95; |
πατρίκιος / patricius | Ioh. Mal. chron. frg. 492; Theoph. 6055; Cedr. I, p. 679; |
πάροδος | Proc. Bella VIII 26,21; |
pauper | Pelag. I ep. 90; |
φίλος | Proc. Bella VIII 26,19; |
φυλακή, φυλακτήριος | Id. Bella Ι 25,24, VIII 26,19; |
φύσις | Agath. hist. I 16,1; |
πολέμιος, πόλεμος / bellum | Proc. Bella Ι 15,31, VI 22,5, 26,21; Paul. Diac. hist. Lang. II 3; |
πόλις | Proc. Bella VIII 26,19,21; Ioh. Mal. chron. frg. 492; Theoph. 6055; Cedr. I, p. 679; |
πορεία | Proc. Bella VIII 26,21; |
potestas | Pelag. I ep. 60,3; |
praefectus per Italiam | Iust. Nov. App. II VII,27; |
praefectus praetorio | Greg. Tur. hist. Franc. VII,36; Paul. Diac. hist. Lang. II 5; |
praepositus sacri cubiculi / τῶν βασιλικῶν χρημάτων ταμίας | Proc. Bella Ι 15,31, VI 13,16; Iust. Nov. App. II VII,27; |
praeses | Hist. Lang. cod. Goth. 5; |
pragmatica sanctio | Iust. Nov. App. II VII,27; |
princeps | Lib. Pont. LXIII; |
proconsul | Hist. Lang. cod. Goth. 5; |
proelium | Vict. Tonn. chron. s.a. 554; |
ratio | Pelag. I epp. 60,3,90; |
rector | Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90: |
res publica | Mar. Avent. s.a. 553; |
rex | Mar. Avent. s.a. 553; Lib. Pont. LXIII; |
rusticitas | Pelag. I ep. 60,3; |
servitium | Lib. Pont. LXIII; |
σπαθάριος | Chron. Pasch. s.a. 532; Ioh. Mal. chron. frg. 476; |
stella comis | Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 90; |
stirps | Paul. Diac. hist. Lang. II 3; |
στρατηλάτης | Ioh. Mal. chron. frgg. 476; |
στρατιά, στρατός | Proc. Bella VI 13,16, VIII 26,5,21; |
στρατιώτης | Id. Bella Ι 25,24; |
θύρη | Theoph. 6024; |
τυραννίς / tyrannus | Proc. Bella Ι 25,24; Mar. Avent. s.a. 568 |
victoria | Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 95; |
vir, vir clarissimus, vir illustris, vir magnificus (excellentia) | Iust. Nov. App. II VII,27; Paul. Diac. hist. Lang. II 3; |
vita | Agnell. Lib. Pont. eccl. Rav. 95. |
Dunlap 1924 = James Eugene Dunlap, The office of the grand chamberlain inthe later Roman and Byzantine Empires, in A.E.R. Boak, J.E. Dunlap (eds), Two Studies in Later Roman and Byzantine Administration, New York-Londra 1924, 284-299.
Fauber 1990 = Lawrence H. Fauber, Narses Hammer of the Goths: The Life and Times of Narses the Eunuch, Gloucester 1990.
Guilland 1943 = Rodolphe Guilland, Les eunuques dans l’empire byzantin. Etude de titulature et de prosopographie byzantines, REB, 1 (1943), 197-238.
Guyot 1980 = Pierre Guyot, Eunuchen als Sklaven und Freigelassene in der griechisch-römischen Antike, Stoccarda 1980, 69-91.
Maraval 2017 = Pierre Maraval, Giustiniano. Il sogno di un impero cristiano e universale, L. Visonà (trad. it.), Palermo 2017, 68, 80, 84, 96-8, 153 s., 187, 191, 252 s., 294, 298-304, 312 s., 359.
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