Tutto ciò che è noto in merito all’intero percorso biografico e alla sua carriera è ricavabile grazie all’epistolario dell’oratore Libanius, di cui molto è già stato scritto.
I due uomini dovettero essere conoscenti stretti, giacché Libanius, sempre particolarmente preciso nel tratteggiare vite, rapporti sociali e percorsi esistenziali dei suoi corrispondenti1, in occasione di presentare O. non tralasciò alcun minimo dettaglio, segnalò la comune origine antiochena e ricordò il padre e il figlio, tutti omonimi2.
O. nacque ad Antiochia, nell’antica provincia romana di Syria Coele; ciò si desume ancora da almeno tre epistole di Libanius, una prima, scritta nel 356 e indirizzata allo stesso O., nella quale l’oratore cominciò proprio alludendo alle possibilità di accoglienza e formative che il destinatario dell’epistola avrebbe garantito tanto ai Syri, in quanto concittadini, quanto ai non Syri: Σὺ τοῖς Σύροις λιμήν, κἂν ἀμοιρῶσι παιδείας, καὶ τοῖς γε παιδείας μετειληφόσι πάλιν λιμήν, κἂν μὴ Σύρους εἶναι συμβαίνῃ (Lib. ep. 523,1). Nello stesso anno O. acquisì ottima fama a Roma e Libanius, orgoglioso del successo gli indirizzò un’ulteriore missiva, probabilmente anche per rammentargli lo stretto legame: Εὐθὺς ἀκούσας σε τῆς Ῥώμης εἰλῆφθαι τούτου σε εὐδαιμόνιζον γνοὺς δὲ ὅτι σοι καὶ δόξα βελτίων εἴη καὶ δύναμις αὐθότι, μᾶλλον ἐκάλουν εὐδαίμονα (Lib. ep. 534,1).
Il retore antiocheno richiamò di nuovo l’esperienza nell’antica capitale3, quando, tra il 356 e il 357, di nuovo si rivolse a O. e per sottolineare la condivisione della stessa origine utilizzò il termine πατρίς, nel senso precìpuo di ‘terra dei padri’: Καὶ πρότερον ἐπέστειλά σοι παρακαλῶν σε μὴ τὴν πατρίδα ἀτιμάσαι καὶ νῦν ταὐτὰ παρακαλῶ Ῥώμην μὲν θαυμάζειν, οἰκεῖν δὲ τὴν σαυτοῦ (Lib. ep. 539,1).
Il frequente contatto tra i due intellettuali maturò anche a seguito del percorso formativo culturale intrapreso da O., che sviluppò notevoli competenze in ambito grammaticale, retorico e filosofico4, quasi certamente studiando appunto nella capitale orientale oppure nell’illustre e vicina città di Nicomedia 5. La lettera già sopra considerata lascia àdito a pochi dubbi in merito al rapporto di discepolato tra O. e Libanius, con il primo che venne elogiato dal maestro per essere divenuto a sua volta insegnante: δεῖ δ’ἐμοῦ τοῖς πράγμασι τῆς σῆς φωνῆς. […] ἀλλ’, ὦ’ γαθέ, γενοῦ ποτε καὶ διδάσκαλος, ἐπειδὴ μαθητὴς ἐγένου γενναῖος, καὶ αὐτός τε ἐλθεῖν καὶ μετὰ βιβλίων (Lib. ep. 539,3).
1 Considerando soltanto due contributi molto recenti si veda A. Pellizzari, Tra Antiochia e Roma: il network comune di Libanio e Simmaco, Historika, 3 (2013), 101-127; G. Rinaldi, Antiochia nel secolo quarto. Interazioni tra pagani e cristiani e note prosopografiche, SMSR, 81 (2015), 21-69.
2 Riguardo alla famiglia i cenni furono brevi, ma efficaci in termini di identificazione. Il figlio Olympius, futuro agens in rebus con aspirazione iniziale da ufficiale militare, venne ricordato infatti da Libanius con le parole seguenti: Ὀλυμπίου μὲν οὗτός ἐστι παῖς τοῦ πολλὰ μαθόντος, οἶδε δὲ καὶ αὐτὸς οὐκ ὀλίγα πρὸς τῷ καὶ στρατιώτης εἶναι (Lib. ep. 4). Nell’affermazione appena riportata Olympius è introdotto come figlio di quell’Olympius che apprese molto, si trattò quasi certamente di un riferimento al fatto che l’Olympius cui questa scheda è dedicata fu allievo di Libanius; il retore accennò inoltre all’auspicio del figlio a divenire soldato (στρατιώτης). Anche al padre di Olympius, di nuovo omonimo, Libanius dedicò un esplicito riferimento: […] εἰκόνος, ἣ τὸν Ἀπόλλω μετὰ τῆς κιθάρας μέσον Ἀσκληπιοῦ καὶ τῆς Ὑγιείας δείκνυσιν. Ἀνάθημα τοῦτ’ἦν Ὀλυμπίου, τοῦ πατρός Ὀλυμπίου διὰ χρόνον πάλιν οἴκαδε εἰσελθόν (Lib. ep. 1534). Il padre di Olympius, omonimo, commissionò un dipinto per il tempio di Zeus nella città di Antiochia, con raffigurati Apollo con la cetra, posto in mezzo tra Aesculapius e Hygea, divinità della medicina; il figlio, l’Olympius protagonista di questa scheda, divenne peraltro medicus. L’evidente adesione al paganesimo del padre fu propria anche del figlio, al quale Libanius destinò un’epistola con riferimenti non soltanto ad Aesculapius, ma anche al culto di Lato (Lib. ep. 555,6: Λητόιον δὲ πολλάκις πρὸς ἡμᾶς ἐπαινέσας νῦν εὖ ποιῆσαι καιρὸν παρείληφας […]).
3 In tono ancor più supplichevole Libanius si rivolse ancora a Olympius, sempre nel 357, quando quest’ultimo risiedette in Roma a lungo: ἀλλά μοι φαίνῃ μετεωριζόμενος ὑπὸ τοῦ τῆς Ῥώμης μεγέθους τῶν τε ἄλλων πόλεων καὶ τῶν ἐν αὐταῖς φίλων καταφρονεῖν […] (Lib. ep. 566,3); lamentando dunque che la grandezza della città distogliesse Olympius dalla cura degli amici.
4 Olympius, sempre secondo la testimonianza del suo maestro Libanius, si distinse in più settori; si occupò di filosofia e retorica, oltre alla sua primaria formazione medica: ἀλλὰ γὰρ ἔδει μὴ μόνον τῶν ἰατρῶν, ἀλλὰ καὶ τῶν ῥητόρων τὸν ἄκρον συνεῖναι τῷ βασιλεῖ. καὶ διὰ Ὀλύμπιος ἐγγὺς ἐκείνῳ, νῦν δὲ ὁ ῥήτωρ ἀφῖκθαι (Lib. ep. 65,2); μάρτυς δὲ ἡμῖν τῶν παθῶν ὁ παλαίσας τοῖς πάθεσιν Ὀλύμπιος, ὁ σός τε ἑταῖρος καὶ Ἱπποκράτους καὶ Πλάτωνος (Lib. ep. 409,4); […] Ὀλύμπιον, ἄνδρα καὶ ῥήτορα δεινὸν καὶ φιλόσοφον ἄκρον βοηθοῦντα ψυχαῖς οῦ μεῖον ἢ σώμασιν ἀπὸ τῶν φαρμακῶν (Lib. ep. 412,2); εἰ δ᾽ οὖν δεῖ τινος καὶ παρ᾽ ἄλλου παραμυθίας, πληρώσει ταύτην Ὀλύμπιος ἀμφότερα ὢν ἀγαθός, ψυχάς τε καὶ σώματα νοσημάτων ἐλευθεροῦν (Lib. ep. 414,2); μάθοις δ᾽ ἂν αὐτὸν ἀκριβῶς, εἰ τὸν ἄριστον Ὀλύμπιον ἔροιο, παρ᾽ οὗ φάρμακα μὲν ψυχαῖς, φάρμακα δὲ σώμασι (Lib. ep. 1199,3). Non disdegnò le competenze grammaticali: Ἀπήγγειλεν ἡμῖν Κλημάτιος τῶν εἰώθότων τι θρασύνεσθαί τινας κατὰ σοῦ καὶ μηδενὸς φείδεσθαι ῥήματος. […] ἡγοῦμαι μέντοι τὰ νῦν οὐ σφόδρα ὑμῶν ἀποστατεῖν ἥκοντος ὑμῖν Ὀλύμπίου τοῦ καλοῦ δικάσαι τε ἀγαθοῦ καὶ ἐλευθέρως θέσθαι ψήφον καὶ νικῆσαι τὸν ἀδικοῦντα καὶ μετὰ τῶν ὑβρισμένων γενέσθαι (Lib. ep. 406,1.2).
5 Nella tarda antichità, anche in funzione del mantenimento della struttura sociale e politica dell’Impero, fu curata la formazione retorica classica e filosofica e furono promosse scuole specifiche di insegnamento di prosa e di poesia, in particolare nella capitale orientale, Constantinopolis, così come nei principali centri urbani circostanti. Nel secolo IV Nicomedia in particolare, a poca distanza dalla capitale e quinta città dell’Impero per estensione, ma anche Antiochia e Mediolanum, beneficiarono spesso dell’attenzione degli imperatori e furono al centro di qualificanti programmi edilizi e di rinnovamento culturale. Nicomedia fu scelta come residenza imperiale dall’imperatore Diocleziano (293-305) e proprio quest’ultimo scelse di costituire in essa un polo di formazione retorica. Lo stesso Libanius insegnò a Constantinopolis, in seguito a Nicaea e Nicomedia, per poi tornare all’insegnamento nella capitale nel 349. Si veda fra i molti contributi specifici A. Dihle, Greek and Latin Literature of the Roman Empire. From Augustus to Justinian, (M. Malzahn trad. ingl.) Londra-New York 1994, 391-607; Av. Cameron, The Mediterranean World in Late Antiquity, Londra-New York 2015 (in part. 128-138).
Sul finire dell’anno 354 Olympius si trovava ancora nella propria città natale, Antiochia, quando Libanius in una lettera inviata a Hygieinus, un altro medico in servizio a Constantinopolis 3, descrisse un suo lungo periodo di dolorosa emicrania e le rispettive cure consigliate da diversi dottori, fra i quali menzionò appunto O.: ἐγὼ δὲ οὐκ ἐνεγκὼν αὐξῆναι ἐν τῷ θέρει τὸ κακὸν τοῦ φθινοπώρου πίνω Μαρκέλλου δόντος ἱερὰν αὐτήν, οἶμαι, καλεῖτε. […] καὶ τοσαύτην ἐπικουρίαν δεξάμενος μετὰ φόβου θαυμαστοῦ τὸν χειμῶνα διῆλθον Ὀλυμπίου τὸ πεπωκέναι τε ἐπαινοῦντος καὶ κελεύοντος αὖθις ἦρι πιεῖν (Lib. ep. 393,2)4.
Da Antiochia, O. si spostò a Constantinopolis 5 e dalla capitale probabilmente partì per raggiungere di nuovo la corte a Mediolanum.
Sono piuttosto numerose le lettere di Libanius che documentano la presenza di O. alla corte mediolanense di Costanzo II. Nell’estate del 355 in effetti O. si fece anche latore di un insieme di quattordici missive6 scritte dall’oratore antiocheno e destinate a funzionari di spicco al servizio dell’imperatore nella sede transpadana; tutti a vario titolo già in precedenza in contatto con Libanius.
Egli si rivolse a Datianus, concittadino, notarius dalla sorprendente e rapida carriera che culminò nel consolato nel 358; dopo aver ricordato i propri malanni come pretesto per introdurre la figura di O., il retore esortò il conoscente a intercedere a corte in favore di una propria permanenza in Antiochia presso i propri familiari: μάρτυς δὲ ἡμῖν τῶν παθῶν ὁ παλαίσας τοῖς πάθεσιν Ὀλύμπιος […] οὗ δεδεήμεθα λαβέσθαι σου τῶν γονάτων καὶ ἐπιδακρύσαι καὶ μηδὲν ἱκετείας εἶδος ἀφεῖναι (Lib. ep. 409,4). La supplica sembra intenzionalmente enfatizzata, con la descrizione quasi di una prostrazione che O. avrebbe dovuto rivolgere al cospetto di Datianus per conto di Libanius: ‘lo pregai di abbracciare le tue ginocchia e piangendo di non lasciare alcuna supplica intentata’.
Meno implorante risulta essere l’epistola invece destinata a Iovianus, a capo dei funzionari civili a corte7, nella quale Libanius nominò O. soltanto in chiusura, elogiandone le capacità introspettive tipiche della cultura greca, che il medico avrebbe portato presso di loro nella pars Occidentis: πρέποι δ᾽ ἂν ἥκοντος Ὀλυμπίου τοῦ φέροντος ὑμῖν ἐπὶ τῆς ψυχῆς πάντα τὰ Ἑλλήνων καλά (Lib. ep. 411,4)8.
La più esaustiva delle lettere di Libanius destinate a O. stesso, nella quale fu nominato direttamente l’imperatore, permette anche di conoscere la stima che Costanzo II provò nei confronti del medico, ma probabilmente in generale rispetto alla famiglia di O., e l’esplicito intervento imperiale perché O. intervenisse nell’esortare l’animo di Datianus al soccorso: τὸν δ᾽ ἀγωνοθέτην τῶν Ὀλυμπίων γινώσκεις μεγάλα οὐκ ἐκ μικρῶν οἷον ὄντα λειτουργεῖν, συμμαχία δὲ ἐν τοῖς τοιούτοις φιλόδωρος βασιλεύς. ὅν, πρὸς τοῦ Διός 9, δεῖξον τοιοῦτον ἐξορμήσας τὴν Δατιανοῦ ψυχὴν εἰς ἐπικουρίαν (Lib. ep. 439,4).
O. ritornò a corte nell’inverno del 359, come si evince da un’ulteriore testimonianza libaniana nella quale fu menzionato Priscianus, retore, nativo della siriaca Berytus 10, che si trovava presso la corte mediolanense in quell’anno per prospettive di carriera, che invero tre anni dopo concretizzò acquisendo l’incarico di governatore della provincia di Syria Palaestina: Ὀλυμπίῳ […] τὸ μὲν γὰρ ἐπίδοσιν λαμβάνειν Πρισκιανῷ τὴν τύχην τοῦθ᾽ ἡμῖν ἑορτή (Lib. ep. 65,1).
Nel 364 O. probabilmente stava ancora svolgendo il proprio servizio, benché molto probabilmente al rientro definitivo in territorio orientale, come attestano almeno altre tre missive di Libanius, una a lui destinata (Lib. ep. 1198) e altre due nelle quali fu citato (Lib. epp. 1199,3,1206,2).
1 Libanius nella sua opera presentò sempre la figura del medico in modo idealizzato, ritenendo che uno dei maggiori doni che gli dèi fecero all’umanità fosse l’arte medica. Più volte nei suoi scritti non perse comunque l’occasione di ricordare ai medici il rispetto dei propri doveri – cfr. C.A. Gibson, Doctors in Ancient Greek and Roman Rhetorical Education, JHM, 68.4 (2013), 532 s.
2 L’epistola databile all’inverno tra il 360 e il 361, destinata al sofista Demetrius, governatore della Syria Phoenice prima del 358 (PLRE I, s.v. Demetrius 2, pp. 247 s.) (Lib. ep. 258), in primis venne inviata in Cilicia e non a Mediolanum e inoltre menzionò un Olympius, ma non il medico protagonista di questa scheda, bensì il governatore di Macedonia dell’anno 356 (PLRE I, s.v. Olympius 3, pp. 643 s.), diversamente da quanto indicato in PLRE I, s.v. Olympius 4, pp. 644 s. – cfr. S. Bradbury, Selected Letters of Libanius: from the Age of Constantius and Julian, Liverpool 2004, 182, 261.
3 PLRE I, s.v. Higi(ei)nus, pp. 445 s.
4 Per altri riferimenti a Olympius nel ruolo di medicus nelle lettere di Libanius: Olympius seppe provare empatia verso i malati, procedendo allo stesso passo – scrisse il retore, e fu così in grado di resuscitarli (Lib. ep. 413,2: ὃς βαδίζει μὲν ἐπὶ τοὺς ἀρρωστοῦντας καὶ ἀνίστησι – cfr. Lib. ep. 51,2: ἔστι γάρ σοι καὶ περὶ ψυχὴν οὐχ ἧττον ἢ τὰ σώματα τέχνη). Lo stesso Libanius, frequentemente afflitto da disturbi di vario genere, inviò supplichevoli missive, sottolineando l’attesa speranzosa della venuta del medico: καὶ κεῖμαι νῦν ὑπὸ τῶν νεφρῶν εἰς ἐλπίδα μίαν τὴν σὴν ἄφιξιν ὁρῶν (Lib. ep. 489,5); Ἔχω τὴν πατρίδα διὰ σέ, προσθήσω δ᾽ ἴσως ποτὲ τὸ ὅτι καὶ ὑγιαίνων ἔχω διὰ σέ […] (Lib. ep. 511,1).
5 Si può tracciare il percorso compiuto da Olympius di nuovo seguendo la corrispondenza di Libanius; due epistole spedite nel 355 rispettivamente a Themistocles (Lib. ep. 406), filosofo costantinopolitano (PLRE I, s.v. Themistocles, p. 894), e a Themistius (Lib. ep. 407), filosofo e senatore nella capitale orientale (PLRE I, s.v. Themistius I, pp. 889-894), riguardanti l’attività del medico, attestano a quell’anno la sua presenza in Constantinopolis.
6 Cfr. A.F. Norman, Libanius. Autobiography and Selected Letters, I, Cambridge-Londra 1992, 370.
7 PLRE I, s.v. Iovianus I, pp. 460 s.
8 Analoghe per i contenuti elogiativi le lettere consegnate tramite Olympius rispettivamente a Leonas, quaestor sacri palatii (PLRE I, s.v. Leonas, pp. 498 s.) (Lib. ep. 412), a Italicianus, governatore imperiale nella diocesi di Asia minor nel 361 (PLRE I, s.v. Italicianus, p. 466) (Lib. ep. 413), nella quale Libanius definì peraltro Olympius ‘σοφός’, a Aristaenetus, governatore della diocesi Pontica nel 358 (PLRE I, s.v. Aristaenetus 1, p. 104) (Lib. ep. 414), a Silanus, insegnante di legge (PLRE I, s.v. Silanus, p. 840) (Lib. ep. 415), al quale Olympius venne presentato come miracoloso, θαυμαστός. In tre epistole successive Olympius non è menzionato (Lib. epp. 416–418), benché fu quasi certamente colui che le consegnò, giacché inclusero indiretti riferimenti al medico. Infine a Eupator, un familiare forse di Libanius per il quale questa testimonianza risulta essere un hapax, bisognoso di assistenza medica per i propri figli, Libanius presentò Olympius come il migliore sulla terra (Lib. ep. 419: τῷ γὰρ ἀρίστῳ τῶν ἐπὶ γῆς Ὀλυμπίῳ τῆς σῆς οἰκίας μέλει).
9 Da notare ancora un riferimento al paganesimo di Olympius; forse in questo caso intenzionalmente inserito da Libanius anche in contrapposizione all’adesione invece al cristianesimo di Datianus.
10 PLRE I, s.v. Priscianus 1, p. 727.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Ἀνδρόνικος | Lib. Ep. 416; |
Ἀρισταίνετος | Id. Ep. 414; |
Κλημάτιος | Id. Ep. 406,1; |
Δατιανός | Id. Epp. 409,439,4; |
Εὐπάτωρ | Id. Ep. 419; |
Εὐσέβιος | Id. Ep. 418; |
Ἰοβιανός | Id. Ep. 411; |
Ἰπποκράτης | Id. Ep. 414,2; |
Ἰταλικιανός | Id. Ep. 413; |
Λεωνᾶς | Id. Ep. 412; |
Μάρκελλος | Id. Ep. 393,2; |
Ὀλύμπιος | Id. Epp. 4, 51, 65, 393, 406-7, 409, 415, 419, 439, 489, 492, 502, 511, 523, 534, 539, 555, 566, 1198-1199,3 1206, 1534; |
Παλλάδιος | Id. Ep. 418; |
Πλάτων | Id. Ep. 414,2; |
Πρισκιανός | Id. Ep. 65,1; |
Σιλανός | Id. Ep. 415. |
Index rerum sacrarum
Ἀπόλλων | Lib. Ep. 1534; |
Ἀσκληπιός | Ivi; |
Ὑγίεια | Lib. Ep. 1534. |
Λητώ | Id. Ep. 555,6. |
Ζεύς | Id. Ep. 439,4; |
Index geographicus
Ἕλλην (<Ἑλλάς) | Lib. Ep. 411,4; |
Ῥώμη | Id. Epp. 534,1, 539,1, 566,3; |
Σύρος (<Συρία) | Id. Ep. 523,1. |
Index rerum notabilium
ἄκρον | Lib. epp. 65,2, 412,2; |
ἀγωνοθέτης | Id. ep. 439,4; |
ἀνάθημα | Id. ep. 1534; |
ἀνήρ | Id. ep. 412,2; |
ἄφιξις | Id. ep. 489,5; |
βασιλεύς | Id. ep. 65,2, 439,4; |
βιβλίον | Id. ep. 539,3; |
καιρός | Id. ep. 555,6; |
χειμών | Id. ep. 393,2; |
κιθάρα | Id. ep. 1534; |
διδάσκαλος | Id. ep. 539,3; |
δόξα | Id. ep. 534,1; |
δύναμις | Ivi; |
εἰκών | Lib. ep. 1534; |
ἐλπίς | Id. ep. 489,5; |
ἐπικουρία | Id. ep. 393,2, 439,4; |
γῆ | Id. ep. 419; |
γόνυ | Id. ep. 409,4; |
ἑορτή | Id. ep. 65,1; |
ἑταῖρος | Id. ep. 409,4; |
ἱκετεία | Id. ep. 409,4; |
ἰατρός | Lib. ep. 65,2; |
λιμήν | Id. ep. 523,1; |
μάρτυς | Id. ep. 409,4; |
μαθητής | Id. ep. 539,1; |
μέγεθος | Id. ep. 566,1; |
νεφρός | Id. ep. 511,1; |
νόσημα | Id. ep. 414,2; |
οἰκία | Id. epp. 419,1534; |
παιδεία | Id. ep. 523,1; |
παῖς | Id. ep. 4; |
παραμυθία | Id. ep. 414,2; |
πατήρ | Id. ep. 1534; |
πάθησις | Id. ep. 409,4; |
πατρίς | Id. epp. 511,1, 539,1; |
φάρμακον | Id. epp. 412,2, 1199,3; |
φίλος | Id. ep. 566,3; |
φιλόσοφος | Id. ep. 412,2; |
φόβος | Id. ep. 393,2; |
φωνή | Id. ep. 539,3; |
πόλις | Id. ep. 566,3; |
πράγμα | Id. ep. 539,3; |
ψῆφος | Id. ep. 412,2; |
ψυχή | Id. ep. 51,2, 411,4, 439,4, 1199,3; |
ῥῆμα | Id. ep. 406,1; |
ῥήτωρ | Id. epp. 65,2, 406,1, 412,2; |
σῶμα | Id. epp. 51,2, 412,2, 414,2, 1199,3; |
στρατιώτης | Id. ep. 4; |
συμμαχία | Id. ep. 439,4; |
τέχνη | Id. ep. 51,2; |
τύχη | Id. ep. 65,1. |
Norman 1992 = Albert Francis Norman, Autobiography and selected letters, II, Cambridge 1992.