Nella silloge in dodici libri di documenti cancellereschi composta dal senatore e funzionario della corte gota, ovvero in quella raccolta di epistole denominata poi Variae, fu menzionato per la prima volta il nomen Opilio in una nomina che re Teoderico comunicò al Senato di Roma nell’anno 524:
Suscipite itaque collegam quem palatia nostra longa examinatione probaverunt […] Quis enim vestrorum a Cypriani devotione sommotus est? […] Gloriatur etiam non extrema luce natalium. Nam pater huic, sicut meniministis, Opilio fuit, vir abiectis quidem temporibus ad excubias tamen palatinas electus (Cass. var. V 41).
La nomina alla quale si stava facendo riferimento era quella di comes sacrarum largitionum, di cui era già stato insignito Cyprianus, un uomo esperto di questioni giuridiche (nobis causas multiplices relator delectabilis ingerebat), praticante la professione di notarius. Il motivo di maggiore rilevanza sembra peraltro consistere nella nobile discendenza, acclarata dal decoroso servizio nello stesso incarico palaziale da parte del padre di Cyprianus, un uomo dal nome Opilio 4.
Opilio non fu soltanto il padre di Cyprianus, ma anche di un altro Opilio, ovvero il funzionario operante sotto Atalarico al quale questa scheda è dedicata. I legami parentali5 si possono desumere infatti da un’altra lettera di nomina unita al dato onomastico, che risulta molto spesso trasmesso da padre a figlio; Atalarico scrisse direttamente al comes sacrarum O. con chiaro riferimento alla trasmissione non tanto ereditaria, quanto piuttosto per indulgentia regale6, della dignità: Pater his fascibus praefuit, sed et frater eadem resplenduit claritate: ipsa quodammodo dignitas in penatibus vestris larem posuit et domesticum factum est publicum decus (Cass. var. VIII 16).
Il nomen Opilio fu certamente di origine latina, attestato anche nella variante del latino cristiano Upilio, si associò in genere a un originario contesto agricolo, etimologicamente collegabile all’attività pastorizia (CIL XI, 6700); in epoca tardo antica si ritrova in almeno dodici occorrenze epigrafiche in entrambe le sue due varianti7.
Sembra molto probabile che la famiglia fosse originaria della parte settentrionale della penisola, quasi certamente della provincia di Liguria e nello specifico dalla città di Mediolanum, dove i giovani Cyriacus e O. avrebbero potuto compiere gli studi giuridici8. Un ulteriore cenno nell’epistola di Atalarico già menzionata sembra confermare questa tesi: […] auspicia nostra Liguribus felix portitor nuntiasti […] (Cass. var. VIII 16).
Quale miglior ambasciatore avrebbe potuto esserci per gli abitanti della Liguria, se non un uomo originario della loro stessa terra9?
1 Le varianti della forma greca del nome sono tutte attestate nella tradizione dell’opera di Procopius, unico autore scrivente in lingua greca che lo menzionò, in coerenza a fenomeni fonetici-linguistici riguardanti i termini di origine latina resi in greco bizantino per i quali si veda S.B. Psaltés, Grammatik der byzantinischen Chroniken, Göttingen 1913, 118-122.
2 PLRE II, s.v. Fl. Magnus Aurelius Cassiodorus Senator, pp. 265-269.
3 Cfr. Ch. Pietri, Christiana respublica: éléments d’une enquête sur le christianisme antique, II, Roma 1997, 884-886: il giudizio dello storico in merito alla famiglia degli Opilioni fu molto severo, la definì ‘famiglia oscura’, Opilio e il fratello Cyprianus giunsero verosimilmente al potere per i meriti acquisiti dalla generazione precedente, come si evince anche dalle parole riferite nella documentazione cassiodorea. Il più giovane Opilio si maritò anche con una donna appartenente alla famiglia dei Decii Basilii, nobile gens romana, come il giovane sovrano goto Atalarico non trascurò di menzionare comunicando ai senatori di Roma l’assegnazione della carica di comes sacrarum largitionum a Opilio: His laudibus electus a coniuge Basilianae sociatus fertur esse familiae, quod plerumque venit a meritis coniungi posse nobilibus (Cass. var. VIII 17). La storia della famiglia è menzionata, con precisi riferimenti bibliografici, anche nel commento incluso nella più recente edizione critica dell’opera cassiodorea, cfr. A. Giardina, G.A. Cecconi, I. Tantillo (eds), Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore. Varie, IV, Roma 2016, 227-229.
4 PLRE II, s.v. Opilio 3, pp. 807 s.
5 La parentela tra Cyprianus e Opilio rimane comunque discussa perché sussistono elementi sia a favore dell’appartenenza alla stessa famiglia sia contrari, tutti ricavabili da una lettura attenta dell’opera cassiodorea – cfr. Giardina, Cecconi, Tantillo (eds), Varie, IV, 227 s.
6 Ivi, II, 467.
7 Cfr. Kajanto, The Latin Cognomina, 323. Si veda anche per lo spoglio epigrafico i dati disponibili nel repertorio elettronico in www.edr-edr.it.
8 Cfr. Pietri, Christiana respublica, 883-5. Per la Liguria e l’uso del coronimo in Cassiodorus cfr. t. I, p. 35, n. 36.
9 Cfr. Delmaire, Les Responsables des finances impériales, 249.
Tuttavia la sua carriera non sembra che fosse sempre stata così limpida, come le parole di Atalarico diedero a intendere, infatti proprio per la sua attività scatenò l’ira di Teoderico, alla corte del quale entrò grazie al fratello Cyprianus, nam militiae ordinem sub fraterna laude didicisti […] (Cass. var. VIII 16), e a Cyprianus fu legato per un’altra vicenda oscura che lo riguardò. Troviamo traccia nel De Consolatione Philosophiae, opera celebre di un grande funzionario e filosofo molto attivo alla corte teodericiana, Anicius Manlius Severinus Boethius 1, che fu incarcerato nel 523 giacché accusato di complottare con la pars Orientis dell’Impero per destituire il potere del sovrano goto.
Boethius raccontò che il suo primo accusatore fu proprio Cyprianus che, nel ruolo di referendarius, insinuò in Teoderico il sospetto di complotto. Ciò avvenne giacché Boethius difese il console Albinus 2, accusato da Cyprianus di intrattenere corrispondenza con Constantinopolis ai danni del sovrano: Ne Albinum consularem virum praeiudicatae accusationis poena corriperet, odiis me Cypriani delatoris opposui (Boeth. Cons. I 4,14).
Anche O. mosse pari accusa, nel momento in cui si trovò maggiormente minacciato da Teoderico che, per alcune frodi, gli intimò l’esilio; egli si rifugiò in una chiesa e quando fu raggiunto da un ulteriore ordine regale di allontanamento, per salvaguardare la propria vita e reputazione, confermò l’accusa contro Boethius:
Opilionem vero atque Gaudentium cum ob innumeras multiplicesque fraudes ire in exsilium regia censura decrevisset cumque illi parere nolentes sacrarum sese aedium defensione tuerentur compertumque id regi foret, edixit uti, ni intra praescriptum diem Ravenna urbe decederent, notas insigniti frontibus pellerentur. Quid huic severitati posse astrui videtur? Atquin eo die deferentibus eisdem nominis nostri delatio suscepta est (Boeth. Cons. I 4,17.8).
Ritornando quindi ad Atalarico e all’anno 527, la condizione di O. volse dunque al meglio3, egli entrò effettivamente in carica alla sesta indizione, ossia il primo giorno di settembre di quell’anno, come la precisa scrittura formulare della cancelleria gota non mancò di segnalare: Atque ideo probato talibus institutis ab indictione feliciter sexta sacrarum largitionum comitivam propitia tibi divinitate concedimus (Cass. var. VIII 16).
O. cominciò verosimilmente da allora un’ascesa che sette anni dopo gli permise di essere scelto tra gli uomini fidati di Teodato (534-536), ambizioso condottiero goto che divenne l’immediato successore di Atalarico alla morte di quest’ultimo nell’ottobre del 534, per compiere una delicata missione.
Teodato lo incaricò di raggiungere la capitale orientale per rassicurare l’imperatore Giustiniano (527-565) riguardo all’incolumità di Amalasunta, madre di Atalarico e figlia di Teoderico, ma anche cugina di Teodato, vera erede del potere teodericiano (526-535), che alla morte del figlio associò al suo trono il cugino in una situazione critica anche per il possibile mutamento nei rapporti appunto con la sede imperiale, a causa della nuova politica religiosa e militare dell’imperatore4. Lo storiografo bizantino Procopius narrò di almeno due distinte ambascerie tra le due corti, una prima di messi imperiali nella pars Occidentis e una seconda che vide coinvolto appunto O., ambasciatore per conto di Teodato:
Θευδάτος δὲ τὴν ἡγεμονίαν παραλαβών […]πολλούς τε καὶ λίαν λογίμους ἐν Γότθοις ὄντας, τῶν τε Ἀμαλασούνθῃ προσηκόντων ἐκ τοῦ αἰφνιδίου τινὰς ἔκτεινε καὶ αὐτὴν ἐν φυλακῇ ἔσχεν, οὔπω τῶν πρέσβεων ἐς Βυζάντιον ἀφικομένων. ἔστι δέ τις λίμνη ἐν Τούσκοις, Βουλσίνη καλουμένη, ἧς δὴ ἐντὸς νῆσος ἀνέχει, βραχεῖα μὲν κομιδῆ οὖσα, φρούριον δὲ ἐχυρὸν ἔχουσα. ἐνταῦθα Θευδάτος τὴν Ἀμαλασοῦνθαν καθείρξας ἐτήρει. […] ἄνδρας ἐκ τῆς Ῥωμαίων βουλῆς Λιβέριόν τε καὶ Ὀπιλίωνα στείλας σὺν ἑτέροις τισί, παραιτεῖσθαι πάσῃ δυνάμει βασιλέα ἐπήγγελλεν, ἰσχυριζομένους μηδὲν πρὸς αὐτοῦ ἄχαρι τῇ Ἀμαλασούνθῃ ξυμβῆναι […] (Proc. Bella V 4,12-15).
Durante l’ambasceria, sempre seguendo la narrazione di Procopius, l’inviato dell’imperatore, il noto Petrus patricius 5, incontrò i due legati di Teodato, Liberius e O. 6, e apprese la verità riguardo a tutto ciò che stava accadendo nella penisola italica: Πέτρος […] ἐνταῦθα τε τοῖς ἀμφὶ Λιβέριόν τε καὶ Ὀπιλίωνα ἐντυχὼν τὰ ξυμπεσόντα ξύμπαντα ἔγνω, ἐς τε βασιλέα ταῦτα ἀνενεγκὼν αὐτοῦ ἔμεινεν (Proc. Bella V 4,21).
Lo storiografo non tralasciò comunque di precisare, verso la conclusione della descrizione dell’episodio, che soltanto O. perseverò nel sostenere che Teodato non fece nulla contro Amalasunta: Ὀπιλίων δὲ μόνος ἐνδελεχέστατα ἰσχυρίζετο μηδὲν ἐς Ἀμαλασοῦνθαν ἁμαρτεῖν Θευδάτον (Proc. Bella V 4,25)7.
Nello stesso anno dell’ambasceria O. ricevette una lettera da papa Giovanni II (533-535), destinata a un elenco di senatori che ricoprirono incarichi di alto livello presso la corte ravennate, e scritta per contrastare l’eresia nestoriana fondata sulla formula dogmatica secondo la quale ‘uno soltanto entro la Trinità soffrì nella carne’, sostenuta anche da alcuni monaci costantinopolitani, appartenenti alla comunità detta degli Acoemetae 8. Nell’elenco dei destinatari cui si rivolse il pontefice, O. fu menzionato nella settima posizione, dopo uomini di rango consolare, prefettizio o patrizio:
Epistola Joannis Papae ad senatores. Fidem de Christi divinitate et incarnatione confirmat: Acoemetas monachos Nestorii sectatores vitandos esse monet. Joannes episcopus Romanus, illustribus ac magnificis viris Avieno, Senatori, Liberio, Severino, Fideli, Avito, Opilioni, Joanni, Silverio, Clementiano et Ampelio. […] (Ioann. II Ep. ad sen.).
L’epistola conferma la buona riuscita della richiesta che Atalarico avanzò al Senato per l’inserimento di O. all’interno del loro consesso; l’esperienza pregressa del padre e la sua opportunistica fedeltà al potere goto gli garantirono una permanenza tra i maggiori dignitari di corte per l’intero periodo di governo del nipote di Teoderico.
Altra documentazione riguardante il destino di O. dallo scoppio del conflitto greco-gotico non è nota; alcuni studiosi sostennero che un’iscrizione rinvenuta su una tavola marmorea molto frammentaria in Roma, presso il cenobio di S. Paolo, commemorasse la sua sepoltura, databile a un intervallo compreso tra il 546 e il 566 (ICUR I, 1114), ma non sembra esserci alcuna prova a sostegno di quest’attribuzione e il valore del monumento funerario sembrerebbe inferiore a quanto usualmente si allestiva per alti funzionari9.
1 PLRE II, s.v. Anicius Manlius Severinus Boethius iunior 5, pp. 233-7.
2 Ivi, s.v. (?Faustus) Albinus iunior 9, pp. 51 s.
3 Per l’atmosfera più distesa che è voluta da Atalarico si veda J. Moorhead, Theoderic in Italy, Oxford 1992, 255-258.
4 Per quanto riguarda la nuova politica religiosa di Giustiniano I si rimanda in primis alla scheda relativa al vescovo Datius (L I.30), I, pp. 182-190.
5 PLRE IIIB, s.v. Petrus 6, pp. 994-998.
6 Ivi II, s.v. Petrus Marcellinus Felix Liberius 3, pp. 677-681.
7 Cfr. Delmaire, Les Responsables des finances impériales, 250. La difesa a oltranza di Teodato da parte di Opilio non appare sorprendente vista la sua posizione sempre più filo-gotica nel corso del tempo – cfr. M. Vitiello, Teodato. La caduta del regno ostrogoto d’Italia, O. Coloru (trad. it.), Palermo 2017,169.
8 ODC, s.v. Acoemetae, p. 10, s.v. Nestorius, pp. 1138 s.
9 Cfr. Delmaire, Les Responsables des finances impériales, 251. Favorevoli invece all’attribuzione dell’epigrafe a quest’Opilio: PLRE II; s.v. Opilio 4, p. 808; J. Sundwall, Abhandlungen zur Geschichte des ausgehenden Römertums, Helsinki 1919, 143; Brown, Gentlemen and Officers, 271. Il testo dell’iscrizione che la tradizione manoscritta ha trasmesso è il seguente: Locus Opil[ionis … quem se vivo com]|paravit a Fo[rtunato p(rae)p(osito) basilic(ae) beati apos(toli) Pauli] | solid(is) II ubi re[quiescit …] | qui vixit an[n(nos) … dep(ositus) sub die …] | Nov(embres) in[d(ictione)] X[… p(ost) c(onsolatum) Basili v(iri) c(larissimi) anno …] || ἀπὸ τεναρου[…] | ὑπατία Ἀγαπήτου [… (ICUR I, 1114) – cfr. ICUR (n.s.) II, 5098.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Albinus | Boeth. Cons. I 4,14; |
Ἀμαλασοῦνθα | Proc. Bella V 4,13-15,25; |
Ampelius | Ioann. II Ep. ad sen.; |
Avienus | Ivi; |
Avitus | Ivi; |
Basiliana (<Basilii) | Cass. var. VIII 17; |
Clementianus | Ioann. II Ep. ad sen.; |
Cyprianus | Cass. var. V 41, VIII 16; Boeth. Cons. I 4,14; |
Fidelis | Ioann. II Ep. ad sen.; |
Gaudentius | Boeth. Cons. I 4,17; |
Joannis (papa, episc. Rom.) | Ioann. II Ep. ad sen.; |
Joannis | Ivi; |
Liberius / Λιβέριος | Proc. Bella V 4,15,21; Ioann. II Ep. ad sen.; |
Nestorius | Ioann. II Ep. ad sen.; |
Opilio / Ὀπιλίων | Cass. var. V 41, VIII 16-17; Boeth. Cons. I 4,17-18; Proc. Bella V 4,15,21,25; Ioann. II Ep. ad sen.; |
Πέτρος | Proc. Bella V 4,21; |
Senator | Ioann. II Ep. ad sen.; |
Severinus | Ivi; |
Silverius | Ivi; |
Θευδάτος | Proc. Bella V 4,12,14,25. |
Index rerum sacrarum
aedes sacra | Boeth. Cons. I 4,17; |
Christus | Ioann. II Ep. ad sen.; |
divinitas | Cass. var. VIII 16; Ioann. II Ep. ad sen.; |
fides | Ioann. II Ep. ad sen.; |
incarnatio | Ivi; |
monachi Acoemetae | Ivi. |
Index geographicus
Βουλσίνη | Proc. Bella V 4,13; |
Βυζάντιον | Ivi; |
Γότθοι | Ivi; |
Ligur (<Liguria) | Cass. var. VIII 16; |
Ravenna | Boeth. Cons. I 4,17; |
Ῥωμαῖος / Romanus (<Ῥώμη) | Proc. Bella V 4,14; Ioann. II Ep. ad sen.; |
Τούσκοι (<Τουσκία) | Proc. Bella V 4,13. |
Index rerum notabilium
accusatio | Boeth. Cons. I 4,14; |
ἀνήρ | Proc. Bella V 4,15; |
arbiter | Cass. var. VIII 17; |
auspicium | Id. var. VIII 16; |
βασιλέα | Proc. Bella V 4,15,21; |
βουλή | Id. Bella V 4,21; |
causa | Cass. var. V 41, VIII 16; |
censura regia | Boeth. Cons. I 4,17; |
collega | Cass. var. V 41; |
comitiva sacrarum largitionum | Id. var. VIII 16; |
coniunx | Id. var. VIII 17; |
consularis vir | Boeth. Cons. I 4,14; |
decus publicum | Cass. var. VIII 16; |
defensio | Boeth. Cons. I 4,17; |
delator, delatio | Boeth. Cons. I 4,14,18; |
devotio | Cass. var. V 41; |
dignitas | Id. var. VIII 16; |
δύναμις | Proc. Bella V 4,15; |
examinatio | Cass. var. V 41; |
excubiae palatinae | Ivi; |
exsilium | Boeth. Cons. I 4,17; |
factum domesticum | Cass. var. VIII 16; |
familia | Id. var. VIII 17; |
frater | Id. var. VIII 16; |
fraus | Boeth. Cons. I 4,17; |
gloria | Cass. var. VIII 16; |
ἡγεμονία | Proc. Bella V 4,12; |
indictio | Cass. var. VIII 16; |
iudex | Id. var. VIII 16,17; |
lares | Id. var. VIII 16; |
laus | Ivi; |
λόγιμος | Proc. Bella V 4,13; |
lux natalium | Cass. var. V 41; |
meritum | Id. var. VIII 17; |
νῆσος | Proc. Bella V 4,14; |
nobiles | Cass. var. VIII 17; |
nomen | Boeth. Cons. I 4,18; |
nota | Boeth. Cons. I 4,17; |
odium | Boeth. Cons. I 4,14; |
ordo militiae | Cass. var. VIII 16; |
otium provinciale | Id. var. VIII 17; |
palatium | Id. var. V 41; |
pater | Id. var. V 41, VIII 16; |
penates | Id. var. VIII 16; |
φρούριον | Proc. Bella V 4,13; |
φύλαξ | Ivi; |
poena | Boeth. Cons. I 4,14; |
portitor | Cass. var. VIII 16; |
πρέσβυς | Proc. Bella V 4,13; |
praescriptum | Boeth. Cons. I 4,17; |
probitas | Cass. var. VIII 17; |
recessus | Id. var. VIII 16; |
regnum | Ivi; |
relator | Cass. var. V 41; |
sectator | Ioann. II Ep. ad sen.; |
senator | Ivi. |
Delmaire 1989 = Roland Delmaire, Les Responsables des finances impériales au Bas-Empire romain: (4.-6. S.): études prosopographiques, Bruxelles 1989, 248-251.
Moorhead 1992 = John Moorhead, Theoderic in Italy, Oxford 1992, 227-258.
Pietri 1997 = Charles Pietri, Christiana respublica: éléments d’une enquête sur le christianisme antique, II, Roma 1997, 882-887.
Vitiello 2017 = Massimiliano Vitiello, Teodato. La caduta del regno ostrogoto d’Italia, O. Coloru (trad. it.), Palermo 2017, 138, 141 s., 146, 169 s., 172, 176, 228, 253, 255.