Il nome è una latinizzazione di un’originaria forma ebraica1 (le possibili numerose varianti in lingua greca sono, ad esempio, le seguenti: Σάββατις, Σανβάτιος, Σάνβατος, Ζαβδαῖος, Ζαβδᾶς, Ζάββδηλος, Ζαβδίων, Ζάβδανος, Ζάβδος), frequentemente attestato nell’epigrafia e diffuso soprattutto in Aegyptus, in Asia Minor e nel territorio pontico2.
1 Cfr. Cracco Ruggini, Ebrei e Orientali nell’Italia Settentrionale, 249, n. 179.
2 ILCV III. Indices, pp. 140, 144: una quindicina di attestazioni soltanto fra l’epigrafia cristiana. Da uno spoglio dei principali repertori epigrafici elettronici si evince la presenza di almeno quattro attestazioni nell’area settentrionale della penisola italica, altre tre in area dalmata, una in area gallica, diciassette in Roma. Per quanto concerne la rilevante diffusione in area orientale del nome Sab(b)atius, al femminile Sab(b)atia, in collegamento anche al culto per la divinità Ζεὺς Σαβάζιος, cfr. J. Keil, A. von Premerstein, Bericht über eine zweite Reise in Lydien, Vienna 1911, 113; F. Preisigke, Sammelbuch griechischer Urkunden aus Aegypten, IV, Berlino-Lipsia 1915-1934, nn. 681, 4206, 7405 s., 8066; L. Zgusta, Die Personennamen Griechischer Städte der nördlichen Schwarzmeerküste, Praga 1955, 321-323.
Si tratta di un’iscrizione sepolcrale, relativa a un uomo e a una donna cristiani, molto probabilmente due giovani sposi, corredata da opportuna simbologia, che è stata variamente interpretata dagli studiosi. La prima riga recò il disegno di due colombe ai lati destro e sinistro di una croce1; a seguire il testo seguente: hic requiescit in Χρ(ist)o Sab|batia, qui vixit plus minus | an(nos) XXII, di[es] XXII et cum Adeo|dato vixit [an(nos)] III dies III […] | […] FII SEP (crux) […] | […] XXVI D VEIII B | SPC (CIL V/2, 6267).
Il formulario è tipico dell’epigrafia cristiana (hic requiescit in Χρisto), peraltro con l’uso orientale dell’indicazione cristologica2; l’iconografia di cui si è scritto oltre che la numerologia rimandano peraltro precisamente a quel contesto.
L’espressione plus minus, usuale in questa tipologia epigrafica, che veicola un senso di indefinitezza, è utilizzata soltanto dal secolo V in avanti3; è possibile che quest’iscrizione, anche per comparazione con altre rinvenute in S. Eustorgio, sia databile a un periodo compreso tra i secoli V e VI.
1 P. Rotta, Cronaca annuale dei ristauri e delle scoperte nella basilica di S. Eustorgio in Milano dall’anno 1862 in avanti, Milano 1886, 24 ipotizzò che si trattasse invece di due pesci, anziché colombe, come sostenne anche il Mommsen in CIL V/2, 6267. Tutti gli studi successivi ritennero invece più probabile che si trattasse di due colombe, per comparazione con l’iconografia delle altre iscrizioni diffuse nelle necropoli locali.
2 Χρisto: risulta peraltro utilizzando una grafia mista, greco-latina, giacché le prime due lettere sono greche, ma la ‘o’ finale avrebbe dovuto essere una ‘ω’ – cfr. G. Cuscito, Il cimitero milanese a S. Eustorgio: revisione del materiale epigrafico paleocristiano per il corpus delle I.C.I. su Mediolanum, Riv. Arch. Como, 176 (1994), 142.
3 Cfr. V. Forcella, E. Seletti, Iscrizioni cristiane in Milano anteriori al IX secolo, Codogno 1897, 3.
Index nominum – Index rerum sacrarum
Index nominum
Adeodatus | CIL V/2, 6267; |
Sabbatia | Ivi. |
Index rerum sacrarum
Χρistus | CIL V/2, 6267. |
Cuscito 1994 = Giuseppe Cuscito, Il cimitero milanese a S. Eustorgio: revisione del materiale epigrafico paleocristiano per il corpus delle I.C.I. su Mediolanum, Riv. Arch. Como, 176 (1994), 142.