VRSACIVS (VRSICINVS) (Οὐρσίκιος)

PCBE II/2, s.v. Ursacius, p. 2352; BSS XII, s.v. Ursicino (Ursacio), vescovo di Brescia, col. 854 (A. Nodari); Vies des saints 12, p. 11; Fedalto, Hierarchia Catholica. 31.6. Brixiensis episcopatus, 182; Lanzoni, Le diocesi, 962; Savio, Gli antichi vescovi. La Lombardia, II/1, Brescia, 141 s.

Athan. contra Arian. 48,2, apud Mareoticas eccl. ep.; Hilar. Pict. frg. hist. B, II,4,15; conc. Sard. Nom. Episc. (Turner, Ecclesiae occidentalis monumenta iuris antiquissima, I, 2,3); conc. Sard. ad Mareoticas eccl. ep.

Ursacius fu un vescovo di Brixia ricordato da pochissimi documenti, nei quali fu attestato anche nella variante nominativa di Ursicinus, un diminutivo di Ursus. Si tratta di un nome derivato dal lessico relativo alla fauna e discretamente diffuso nell’epigrafia di area settentrionale in epoca tardo antica¹.

Il nominativo comparve, con un’indicazione precisa della provenienza, alla cinquantesima posizione fra i signatari del concilio di Serdica, convocato dagli imperatori Costante (337-350) e Costanzo II (337-361) per discutere riguardo all’ortodossia del teologo alessandrino Atanasio²: […] qui in synodo fuerunt et suscripserunt idem in iudicio. […] Ursacius ab Italia de Brixia (Hilar. Pict. frg. hist. B, II,4,15).

Sia per l’onomastica sia per l’indicazione suddetta si ritiene presumibile che U. fosse effettivamente nativo di Brixia, dove rivestì anche il ruolo di vescovo.

Alla sua morte, avvenuta quasi certamente il giorno due di dicembre in un anno non precisabile dopo il concilio di Serdica ³, U. fu sepolto nella chiesa bresciana dedicata a sant’Apollonio, fuori dalla sezione orientale delle mura urbiche e alle pendici del colle di S. Fiorano, dove ancora furono rinvenute le sue reliquie nel secolo X. Agli inizi del secolo XVI quell’edificio sacro fu abbattuto e le spoglie di U. furono trasferite all’interno della città, nella chiesa dedicata a san Giuseppe, sotto l’altare maggiore⁴.

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Altri scritti documentarono la partecipazione di U. al concilio di Serdica; egli infatti, come si è già segnalato, risultò tra i sottoscrittori delle risoluzioni¹.

La convocazione del suddetto concilio avvenne soprattutto per una conferma della formula di fede affermata a Nicaea, dopo che una delegazione di vescovi orientali aveva proposto a Costante una nuova formula priva di alcune tesi di Arius, ma senza cenni alla tematica della consustanzialità e coeternità (homoousios) di Cristo.

Non si trattò di un sinodo ecumenico, come era stato originariamente previsto, giacché molti vescovi orientali si rifiutarono di partecipare a causa della presenza di Atanasio, Marcellus di Ancyra e Asclepiades di Gaza, che essi avevano in precedenza condannato. La seduta conciliare stabilì infine ventuno canoni a costituzione di una prima raccolta di diritto ecclesiastico².

U. sostenne invece il vescovo Atanasio nella lotta contro l’arianesimo; sia in una lettera redatta dopo il concilio di Serdica e destinata alla comunità di Mareotes Nomos (Aegyptus), sia in successiva epistola dello stesso Atanasio, entrambe vòlte a ribadire l’innocenza del presule alessandrino, si può individuare il nome del vescovo di Brixia:

[…] episcopum enim vestrum dilectissimum fratrem nostrum, et comministrum Athanasium innocentem et sincerum ab omni calumnia pronuntiavit sancta et magna synodus; Theodorus vero, […] Ursacium […] episcopatu deposuit ob ea quae deliquerunt, et ob impiissimam haeresim cuius socii et patroni videntur (conc. Sard. ad Mareoticas eccl. ep.); S. Athanasii ad easdem Ecclesiae epistola. […] Gaudentius Naisitanus episcopus incolumes vos in Domino opto. […] Ursacius Brixiensis similiter (Athan. apud Mareoticas eccl. ep.).

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Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium

Picard 1988 ꞊ Jean-Charles Picard, Le souvenir des évêques. Sépultures, listes épiscopales et culte des évêques en Italie du  Nord des origines au X ͤ siècle, Roma 1988, 225, 433.