In alcune occorrenze dell’opera storiografica di Ammianus, le Res Gestae, fu evocata la presenza di entrambi in Antiochia 1; del resto l’Autore fu nativo di quell’antica metropoli e nella sua opera non tralasciò di narrare anche in merito ai propri concittadini, a volte mostrandosi anche poco orgoglioso degli stessi.
Un episodio in particolare sembra avvalorare la tesi di un’origine antiochena o comunque orientale di U.: Ammianus narrò che, nell’anno 359, Eusebius (I), gran ciambellano (praepositus sacri cubiculi) presso la corte di Costanzo II (337-361), pretese che U. gli consegnasse una propria abitazione in Antiochia:
[…] hac autem assentandi nimia foeditate, mercari complures nitebantur Eusebi favorem, cubiculi tunc praepositi, apud quem multa Constantius posuit, ante dicti magistri equitum (sc. Ursicini) salutem acriter impugnantis ratione bifaria, quod omnium solus nec opes eius augebat, ut ceteri, et domo sua non cederet Antiochiae, quam molestissime flagitabat (Amm. XVIII 4,3).
U. non acconsentì alla richiesta e ciò complicò ulteriormente i rapporti tra i due funzionari2. Ciò che interessa comunque ai fini della possibile determinazione dell’origine del comandante consiste nell’assunto relativo al possesso di un’abitazione in Antiochia; difficile ipotizzare che un uomo non orientale, se proprio non si vuole restringere all’ambiente antiocheno, fosse proprietario di una dimora nella città siriaca3.
Peraltro, come brevemente già accennato, U. fu magister equitum et peditum e per la maggior parte del tempo egli adempì al proprio servizio sulla frontiera orientale, a ulteriore possibile conferma della tesi di una sua origine orientale, giacché generalmente si impiegarono di preferenza comandanti nativi di quei territori per coordinare le impegnative imprese militari che dovettero affrontare i Romani contro i Persiani, a garanzia di una migliore conoscenza della conformazione e delle caratteristiche socio-economiche dell’area di interesse.
I cenni di Ammianus riguardanti i successi e l’impegno di U. sul limes orientale non furono pochi4: […] usu bellandi artis Persicae scientissimus. Quo rumore provinciis percitis, ordines civitatum et populi, decretis et acclamationibus densis, iniecta manu detinebant paene publicum defensorem, memores quod relictus ad sui tutelam, cum inerti et umbratili milite, nihil amiserat per decennium […] (Amm. XVIII 6,1-2). Non subì sconfitte per un decennio e maturò lunga esperienza nell’arte bellica sul fronte persiano, scrisse dunque Ammianus.
U. tuttavia, durante difficili campagne militari a est nei suoi ultimi anni di servizio (359-360), dovette far fronte anche a episodi di mancata collaborazione da parte degli altri ufficiali, come avvenne nel caso dell’assedio alla città mesopotamica di Amida/Ad Tygrem, quando Sabinianus, suo successore nell’incarico di magister equitum 5, gli impedì di intraprendere nuove azioni adducendone la pericolosità e alludendo come pretesto ad alcune missive imperiali in merito alla necessaria preservazione dell’incolumità delle milizie:
Dum apud Amidam hac partium destinatione pugnatur, Ursicinus maerens, quod ex alterius pendebat arbitrio, auctoritatis tunc in regendo milite potioris, Sabinianum etiam tum sepulcris haerentem, crebro monebat, ut compositis velitaribus cunctis, per imos pedes montium occultis itineribus properarent, quo levium armorum auxilio, siqua fors iuvisset, stationibus interceptis, nocturnas hostium aggrederentur excubias […] quibus Sabinianus renitebatur ut noxiis, palam quidem litteras imperiales praetendens […] (Amm. XIX 3,1-2).
1 Cfr. Amm. XIV 9,1.3, XVIII 4,2-7, XIX 8,12, XX 2,1-5.
2 Cfr. Thompson, The Historical Work, 47 – lo studioso ricordò che la mancata consegna dell’abitazione costituì il primo pretesto per la lunga e aspra disputa che caratterizzò il rapporto tra Ursicinus ed Eusebius; per altri episodi relativi alla contesa si veda un ulteriore brano di Ammianus: Quae dum ita geruntur, post Amidae oppugnationem Ursicinum ad commilitium principis ut peditum magistrum reversum, obtrectatores excipiunt […] Quibus apertas probabilesque refutantibus causas, veritisque ne offenderetur Eusebius, cubiculi tunc praepositus […] a veritate detorti, inania quaedam, longeque a negotio distantia, scrutabantur (Amm. XX 2,1.3). Ammianus sicuramente in più di un’occasione si mostrò fin troppo elogiativo nel ritratto del suo superiore, rinforzando in contrapposizione i difetti degli avversari (Thompson, The Historical Work, 42-55; Sabbah, La méthode d’Ammien Marcellin, 458 s.), tuttavia è possibile che la rivalità fra i due uomini influenti a corte scaturisse in false accuse e processi, come descritto.
3 Cfr. Liebeschuetz, Antioch: city and imperial administration, 48 s. Lo studioso ricordò che la maggior parte degli uomini che costituirono l’alta classe antiochena dovette il proprio status alla ricchezza in proprietà terriera ereditata dalla famiglia; evidenziando quindi una situazione di staticità e trasmissione ereditaria nel possesso di beni immobili. Tale classe aristocratica non fece profitto in attività commerciale, bensì fu quasi sempre impiegata nel servizio amministrativo e governativo imperiale, fonte maggiore di reddito che permise a sua volta ulteriori re-investimenti in proprietà terriere – cfr. anche J. Matthews, The Roman Empire of Ammianus, Londra 1989, 72-74. Oltre ai beni immobili, in Ammianus si legge cenno anche sull’esistenza di figli di Ursicinus, che nella pars Orientis si distinsero nella carriera imperiale e militare: […] subolescere imperio adultos eius filios mussitantes, decore corporum favorabiles et aetate, per multiplicem armaturae scientiam, agilitatemque membrorum, inter cotidiana proludia exercitus, consulto consilio cognitos […] (Amm. XIV 11,3).
4 Amm. XIV 9,1: Inter has ruinarum varietates, a Nisibi quam tuebatur accitus Ursicinus […], XVI 10,21: Unde misso in locum Marcelli Severo, bellorum usu et maturitate firmato, Ursicinum ad se venire praecepit. Et ille litteris gratanter acceptis, Sirmium venit, comitantibus sociis, libratisque diu super pace consiliis, quam fundari posse cum Persis Musonianus rettulerat, in orientem cum magisterii remittitur potestate […], XVIII 6,12: […] audissentque Ursicinum paulo ante urbem ingressum, montem Izalam petere […]. A volte Ammianus non ripetè neppure il nome, ma è assai probabile che si riferisse a lui, menzionando esclusivamente la carica ricoperta, a ulteriore avvaloramento del comandante per il quale prestò servizio: Haec ubi latius fama vulgasset, missaeque relationes assiduae Gallum Caesarem permovissent, quoniam magister equitum longius ea tempestate disintebatur […] (Amm. XIV 2,20), […] Nisibin propere venimus […] hunc dum imperatu ducis miseratione commoti […] (Amm. XVIII 6,8.10).
5 PLRE I, s.v. Sabinianus 3, pp. 789 s.
In seguito egli fu convocato presso la corte imperiale in Mediolanum. Potenti ‘adulatori’ dell’imperatore ed eunuchi a lui vicini addussero la colpa che il comandante istigasse il Cesare Gallo a commettere omicidi, per agevolare ulteriormente la carriera dei propri figli:
[…] Ursicinum in oriente perniciose relinquendum, si nullus esset qui prohiberet altiora meditaturum. […] Gallum suopte ingenio trucem, per suppositos quosdam ad saeva facinora ideo animatum, ut eo digna omnium ordinum detestatione exoso, ad magistri equitum liberos principatus insignia transferantur (Amm. XIV 11,2-3).
Ammianus lo accompagnò a corte e quindi narrò i fatti su base autoptica: acceptisque litteris, et copia rei vehiculariae data, Mediolanum itineribus properavimus magnis (Amm. XIV 11,5). Alla venuta dei due a Mediolanum, la posizione di U. si era nel frattempo aggravata, giacché l’ambizioso Cesare fu costretto a uccidersi per volontà imperiale e Costanzo II ne approfittò per aggiungere ai capi di accusa imputati a U. anche quello di lesa maestà (Amm. XV 2,1: Iamque post miserandam deleti Caesaris cladem, sonante periculorum iudicialium tuba, in crimen laesae maiestatis arcessebatur Ursicinus […]).
Al termine del ‘processo-farsa’ si decise di condannare a morte U., secondo il piano dell’imperatore e dei suoi sobillatori, il magister militum sarebbe stato allontanato dalle proprie guardie nel corso della notte seguente e così eliminato: Igitur paucis arcanorum praesentibus consciis latenter cum imperatore sententia id sederat, ut nocte ventura procul a conspectu militarium raptus Ursicinus indemnatus occideretur (Amm. XV 2,5).
L’imponderabile lo salvò dalla condanna, e la sua maestria militare – celebrata spesso da Ammianus, ma probabilmente a ragion veduta, fece il resto. Nelle Galliae insorse un altro alto ufficiale, Silvanus 2, che si autoproclamò Augustus a Colonia Agrippina nell’estate del 3553; l’imperatore, sorpreso dalla notizia, convocò il Concistorio a mezzanotte e in molti suggerirono il nome di U. per sedare l’usurpazione, giacché lo ritennero il migliore nelle decisioni belliche.
Scrisse dunque Ammianus che di nuovo il suo superiore fu chiamato a palazzo, e la convocazione gli fu presentata dal maestro delle cerimonie (per admissionum magister) a impreziosire l’onore tributato; appena egli giunse presso il Concistorio gli fu offerta in adorazione la veste di porpora imperiale (adoratio purpurae), come gesto di saluto e di massimo rispetto destinato agli alti funzionari4: […] submissis verbis perstringebatur Ursicini mentio ut consiliis rei bellicae praestantissimi frustraque gravi iniuria lacessiti et per admissionum magistrum – qui mos est honoratior – accito eodem ingresso consistorium offertur purpura multo quam antea placidius […] (Amm. XV 5,18).
Inizialmente U. non accolse l’incarico di buon animo, desideroso prima di discolparsi dalla false accuse intentategli; l’imperatore tuttavia lo convinse a desistere in questa difesa a fronte della più imminente necessità e così si avviarono i preparativi per la partenza: post haec ita digesta protinus iubetur exire tribunis et protectoribus domesticis decem, ut postularat, ad iuvandas necessitates publicas et coniunctis inter quos ego quoque […] (Amm. XV 5,22).
Ammianus dunque ancora una volta partì insieme al suo comandante. Al loro arrivo presso Silvanus furono accolti favorevolmente, secondo le parole dello storiografo antiocheno, il quale introdusse nella narrazione in questo punto una significativa comparazione tra le sorti ingiuste dei due comandanti: Aegre ferebat Silvanus ad consulatum potestatesque sublimes elatis indignis se et Ursicinum solos post exsudatos magnos pro re publica labores et crebros ita fuisse despectos […] alter vero ob oriente raptus odiis inimicorum addiceretur; et haec assidue clam querebatur et palam […] (Amm. XV 5,28). Nonostante ciò, a Silvanus non fu risparmiata la vita nello scontro sul campo di battaglia che immediatamente seguì (Amm. XV 5,31: densis gladiorum ictibus trucidarant)5.
U. verisimilmente rimase per un po’ di tempo in quei luoghi, come ricordò il suo collaboratore (Amm. XVI 2,8: […] Ursicinus ad usque expeditionis finem agere praeceptus isdem in locis); fino a quando non gli si chiese di nuovo di muovere verso la pars Orientis, per svolgere questa volta l’incarico di magister peditum: […] Ursicinus vero curaturus pedestrem militiam et successurus Barbationi ad comitatum reverteretur […] (Amm. XVIII 5,5)6.
Nel suo nuovo viaggio di ritorno verso il territorio orientale egli transitò certo prima da Sirmium, sede imperiale in cui si trovava Costanzo II nel 357 (Amm. XVI 10,21) e il suo passaggio da quei luoghi gli valse forse alcuni onori, se riteniamo plausibile che alcuni bolli laterizi siglati e alcune iscrizioni, rinvenuti soprattutto in area pannonica, omaggiassero U. attraverso il semplice epiteto di magister: est [te]m(pore) Ursicini m(a)g(istri) [WRSICINI MG] (CIL III Suppl. I-III, 11856) oppure Ursicini m(a)g(istri), Ursicino magistro (CIL III/1, 4668; AÉ 1954,15, 1955,16c,i, 1988,939).
Null’altro fu noto di U. dopo il rientro ad Antiochia, a seguito della disfatta di Amida, nell’anno 360 egli fu destituito dal suo incarico (Amm. XX 2,5: deposita militia digredi iussit ad otium).
1 Cfr. Thompson, The Historical Work, 3, 53 datò l’evento in un caso al 353 e nell’altro al 354, più verosimile che il rientro da Nisibis si sia svolto nel 354, come confermato anche in tutti i successivi contributi e nei principali repertori.
2 PLRE I, s.v. Silvanus 2, pp. 840 s.
3 Per la datazione cfr. O. Seeck, Zur Chronologie und Quellenkunde des Ammianus Marcellinus, Hermes, 41 (1906), 501.
4 Cfr. F. Amarelli, Esercizio del potere e ricorso alla prassi della consultazione nella Tarda Antichità: alle origini del ‘consistorium’, Koinonia, 28-29 (2004-2005), 28 s.; R. Smith, The imperial court in the late Roman empire, in A.J.S. Spawforth (ed.), The court and court society in ancient monarchies, Cambridge 2007, 157-232; I. Tantillo, I cerimoniali di corte in età tardoromana (284-395 d.C.), in AA. VV., Le corti nell’Alto Medioevo. Spoleto 24-29 aprile 2014, Spoleto 2015, 543-584. Per la particolare attenzione al caso di Ursicinus, oltre che al significato del cerimoniale, si veda V. Neri, La dialettica politica fra l’imperatore e la sua corte nelle Res Gestae di Ammiano Marcellino, Koinonia, 40 (2016), 109 s.
5 L’intero episodio narrativo di Ammianus è parzialmente messo in discussione dallo studioso Drinkwater, che provò anche a fornire una ricostruzione più verisimile dell’accaduto; ritenendo comunque invariata la scena della convocazione di Ursicinus presso il Concistorio mediolanense – cfr. J.F. Drinkwater, Silvanus, Ursicinus and Ammianus: Fact or Fiction?, in C. Deroux (ed.), Studies in Latin Literature and Roman History, VII, Bruxelles 1994, 568-576.
6 Per altri cenni sull’esperienza bellica di Ursicinus, di nuovo diretto verso terre mesopotamiche, cfr. Amm. XVIII 6,5-6,12, 8,5.
Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium
Index nominum
Barbatio | Amm. XVIII 5,5; |
Constantius (Imperator) | Id. XVIII 4,3; |
Eusebius | Id. XVIII 4,3, XX 2,3; |
Gallus (Caesar) | Id. XIV 2,20, 11,3; |
Marcellus | Id. XVI 10,21; |
Musonianus | Ivi; |
Sabinianus | Amm. XIX 3,1-2; |
Severus | Id. XVI 10,21; |
Silvanus | Id. XV 5,28; |
Ursicinus | Amm. XIV 2,20, 9,1, 11,2-5, XV 2,1,5, 5,18-31, XVI 2,8, 10,21, XVIII 4,2-7, 5,5, 6,1-3,5-6,8-10,12, 8,5, XIX 3,1, 8,12, XX 2,1-5; CIL III/1, 4668, Suppl. I-III,11856; AÉ 1954,15, 1955,16c, 1988,939.
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Index geographicus
Amida | Amm. XIX 3,1-2, XX 2,1; |
Antiochia | Id. XVIII 4,3; |
Izala (<mons) | Id. XVIII 6,12; |
Mediolanum | Id. XIV 11,5; |
Nisibis | Id. XIV 2,20, 9,1; |
oriens | Id. XIV 11,2, XV 5,28, XVI 10,21; |
Persis, Persicus (<Persia) | Id. XVI 10,21, XVIII 6,1; |
Sirmium | Id. XVI 10,21. |
Index rerum notabilium
aetas | Amm. XIV 11,3; |
arbitrium | Id. XIX 3,1; |
arma | Ivi; |
ars bellandi | Amm. XVIII 6,1; |
auctoritas | Id. XIX 3,1; |
auxilium | Ivi; |
causa | Amm. XX 2,1; |
civitas | Id. XVIII 6,1; |
clades | Id. XV 2,1; |
comitatus | Id. XVIII 5,5; |
commilitium | Id. XX 2,1; |
consilium | Id. XIV 11,3, XV 5,18, XVI 10,21; |
consistorium | Id. XV 5,18; |
conspectus | Id. XV 2,5; |
consulatus | Id. XV 5,28; |
consultum | Id. XIV 11,3; |
corpus | Ivi; |
crimen laesae maiestatis | Amm. XV 2,1; |
decretum | Id. XVIII 6,1; |
defensor publicus | Ivi; |
digestum | Amm. XV 5,22; |
decus | Id. XIV 11,3; |
destinatio | Id. XIX 3,1; |
domus | Id. XVIII 4,3; |
dux | Id. XVIII 6,10; |
excubia | Id. XIX 3,1; |
exercitus | Id. XIV 11,3; |
expeditio | Id. XVI 2,8; |
facinus | Id. XIV 11,3; |
fama | Id. XIV 2,20; |
favor | Id. XVIII 4,3; |
filius, liberus | Id. XIV 11,3; |
finis | Id. XVI 2,8; |
gladius | Id. XV 5,31; |
hostis | Id. XIX 3,1; |
imperator, princeps, principatus | Id. XIV 11,3, XV 2,5, XX 2,1; |
imperium | Id. XIV 11,3; |
ingenium | Id. XIV 11,2; |
inimicus | Id. XV 5,28; |
iniuria | Id. XV 5,18; |
insignia | Id. XIV 11,3; |
iter | Id. XIV 11,5, XIX 3,1; |
labor | Id. XV 5,28; |
litterae | Id. XIV 11,5, XVI 10,21, XIX 3,2; |
locus | Id. XVI 2,8, 10,21; |
magister, magisterium | Amm. XVI 10,21; CIL III/1, 4668, Suppl. I-III,11856; AÉ 1954,15, 1955,16c, 1988,939; |
magister admissionum | Amm. XV 5,18; |
magister equitum | Id. XIV 2,20, 11,3, XVIII 4,3; |
magister peditum | Id. XX 2,1; |
miles, militares, militia (militia pedestris) | Id. XV 2,5, XVIII 5,5, 6,2, XIX 3,1, XX 2,5; |
mons | Id. XVIII 6,12, XIX 3,1; |
necessitas publica | Id. XV 5,22; |
negotium | Id. XX 2,3; |
nox | Id. XV 2,5; |
oppugnatio | Id. XX 2,1; |
ordo | Id. XIV 11,3, XVIII 6,1; |
otium | Id. XX 2,5; |
pax | Id. XVI 10,21; |
periculum | Id. XV 2,1; |
populus | Id. XVIII 6,1; |
potestas | Id. XV 5,28, XVI 10,21; |
praeceptum imperiale | Id. XIV 9,1; |
praepositus cubiculi | Id. XVIII 4,3, XX 2,3; |
protector domesticus | Id. XV 5,22; |
provincia | Id. XVIII 6,1; |
purpura | Id. XV 5,18; |
ratio | Id. XVIII 4,3; |
relatio | Id. XIV 2,20; |
respublica | Id. XV 5,28; |
res vehicularia | Id. XIV 11,5; |
ruina | Id. XIV 9,1; |
rumor | Id. XVIII 6,1; |
salus | Id. XVIII 4,3; |
scientia armaturae | Id. XIV 11,3; |
sententia | Id. XV 2,5; |
sepulcrum | Id. XIX 3,1; |
socius | Id. XVI 10,21; |
statio | Id. XIX 3,2; |
tribunus | Id. XV 5,22; |
tutela | Id. XVIII 6,2; |
urbs | Id. XVIII 6,12; |
usus bellae | Id. XVI 10,21; |
velitares | Id. XIX 3,1. |
Frakes 2000 = Robert M. Frakes, Ammianus Marcellinus and his intended audience, in C. Deroux (ed.), Studies in Latin Literature and Roman History, X, Bruxelles 2000, 397-442.
Matthews 1989 = John Matthews, The Roman Empire of Ammianus, Londra 1989, 34-40, 60-73.
Sabbah 1978 = Guy Sabbah, La méthode d’Ammien Marcellin: recherchers sur la construction du discours historique dans les ‘Res gestae’, Parigi 1978, 458 s.
Thompson 1947 = Edward Arthur Thompson, The Historical Work of Ammianus Marcellinus, Cambridge 1947, 42-55.