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I Romani oltre il Po e l'Oriente

Database prosopografico tra l'oriente e l'occidente

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HomeOrienteLuogoDACIAASBADVS (ASVADVS) (Ἄσβαδος)
DACIA magister militum seconda metà sec. VI (Or.) TICINVM

ASBADVS (ASVADVS) (Ἄσβαδος)

21 Marzo 20207 Dicembre 2020Elena
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‘magister militum’1 (- 560)


1 Cfr. la scheda di Ennas, n. 1.

Seconda metà sec. VI
PLRE IIIA, s.v. Asbadus 2, p. 133; Amory, People and Identity. Prosopographical Appendix, s.v. Asbadus, 362; Cosentino I, s.v. Asbadus, 182 s.; Parnell, Justinian’s men: the Ethnic and Regional Origins. Table A2.Non-Roman Soldiers, 292.
Proc. Bella VIII 26,13, 32,22-25; Auct. Haun. extr. 1-2; Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, 266 s., n. 15.
Le menzioni di Asbadus, giovane condottiero al servizio dell’esercito romano nell’ultima fase del conflitto ‘greco-gotico’1, furono rarissime, benché sembri che proprio la sua mano fu determinante per la morte dell’ultimo sovrano goto davvero capace di contrastare i Romani nella penisola italica: Totila (541-552).

Lo storiografo Procopius citò due comandanti militari con questo nome2, che percorsero carriere analoghe all’interno delle milizie romane a distanza di circa un quindicennio l’uno dall’altro, ma è con buona probabilità erroneo considerarli la stessa persona, giacché le vicende che li coinvolsero, affidandoci alla narrazione dello storiografo bizantino, si svolsero in settori geografici molto diversi3.

Quando Procopius raccontò della spedizione del generale Narsis nella penisola italica, a metà del secolo VI, per soccorrere le città ancora assediate dai Goti, riferì delle ingenti proporzioni del contingente che il funzionario mobilitò ed elencò in particolare alcuni dei più valorosi comandanti; in quest’occorrenza citò anche uno dei due A., giovane di stirpe gepida, che portò con se’ quattrocento valorosi guerrieri della sua stessa origine: […] ἀξιόχρεων στρατιὰν ἐξήγειρεν. […] καὶ Ἄσβαδος, νεανίας τις, Γήπαις γένος, διαφερόντως δραστήριος, ὁμογενεῖς τετρακοσίους ξὺν αὑτῷ ἔχων, ἄνδρας ἀγαθοὺς τὰ πολέμια […] (Proc. Bella VIII 26,13).

L’uso di Γήπαις in Procopius designò sempre membri della popolazione dei Gepidi, che lo storiografo ritenne appartenere al macro-gruppo gotico; spingendosi oltre Procopius scrisse anche che Gepidi furono chiamate un tempo le persone di stirpe getica (Proc. Bella III 2,1-2)4.

Fin dal secolo IV i Gepidi si stanziarono nella bassa area balcanica, tra la Dacia, le Moesiae e le Pannoniae; durante il secolo VI le loro roccaforti furono soprattutto le città di Singidunum e Sirmium, contese prima agli Ostrogoti e poi al loro principale avversario, i Longobardi5.

Molti fra loro, specialmente dall’area dacica, alla metà del secolo VI, entrarono a far parte dell’esercito romano; A. fu uno fra questi e probabilmente, per quanto trasmessoci dalle fonti, fu uno dei più valorosi.


1 Cfr. Ennas, Origini n. 1.

2 Proc. Bella VII 38,4-6; VIII 26,13, 32,22-28 (TPC, XXXVII, 74). Si veda anche in PLRE IIIA, s. vv. Asbadus 1/2, p. 133.

3 L’intera questione identitaria è affrontata con esiti diversi in alcuni contributi, proposero un’identificazione: D.A. Bullough, Urban Change in Early Medieval Italy: the Example of Pavia, PBSR, 34 (1966), 93, n. 42; T.S. Brown, Gentlemen and Officers: Imperial Administration and Aristocratic Power in Byzantine Italy, A.D. 554-800, Roma 1984, 253. Distinsero le due personalità omonime, oltre alla PLRE, anche P. Amory, People and Identity in ostrogothic Italy, 489-554, Cambridge 1997, 190-192, 362; Ch. Badel, Un chef germain entre Byzance et l’Italie: l’épitaphe d’Asbadus à Pavie, in M. Ghilardi, C.J. Goddard, P. Porena (eds.), Les cités de l’Italie tardo-antique: IV-VI siècle: institutions, économie, société, culture et religion, Roma 2006, 91-94 (che ignora stranamente la presenza di apposito lemma in PLRE IIIA); P. Majocchi, Sviluppo e affermazione di una capitale altomedievale: Pavia in età gota e longobarda, Reti Medievali Rivista, XI (2010/2), 175, n. 7.

4 Cfr. A.R. Dyck, Parva lexicographica, Rhenisches Museum für Philologie, 140 (1997), 93-95.

5 Per i plurimi riferimenti alla popolazione gepida e a quanto narrato a riguardo nell’opera procopiana cfr. P. Cesaretti, I Longobardi di Procopio, in F. Lo Monaco, F. Mores (eds.), I Longobardi e la storia, Roma 2012, 19-73 (in part. 42-69).

Procopius tornò a menzionare A. all’interno della narrazione degli eventi che seguirono la battaglia di Busta Gallorum nel 552; dopo la sconfitta dell’esercito goto, Totila, accompagnato da un piccolo drappello di soldati, non più di cinque secondo il racconto procopiano, stava fuggendo nella notte inseguito da alcuni militi romani, ignari che stessero seguendo il sovrano nemico, fra costoro anche A.: Τουτίλαν δὲ φεύγοντα ἐν σκότῳ σὺν ἀνδράσιν οὐ πλέον ἢ πέντε οὖσιν, ὧνπερ ὁ Σκιποῦαρ εἷς ἐτύγχανεν ὤν, τῶν τινὲς Ῥωμαίων ἐδίωκον, οὐκ εἰδότες ὡς Τουτίλας εἴη· ἐν τοῖς καὶ Ἄσβαδον τὸν Γήπαιδα ξυνέβαινεν εἶναι (Proc. Bella VIII 32,22).

Proseguendo nella lettura della descrizione di Procopius si apprende che A. riuscì a ferire Totila, ma nel combattimento che seguì con le guardie gote rimase egli stesso ferito a un piede: […]ὁ μὲν οὖν Ἄσβαδος ἐπὶ Τουτίλαν τὸ δόρυ σθένει παντὶ ὦσεν, αὐτὸς δὲ πρὸς τοῦ Σκιποῦαρ τὸν πόδα πληγεὶς αὐτοῦ ἔμεινε (Id., Bella VIII 32,24).

Successivamente a quest’episodio Procopius non riferì più nulla in merito alla sorte di A., ma è possibile che si trovasse a seguito dell’esercito guidato da Narsis nella seguente risalita verso la parte settentrionale della penisola italica, giacché un epitaffio scoperto in Ticinum ne ricordò forse le gesta.

Un epitaffio composto in distici elegiaci in onore di A., oggi perduto, ma originariamente situato presso la chiesa pavese di S. Nazaro, dove il comandante fu sepolto, ci fu tradìto dalle aggiunte alla cronaca tardo antica dello scrittore, teologo e monaco aquitanico Prosper, realizzate nel 623 e conservate poi nel Codex Hauniensis del secolo XII.

Dopo le prime tre strofe che si svolgono secondo gli stilemi della panegiristica tardo antica, dalla quarta strofe comincia la definizione e celebrazione del valore militare dell’onorato:

[…] Innumeris cuius micat illustrata triumphis, / Quos dedit occasus, contulit et oriens. / Rexisti fortes equitum peditumque catervas / Iure magisterii nobilitate gradu. / Tu bello Gothias expulsis gentibus Alpes / Dedisti Latio victor in imperio. / Per te diversae destructis moenibus urbes / Gaudent ad priscum se remeasse decus. / Post te solamen superest lugentibus unum, Gloria quod tecum non tumulata iacet (Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, vv. 7-16).

Il settimo e ottavo verso omaggiarono dunque gli innumerevoli trionfi riportati dalle milizie romane nelle partes Occidentis e Orientis, ai quali contribuì anche A., che guidò valorose masse di cavalieri e di fanti, per diritto della carica di magister e per nobiltà (Iure magisterii nobilitate gradu). Oltre al grado di magister, non altrimenti attestato, induce a riflettere l’attestazione di nobilitas. A. in quanto di stirpe gepida appartenne non tanto a un’aristocrazia fondata su antenati illustri, come nel caso delle grandi famiglie romane, quanto piuttosto a una dinastia non romana che si distinse probabilmente per le virtù belliche1. Proseguendo nella lettura dell’epitaffio si individua anche un preciso riferimento geografico: Gothias Alpes; alludendo alle conquiste militari cui contribuì A. nel settore alpino occupato dai Goti, riportato sotto il controllo imperiale romano (dedisti Latio 2 victor in imperio).

Questa indicazione permette anche di confermare il periodo cronologico in cui ambientare l’azione militare vittoriosa, ossia una fase tarda del conflitto che oppose le forze romane e gote, in coerenza con la narrazione di Procopius che giunse fino a un momento non precisabile successivo al 552 in merito alla vicenda di A.

Riveste una certa importanza anche la penultima strofe, secondo cui, grazie ad A., diverse città dalle mura distrutte poterono tornare all’antico onore; sembra un esplicito riferimento proprio alle cittadine settentrionali della penisola italica che, al termine del quasi ventennale periodo di guerra mostrarono evidenti i segni della distruzione. Si legge infatti nel prologo all’epitaffio inserito nell’Auctarium Hauniensis: Mortuo Theuderico rege Gothorum intra Italiam Iustinianus Asuadum magistrum militiae Italiae praefecit, qui proelio superatos Gothos multos eorum duces cum exercitibus Alpes traiecit urbesque Italiae plurimas praecipue Liguriae restauravit (Auct. Haun. extr. 1).

La menzione iniziale dell’imperatore Giustiniano I (527-565) ha creato numerose difficoltà per la datazione dell’epitaffio, ancor più in considerazione del prosieguo dello scritto riportato nel Codex Hauniensis: Huius anno secundo Asbadus, postquam Italiam a feritate Gothicae gentis compescuit, moritur Ticinio sepultusque in basilica beati Nazarii martyris […] (Auct. Haun. extr. 2). Tuttavia è possibile che il pronome dimostrativo ῾huius’ fosse posposto e collegato a una relativa che nella trasmissione del testo è andata perduta e quindi non si riferisse al secondo anno di governo di Giustiniano I3. Il richiamo alle città della Liguria non sembra casuale, benché in considerazione della posizione dell’epitaffio in Ticinum, potrebbe forse essere servito a rafforzare l’intento encomiastico della memoria. Certo Asbadus, come il testo riporta, morì in Ticinum e fu sepolto nella basilica dedicata a s. Nazarus.


1 Cfr. Badel, Un chef germain, 96.

2 Il toponimo Latium fu utilizzato per designare per traslato l’antico potere assoluto dell’Impero romano, in coerenza con l’ideologia fondante della politica di conquista giustinianea.

3 Cfr. Bullough, Urban Change, 93, n. 42 che ipotizzò un riferimento invece al secondo anno di imperio di Giustino II (565-578), successore di Giustiniano I.

Index nominum – Index rerum sacrarum – Index geographicus – Index rerum notabilium

Index nominum

Asbadus, Asuadus / Ἄσβαδος Proc. Bella VIII 26,13, 32,22-28; Auct. Haun. extr. 1-2; Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia. 266 s., n. 15;
Iustinianus (Imp. Aug.) Auct. Haun. extr. 1;
Nazarius Auct. Haun. extr. 2;
Σκιποῦαρ Proc. Bella VIII 32,22-25;
Theudericus Auct. Haun. extr. 1;
Τουτίλα, Τοτίλας         Proc. Bella VIII 32,22-25;

Index rerum sacrarum

basilica  Auct. Haun. extr. 2;

Index geographicus

Alpes, Alpes Cotiae Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 11; Auct. Haun. extr. 1;
Latium Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 12;
Liguria, Ligur Auct. Haun. extr. 1;
Γήπαις Proc. Bella VIII 26,13, 32,22;
Gothi Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 11; Auct. Haun. extr. 1;
Italia Id., v. 84; Auct. Haun. extr. 1-2;
occasus Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 8;
Oriens Ivi;
Ticinum, Ticinius Auct. Haun. extr. 2.

Index rerum notabilium

ἀνήρ Proc. Bella VIII 26,13, 32,22;
decus Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 15;
δόρυ Proc. VIII 32,34;
dux Auct. Haun. extr. 1;
ergastulum Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 5;
exercitus  Auct. Haun. extr. 1;
γένος  Proc. Bella VIII 26,13;
gens Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 11;
gloria Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 16;
ὁμογενής Proc. Bella VIII 26,13;
imperium Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 12;
ius Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 10;
magister militum, militiae Auct. Haun. extr. 1;
magisterium Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 10
moenia Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 14)
νεανίας Proc. Bella VIII 26,13;
nobilitas Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 10;
πούς Proc. Bella VIII 26,13;
proelium Auct. Haun. extr. 1;
στρατιά, στρατός Proc. Bella VIII 26,13;
triumphus Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 7;
urbs Auct. Haun. extr. 1; Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 14;
victor Suppl. It. 9, Ticinum-Laumellum et vicinia, p. 266, n. 15, v. 12.
Badel 2006 = Christophe Badel, Un chef germain entre Byzance et l’Italie: l’épitaphe d’Asbadus à Pavie, in M. Ghilardi, C.J. Goddard, P. Porena (eds.), Les cités de l’Italie tardo-antique: IV-VI siècle: institutions, économie, société, culture et religion, Roma 2006, 91-100.

Brown 1984 = Truesdell Sparhawk Brown, Gentlemen and Officers. Imperial Administration and Aristocratic Power in Byzantine Italy A.D. 554-800, Roma 1984, 253.

Bullough 1966 = Donald Auberon Bullough, Urban Change in Early Medieval Italy: the Example of Pavia, PBSR, 34 (1966), 82-130.

Majocchi 2010 = Piero Majocchi, Sviluppo e affermazione di una capitale altomedievale: Pavia in età gota e longobarda, Reti Medievali Rivista, XI (2010/2), 169-179.

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