Il termine curator rimanda al latino cura, che nella maggior parte dei casi nella società romana indicò un servizio (officium) svolto provvisoriamente o stabilmente, in ambito amministrativo, per adempiere a opere speciali a fronte di inadempienze amministrative. Quasi soltanto le fonti giuridiche attestarono l’uso della magistratura del curator rei publicae in epoca romana (CJ Dig. I, XXII,6: In consilium curatoris rei publicae vir eiusdem civitatis adsidere non prohibetur, quia publico salario non fruitur). La politica imperialistica romana e la conseguente provincializzazione richiesero l’introduzione di nuove figure nell’amministrazione dell’Impero, tra i secoli I e II sorsero dunque due nuove funzioni, il curator rei publicae con controllo puramente amministrativo e lo iuridicus, con funzioni prevalentemente giudiziarie. L’introduzione dei curatores rei publicae fu dettata da motivazioni diverse nella pars Orientis dell’Impero; in primis la portata degli interventi fu maggiore, i curatores inviati in Oriens dall’imperatore dovettero intervenire su scala provinciale, non soltanto municipale, inoltre dovettero affrontare anche situazioni di notevole instabilità politica.