I primi contatti con il mondo romano si fanno risalire agli inizi del secolo II a.C., ma la potenza romana non intervenne nell’orbita cretese fino a quando episodi di pirateria e il supporto di mercenari cretesi al re del Pontus, Mithridates VI, in guerra nel secolo I a.C. contro Roma, non servirono come pretesto perché i Romani si appropriassero dell’isola.
Nel 69 a.C. Creta divenne una provincia romana consolare (Cic. Verr. II 2,76), ambasciatori cretesi cercarono di trattare con il senato romano per ottenere l’indipendenza, ma non riuscirono ad avere successo e nel corso di un triennio la neonata provincia fu persino costretta all’unione con il territorio africano circostante Cyrene, ovvero la Cyrenaica (od. Libia orientale), costituendo così la provincia di Creta et Cyrene.
Lo statuto dell’isola in rapporto al potere politico romano mutò più volte fino all’ascesa di Ottaviano (27 a.C.-14 d.C.), dopo la battaglia di Philippi (42 a.C.) il triumviro Marcus Antonius concesse parte di Creta al governo della regina tolemaica Cleopatra (Dio Cass. XLIX 32,4-5), ma non appena Ottaviano assunse l’autorità imperiale l’isola ritornò ad essere una provincia romana senatoria, di nuovo congiunta alla Cyrenaica.
L’isola visse tuttavia per i primi due secoli imperiali in una condizione di pace tale per cui il governatore designato al controllo della provincia in Creta detenne in pratica soltanto poteri giudiziari. In numerosi casi, attestati principalmente dalle testimonianze epigrafiche1, il governatore si occupò comunque anche del finanziamento per il restauro o ricostruzione di edifici; casi esemplari furono documentati in particolare per la città di Gortyn/Gortys 2 (sito posto in area centro-meridionale dell’isola, circa quarantacinque chilometri distante dall’odierna capitale, Heraklion), che fin dalla conquista romana dell’isola fu individuata come residenza dei funzionari governativi e nel corso del tempo anche delle massime cariche religiose, il cristianesimo cominciò peraltro a diffondersi nella seconda metà del secolo I proprio a Gortyn, dove l’apostolo Paulus predicò nell’anno 58 (Atti 27,8-12).
A fianco del governatore e dei funzionari imperiali in Creta fu presente anche un consiglio provinciale (il Koinon), un’assemblea di notabili che per titolatura sembra richiamare istituzioni di età ellenistica, ma senza vera connessione con lo statuto e le funzioni delle epoche precedenti, a eccezione della sua composizione che anche in età romana rimase pan-cretese, ovvero aperta a tutti i cittadini dell’isola. La presenza del Koinon è attestata fino all’inizio della tarda antichità; il consiglio si occupò soprattutto della gestione del culto imperiale e della coniazione, oltre che di celebrazioni agonistiche e artistiche locali.
Fu in particolare durante l’impero di Traiano (98-117) che in Creta cominciò un’estesa attività di ricostruzione edilizia e di monumentalizzazione nelle principali città, dopo che, nel secolo I, calamità naturali e una depressione economica causarono un forte declino nell’isola.
L’imperatore Adriano nel 131/2 costituì il “Panhellenion”, una lega territoriale sovra-cittadina e sovra-provinciale di più comunità (èthne) e di poleis incluse in almeno cinque province imperiali (Achaia, Macedonia, Thracia, Creta et Cyrene, Asia Minor), con finalità soprattutto di amministrazione e celebrazione del culto. Le tre città cretesi che appartennero alla lega furono Gortyn/Gortys, Lyttos e Hierapytna, popolate da cittadini romani, ma in luoghi in possesso unicamente dello statuto di colonie.
Il sito che maggiormente beneficiò di quello che si ritenne un periodo aureo fu Gortyn, adornato con bagni, due ninfei, numerose fontane decorate, tre teatri, un odeon, un circo e un anfiteatro, infine un articolato sistema di approvvigionamento idrico. Sulla sponda opposta, affacciata sul mare in posizione centro-settentrionale, anche Knosos divenne un centro urbano fiorente.
L’economia dei primi secoli imperiali fu comunque prevalentemente agricola e improntata su commercio e consumo strettamente interno all’isola.
La condizione politica di pace vissuta dall’epoca traianea fino alla conclusione del governo della dinastia dei Severi si interruppe nel 268, quando un’incursione di Goti provocò di nuovo un periodo di instabilità. Diocleziano (284-305) nel 297 promosse la riorganizzazione amministrativa che portò ancora alla divisione di Creta da Cyrene, le due entità divennero del tutto indipendenti l’una dall’altra durante l’impero di Costantino I (306-337), che pose Creta sotto la giurisdizione della dioecesis Macedonia; una configurazione amministrativa che perdurò fino al secolo VII inoltrato, quando subentrarono cambiamenti dovuti alla nuova articolazione territoriale per temi di epoca eracliana (610-641), che implicarono nuove figure di governo dell’isola, tuttavia non definibili con chiarezza attraverso le fonti a disposizione.
La posizione strategica tra il territorio orientale e africano rese Creta purtroppo anche più facilmente esposta a scorrerie nemiche, dopo i Goti furono infatti i Vandali a depredare le sue coste, un biennio dopo il sacco di Roma del 455.
1 Riferimento imprescindibile è la monumentale opera curata da M. Guarducci, Inscriptiones creticae I-IV, Roma 1939-1950.
2 Nella prosopografia è riportato il caso di Publius Munatius Priscus Decianus, proconsul Cretae et Cyrenes, onorato dai cretesi per interventi di riqualificazione urbanistica e architettonica.