Un altro elemento che contraddistinse questo territorio fin dall’epoca ellenistica, in modo rilevante ancora in età romana e in parte ancora ai giorni nostri, fu la presenza in esso di due grandi vie di comunicazione: una, meno nota, di collegamento nord-sud e l’altra la celebre via Egnatia, costruita dai Romani su un precedente solco di epoca regia, che permise da sempre la congiunzione tra la penisola balcanica, nei suoi approdi illirici di Apollonia e Dyrrachium (od. Durazzo, in Albania), fino a Constantinopolis.
L’ingresso dei Romani nel mondo macedone va ascritto a eventi tutt’altro che positivi, agli inizi del secolo II a.C. l’esercito romano sbarcò in Illiria per intraprendere la seconda guerra macedonica (200-197 a.C.) nell’intenzione di contrastare le mire espansionistiche del sovrano macedone Filippo V (221-179 a.C.). Si susseguirono politiche romane di protettorato e di concessioni di libertà, alternate a interventi militari per reprimere rivolte, fino alla metà del secolo II a.C., quando i governatori romani accompagnati dalle milizie si insediarono stabilmente nel territorio (Liv. per. L).
La documentazione in nostro possesso non chiarì quale fu l’esatto momento di costituzione della provincia romana di Macedonia, ma è verosimile che ciò avvenisse circa nel triennio 148-146 a.C., quando le testimonianze epigrafiche celebrarono le prime magistrature romane di governo del territorio1.
Nella prima fase dell’amministrazione romana la Macedonia fu governata da praetores o propraetores; in seguito, dagli inizi del secolo I a.C., subentrarono figure di proconsoli, che dovettero occuparsi soprattutto di problematiche di politica estera, giacché la neonata provincia fu continuamente minacciata dall’incursione di popolazioni nomadi insediate oltre il limite settentrionale della Macedonia.
La Macedonia fu uno dei principali scenari entro cui si consumò la seconda guerra civile romana, infatti gli eserciti dei due contendenti al massimo potere, Giulio Cesare e Pompeo Magno, si scontrarono nell’agosto del 48 a.C. presso il sito di Pharsalus, in Thessalia, ma Pompeo stazionò dall’anno precedente insieme alle sue truppe in Thessalonica (Dio Cass. XLI 44,1), sede allora del governatore provinciale. Dopo l’affermazione di Cesare e per il breve intervallo di tempo in cui egli esercitò l’assoluto potere romano, soltanto la Macedonia in tutta la penisola ellenica rimase sotto la sua autorità.
Nell’autunno del 43 a.C., il cesaricida Marcus Iunius Brutus, rifugiatosi in Graecia, divenne il neo-governatore della provincia e organizzò due legioni a presidio del territorio, ricevendo dal senato l’imperium maius esteso all’intera regione. L’epilogo tragico del suo dominio non tardò comunque, nella battaglia di Philippi del 42 a.C. (od. sito di Krenides, nella Grecia nord orientale) Brutus fu ucciso e Ottaviano, futuro primo imperatore romano (27 a.C.-14), per celebrare la vittoria, innalzò la città allo statuto di colonia romana, con il toponimo onorifico di Colonia Iulia Augusta Philippensis.
L’ascesa al potere di Augusto, nel 27 a.C., comportò la prima grande riorganizzazione territoriale, che determinò un ridimensionamento nell’estensione della provincia di Macedonia, secondo cui la parte meridionale della stessa fu inclusa nella provincia di Achaia (Dio Cass. LIII 12,4). La Macedonia fu classificata come provincia senatoria, tuttavia non rimase sguarnita di legioni, proprio in considerazione delle continue possibili minacce straniere provenienti da nord.
Augusto concesse l’immunità a molte delle colonie più antiche, oltre che a Thessalonica, capitale provinciale, anche alla Colonia Iulia Augusta Philippensis, ai siti di Pella, antica capitale del regno macedone, e a Stobi.
Inoltre inviò veterani a costituire le nuove fondazioni di Byllis, Dion e Dyrrachium. Alle città fu permesso di preservare l’originario ordinamento istituzionale; le diverse leghe (koinà) di città delle regioni di Thessalia e della Calcidica si organizzarono per una capillare celebrazione del culto imperiale, operosa fino almeno al secolo III2.
Il periodo di pace e conseguente prosperità economica si interruppe bruscamente nel 268/269, quando i Goti e altre popolazioni germaniche assediarono le città di Kassandreia, nella parte occidentale della penisola Calcidica, e Thessalonica; dirigendosi poi verso ovest lungo la via Egnatia (Zos. 1,43,1).
A seguito della riforma amministrativa dioclezianea e poi costantiniana la Macedonia fu inclusa nella dioecesis Moesiarum e probabilmente entro la fine del secolo IV la provincia fu divisa in due parti, una Macedonia I e una Macedonia Salutaris o II, un’organizzazione territoriale che si preservò di certo fino al secolo VI, come documentato dal geografo Hierokles, che individuò Thessalonica e Stobi rispettivamente come capitali della Macedonia I e II (Hier. Synekd. 638,1b-2, 641,1-2).
Peraltro il secolo IV fu particolarmente turbolento per la provincia macedone, l’epica disfatta romana contro i Goti a Hadrianopolis, in territorio trace nel 378, comportò numerose scorrerie nei dintorni di Thessalonica (Zos. 4,24,3). Nel secolo seguente, precisamente nel 474, alla morte di Teodemiro, sovrano degli Ostrogoti (469-447), i figli, Teoderico detto Strabone e Teoderico l’Amalo (493-526), si contesero il potere sulla loro popolazione ancora in territorio macedone, presso Cyrrhus/Cerru/Cerrae, piccolo villaggio in prossimità di Pella, nella Macedonia centrale (Iord. Get. 287 s.).
Thessalonica dalla metà del secolo V fu anche la capitale della prefettura dell’Illyricum e accrebbe la propria importanza anche come sede episcopale, per i primi tre secoli sotto la giurisdizione del patriarcato romano, poi, dalla metà circa del secolo VIII controllata dal patriarcato costantinopolitano.
L’imperatore Giustiniano I (527-565) intraprese un’ingente opera di recupero urbanistico anche in Macedonia, rimediando alle criticità dei due secoli precedenti, e potenziando ulteriormente la Thessalia, in cui furono restaurate almeno sette cittadelle fortificate (Proc. Aed. IV 4).
Tuttavia verso la fine del secolo VI si profilò all’orizzonte una nuova minaccia, l’avanzata delle popolazioni slave e avare; la tradizione agiografica legata al patrono di Thessalonica, s. Demetrius, riferì di un intervento miracoloso del santo, capace di respingere i nemici e salvare la città (Mirac. S. Dem. 200-275). In effetti Thessalonica rimase bizantina, ma i territori circostanti divennero presto dominio degli Slavi.
1 Cfr. F. Papazoglou, Quelques aspects de l’histoire de la province de Macédoine, in ANRW II 7.1, Berlino-New York 1979, pp. 305-8 con particolare analisi delle fonti relative a Quintus Caecilius Metellus, primo governatore romano attestato nella provincia.
2 A titolo emblematico nella prosopografia è considerata la figura di Magius Bictor, sacerdote vissuto nella prima metà del secolo III.