Una prima trasformazione significativa del territorio cremonese e della sua demografia avvenne tuttavia soltanto nella seconda metà del secolo I a.C., quando furono dedotti un buon numero di veterani1.
Benché le fonti epigrafiche e letterarie non sembrino menzionare personalità storiche di grande rilievo e di origine cremonese, o quanto meno funzionari locali di particolare spessore che compirono missioni in province lontane, in coerenza con l’oggetto di questa prosopografia, le testimonianze antiche non trascurarono di fare cenni, per diverse ragioni di valore storico, ad alcune località dell’ager cremonensis, come il vicus di Betriacum/Bedriacum (od. Calvatone) dove si svolse il conflitto per la successione tra i quattro possibili imperatori nel 69 (Tac. hist. II,23,2; Plut. Otho 13,4), oppure Acerrae/Acherrae (od. Pizzighettone) ultima piazzaforte difensiva dei Galli ancora prima della deduzione del secolo III a.C. (Pol. II, 34,4; Strab. V,4,8; Plut. Marc. 6; Tab. Peut. IV), ma anche Castores, un luogo sacro dove si trovò un tempietto dedicato ai Dioscuri (Tac. hist. II,24,7-8).
Queste località acquisirono rilevanza storica soprattutto per la loro prossimità alle maggiori vie di comunicazione fluviali e terrestri, in primis la già menzionata Via Postumia, ma anche le strade per Mantua, Brixia, Laus Pompeia, Bergomum, Brixellum (od. Brescello, in provincia di Reggio nell’Emilia), delle quali non sono note le denominazioni.
L’epigrafia, per lo più per il secolo I, attesta una maggioranza di liberti impiegati nella quasi totalità dei settori produttivi artigianali, forse indicazione di un alto tenore di vita2. Di certo esistette anche una certa vivacità culturale, come potrebbe suggerire il primo periodo di formazione del poeta mantovano Vergilius avvenuto proprio in Cremona.
A seguito della battaglia del 69 e conseguente saccheggio di Cremona, rea di aver sostenuto lo sconfitto Vitellio, si esaurì anche una prima fase di sviluppo socio-economico della città, cambiando anche nei secoli II e III gli equilibri e gli interessi politico-commerciali dell’intero territorio transpadano, vòlti più alle province transalpine e meno al centro della penisola italica, verso cui Cremona aveva fino a quel momento fatto da tramite.
Tuttavia in questi due secoli continuarono a funzionare le istituzioni civiche e non mancò la partecipazione popolare nell’elogio di un liberto facoltoso, che compì atti evergetici a favore della città, si tratta di un uomo di probabile origine greca ricordato in un’epigrafe rinvenuta in Brixia che conseguì quasi certamente l’ingenuità proprio per i suoi meriti addirittura in tre città, Brixia, Cremona e Verona (CIL V, 4392), il suo nome fu il già ricordato Publius Atilius Philippus.
L’apertura della zecca di Ticinum sotto l’imperatore Aureliano (270-275) probabilmente permise anche a Cremona di inserirsi in un circuito di attività economiche di un certo rilievo; lo attesta la scoperta di un ricco tesoretto, custodito entro una brocca bronzea piena di monete in rame argentato dette Antoniniani. Gli studiosi datarono tale contenuto a coniazioni operate a Mediolanum tra il 268 e il 270, ma giunsero nell’ager cremonensis non prima del 2723.
Cremona tornò bensì ad avere visibilità nel secolo IV, prima con il trasferimento della sedes regia a Mediolanum e poi ancor più con il successivo spostamento a Ravenna, quando il diretto collegamento attraverso il Padus agevolò ulteriormente la posizione e la crescita della cittadina.
Presso Cremona stazionò un reggimento di “Sarmati gentili”, membri di popolazione barbarica a cui furono affidate terre demaniali in cambio del servizio militare per l’imperatore (Not. Dign. Occ. XLII, 55: Praefectus Sarmatarum gentilium, Cremonae) e che la città cominciasse a svolgere un ruolo sempre più rilevante dal punto di vista militare lo dimostra anche la presenza di una fabbrica di scudi (Cremonensis scutaria), attestata anch’essa nella Notitia Dignitatum (IX, 27).
Attestazioni relative alla formazione di una struttura ecclesiastica sono più tarde in Cremona rispetto agli altri luoghi transpadani, per la prima volta fu indicato il nome di un presule cremonese negli atti di un sinodo di Mediolanum del 451, fra le segnature comparve l’indicazione Iohannes episcopus ecclesiae Cremonensis.
Il padre della Chiesa Hieronymus ricordò nel suo epistolario un certo Eusebius, un cristiano originario di Cremona, vissuto tra i secoli IV e V, che frequentò il teologo nel suo cenobio in Palaestina e che riuscì a percorrere una rapida ascesa nelle alte gerarchie ecclesiastiche e fra i senatori cristiani di Roma.
Cremona fu risparmiata durante le incursioni del secolo V, prima quella attilana e poi quella burgunda alla fine del secolo; come gli altri territori transpadani s’impoverì notevolmente invece durante il secolo VI, la guerra greco-gotica indebolì l’intera area padana e nell’agosto 603 sia Cremona sia Mantua (od. Mantova) divennero longobarde.
1 Cfr. P. Tozzi, Storia padana antica: il territorio fra Adda e Mincio, Milano 1972, p. 22.
2 Id., p. 41.
3 La scoperta avvenne presso Grumello Cremonese, poco più di tre chilometri a est dell’odierna Pizzighettone, antica Acerrae, cfr. M.R. Alföldi, Il tesoro numismatico di Grumello Cremonese (Antoniniani del 3° secolo d.C.), in G. Pontiroli (a c. di), Cremona romana. Atti del Congresso storico archeologico per il 2200° anno di fondazione di Cremona (Cremona, 30-31 maggio 1982), Cremona 1985, pp. 167-175; D. Vera, Cremona nell’età imperiale: da Augusto alla tarda antichità, in P. Tozzi (a c. di), Storia di Cremona. I. L’età antica, Cremona 2003